Il “dossier Cina” torna a preoccupare la Santa Sede. Torna fra le priorità sul tavolo di Benedetto XVI, proprio all’indomani del discorso in cui, parlando dei santi martiri innocenti, il pontefice aveva fatto un chiaro riferimento alle persecuzioni che ancora oggi i fedeli subiscono nel Celeste Impero. Secondo le informazioni giunte Oltretevere, sotto torchio sono finiti questa volta 9 sacerdoti cattolici della dell’Hebei, nella Cina settentrionale, arrestati il 27 dicembre perché appartenenti alla chiesa «sotterranea», quella non incasellata nella struttura di controllo creata ad hoc dal Partito comunista, ovvero la «Associazione Patriottica». I nove erano riuniti per studiare la bibbia in una località della diocesi di Baoding: attività compiuta senza le necessarie autorizzazioni governative, dunque punibile con l’arresto.
La chiesa sotterranea coagula quei gruppi cattolici che hanno conservato la fedeltà a Roma, anche in tempi di persecuzioni molto più dure rispetto a oggi. E che ancora non accettano la mediazione di una struttura statale nei rapporti con la Santa Sede, né di sottomettersi ai vescovi nominati dallo stato e non riconosciuti dal papa. La maggior parte di questi fedeli vive proprio nella provincia dell’Hebei (ce ne sono 1,5 milioni), mentre si stima che il numero complessivo dei cattolici in Cina sia di circa 12 milioni, dei quali 5 milioni ufficiali.
Secondo l’agenzia cattolica Asianews, l’Associazione Patriottica sta cercando di rimettere sotto controllo vescovi, sacerdoti e fedeli dell’Hebei: almeno 6 vescovi della provincia, informa l’agenzia, sono detenuti o scomparsi e fra loro vi è il vescovo della diocesi di Baoding, mons. Giacomo Su Zhimin, arrestato ormai dieci anni fa. E nelle scorse settimane il Vaticano aveva registrato con disappunto un’altra ordinazione episcopale senza il permesso della Santa Sede. Per questo Benedetto XVI, parlando ai fedeli nella festa di santo Stefano, aveva espresso la sua «vicinanza spirituale» ai cattolici «che mantengono la propria fedeltà alla sede di Pietro senza cedere a compromessi, a volte anche a prezzo di gravi sofferenze».
Ma, al di là degli appelli e delle preghiere, si attende ancora un segnale chiaro sull’orientamento che Ratzinger intende tenere nei confronti di Pechino. La nomina cardinalizia dell’arcivescovo di Hong Kong, Joseph Zen, era stata recepita in Cina come una sgarbo, data la «linea dura» adottata in passato da Zen verso Pechino, a cui il vescovo non ha mai risparmiato critiche feroci sulla condotta politica, sociale e religiosa. Sembrava, poi, essersi fatta strada fra le mura vaticane la convinzione che anche il rapporto con la Cina, e il nodo spinoso delle relazioni diplomatiche, andasse affrontato con un approccio più morbido, di carattere spiccatamente spirituale, mettendo in risalto il progressivo riavvicinamento fra comunità dei fedeli cattolici cinesi (ufficiale e sotterranea), in nome delle fede nell’unico Dio, e la loro natura docile, che non è una minaccia per la nazione.
Ma una delle vie che il nuovo corso della diplomazia pontificia (dopo le nomine del segretario di stato vaticano Bertone e del «ministro degli esteri» Mamberti) sta valutando è quella della «strategia dei due tempi»: prima le relazioni diplomatiche, poi il graduale raggiungimento della piena libertà religiosa per le comunità dei fedeli cinesi. Come, d’altronde, accade in altre parti del mondo, ad esempio nel rapporto fra il Vaticano e i paesi arabo-islamici. Episodi come quello dell’Hebei non fanno altro che riportare la questione fra le urgenze pontificie.
Retata di preti in Cina, braccio di ferro Pechino-Vaticano
12 commenti
Commenti chiusi.
Mi chiedo se un comunicato dell’UAAR di solidarietà al Vaticano in nome della libertà religiosa (e di non credere) non potrebbe essere un atto opportuno e “politicamente” proficuo.
Certo resta il solito problema: chi lo decide e chi fa?
Un comunicato dell’uaar sarebbe, secondo me, quanto meno inopportuno. Manca proprio il fatto di metterci a corteggiare il vaticano. Politicamente proficuo? Non siamo politici. E perchè poi?
A parte il fatto che riconosciamo il diritto alla libertà religiosa (ci mancherebbe altro), ma l’associazione non si batte per questo. Sono altre le nostre “battaglie”.
OT: Voglio fare gli auguri per un buon 2007 a tutta l’uaar e a tutti i frequentatori del sito. Un abbraccio sincero a tutti, con l’augurio di essere sempre più uniti!
La tolleranza ed il sostegno morale agli oppressi ai diseredati ai diversi è sempre un’ottima cosa. Al vaticano, o meglio a quei 9 sacerdoti cattolici, in questo caso và la mia solidarietà, mi piacerebbe che il vaticano facesse altrettanto con gli omosessuali, con i non credenti o i diversamente credenti italiani, ma forse chiedo troppo.
Quale tolleranza riserva lo stato vaticano alle altre religioni?…per non parlare delle discriminazioni sessuali …La Cina e’ uno stato laico e lo e’ stato per migliaia di anni, il papa e’ solo il capo di uno stato straniero e i suoi vescovi …, beh, sarebbe come se il partito comunista cinese decidesse chi deve essere il capo del partito comunista italiano. Credetemi, in Cina le chiese non sono affatto sotterranee e ce ne sono di tutti i tipi; nessuno viene arrestato perche’ credente, quello che non viene tollerato e’ l’interferenza nella politica cinese, non la religione, nemmeno quella cattolica. Lo stato cinese non obbliga i cattolici a modificare la propria fede, richiede solo che i vescovi, vistele loro funzioni politiche e amministrative, non siano sotto il controllo esclusivo di uno stato straniero. I nove sacerdoti hanno ricevuto il trattamento che qualsiasi altra “spia” riceve: possiamo non accettare i metodi, ma non si tratta di discriminazione religiosa.
esiste in vaticano una moschea ?
Condivido con Linglingba . Lo stesso discorso potrebbe essere per il Viet-Nam che conosco meglio della Cina . La mia sorpresa fu grande una domenica sentire le campane della cattedrale di Hanoi e la gente andare a messa come qui in Italia ….
Altro che discriminazione religiosa . Anzi ( in confronto con quello che esiste in Egitto per esempio… )
Ma quello che il Vaticano cerca è l’influenza politica e basta .
ma che cosa parlano a fare quelli del vaticano di rispetto, libertà religiosa, ecc.?
propongo di esportare in tutto il pianeta il modello cinese a questo proposito e di piantarla con ipocriti discorsi sulla tolleranza per chi afferma:”andate e battezzate tutte le genti nel nome del Padre del figlio e dello spirito santo. Chiunque crederà sarà salvato, ma chi non crederà sarà condannato”
In cina avviene l’essatto contrario di quello che avviene in italia: li è la politica che decide chi deve fare il vescovo e chi no, da noi sono i vescovi che decidono chi può fare il politico e quali leggi può o non può fare
Qui la libertà religiosa centra come i cavoli a merenda, il vaticano fa POLITICA, quindi lo scontro è sul piano strettamente politico, inutile che vengano a frignare.
Sono sulla linea di linglingba e di Gérard. In Viet Nam in particolare c’é apparentemente libertà religiosa. Pastori evangelici hanno avuto/creato dei problemi nel sud ma si trattava di pastori con tanta voglia di fare politica e il Viet Nam ne ha abbastanza di questo tipo di stranieri sul suo territorio.
Personalmente, poi, non sono tanto convinto della necessità della cosiddetta “libertà religiosa”. Il proselitismo mi da fastidio basta pensare ai missionari fanatici che per secoli sono stati le avanguardie di conquistatori e predatori di ogni genere.
Oltre ad aver permesso o facilitato massacri e conquiste hanno distrutto o inquinato la religiosità dei popoli indigeni con l’arrogante pretesa di salvare il mondo.
E’ di questa libertà che si parla???