È in corso di distribuzione il terzo numero dell’anno della rivista L’Ateo, il bimestrale dell’UAAR. I soci possono leggerlo da subito sul sito nell’area riservata.
Il numero è intitolato Scientismo e spirito scientifico e presenta contributi di Turchetto, Cavazzini, Buiatti, Gualerzi, Tamagnone, Capecchi, D’Alpa, Di Gennaro, Abbondandolo, Carcano, Ugolini, Postiglione, Bisceglia, Trevisan.
La Redazione
Di solito non ho una gran considerazione di chi parla si scientismo così come di chi parla di laicismo, poichè generalmente questi termini sono usati in senso dispregiativo da chi avversa la Scienza e la Laicità rispettivamente, anzi molto spesso le 2 figure coincidono.
Solitamente si tratta di persone che in maniera organizzata si oppongono alla ricerca di conoscenza scientifica, perché questa violerebbe la loro personale morale.
Ecco che i fondamentalisti cattolici accusano di scientismo gli scienziati che indagano sulle cellule staminali embrionali, gli animalisti fondamentalisti che se la prendono con gli scienziati che indagano sulle malattie neurodegenerative con le scimmie, ambientalisti anti-ogm che non vorrebbero neanche che si studiassero e che fanno distruggere i campi sperimentali delle università.
Io li accuso tutti di dogmatismo oscurantista, anzi di essere anti-umanisti, poiché ciò che ci rende Homo sapiens è la conoscenza e la voglia di conoscere.
…..« Le religioni si sono evolute per facilitare l’indottrinamento alla falsità. Ci sono prove che la religiosità favorisce, con qualche prezzo, la salute e aumenta la cooperazione, ma inibisce il pensiero razionale, l’unico strumento che riesce a smascherare l’autoinganno. L’autoinganno colpisce anche i sistemi di conoscenza, e l’influenza dell’autoinganno aumenta con il crescere del contenuto « sociale » di una disciplina accademica. Le scienze sperimentali sono l’unica forma di sapere ad avere sviluppato e adottato un efficace meccanismo anti-inganno e anti-autoinganno. Per questo hanno avuto un cosi grande successo. Le scienze sociali (dall’economia alla sociologia, all’antropologia culturale, alla filosofia ecc..) sono invece più in ritardo, perché chi le pratica tende spontaneamente, e in concorso con i colleghi, a deformare la realtà a vantaggio di chi ha o mira ad avere un controllo sociale. L’invenzione della scienza ha cominciato a far luce sulle falsità delle conoscenze e dei ragionamenti intuitivi riguardanti il mondo naturale, ovvero come e perché i fatti della natura e della vita, biologicamente intesa, accadono nel modo in cui accadono. »…..
Indovinello : Questo commento -che considero personalmente pertinentissimo- è l’opera di due italiani : un docente universitario e un ricercatore in Neuroetica presso il CNR ! Chi sono ?
visto che è un indovinello, tento con gilberto corbellini e giulio giorello
@Andrea : infatti trattasi di Gilberto Corbellini, non credo di Giulio Giorello, bensi Elisabetta Sirgiovanni. In “Tutta colpa del cervello” – Mondadori
Ricevuto ieri, sfogliato e ammirato da subito.
Adesso è sul comodino per essere letto tutto.
Sinceramente trovo che dedicare un intero numero de l’ATEO a concetti come ” scientismo”, “laicismo” e razionalismo, sia forse eccessivo.
Mi spiego: è vero che, come dice Maria Turchetto nell’editoriale, tali termini esistono nella lingua italiana, come viene ampiamente documentato da autorità come Devoto Oli e Treccani ma ai nostri giorni, essi sono stati usati solamente dalla controparte ( chiesa e suoi linguacciuti devoti), in senso spregiativo, come a volerci insegnare come rettamente intendere i veri termini di laicità, scienza e razionalismo ( che sono i nostri propri valori), trasformandoli proditoriamente, come sempre ha fatto, in cose loro.
Non diamo spazio ai nostri avversari, fornendoli inutilmente di armi che loro usano abbondantemente a nostro svantaggio; anche perché ho notato, ad una prima lettura, che noi stentiamo un po’ a parlarne, come noto ad esempio nello scritto di Bruno Gualerzi, farraginoso ed impacciato, ben distante dalla prosa lineare e convincente a cui sono abituato. Tutto ciò non è una critica o (non sia mai) una sorta di censura: è solo una mia impressione “a caldo”, che ho voluto condividere. Buona lettura.
@ giancarlo bonini
“Non diamo spazio ai nostri avversari, fornendoli inutilmente di armi che loro usano abbondantemente a nostro svantaggio;”
Naturalmente ben venga la critica (compresa quella di scrivere in modo farraginoso e impacciato… ma per questo posso solo chiedere scusa), soprattutto la critica sintetizzata nel passo citato.
Ti dico subito che il mio intento era proprio quello di evitare di “fornire inutilmente armi che loro usano abbondantemente a nostro svantaggio”. Come? Facendo volutamente riferimento ad un concetto (‘scientismo’) che loro utilizzano per denigrare una scienza che – sostengono – ha la pretesa di essere l’unica forma di sapere esistente, non tenendo conto dei suoi limiti… limiti che – sostengono – si possono superare solo andando oltre, attingendo ad un’altra forma di conoscenza: quella resa possibile dalla fede. Ora, le conoscenze rese possibili dalla scienza, proprio per come vengono ottenute… da un lato sono le uniche conoscenze fruibili, veramente utilizzabili (sempre verificabili, ed eventualmente modificabili)… ma dall’altro lato, proprio se si applica correttamente, il metodo scientifico non perviene ad alcuna verità, assoluta, definitiva. Bene (e qui sta – per come la vedo io – il nocciolo della questione), io ritengo tuttavia che questa ESIGENZA di pervenire ad una verità ultima in grado di dare una risposta definitiva ai cosiddetti quesiti esistenziali (riflessioni sulla vita, sulla morte, sul destino individuale e collettivo, sui rapporti tra noi e la realtà, cosa dobbiamo intendere per realtà ecc.) sia implicita nella condizione umana (in tanti interventi, qui e altrove, ho cercato di argomentare in che senso)… e mi sono chiesto che risposta è stata data a questa esigenza. La scienza… pur essendo sorretta ovviamente – non dimentichiamolo – dal desiderio di pervenire a sempre nuove e più approfondite conoscenze (quindi anch’essa mossa da questa esigenza)… proprio però per essere coerente con se stessa, ritiene di poter porre a verifica razionale ogni pretesa di essere pervenuti a verità assolute, pretesa (non esigenza) che può solo intralciare il suo cammino. La risposta religiosa invece questa pretesa ce l’ha, e ritiene di poter soddisfare l’esigenza rinunciando, da un certo momento in poi, a ricorrere alla ragione rifugiandosi nella fede.
Provo a tirare le somme da tutto ciò arrivando allo ‘scientismo’. Quando si ritiene che la scienza… essendo essa sola in grado di pervenire a conoscenze vere perché le sole razionalmente verificabili… possa esaurire per questo tutto il campo del sapere umano, dando quindi le uniche risposte ritenute possibili ai quesiti esistenziali NEGANDOLI ANCHE COME ESIGENZA… si getta armi e bagagli nella braccia della fede. In questo senso: dal momento che l’esigenza resta, negandola la si lascia del tutto acriticamente nelle mani di ciò che si regge – in buona o mala fede – sul suo sfruttamento, cioè le religioni.
Ecco allora che il termine ‘scientismo’ può essere usato anche con riferimento alla scienza nel momento in cui pretendesse di dare quella che – negandola – è pur sempre una risposta definitiva, assoluta… come è tipico delle religioni. Le quali… riprendendo il solito ritornello per cui anche l’ateismo sarebbe in realtà una religione, basandosi sul fatto che effettivamente molti atei vivono ‘religiosamente’ l’ateismo… possono sostenere che anche la scienza a suo modo pretende di pervenire a verità assolute. Per cui io credo che si possa correttamente parlare anche per la scienza di ‘deriva’ scientista nel momento in cui si presta a questa critica… che ha però un significato del tutto diverso, opposto, se la critica è condotta dalla scienza stessa oppure da posizioni fideistiche.
In soldoni: ‘scientismo’ è vivere religiosamente la scienza. Ciò che poi porta… ad esempio a proposito della scienza medica dal momento che ovviamente ‘non fa miracoli’… a rivolgersi altrove.
Tutto questo discorso evidentemente si regge su una nozione – quella di ‘esigenza’ – non accettando la quale non sta in piedi niente. Io comunque – ritenendolo fondamentale – ho cercato di svilupparlo coerentemente.
PS. Ritengo in ogni caso che – al di là sicuramente del mio contributo – il numero del L’ATEO affronti un tema cruciale per il pensiero ateo in modo giustamente critico, dando spazio a tante posizioni. Per cui, ad esempio, anche la nozione di ‘scientismo’ suscita in alcuni interventi – come in te – molte perplessità.
@Bruno Gualerzi
T
@Bruno Gualerzi
Ti ringrazio per la risposta pacata ed esauriente al mio scritto, realizzato proprio “di getto”, senza aver ancora completato la lettura dell’ATEO.
Ho poi notato che non tutto il numero era indirizzato sui famosi (o famigerati) “ismi” ed è, in sostanza una ottima fonte di riflessioni sul tema scienza e razionalità tendente, se c
e ne fosse ancora bisogno, a definire meglio la realtà del metodo scientifico.
Non me ne vogliate, ma io continuo a ritenere che questo numero del giornale sarebbe stato ugualmente valido senza sporcarlo con questi termini ( perdonatemi) per me davvero odiosi in quanto usati da “chi voi sapete”. Per citare Harry Potter.
Anche l’ateismo è un ‘ismo’ 🙂
Infatti io sono ateo; non pratico l’ateismo.
Questo numero dell’ateo potrebbe anche essere intitolato “Scienza o scientismo sottotitolo ovverosia quando il marxismo si fa dottrina teologica”… E pretende di stabilire qual è la scienza GIUSTA VERA da quella SBAGLIATA che chiama con disprezzo scientismo come se la scienza fosse un menù a la carte dove prendere quello che si desidera in base alle proprie idiosincrasie ed ai propri bias cognitivi. Questo accade quotidianamente per argomenti come OGM, TAV, sperimentazione animale ma anche genetica, ricerca biomedica, etologia quando queste discipline si ripercuotono in qualsiasi modo su certe letture ideologiche delle società umane che sembrano totalmente indipendenti dalla natura biologica di chi le popola. Riporto al proposito una considerazione di Dario Bressanini scaturita a proposito degli OGM ma che si applica benissimo a questo caso. L’etica della scienza impone agli scienziati la ricerca della verità, attraverso l’indagine scientifica rigorosa. Mal si adatta ai bias (pregiudizi) cognitivi di ordine filosofico ed esistenziale. Se i risultati della ricerca collidono con la propria visione del mondo, con le proprie ideologie, con le proprie filosofie, lo scienziato vero rigetta queste ultime e le cambia. Il filosofo di formazione tipicamente marxista come tutti gli altri attivisti ed ideologi invece rigettano i fatti, non li vogliono vedere e, anzi, si mettono affannosamente a ricercare solamente quelle osservazioni che collimano con il proprio punto di vista. Così si comportano i creazionisti quando sono alla disperata ricerca di prove di una idea che non ammette possibilità di smentita, nella loro fede, ma solo conferme.
C’è un diffuso disagio in molti nell’accettare le risposte della scienza, pur sempre temporanee, se queste non collimano con le idee preconcette che ci si è costruiti.
Ma esiste un preciso dovere di uno scienziato nel continuare a seguire l’etica della ricerca della verità, anche se questa non è condivisa dalla maggioranza delle persone.
In fondo non è da molto che la maggioranza si è convinta che la terra non è affatto piatta.
Dario Bressanini
Dì a Bressanini che non tutti i marxisti e attivisti rigettano i fatti, anzi.
Io nella scienza vedo uno strumento di riscatto sociale e miglioramento umano.
Quello che giustamente vedi si chiama tecnica, o tecnologia (in senso lato), e non è propriamente scienza.
La scienza è metafisica, è un insieme di conoscenze organizzate per essere universalmente valide. E non ha etica, è neutra. L’applicazione di queste conoscenze scientifiche si chiama tecnologia, e questa ha valore etico, positivo, o purtroppo anche negativo.
La descrizione delle reazioni nucleari è scienza. Le centrali e le bombe nucleari sono tecnologie che applicano la stessa scienza, le prime in modo eticamente positivo, le seconde in modo eticamente negativo.
No io intendo la Scienza in se non la Tecnica, poiché secondo me è il sapere in sè che migliora l’uomo, e chi conosce può riscattarsi, a prescindere dalle applicazioni.
Poi ho parlato di mezzo, quindi sto dicendo quello che dici tu, nel momento che viene usata dall’uomo assume un valore etico.
Non si può proprio leggere che la scienza è metafisica.
Per Giancarlo Bonini
Non diamo spazio ai nostri avversari, fornendoli inutilmente di armi che loro usano abbondantemente a nostro svantaggio
e per Bruno Gualerzi
il mio intento era proprio quello di evitare di “fornire inutilmente armi che loro usano abbondantemente a nostro svantaggio”
Secondo me dovremmo tutti, io per primo, iniziare a pensare quanto sia errato ragionare in termini di “avversari”, di contrapposizione, di “smontarsi a vicenda” et similia, ma al contrario, la ricerca della massima limpidezza intellettuale dovrebbe condurre ciascuno – da qualunque parte si trovi – a ragionare non in termini di contrapposizione delle proprie tesi “giuste” a quelle “sbagliate” degli “avversari”, ma di ricerca del possibile errore nella propria tesi, allo scopo di rendere il proprio percorso argomentativo il più onesto possibile. Questo è il modo in cui cerco di ragionare io. Talvolta (non sempre) mi trovo ad avere tesi differenti dalle vostre, però ciò che mi chiedo non è “dove posso trovare l’errore nelle loro tesi?” bensì mi chiedo “è possibile che sia io a sbagliare? Posso correggere in qualche modo il mio pensiero?”. Poi non è detto che io receda sempre dalle mie idee, ci mancherebbe, però di sicuro, pressoché sempre, dal confronto con voi, in misura maggiore o minore, il mio pensiero risulta mutato, “rivisto e corretto”, sicuramente migliorato e depurato da errori che continuerei a fare se non emergessero dal confronto con voi. Se non fosse così, non leggerei queste pagine e non mi capiterebbe di intervenire. E immagino che anche voi abbiate lo stesso approccio quando vi confrontate con chi la pensa in modo opposto a voi, penso che me lo possiate confermare.
Rimango quindi un po’ perplesso oggi leggendo, proprio in queste pagine, di una logica di contrapposizione verso “avversari da smontare”, che credo non sia al livello dell’alto profilo intellettuale di questo blog.
John, chiedo scusa per aver abbassato l’alto profilo intellettuale del blog, ma sono stanco di essere sempre pronto al dialogo, alla comprensione, allo bello stile che ci ha fatto onore e poi, come stamattina, vedere RAI 1 e i suoi commentatori ( maschi e femmine) sbavare con le lacrime agli occhi per il “corpus domini”( dato come mero fatto acclarato), inebetiti dalle solite banali parole del papa; per non parlare di ieri: il servizio sul” papa che va in Calabria “.Sono esausto e sempre più inca..ato; come vogliamo chiamare questi individui?
@ John
La mia era una replica a giancarlo bonini fatta da un ateo nei confronti di un altro ateo. Non dovrebbe sorprenderti più di tanto che si cerchi il modo più efficace per controbattere tesi che si ritengono sbagliate. Del resto mi pare che il disaccordo anche radicale tra noi due (e con chissà tra quanti altri) non sia sottaciuto, garanzia di pluralismo all’interno di un comune sentire che però rifugge da ogni dogma.
Ho sempre sostenuto che si può essere atei nei modi più diversi, seguendo i percorsi più diversi, per i motivi più diversi, non essendoci, appunto – e per fortuna! – alcun dogma da rispettare. A meno che – al solito – non si viva l’ateismo come una religione, ciò che – a mio modo di vedere – è un rischio ricorrente (per tante ragioni che mi hanno portato a parlare di ‘ateismo da ripensare’). Per esempio per il modo come, spesso, ci si rapporta alla scienza.
Avversario non vuol dire nemico, tu sei mio avversario perché io avverso le tue idee.
Devo dare ragione a john: il termine scientismo non è affatto peculiare della religione o della fede. Mentre chi pecca di scientismo è certamente ateo o agnostico, le accuse di scientismo, in certi casi, provengono proprio da atei.
Ovvero: molti credenti peccano di “fideismo” (ma non tutti), e molti non-credenti peccano di “scientismo”. Ergo, questi signori (o signore) possono essere criticati da chiunque, da una parte o dall’altra.
Sulla sperimentazione animale, infatti, certi atei criticano lo scientismo di altri atei che pensano in modo assoluto e fondamentalista. Non vorrei riaprire una ferita più o meno rimarginata, ma non ha senso dire che la sperimentazione animale (come tutte le sperimentazioni, si badi bene) sia in assoluto giusta o in assoluto sbagliata. Infatti, non è scienza. Non ancora: lo sono le conclusioni, ma non sempre.
In poche parole: le accuse di scientismo non sono sempre sbagliate e non sono sempre peculiarità dei fideisti.
Questa è una tua opinione.
Come fa a non essere scienza qualcosa usata per arrivare a conclusioni scientifiche. PS non mi interessa l’oggetto sperimentazione animale, poteva anche essere “la matematica”.
Sono entrambi strumenti /mezzi di cui la scienza si serve. Una disciplina è scientifica se utilizza il metodo scientifico galileiano, checché ne dica Popper.
PS. E’ vero le accuse di scientismo non sono sempre sbagliate, ma bisogna dimostrarle, altrimenti non vedo differenza tra chi accusa di laicismo e parla di sana laicità, ammetterai che l’analogia è tremenda.
Non è una mia opinione, è la definizione stessa di “scienza”. L’esperimento, in sè, non è ancora scienza: è un fatto particolare, un evento (ce ne sono e ce ne sono stati a miliardi), che deve essere utilizzato, eventualmente insieme ad altri, per formulare una teoria universale e falsificabile, che allora diventa scienza. Ciò che non è nè universale nè falsificabile, non è ancora scienza. Questa è logica. La pietra lasciata cadere da Galileo dalla torre di Pisa è un evento particolare, dal quale Galileo formulò la legge scientifica che tutti (tutti!) gli oggetti cadono con velocità costante.
E guarda che non sono certo il primo o l’unico a dirlo: è l’epistemologia della scienza. Hume, Kant, Newton, Einstein, e tantissimi altri hanno messo le basi, compresi Popper e tanti altri.
Qui la discussione diventerebbe lunga, ma, se hai voglia, da’ un’occhiata qui:
http://www.uaartorino.org/index.php?option=com_content&view=category&layout=blog&id=37&Itemid=62
La sperimentazione animale, non è un evento singolo, ma una metodologia, un insieme di protocolli, in definitiva un metodo di analisi. Tu la confondi con il singolo esperimento perché forse non sai bene che cos’è.
A me da profano pare un po’ che si stia cavillando sul sesso degli angeli.
Certo che un singolo esperimento (che è diverso dalla sperimentazione animale, la quale è un metodo, come dice Francesco) non è scienza nel senso di teoria scientifica, ma a) nasce e si sviluppa sempre da un precedente corpus di teorie scientifiche, per confermare, ampliarle e rettificarle, non trae certo la sua origine da un testo di letteratura 😉 b) la finalità di chi fa esperimento è sempre arrivare ad una teoria scientifica (o ampliarne e rettificarne una precedente).
Dato questo, scorporare esperimento (tecnica) dalla teoria (la scienza), a me pare come dire che musica è solo lo spartito sul pentagramma, quindi l’attività del chitarrista che prova empiricamente un fraseggio (tecnica) è qualcosa di altro e di diverso dalla musica.
La disciplina è la medesima, gli ambiti e i campi sono i medesimi; così come nella musica rientra la teoria musicale e l’attività del musicista, così come nella letteratura esiste la produzione letteraria e la poetica dell’artista…campi diversi, ma complementari (o propedeutici al limite) di uno stesso ambito.
Ermete, sarai anche un profano, ma mi sembra che la lezione galileiana tu l’abbia capita e la similitudine con la musica la trova molto chiara,
Beh, non mi sembra affatto che Ermete dica cose molto diverse dalle mie (*)…. a parte la storia del sesso degli angeli, che non mi trova affatto d’accordo, in quanto si parla di epistemologia: il significato piuttosto rigido e ristretto che deve avere la scienza ne aumenta la forza rispetto alla pseudoscienza o alla religione. Non sono cavilli: si tratta di restituire alla scienza quella forza che purtroppo, oggigiorno, sta perdendo proprio a seguito dell’inflazione che se ne fa. Non tutto quello che comunemente viene chiamato scienza, è effettivamente scienza. E il risultato è che teorie come il creazionismo o l’ID possono pretendere anche loro di essere chiamate scienza.
(*) scienza = teoria scientifica, non esperimento o metodo
Il sesso degli angeli sta proprio lì….nello scorporare due attività di uno stesso campo, e appunto ci faccio la battuta: occhio a non trasformare l’epistemologia in una sorta di Scolastica della scienza, perchè poi chi ci accusa di ‘scientismo’ ha carta facile. Cmq lasciamo stare la battuta.
Creazionismo e ID non saranno mai scienza perchè manca il legame tra l’esperimento e la teoria generale: la seconda non è una teoria che consegue logicamente (e dunque con tutti i crismi dell’universalità e della falsificabilità) dal primo, ma non è che facendo rientrare l’esperimento nel campo della scienza, si avvalori ipso facto una teoria pseudoscientifica, come se poi la teoria generale fosse qualcosa di secondario.
Mi sembra che ci sia un balzo logico indebito nel tuo ragionamento.
Pozzo mi dispiace ma non state dicendo la stessa cosa.
Tu parti dall’assioma Teoria Scientifica = Scienza, io qualsiasi sapere che si basi sul metodo galileiano = scienza.
Dire che i metodi sperimentali (non il singolo esperimento) non sono scienza è la morte della scienza.
I metodi sperimentali sono l’unico strumento oggettivo per discernere tra scienza e pseudoscienza.
La scienza non è metafisica sennò ha ragione Ermete che si sta parlando del sesso degli angeli 😆
Infatti io sono ateo; non pratico l’ateismo.
Se la scienza moderna si caratterizza da una particolare visione del mondo, non è certamente grazie al dualismo cartesiano, ma piuttosto dalla monismo materialista, vale a dire “l’idea che esiste essenzialmente un solo tipo di “realtà”, un solo tipo di esistenza materiale, disciplinata da una serie di leggi uniche e invariabili, o se si preferisce, da una serie di modelli o regolarità”, e, in particolare, che lo spirito “deve essere inteso come una funzione fisica di un corpo fisico.”
Una quantificazione imparziale potrebbe dimostrare senza dubbio che il cristianesimo, l’islam e l’induismo sono pesudosciences (che si limitano a riciclare leggende, dogmi e miti ancestrali) più praticate nel mondo di oggi, ancora prima dell’omeopatia o astrologia. Senza perdere di vista che nelle loro versioni fondamentaliste, sono state -e sono tuttora- anche le più pericolose per la biosfera, specie umana inclusa !
P.S. Tutti i contenuti della nostra mente (pensieri) sono soggettivi, -insisto sul TUTTI- e il potere della scienza deriva dalla sua capacità di verificare cio’ che può essere coerente in molte soggettività individuali.
Condivido, ma io per le religioni che ai citato parlerei di fantasy, a differenza delle pseudoscienze che rientrano nel genere sci-fi.
ERRATA
hai
Quando certi pretendono che esiste la prova scientifica della creazione (vedi i testimoni di Geova, ecc..), e che ne fanno delle dimostrazioni « scientifiche », ed altri che pretendono che l’Intelligent Design è sostenuto da prove scientifiche, cosi come i miracoli, l’anima (o dualismo cerebrale), l’astrologia, l’omeopatia, telepatia, percezione extrasensoriale, ecc… a questi rispondo che confondono allegramente la scienza con la pseudoscienza o metafisica !
Verissimo, ma qual è la differenza tra scienza e pseudoscienza? Il Creazionismo o l’ID sono universali, ma non falsificabili. Quindi, pur essendo universali, non possono essere scienza. Miracoli e paranormale sono particolari e non possono nemmeno essere formulati in termini universali. Non essendo universali, non sono ripetibili, e non essendo ripetibili, non sono falsificabili. E quindi non sono scienza nemmeno essi.
Solo con l’aiuto della logica possiamo tracciare una linea, anzi, un muro di Berlino, tra scienza e pseudscienza. E affermare categoricamente che scienza e fede non sono compatibili.
Alessandro attento ad opporre la Scienza alla Metafisica, che per Giorgio sono la stessa cosa. Che lo abbia detto Popper 😆
….. La scienza è metafisica…..
@Giorgio
Il prefisso “meta” ha come significato “sopra”, “oltre” o “al di là”…della fisica !
Personalmente non posso ammettere che esista qualcosa al di là della materia barionica (4,3%), cosi come l’energia, implicando anche le possibili forme di materia nera, energia scura, gravità quantistica ecc..!
Che io sappia, nessuno ha potuto dimostrare scientificamente ! che esiste qualcosa al di là degli elementi della fisica. Dispiaccia a Popper e compagnia…..
Ragazzi, qui stiamo peccando di riduzionismo spinto… anzi, negazionismo estremo. Indipendentemente da che cosa sia esattamente la mente umana, non possiamo negare (provateci…) che il cervello umano, o la mente, chiamatelo-la come volete, generi dei concetti, delle idee che non sono fisiche. Vorreste negare che arte, matematica, religione, sentimenti, pensieri, siano non-fisici?
Che cosa è la metafisica se non l’insieme dei concetti astratti prodotti dalla mente? In grammatica (concetto metafisico), i sostantivi si distinguono in concreti e astratti. Semplicemente, i concetti, i pensieri prodotti dal cervello sono metafisica. Pensate, che so, alla moneta di Kant: in un caso io ho in tasca una moneta reale, vera, metallica, fisica; in un altro caso, posso pensare ad una moneta perfettamente uguale alla prima: una moneta metafisica, non reale.
Io la penso esattamente come voi quando dite che le divinità sono un’invenzione della mente, e, conseguentemente, sono metafisiche, ma non vedo come potrei essere d’accordo quando negate che anche gli altri prodotti del pensiero non siano metafisici. Considerate questo semplice ragionamento: se definiamo come reale tutto ciò che esiste indipendentemente da noi, allora così come il concetto di dio non esisterebbe senza di noi, nemmeno la scienza e tutti gli altri pensieri (inclusi i vostri quando scrivete qui) non esisterebbero senza genere umano.
Per miliardi di anni l’universo si è evoluto senza che nessuno lo avallasse con creazioni in sei giorni o principi di inerzia.
Per quel che mi riguarda, non è la definizione di scienza come metafisica ad essere un grosso problema, anche se essa, prodotto della mente, si occupa di questioni fisiche, universali, riproducibili, falsificabili, dunque, se per metafisica si intende ciò che sta al di là del mondo fisico e che lo genera, avrei alcune perplessità in questa definizione, tipicamente derivata da Wittgenstein, più che da Kant.
Ma sarebbe ozioso (mentre concetti come l’amore sono astratti ma non scientifici e anche qua sarebbe lunga ma è un’analogia sproporzionata), della questione specifica, come detto, mi interessa poco, e vengo di nuovo al punto.
Ciò che io contesto alla scuola a cui ti riferisci, è lo scorporare la tecnica dal dominio della scienza (ripeto, come se si scorporasse la tecnica della chitarra dalla musica che si definirebbe dogmaticamente come la sola composizione teorica, stando in analogia di nuovo), mentre la teoria scientifica è sempre interconnessa con il metodo sperimentale, che peraltro è cosa diversa dal singolo esperimento, come lo presentavi.
La tecnica parte dalla teoria scientifica esistente, cerca empiria per perfezionarla e modificarla, e da questo processo dialettico deriva l’avanzamento della teoria stessa.
Scorporare questo processo dialettico mi pare un errore.
‘Essa’ all’inizio (seconda riga) intendo la scienza.
D’accordo su tutto, tranne che
non sempre e non necessariamente.
Anzi, se per esempio mi esegui (liberissimo di farlo, sia chiaro) una serie di esperimenti per verificare una teoria esistente, allora sei a rischio in quanto, logicamente, nessuna verifica potrà mai darti la certezza. In questo caso, dovresti partire dal presupposto che cerchi di falsificare la teoria. In ogni caso, la teoria risulta essere scienza, e non i casi particolari dei tuoi esperimenti.
E la tua teoria è scientifica in quanto i tuoi esperimenti la potrebbero falsificare; non tanto in quanto la possono verificare. In ogni caso, ripeto, un conto è la teoria, e un altro sono gli esperimenti.
L’altro caso riguarda il “non necessariamente” che dicevo prima: la formulazione della teoria, per aggiungere conoscenza, dovrebbe venire DOPO gli esperimenti, e non prima, anche se, come dicevo, il vantaggio degli esperimenti a posteriori è la dimostrazione della falsificabilità della teoria.
Non vedo il parallelismo con la musica, tra l’altro. Forse potresti aiutarmi con un esempio specifico.
Dimenticavo: lo “scorporamento”, come lo chiami tu, è assolutamente necessario per poter applicare la logica a tutto il ragionamento: da un solo caso generale, da una sola legge (implicazione P->Q), derivano infiniti casi particolari Q1, Q2, Q3, ecc.