«E ora c’è il rischio di ritrovarli presto in canonica o nei campetti di calcio», borbotta turbato il giovane presidente di Telefono Arcobaleno, Giovanni Arena, «Nanni» per marescialli e magistrati che lo considerano ormai un segugio del web, lanciato fra le pieghe telematiche di siti popolati da «orchi» a volte in tonaca o in tuta. Perché campeggia anche l’ombra equivoca di preti e allenatori fra i 186 «boylovers» individuati dai collaboratori di Arena, indagati dalla procura di Siracusa e pronti, come sempre più spesso capita, a patteggiare in fretta col Gip per ridurre al minimo la pena, pagare una multa, ottenere la non iscrizione sulla fedina penale e tornare al lavoro come se nulla fosse accaduto. Come se il loro «vizietto» non potesse sconvolgere la vita di tanti bambini a rischio all’oratorio o in palestra. È stato per primo un sacerdote scovato a scaricare orrende foto di sevizie e abusi nella sua parrocchia di Palermo ad anticipare la linea difensiva, a invocare il patteggiamento ancor prima di un incontro con il Gip, il giudice delle indagini preliminari. Un primato nella città che aveva già superato un non invidiato record con il prelato spedito in esilio, a Messina, proprio con l’accusa di pedofilia. […]
Felice Cavallaro sul Corriere della Sera