[…] Il referendum. Che, da circa vent´anni, si riassume nell´alternativa fra abrogazione e astensione. Perché, com´è noto, un referendum è valido se vi partecipa la maggioranza degli elettori aventi diritto. Chi intende vanificare gli obiettivi di un referendum, per questo, preferisce usare, sempre più spesso, l´astensione “patologica” – quel 20% di elettori che non vota mai – come un “bonus”, da sfruttare trasformando il “no” in ulteriore “non-voto”. È quanto è avvenuto anche in questa campagna referendaria. Oggi, come mostra il sondaggio condotto da Demos-Eurisko la settimana scorsa, il risultato si presenta ancora aperto, perché è ampia l´incertezza sulla partecipazione al voto. […] Ritorna, così, la questione, già sollevata altre volte, riguardo al rapporto fra gli italiani e la Chiesa; fra gli italiani e la religione. Per molti cattolici, o meglio: per molti che si dicono cattolici, la religione è vissuta, espressa, in modo privatizzato. Come un codice di regole e di valori non prescrittivo, ma descrittivo: una sorta di mappa che permette alle persone di orientarsi, nella vita quotidiana e nella realtà sociale. Non come una bussola che fissa i punti cardinali dell´etica e della fede. Così, sulle questioni affrontate dal referendum e, più in generale, sui temi della bioetica, gli italiani si affidano alla coscienza (2 su 3), ma anche alla scienza (1 su quattro), assai meno alla Chiesa (6%). Quasi per nulla agli attori politici (1%). […]
Ilvo Diamanti su Repubblica – dal sito del comitato promotore