L’Ucoii minaccia di uscire dalla Consulta islamica del Viminale. Il «giro di vite» annunciato da Giuliano Amato sui controlli ai fondi di moschee e scuole musulmane infiamma l’Islam italiano. «E’ un’iniziativa pericolosa e irresponsabile, nel solco dell’allarmismo dell’ex capo del Sismi Nicolò Pollari e degli altri infedeli servitori dello Stato – protesta il portavoce dell’Unione delle comunità islamiche Hamza Piccardo -. A questo punto l’Ucoii non può restare in un organismo illegittimo e non democratico come la Consulta, tanto più che la politica religiosa è di competenza della presidenza del Consiglio e non del ministero dell’Interno». Il monitoraggio chiesto da Amato è un fulmine a ciel sereno anche per Mohamed Nour Dachan, presidente della più importante associazione islamica in Italia: «Vedrò il ministro la prossima settimana perché voglio chiarire con lui il contenuto delle sue dichiarazioni».
Reazione sdegnata ai «sospetti» del Viminale anche dal segretario generale del Centro culturale islamico d’Italia. «Le prerogative dello Stato – lamenta Abdellah Redouane – devono essere esercitate su tutte le istituzioni presenti sul territorio, comprese moschee e scuole islamiche, ma non siano esercitate in maniera discriminatoria». E in risposta all’allarme di Amato sull’origine dei finanziamenti alle seicento moschee italiane Osama Al Saghir, presidente dei Giovani musulmani d’Italia, propone di destinare l’8 per mille anche all’Islam (come già accade alle altre confessioni religiose) per garantire la trasparenza dei fondi. Provano a tenere aperta la porta del dialogo il vicepresidente della Coreis (Comunità religiosa islamica) Yahya Pallavicini e Mario Scialoja, presidente della Lega musulmana mondiale in Italia.
«E’ giusto impegnarsi affinché tutti i soldi che arrivano dall’estero, oltre a quelli raccolti in Italia con collette tra i fedeli, vengano usati per il culto e la beneficenza – osserva Scialoja -. Senza dimenticare, però, che in molte città italiane non esistono ancora luoghi di preghiera degni di una grande religione come l’Islam». E l’ex ambasciatore Sergio Romano chiede al governo di contribuire economicamente alle costruzione delle moschee. […]
Il senatore Alfredo Mantovano, dell’esecutivo di An, chiede al governo di passare dal monitoraggio sui finanziamenti alla repressione per «difendere la sicurezza nazionale», perché «con Pisanu i predicatori d’odio venivano espulsi». E il leghista Ettore Pirovano appoggia appieno «il giustissimo impegno di controllare l’infiltrazione e la provenienza del denaro». E Roberto Calderoli punta l’indice contro i «paraventi religiosi di attività eversive dei fondamentalisti». Antonio Mazzocchi di An sollecita una mappatura degli istituti religiosi. «Bene Amato, meglio tardi che mai – osserva Margherita Boniver, responsabile esteri di Forza Italia -. Ora ci aspettiamo un pacchetto di misure di controllo anche sugli istituti scolastici religiosi, sulle madrasse camuffate dove imperversa la predicazione dell’odio, sui call-center che sono diventati luoghi di reclutamento per aspiranti terroristi e centri di riciclaggio di denaro sporco». Tutta l’opposizione chiede ad Amato di riproporre il decreto Pisanu del luglio 2005 sull’espulsione dei soggetti ritenuti possibili fonti di rischi per la sicurezza del Paese. Ma Angelo Bonelli, capogruppo alla Camera dei Verdi, accusa il centrodestra di strumentalizzare, «con toni da crociata», la proposta del ministro dell’Interno: «La Cdl vuole aprire una nuova stagione di caccia alle streghe». E per Paolo Ferrero, ministro della Solidarietà sociale di Rifondazione comunista, per assicurare la trasparenza dei fondi per le moschee serve subito una legge sulla libertà religiosa.
Io approvo una legge simile, penso sia giusto controllare che tutti i soldi versati alle religioni siano utilizzate solo per il culto e la beneficenza.
I soldi versati a TUTTE le religioni.
Sarebbe interessante fare un grafico con le destinazioni dei soldi raccolti dalla chiesa cattolica.