Mancano 40 giorni al voto per il referendum contro la legge sulla procreazione assistita. E sulla tv, che informa pochissimo e male i cittadini, è già bufera. Il presidente della Commissione di vigilanza, Claudio Petruccioli, boccia gli spot Rai per una serie di scorrettezze alle quali propone correzioni. Mentre i radicali inviano una lettera durissima a Mediaset per protestare contro la microcampagna referendaria: solo 7 ore (all’alba o a notte fonda) da qui al 12 giugno. E preannunciano un appello al «garante che non c’è». SPOT SCORRETTI – Il 29 aprile Petruccioli aveva ricevuto da viale Mazzini la scheda dei quattro spot. Ieri l’ha respinta al mittente corretta. «Il primo quesito propone, innanzitutto, di consentire la clonazione umana a scopo terapeutico» recitava lo spot Rai. «Propone di consentire la produzione, a scopo terapeutico o di ricerca, di cellule staminali e tessuti umani mediante clonazione», corregge Petruccioli. «Il secondo quesito chiede che si possa ricorrere alle tecniche di procreazione medicalmente assistita senza limitazioni» diceva lo spot. «Propone di sopprimere la disposizione che vieta il ricorso alle tecniche di procreazione medicalmente assistita in casi diversi da quelli accertati di sterilità e infertilità, e che ne consente l’uso solo quando non vi siano altri metodi terapeutici per risolvere il problema», evidenzia il presidente. «Il quesito chiede di eliminare il riferimento nella legge alla tutela dei diritti degli embrioni», sosteneva lo spot. «Chiede innanzitutto di eliminare l’attribuzione di un diritto soggettivo all’embrione», riscrive Petruccioli. Ma An contesta. Accusa il presidente di «edulcorare i testi». «Per paura che i cittadini possano capire quali danni comporterebbe la vittoria dei sì» sostengono Michele Bonatesta e Riccardo Pedrizzi. RADICALI CONTRO MEDIASET – Due pagine di fuoco. Indirizzate a Piero Vigorelli, a Silvio e Piersilvio Berlusconi e a Fedele Confalonieri. È questa la prima delle iniziative annunciate ieri dal leader radicale, Daniele Capezzone. Per sottolineare che 7 ore su 2880 di programmazione Mediaset, in onda alle 7 o alle 9.15 del mattino, eccetto una volta alle 22.30 e una a mezzanotte e trenta sono «uno spazio risibile». Ricordando a Mediaset il «dovere di correttezza e completezza di informazione» i radicali, che solo dopo un digiuno e un ricorso all’Authority ottennero qualche spazio per pubblicizzare la raccolta firme, ora avvertono: «Investiremo della questione la cosiddetta Autorità garante, che nel frattempo la politica ufficiale sta preoccupandosi di mantenere acefala e non operativa». E aggiungono: porremo «dinanzi agli organi internazionali di osservazione della regolarità dei procedimenti elettorali» il fatto che «per la campagna referendaria si prevede una foresta senza regole». Ieri Capezzone ha anche lanciato un appello «alle persone libere di Mediaset e ai liberal della Cdl: fate sentire la vostra voce». […]
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