Pasqua di Passione per lo Ior: rischio “lista nera” sempre più vicino

“Dalla Santa Sede si alza una fumata nera”, scrive Ticino Finanza. Perché Moneyval, ovvero il comitato del Consiglio d’Europa che ha messo sotto esame lo Ior, non ha ottenuto sufficienti garanzie per inserirlo nella cosiddetta white list del Gafi-Ocse. La verifica “sulle pratiche antiriciclaggio adottate dall’istituto di credito dello Stato Pontificio non sarebbero state sufficientemente positive da annoverare San Pietro tra i paesi virtuosi”.

Tutto questo dopo che lo scorso anno Benedetto XVI ha introdotto misure definite, dalla stampa nazionale, come “rigorose”. Possiamo immaginare quanto lo fossero quelle precedenti. E comprendiamo ancora una volta quanto basso sia il tasso di professionalità e indipendenza del giornalismo italiano.

Certo, è stato comunque un giornale, Il Fatto Quotidiano, a far emergere come le nuove misure vaticane fossero, a conti fatti, una mera cosmesi, finalizzata esclusivamente al raggiungimento di una credibilità che, in materia di trasparenza, manca praticamente da sempre. Resta il fatto che di questa imbarazzante vicenda è difficile trovare menzione sui mezzi di informazione. La notizia data da Radiocor è stata infatti ripresa, al momento, soltanto da Borsa Italiana e, in poche righe, sul sito del Corriere della Sera. Che omette di ricordare sia l’inchiesta della giustizia italiana su alcune transazioni dello Ior ancora oggi non pienamente riconducibili al nome di chi le ha realmente disposte, sia alla chiusura del conto dello Ior aperto presso la Jp Morgan di Milano.

Il Vaticano ha ancora qualche mese per correre ai ripari. Quasi sicuramente lo farà: essere internazionalmente conosciuti come una gigantesca lavanderia di denaro sporco non piacerebbe a nessuno. Figuriamoci a chi vanta in ogni occasione possibile la superiorità morale della propria concezione del mondo.

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11 commenti

Paul Manoni

Anche il tasso di indipendenza dei giornali svizzeri e’ discutibile.
La Svizzera, fino a qualche tempo fà, e non so fino a che punto oggi, non rivela di certo l’appartenenza dei conti correnti o chi dispone le transazioni finanziarie delle sue banche.
Insomma, e’ ovvio che i giornali svizzeri abbiano tutto l’interesse a segnalare che se l’Europa prende provvedimenti nei loro confronti, dovrebbe prenderli anche nei confronti di “altri”, cioè dello IOR.

Al di là di questa parentesi, che non assolve di certo l’omertà diffusa delle testate giornalistiche italiane quando di mezzo c’e’ la CCAR, sembra che finalmente l’Europa si accorga di ciò che combina lo IOR. Della serie: Buongiorno e ben svegliati! 😯

Senjin

La Svizzera ed altri paesi sono in black list da anni. Ogni singolo incasso e pagamento da\verso questi paesi deve essere segnalato e documentato alle autorità.
Il vero mistero è perchè lo IOR non ci sia in black list, visto che compare da anni nella top ten dei riciclatori.

Paul Manoni

Solo che l’Europa ed i paesi confinanti con la Svizzera, stanno cercando da tempo di raggiungere un’accordo con questo paese, per una maggiore trasparenza bancaria e contro la corruzione, l’evasione fiscale e quant’altro, esercitando una notevole pressione a livello politico e finanziario.
Ciò non accade con lo IOR, dove le sue losche faccende, sembrano passare inosservate…E questo e’ grave!

Lumen Rationis

Basterebbe avvisare i preti che “il denaro è lo sterco del demonio”. 🙂

Diocleziano

Ma loro sanno ripulirlo così bene che non puzza più. .mrgreen:

Ottone

Penso toccherà a noi informare il più possibile col passaparola. Purtroppo è così.

Southsun

Con buona pace di tutti i cattolicastri che qui scrivono patetiche difese d’ufficio della loro Chiesa, oltre che lurida troja pure lurida lavandaia di lurido danaro.

Mario

Ma per favore, la chiesa ha tutti i diritti di lavare denaro sporco, chi lei se non altri può purificare e benedire i capitali della criminalità?

simon

Non so bene quale sia la fonte di Finanza Ticino e di Radiocor e mi sia lecito dubitare come ebbi a dubitare della falsa lettera del cardinale Levada all’arcivescovo di Dublino.
Una cosa però mi é nota e questo mi fa credere che quanto radiocor riporta riprendendolo da finanza ticino – il cds riprende da radiocor (libri ex libris fiunt) sia al momentp poco fondato : non é Unicredit (già Banco di Roma) ad aver interrotto i rapporti con lo IOR ma esattamente il contrario. E Unicredit non ne é molto contento, perché in tempi duri perdere i depositi buoni clienti non é cosa divertente.
Poiché scrivo solo di quello di cui sono informato, non so quanto a Intesa SanPaolo (già Banco Ambrosiano) e come siano andate le cose dopo le poco simpatiche vicende di quel tempo.
Quanto a JP Morgan, alla Junghoftrasse 14 il conto é sempre aperto e come.

whichgood

Mi sà che l’OCSE darà un bel rgalino pasquale alla Chiesa. Lo IOR dovrà morire per poi rinascere (se ci riesce) proprio come dicono i falsari del dio cristiano.

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