Davvero i cattolici italiani soffrono di mutismo? Il rimprovero, ora garbato ora sprezzante, non è nuovo. L’ultimo – del genere garbato – proviene dal «Riformista» di ieri e dalla firma di Luigi Covatta. Per una sorta di riflesso condizionato, «l’afasia culturale del mondo cattolico italiano» si tramuta in «afasia politica» in un titolo che tradisce forse un malcelato desiderio. Comunque, denunciato il delitto, trovato l’assassino: la gerarchia, i vescovi, la Cei. Riassumibili nella figura del solito cardinale Camillo Ruini. Ma se non ci fosse nessun delitto? Chiamati a raccolta in nome dei “principi non negoziabili”, i cattolici italiani si sarebbero dunque intruppati obbedienti dietro i vessilli della Cei. Muti e rassegnati, pure. Ma quei “principi” sono una trovata di qualche cardinale, o stanno lì da sempre e sono stati semplicemente additati? Davvero sulla vita e sulla morte, sull’amore e sulla famiglia si può trattare? Chi denuncia la presunta afasia non crede ci siano principi non negoziabili? […] Covatta teme che la «ricchezza della dottrina cattolica» sia stata ridotta a quei principi. Timore ingiustificato, non è così. E mai come oggi il mondo cattolico italiano è stato capace di varietà e apertura, talvolta si alza la voce (o si fischia) ma il dialogo non è mai interrotto. […] Azione cattolica e Comunione e liberazione non si prendono a schiaffi come negli anni Ottanta; Agesci e Scout d’Europa non si ignorano; e tanti movimenti hanno compreso che l’orgoglioso isolamento non era segno di unicità e di elezione, ma banale impoverimento, per loro e per la comunione ecclesiale. […] Ieri il mondo cattolico procedeva attraverso fragorosi monologhi; oggi cresce cercando di intavolare relazioni e dialoghi. Se a qualche politico degli anni Settanta e Ottanta oggi sembra di non sentire i cattolici, dovrebbe chiedersi se sono afasici i cattolici oppure è sordo lui. […] E se non fosse la Cei ad arruolare i poveri cattolici afasici, ma fossero i cattolici a sentirsi, oltre che protagonisti in proprio, interpretati da una gerarchia che ha sempre più imparato ad ascoltare i fedeli laici e chiunque si senta libero e abbia voglia di liberamente confrontarsi? Certo, se il contrario dell’afasia è il rombar di tamburi, lo scontro astioso, la rivendicazione di primogeniture e privilegi, il considerarsi “stirpe eletta”, il mettersi a disposizione di forze culturali e politiche che sanno pensare ai cattolici in un’unica prospettiva, quella dei solerti ascari, allora meglio afasici… Meglio ancora aver superato l’infanzia e l’adolescenza, e cercare di entrare definitivamente nell’età adulta. È la storia del laicato cattolico degli ultimi quindici anni, per chi ha la disponibilità e la curiosità di ascoltarlo sul serio, superando pregiudizi, nostalgie e schemi datati. […]
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