La lista delle malattie ‘curabili’ con un trapianto di cellule staminali si allunga: adesso è il turno dell’insufficienza renale acuta, una condizione che non ha ancora trovato terapie del tutto efficaci e farmaci in grado di risolverla. Proprio per questo, la soluzione “staminali” attrae i ricercatori, preoccupati di trovare nuove soluzioni terapeutiche, e a Orlando , nel corso del meeting annuale dell’American Society of Hematology, sono arrivati i primi risultati delle sperimentazioni sugli animali.
La ricerca è firmata da autori italiani del Policlinico di Milano, dove esiste una delle più importanti banche del sangue placentare d’Europa e una Cell Factory dove si studiano le cellule staminali, e dell’Istituto Mario Negri di Bergamo che da anni si occupa di malattie renali: gli ematologi milanesi hanno “trattato” in laboratorio le cellule mesenchimali staminali, che derivano appunto dal cordone ombelicale, il gruppo bergamasco guidato da Marina Morigi ha condotto “in vivo” l’esperimento sugli animali. Ecco i dettagli: dieci topi con insufficienza renale acuta (il blocco renale può essere dovuto a cause diverse come un’infezione, un intervento chirurgico, una sostanza tossica) hanno ricevuto, alcuni un’iniezione di un semplice liquido, altri le cellule staminali. Risultato: il rene degli animali ai quali erano state somministrate le staminali risultava meno danneggiato. «Questi risultati preliminari – ha commentato Lorenza Lazzari del Dipartimento di medicina rigenerativa alla Fondazione Policlinico, autore principale dello studio, – ci permettono di concludere che le cellule mesenchimali staminali hanno una potenziale azione riparativa nell’insufficienza renale acuta. Se rivelassero anche nell’uomo un effetto analogo, la sola somministrazione di cellule staminali umane potrebbe offrire ai pazienti con blocco renale uno strumento più efficace e sicuro per combattere la malattia».
Un altro punto a favore dell’impiego delle staminali in terapia (in particolare per combattere le complicanze da trapianto di midollo) lo hanno segnato un gruppo di ricercatori svedesi . I pazienti che ricevono un trapianto come trattamento di una leucemia (o di altre malattie) , possono essere “aggrediti” dal trapianto stesso: in altre parole, le cellule del donatore attaccano l’organismo dell’ospite perché lo considerano estraneo. Gli esperti del Karolinska Hospital di Stoccolma hanno somministrato a questi pazienti varie dosi di staminali mesenchimali, riuscendo a controllare la situazione: su 40 pazienti, 19 si sono completamente ripresi e 9 hanno manifestato miglioramenti.
«Mentre il dibattito etico sulle cellule staminali continua a infiammare la comunità scientifica e gli ambienti politici – ha commentato Stephen Emerson dell’University of Pennsylvania a Philadelphia – si accumulano prove che le cellule staminali possono essere la chiave per sviluppare terapie efficaci e meno tossiche contro molte malattie. Gli studi presentati a Orlando lo dimostrano. Ora si tratta di trovare la strada migliore per isolare queste cellule senza danni per gli esseri umani».