Welby al Tg3: «I miei ideali sono limpidi»

Piero Welby, dopo che Livia Turco ha annunciato una sua visita, torna a reclamare i suoi diritti di poter scegliere di morire e lo fa con una lettera inviata al Tg3: «Sono accusato di “strumentalizzare” la mia condizione per muovere a compassione, per mendicare o estorcere in tal modo, slealmente, quel che proponiamo e perseguiamo con i miei compagni. Sono, invece, limpidi obiettivi ideali, umani, civili, politici». È questo un passo della lunga missiva di Welby , inviata al direttore del Tg3 Antonio Di Bella. «Come già Luca Coscioni, a mio turno sono oggi oggetto di offese e insulti, di pensieri, parole, aggressioni alla mia identità ed alla mia immagine, quasi non bastassero quelle perpetrate al corpo che fu mio e che, invece, vorrei, per un attimo almeno, mi fosse reso come forma necessaria del mio spirito, del mio pensiero, della mia vita, della mia morte; in una parola del mio essere».
Nella lettera c’è anche un riferimento al caso Moro e alle sue lettere dalla “prigione Br”: «Dalla mia prigione infame, da questo corpo che, per etica s’intende, mi sequestrano, mi tornano alla memoria le lettere inviate alla “politica da un suo illustre, altro, “prigionierO”: Aldo Moro. Pagine nobili e tragiche contro gli uomini di un potere che aveva deciso di condannarlo, anche lui per etica naturalmente, a morte certa, anche lui ad una forma di tortura di Stato, feroce ed ottusa. Quelle pagine non potrei farle mie: anche perchè furono perfette e lo restano».

Fonte: Corriere.it 

4 commenti

Steve

Quello che più indigna è il pietismo di certa gente come la Turco. Dovrebbe astenersi da queste visite ad uso e consumo della sua carriera politica di cattocomunista.

davide

Come già Luca Coscioni, a mio turno sono oggi oggetto di offese e insulti, di pensieri, parole, aggressioni alla mia identità ed alla mia immagine, quasi non bastassero quelle perpetrate al corpo che fu mio e che, invece, vorrei, per un attimo almeno, mi fosse reso come forma necessaria del mio spirito, del mio pensiero, della mia vita, della mia morte; in una parola del mio essere».
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«Dalla mia prigione infame, da questo corpo che, per etica s’intende, mi sequestrano, mi tornano alla memoria le lettere inviate alla “politica da un suo illustre, altro, “prigionierO”: Aldo Moro. Pagine nobili e tragiche contro gli uomini di un potere che aveva deciso di condannarlo, anche lui per etica naturalmente, a morte certa, anche lui ad una forma di tortura di Stato, feroce ed ottusa. Quelle pagine non potrei farle mie: anche perchè furono perfette e lo restano».
Welby sei veramente un grande uomo, un uomo vero. Forse la tua malattia ti ha reso un verme nel corpo ma non ha intaccato per niente il tuo essere, mentre ci sono altri vermi per non dire serpenti velenosi e sciacalli che forti della loro fede ti condannano con disumana freddezza a una sofferenza che uno come te non si merita per niente. Al contrario se la meritano coloro che gettano fango e che sputano odio continuamente su di te. Per te forse è meglio farla finita, ma leggendo queste tue parole mi sto convincendo il mondo ha ancora bisogno di te. Sei un pò come i cigni che quando stanno morendo emettono il loro canto più bello

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