Tunisia: manifestazione per la laicità

Il governo tunisino e il principale movimento islamico, Ennahda – scrive Libération – hanno vivamente condannato sabato l’omicidio d’un prete cattolico polacco nei pressi di Tunisi, dove centinaia di manifestanti hanno sfilato in corteo per reclamare una Tunisia laica e dire no al fanatismo. In seguito alla caduta di Ben Ali, com’è noto, si sono avute in Tunisia una serie di violenze tra cui questa consumata ai danni del sacerdote polacco Marek Rybinsky, trovato morto con la gola squarciata, nella rimessa di una scuola privata, non lontano dalla capitale. Questo delitto, che è stato anche il primo nei confronti di un religioso e di uno straniero dalla fuga di Ben Ali, ha sollevato indignazione e proteste da più parti, nel paese. “Fermate l’estremismo”, “Per una Tunisia laica”, “Laicità= Libertà e Tolleranza”, sono alcuni dei cartelli innalzati dai manifestanti che, come accade sempre più spesso oggi, avevano risposto al un appello lanciato e organizzato attraverso Facebook. “La polizia e le forze armate – ha dichiarato inoltre una fonte ufficiale – combatteranno rigorosamente e senza esitazione qualsiasi procedimento contro qualsiasi religione… poiché è l’immagine della Tunisia che è in gioco”. Una dura condanna contro ogni tipo di violenza è stata al tempo stesso espressa dal presidente dell’organizzazione islamica Ennahda, il quale, d’altra parte, ha denunciato anche la manifestazione organizzata da alcuni estremisti islamici che avevano tentato di appiccare il fuoco in una strada dove lavorano prostitute. “Rifiutiamo e denunciamo con forza il ricorso ad ogni forma di violenza contro le persone”, sono state queste le sue parole, manifestando inoltre il timore che si formino “amalgami” col preciso intento di mettere in opera “una manovra per dirottare i tunisini dagli obbiettivi della rivoluzione”.

Franco Virzo

Archiviato in: Generale, Notizie

12 commenti

Claudio

Non sono ottimista per natura, e men che meno lo sarò in questo caso, la laicità nei paesi a maggioranza islamica è relativa, chi inneggia ad essa è di solito contro l’integralismo religioso e si oppone ad una islamizzazione della società, fin qui tutto bene, però raramente si impegna a favore di un’effettiva separazione stato/religione assente in quei paesi; ad ogni modo mi piacerebbe sapere quanto le idee espresse da questi manifestanti siano effettivamente diffuse tra la popolazione, perchè ho paura che come si suol dire, le minoranze siano rumorose e le maggioranze silenziose…
In ogni caso da situazioni caotiche come questa può prendere il sopravvento chiunque, lo vedremo se si giungerà alla democrazia, se si verificherà di nuovo ciò che è accaduto in Iran (anche lì erano inizialmente presenti gruppi “laici” e di sinistra fra gli oppositori dello Scià, poi sappiamo bene che fine hanno fatto), se prenderà il potere un governo militare oppure continuerà a prevalere il caos, lo vedremo…

Dalila

Che “leminoranze siano rumorose e le maggioranze silenziose” mi sembra essere una triste realtà in Tunisia. Mi piacerebbe credere che le cose siano cambiate sul serio ma è troppo presto per dirlo.

fab

Consola il fatto che in genere sono le minoranze rumorose che cambiano la storia, mentre le maggioranze silenziose si adeguano, al massimo fungendo da zavorra. A volte questo è un disastro, come per l’intervento nella Grande Guerra, a volte può essere un bene, come per la rivoluzione francese.

Batrakos

Lo dicevamo tempo fa che tra le rivolte del Maghreb la più promettente era quella tunisina! (ancora non era scoppiata quella libica, che, nella sua tragicità, credo ugualmente non sia facile strumento dell’Islam radicale)

moreno03

Spero vivamente che tutti i cittadini del nordafrica riescano a liberarsi sia della vecchie dittature sia dallo spettro di quella islamica, e dimostrare che è possibile una civiltà laica e democratica anche in un paese mussulmano. Se riuscirà da loro poi anche i nostri governanti la smetteranno di cedere alle pressioni islamizzatrici dei mussulmani in Europa.

P.C.

Che smettano di cedere alle pressioni di qualunque religione è chiedere troppo, vero?

Ratio

Auguro a questi ribelli tutto il bene e tutto il successo possibili, se riusciranno a tenere a bada il cancro sociale della religione potranno costruire un futuro migliore.
Le premesse ci sono, sono giovani, vogliono Democrazia, Libertà, Diritti Umani.
Ammiro il loro coraggio!

Angela

Quoto Ratio

Sono altresì convinta che il fondamentalismo islamico possa essere sconfitto soltanto dai paesi arabi e islamici che stabiliscono società democratiche e laiche. In questo modo verrà a mancare il terreno di coltura dell’estremismo stesso. Mi auguro,pertanto, ceh analoghi processi possano presto avvenire anche in Iran, Pakistan e Arabia Saudita, che costituiscono lo zoccolo duro.

POPPER

“Per una Tunisia laica”, “Laicità= Libertà e Tolleranza”, sono alcuni dei cartelli innalzati dai manifestanti che, come accade sempre più spesso oggi, avevano risposto al un appello lanciato e organizzato attraverso Facebook. “

questi cartelli se condivisi da tutti i tunisini, allora promette bene, ma ci sono sempre delle fascie di intoleranza che va isolata e fermata proprio ora, mentre ci sono le premesse per una rivoluzione tollerante, infatti le parole del presidente dell’organizzazione islamica Ennahda sono molto importanti ineludibili se si vuole costruire una democrazia un tantino giuta.

“Rifiutiamo e denunciamo con forza il ricorso ad ogni forma di violenza contro le persone”.

Paul Manoni

Per una rivoluzione veramente laica, non dovrebbero dar peso o credito neanche a Ennahda…Nel momento in cui questi si fanno portavoce della rivoluzione o dettano le basi sulle quali portarla avanti – seppur le loro parole sono assolutamente condivisibili – automaticamente vanificano il principio di laicità e di seprazione tra Stato e Religione.
Se e’ un paese laico che vogliono, devono tenere alla larga i movimenti religiosi il piu’ possibile…Pena una laicità di facciata come la nostra.

Massimo

Buone notizie.
La tendenza nostrana – che abbina mirabilmente ottusità, provincialismo, miopia e, in assenza di quest’ultima, malinteso interesse di parte – alla “reductio ad unum” – ovvero alla “reductio ad Italiam – è la migliore conferma delle impressioni che avevo avuto.
Dico questo perché la lettura della stampa “più islamica” di questo paese – quella disgustosamente favorevole, per meschina convenienza, al sultano di Arcore – offre insieme una conferma e una fondatissima speranza.
Al di là della pochezza dei conti della serva – o dei servi pennivendoli, che è lo stesso -, il loro contributo alla compresione di cosa bolle in pentola in Medio Oriente è utilissimo.
Si apprende infatti che:
1) Berlusconi – nonostante l’indecorosa messa in scena della tenda berbera, delle “hostess”, delle “lezioni di democrazia”, dello sberleffo delle foto appuntate sul petto ecc. ecc. ecc. – non ha fatto il simpatico con gli “amici regimi forti” più di qualsiasi altro politico italiano nel passato;
2) le rivolte nel Nordafrica (e in Iran?) preludono con ogni probabilità ad una dittatura – dopo la “democratura” alla De Michelis – di stampo islamico.
Come ognun vede, i punti uno e due sono strettamente correlati, e figli della medesima intenzione, ripartita in due tappe: a) quella che consiste nel minimizzare le responsabilità del “premier” (?!) giocando al solito “hanno colpa tutti, non ha colpa nessuno” – sport assai in voga anche per mille altre questioni; b) quella che tende a minimizzare le responsabilità del “premier” (vedi sopra) minimizzando indirettamente le responsabilità degli “amici regimi forti” mentre si contrappongono ad essi scenari futuri apocalittici – “vedete? se ora rischiano l’islam assolutistico, vuol dire che prima non c’era” – cfr. la favola dei “paesi arabi moderati” (o, magari, moderatamente poco sfavorevoli agli interessi occidentali, Arabia Saudita “moderata” [sic!] compresa). Siamo proprio sicuri che “cambiare” per quei paesi (Iran in primis, ovviamente – altro contesto, d’accordo, ma l’esempio limite aiuta) significhi finire in braccio a una dittatura, teocratica e/o militare che sia? A parte il fatto che il figlio di Gheddafi si chiama “Spada dell’Islam” e che, da quelle parti, saltare il ramadan non è “ben visto”, che dire dell’idea di “cambiamento”? A casa mia, significa “passare da una condizione a un’altra”. E in Iran, allora? Passeranno da un regime teocratico sanguinario a uno che, invece, è… teocratico e sanguinario – ed è per questo che protestano: per avere quello che già hanno a loro estremo danno? Lo stesso, mutatis mutandis, dicasi per gli altri Stati: basta solo sottolineare che i paesi “moderati” non lo erano, forse, più di tanto – salvo poi accomunare tutti i popoli di lingua araba sotto la targhetta “islamici” e dichiararli, ufficialmente e senza distinzioni, “incompatibili con la democrazia”, tanto che, nella nostra immensa bontà, siamo stati costretti a regalargliene un po’ – quando e come ci pareva – con qualche bella bombetta aerea (vedi ex Iraq, unico paese dell’area dichiaratamente laico, fra l’altro: dittatoriale, dispotico, sanguinario, ma non certo fondamentalista – e diverso dalla maggior parte degli altri solo in questo – niente da “invidiare” ai vari emirati, insomma).
Conclusione. I mistificatori di tutto, simulatori e dissimulatori di professione, ce la raccontano così: prima i regimi erano buoni e laici; ora, cambiando, saranno cattivi e fanatici. Vuoi vedere che è tutto il contrario? Io comincio a crederci (oltre che, com’è ovvio, a sperarci) sempre di più.

Commenti chiusi.