Francia: niqab a processo

Per la prima volta in Francia, due donne che avevano ricevuto un verbale di polizia per essersi presentate in un luogo pubblico indossando il niqab, sono state processate dal tribunale di Meaux (Seine-et-Marne). Hind e Kenza si erano provocatoriamente presentate velate il 5 maggio scorso, giorno del compleanno del deputato e sindaco Copé, nonché promotore della legge 2010-1192 sul velo islamico, davanti al Comune di Meaux, per dare l’occasione a Copé di fare proprio lui la prima multa del paese. Dopo un verbale redatto dalla polizia, era stato istituito un vero e proprio processo a carico delle due donne, attiviste di un’associazione denominata Citoyennes de la liberté (Cittadine della libertà), che ovviamente si batte contro la legge che vieta il niqab nei luoghi pubblici.
Tuttavia “solo una delle due donne verbalizzate, la Hind, 31 anni, era presente a Meaux giovedì” secondo quanto riporta la France Press, “ma non è potuta entrare nel tribunale, poiché non ha accettato di svelare il viso, come richiesto da un poliziotto. Non posso assistere al mio stesso processo, mi si toglie anche il diritto di esprimermi” ha poi dichiarato la donna, che in segno di protesta si è ammanettata da sola.
Il pubblico ministero ha richiesto per le due imputate una condanna a 150 euro di multa ciascuna e ad un cosiddetto ìstage di cittadinanzaì, come previsto dalla legge, mentre la difesa ne ha chiesto l’assoluzione completa, sostenendo che le due donne hanno sì violato la legge, ma non possono essere condannate, perché dovrebbero essere soggette alla giurisdizione europea.
La sentenza però è stata rinviata al 22 settembre, prova, secondo l’avvocato della difesa, che “c’è materia di discussione in merito” e che “questa legge inapplicabile non si basa su niente, se non sull’agenda politica”.
“Sono delusa, avrei preferito ricevere l’ammenda di 150 euro oggi stesso, in modo da potermi rivolgere alla Corte europea dei diritti dell’uomo” ha poi dichiarato la Hind.
In sostegno delle due imputate si sono mosse una ventina d’altre donne che si sono presentate col niqab davanti al tribunale e, a loro volta, hanno ricevuto una convocazione presso il commissariato di polizia della città. Le donne fanno tutte capo ad un’associazione denominata Touche pas à ma constitution (Giù le mani dalla costituzione) fondata da Rachid Nekkaz, e nota per le sue sorprendenti iniziative “in difesa della libertà e della laicità”. “La nostra associazione è stata creata all’indomani della promulgazione di questa legge liberticida”, dichiara Rachid. “Ho costituito un fondo di un milione d’euro, vendendo un immobile nella regione parigina, che serve a pagare le ammende elevate contro donne che portano liberamente il niqab per strada. Non parlo di luoghi pubblici chiusi come banche, scuole, ecc. Lì, sono contrario al velo”. Ultimamente l’associazione aveva fatto parlare di sé per aver emesso un assegno di 30.000 euro all’ordine di Sarkozy, al fine di pagare la multa alla quale era stata condannata un’altra attivista con niqab, Stèphanie, la quale si era poi presentata al commissariato d’Auvare per consegnare il suddetto assegno, rifiutato nettamente dalla polizia.
Rachid Nekkaz è attualmente candidato per le elezioni presidenziali del 2012 alle primarie del PS.

Franco Virzo

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20 commenti

Diocleziano

Sarebbe più intelligente se le donne usassero il loro coraggio per togliere, non per indossare, il niqab.

P.C.

“Cittadine della libertà, che ovviamente si batte contro la legge che vieta il niqab nei luoghi pubblici”
Perchè la guerra è pace, l’ignoranza è forza e la libertà è schiavitù…

G.B.

Evidentemente si tratta di donne determinate e decise, non di poverette sottomesse ai loro uomini. Cosa voglio dire con questo? Non certo che mi vada bene il niqab, bensì che le religioni oggi hanno soprattutto un valore identitario. Nel caso di queste donne, non ovviamente di quelle costrette da padri, fratelli e mariti, portare il velo integrale significa fondamentalmente dire questo: noi siamo noi e non vogliamo avere niente a che vedere con voi, brutte p… occidentali. Qualcosa di analogo vale anche per i nostri ubriaconi bestemmiatori con il crocifisso sul petto villoso e per le pluridivorziate sostenitrici delle radici cristiane.
Insomma la cultura dell’identità e dell’appartenenza è il nuovo volto dell’oscurantismo e le religioni sono pericolose principalmente perchè ne costituiscono uno fra i più importanti, se non il più importante supporto.

DURRUTI 51

Concordo in gran parte con la tua analisi con l’aggiunta che nel mondo attuale, dove ogni coesione sociale ed ogni tensione ideale è in via di spappolamento, le condizioni di disagio sia sociale sia semplicemente culturale(assenza di prospettive: no future come diceva uno slogan Punk) produce una pericolosa spinta verso identità forti, “centri di gravità permanente” per dirla con Battiato.

Federico Tonizzo

Beh, quanto dice lo studio riportato in http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/8735313 effettivamente era effettivamente da aspettarsi… La completa carenza di esposizione al sole determina carenze di vitamina D ecc.
Speriamo che questo faccia ragionare donne e uomini sulla dannosità del niqab, oltre che di tutto quanto si avvicina ad esso come forma e/o effetto.

elena

Certo che strepitare per i diritti sotto un tabarro che è simbolo della negazione di quegli stessi diritti mi sembra come minimo di cattivo gusto.

Maurizio_ds

Beh, certo, usare il vero e poi mettersi in bikini… Ma se gli effetti del niqab sono davvero negativi, il problema è sempre lo stesso: nessuno è obbligato a far parte di una religione.

Stefano Grassino

Primo, se ti ferma la polizia, sulla carta d’identità c’è la foto del volto e non delle chiappe (tra l’altro impossibili da riconoscere, da cui il detto: quel politico ha la faccia come il c….).
Secondo, se finisci all’ospedale per colpa della tua religione, visto che le cure mediche costano e chi le paga è l’intera collettività che tramite il proprio parlamento ha promulgato una legge che vieta il velo, vai a curarti alla mecca pregando maometto, grazie.

Volo alto

Proprio ieri osservavo alcune bambine che giocavano sotto un sole cocente.
Una di loro aveva l’intero capo, la fronte e le guance coperte da un opprimente foulard.
La parte rimanente del viso era imperlata di sudore mentre le altre bambine, con i capelli liberi sembravano sopportare più agevolmente quel clima opprimente.
Il padre musulmano, barbuto e simile a un fanatico talebano, controllava vigile che le sue ridicole e demenziali regole religiose non fossero violate.
La bambina non rideva come le altre, forse era peccato!
Ho provato una grande tenerezza per lei, fino a commuovermi e un senso di disgusto per tutte le religioni, in genere, che privano le persone della gioia di vivere in virtù di assurde regole del tutto inventate per opprimere l’umanità!
Vorrei chiedere a quelle signore che si battono con tanto fervore se lo hanno fatto anche in nome di quella povera e sventurata bambina?
Scusate se sono stato un pò prolisso contro le regole che mi sono prefisso!

Stefano Grassino

Vorrei chiedere a quelle signore che si battono con tanto fervore se lo hanno fatto anche in nome di quella povera e sventurata bambina?
E’ volere di Allah, come puoi tu mettere in discussione ciò?

daigoro

penso che il compito del legislatore francese sia quello di integrare gli stranieri affinche diventino francesi, questo per impedire che la francia diventi un caos in cui ogni etnia rivendica diritti dei paesi di origine che con la francia non hanno nulla a che spartire.

se uno straniero non accetta le regole del paese che lo accoglie se ne pò tornare al suo paese, e se ha volontà di lottare per il cambiamento deve prima cambiare il paese di origine.

è troppo comodo andare a casa d’altri e pretendere di fare come a casa propria.

Valerio

Le donne che volgiono portare il niqab mi ricordano molto quelle donne italiane che si rifiutano di guidare nonostante abbiano la patente

spapicchio

Tutti gli abiti e gli oggetti religiosi sono intimidatori soprattutto quando esposti in luoghi pubblici in modo provocatorio od esibizionista, essendo molto spesso le religioni alle quali questi abbigliamenti si ispirano e rappresentano, afferenti ad organizzazioni sociali, culturali, politiche e anche statali ed istituzionali, piuttosto potenti (vedi Vaticano), dotate di mezzi giuridici pronti per strumentalizzare immediatamente ogni tipo di confutazione contestativa anche quando è civile, educata, rispettosa e soprattutto non violenta; questi sono dei comportamenti provocatori strumentali e sleali che occorre perseguire nella giusta misura.

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