Il presidente iraniano Ahmadinejad concede il bis. Non contento del pandemonio suscitato dall’auspicio che Israele sia cancellato dalle mappe, ora si spinge sino a mettere in dubbio l’Olocausto. E provocatoriamente esorta i Paesi che hanno dei sensi di colpa storici nei confronti degli ebrei ad accogliere lo Stato di Israele all’interno dei propri confini. L’occasione della nuova inquietante performance del presidente dell’Iran è un’intervista televisiva rilasciata durante una visita alla Mecca. «Alcuni Paesi europei – dichiara Ahmadinejad – insistono nel dire che Hitler uccise milioni di ebrei innocenti nei forni, fino al punto che se qualcuno dimostra il contrario, lo condannano e lo mettono in prigione» (un chiaro riferimento alla vicenda dello studioso britannico David Irving, detenuto in Austria dall’11 novembre scorso con l’accusa di apologia del nazismo). Lasciando chiaramente intendere di condividere l’opinione che il genocidio sia un’invenzione, il capo di Stato iraniano aggiunge: «Noi non accettiamo questa affermazione, ma nel momento in cui supponiamo invece che sia vera (cioè che milioni di ebrei siano stati massacrati), viene da chiedere agli europei: l’uccisione di ebrei innocenti è il motivo del sostegno a coloro che occupano Gerusalemme? Ma allora, se gli europei sono onesti, diano ai sionisti alcune loro province in Europa, in Germania, Austria o altri paesi, e i sionisti stabiliscano lì il loro Stato». Il rifiuto dell’esistenza di Israele, che ieri Ahmadinejad ha definito «un tumore», è uno dei dogmi ideologici fondanti della Repubblica degli ayatollah. […]
L’articolo di Gabriel Bertinetto è stato pubblicato sul sito dell’Unità