Graziano Delrio, il potente sottosegretario Pd alla presidenza del Consiglio, intervistato da Panorama ha annunciato che il governo sta lavorando al quoziente familiare. Un lavoro già in fase avanzata, sembrerebbe, in quanto l’esecutivo valuta di inserirlo nella delega fiscale. I fini non sono per ora molto chiari. Tanto da pensare che siano sin troppo chiari.
L’intento, scrive Roberto Petrini su Repubblica, sarebbe di cambiare il bonus Irpef (i famosi 80 euro) in modo che chi guadagna oltre la soglia, ma ha moglie e diversi figli a carico, sia favorito rispetto a chi non la supera ma magari è single. Il principio in sé può anche essere nobile, ma è fondamentale capire quali possono essere le ricadute pratiche in un sistema che già prevede gli assegni familiari (che gravano sulle casse pubbliche per circa sette miliardi). Il rischio è che si torni a favorire la famiglia monoreddito anziché quella plurireddito. Detto altrimenti, che si continui a privilegiare una visione della famiglia arcaica, con la donna ingabbiata nel ruolo di “angelo del focolare”. Una visione che, a quanto risulta, continuerà a discriminare le famiglie dimenticate dalla legge, come le coppie di fatto (sia etero che omosessuali).

Non è un caso che la proposta sia piaciuta al mondo cattolico, che del quoziente familiare è da tempo uno zelante sostenitore: i primi a proporlo furono infatti le Acli. Il quotidiano dei vescovi italiani Avvenire riporta, oltre alle dichiarazioni del ministro Maurizio Lupi (ciellino in quota Ncd), che confermano le intenzioni del governo, anche la soddisfazione di Francesco Belletti, presidente del Forum delle famiglie. Ha inoltre già espresso apprezzamento anche Gian Luigi Gigli, deputato dei Popolari per l’Italia (la corrente cattolica che si è scissa da Scelta Civica, guidata dall’ex ministro ciellino Mauro), fresco vincitore dell’ultima clericalata della settimana. Gigli non ha mancato di osservare come il provvedimento sia “l’unico modo per correggere una condizione di iniquità che è causa non ultima dell’inverno demografico che pesa sul futuro economico, educativo e previdenziale del Paese”. Nientepopodimenoche.
Il governo Renzi torna dunque a flirtare con il natalismo. Se ne era già avuta un’avvisaglia con le dichiarazioni che la ministra della salute Beatrice Lorenzin (Ncd) aveva rilasciato proprio ad Avvenire. Non è del resto un caso che la proposta venga da Delrio, un fervente neocatecumenale padre di nove figli. Ma è proprio ai figli che dovrebbe essere rivolta una diversa attenzione. Il favore nei confronti di chi fa tanti figli va purtroppo di pari passo con la mancanza di rispetto per l’autonomia delle donne e l’assenza di servizi per i piccoli cittadini (asili nido, parchi gioco, progetti didattici nelle scuole dell’infanzia e primarie, interventi di prevenzione dell’emarginazione e del bullismo alle medie, ma anche pannolini e alimenti per i casi sociali). Creando in tal modo ulteriori margini di intervento per il sussidiarismo cattolico, sempre più finanziato dallo Stato.
La redazione
