Il 31 ottobre scorso sono partite le celebrazioni per il cinquecentenario della Riforma protestante, un anno in cui la Chiesa luterana insieme ad altre ricorderà l’iniziativa del suo padre fondatore, Martin Lutero, che avrebbe poi portato alla separazione del movimento religioso evangelico dalla Chiesa di Roma. Il 31 ottobre del 1517, infatti, secondo la tradizione Lutero avrebbe affisso sul portone della chiesa del castello di Wittenberg un elenco di 95 tesi per contestare la vendita delle indulgenze avviata da Giulio II, e poi proseguita con Leone X, allo scopo di finanziare la ricostruzione della basilica di S. Pietro in Vaticano.
In realtà quello della vendita delle indulgenze fu solo uno dei motivi che animarono Lutero nella sua azione riformatrice. Lutero pensava a una Chiesa meno elitaria e più vicina alla gente, contestava l’uso esclusivo del latino nella liturgia e puntava il dito contro le ingerenze politiche e la corruzione della Chiesa romana. Tuttavia la critica verso la vendita delle indulgenze, verso il tentativo dei papi di arricchirsi indebitamente alle spalle di chi, ingenuamente, cercava di guadagnarsi un posto in paradiso, rimane l’aspetto principale dell’intero processo di allontanamento. Simbolicamente, i luterani ne fecero una questione di vile pecunia. Chi potrebbe dare loro torto?
Eppure, per quanto assurdo possa sembrare, è proprio un’ampia fetta di fedeli cattolici (ma non solo) a dare indirettamente torto a Lutero e, di conseguenza, a legittimare pratiche molto poco edificanti come quella della vendita delle indulgenze. Lo fanno, magari inconsapevolmente, nel momento in cui giustificano un privilegio qualunque di carattere economico riconosciuto alla Chiesa cattolica. Anzi, per certi versi il finanziamento da parte pubblica è una forma di arricchimento indebito perfino più grave, perché attinge a un tesoro costituito attraverso il fisco, con soldi provenienti da tutti a prescindere dall’orientamento religioso personale, e quindi con finalità ben diverse da quella del sostegno a beni ecclesiali e sacerdoti. Quantomeno chi comprava le indulgenze veniva sì truffato, ma tirava fuori i quattrini esattamente per quello scopo.
Adottando oggi lo spirito con cui Lutero formulò le 95 tesi, cosa si dovrebbe dire dei mille rivoli attraverso i quali la Chiesa di Roma accresce la sua fortuna? La lauta ricompensa riconosciuta con l’istituzione dell’Otto per mille, che certo medievale non è visto che data 1984 (anno di revisione dei Patti lateranensi), non è di sicuro meno truffaldina nonostante sia mezzo millennio più giovane della vendita delle indulgenze. Così come non lo è nemmeno la pretesa di impiegare nelle scuole statali personale retribuito allo scopo di insegnare cattolicesimo, o di assumere assistenti religiosi in strutture pubbliche obbliganti come ospedali e caserme, e come non lo sono le mille esenzioni fiscali e, perché no, perfino l’utenza idrica di uno Stato estero qual è la Città del Vaticano. Tutti soldi che potrebbero piuttosto essere impiegati in progetti che siano veramente a beneficio di tutta la comunità, come infatti ha sottolineato l’Uaar con la recente campagna #Chiedilialoro. Tutte forme di finanziamento che evidenziano una forma di mercificazione del culto non molto diversa, almeno in linea di principio, da quella che determinò la protesta dei seguaci di Lutero.
Non che i luterani di oggi abbiano molto da invidiare ai cattolici quando si tratta di grattare denaro pubblico. Non certo in Italia, dove il loro peso è ininfluente, ma ad esempio in Germania da ben duecento anni i preti luterani e cattolici vengono stipendiati dallo Stato in virtù di un accordo di compensazione per i possedimenti che all’epoca furono loro confiscati. Un provvedimento a tempo indefinito diventato di fatto a tempo illimitato, che va ad aggiungersi alla già cospicua tassa di religione imposta a chiunque appartenga a un culto riconosciuto.
L’apertura delle celebrazioni del cinquecentenario in Svezia ha anche visto la partecipazione di un ospite tutt’altro che scontato, visto che si tratta proprio del rappresentante dei rivali religiosi: papa Bergoglio. In realtà da parte cattolica c’era già stata un’apertura in occasione del Concilio Vaticano II, al quale furono invitati come osservatori esponenti sia protestanti che ortodossi, ma l’iniziativa non è stata comunque presa bene dai più intransigenti come Socci, attualmente direttore della scuola di giornalismo della Rai a Perugia. Il senso di questa partecipazione è reso abbastanza bene dalle parole che lo stesso Bergoglio ha riferito ai giornalisti: «Il vostro lavoro aiuterà tanto a capire, che la gente capisca bene». Dunque un’operazione squisitamente mediatica, come testimonia anche il botta e risposta con il presidente Mattarella, con quest’ultimo che ha sentito il bisogno di profondere apprezzamento: «L’Italia guarda con attenzione a questa missione, che rappresenta una tappa di primaria rilevanza nel dialogo ecumenico».
In effetti non potrebbe essere altrimenti vista la distanza tra le visioni delle due confessioni cristiane. I luterani ordinano donne, i cattolici non ci pensano neanche. La Chiesa luterana si è sempre dimostrata aperta nei confronti degli omosessuali e in generale sui temi etici, quella cattolica è semplicemente anacronistica da questi punti di vista. Perfino sul problema (loro, delle gerarchie cattoliche) della secolarizzazione dilagante il papa non riesce a vedere le cose da una prospettiva positiva, ma ripiega sui soliti discorsi triti e ritriti come laicismo vs. sana laicità e sulla debolezza della Chiesa. Difficilmente si potrà andare oltre qualche formula di collaborazione a progetto tra le due confessioni, ma nel frattempo un manto di ecumenismo fa pur sempre la sua figura.
Massimo Maiurana
Troppo buono con Lutero il quale, dopo avere parteggiato per il popolo, in particolare per i contadini, li tradì per fare gli interessi dei principi.
Riconosco che alla fine del post ci si ravvede dando ai preti tutti la dimensione di profonda ipocrisia che è l’unica caratteristica che spetta loro.
Senza l’aiuto dei principi Lutero avrebbe fatto la fine di Jan Hus e tanti altri eretici. A dimostrazione che senza la politica e i soldi la religione è debole.
E’ vero che Lutero è un personaggio con diversi lati negativi, ma il processo che ha innescato (senza volerlo in quei termini) è stato sicuramente positivo, ha rotto l’unità ed aperto spazi di libertà.
Cosa sarebbe la religione senza soldi, potere e privilegi, senza l’appoggio e l’aiuto del potere, senza la mercificazione? Ben poca cosa. Per questo non si sono mai fatti problemi a ricorrervi e continuano a difendere quei privilegi e quel potere politico ed economico e gli intrallazzi vari.
Il problema della ricchezza e del potere era molto sentito nel cristianesimo primitivo che ha mantenuto un atteggiamento diffidente finchè non lo ha ottenuto. Personaggi come Pelagio nel IV secolo erano molto seguiti, ma purtroppo è stato poi considerato eretico ed hanno vinto gli altri, i Sant’Agostino e i Sant’Ambrogio che hanno così decretato il successo della chiesa dei nobili.
Lutero si è scagliato contro la chiesa cattolica riproponendo una visione più primitiva del cristianesimo e meno materialista, ma anche lui senza l’appoggio e protezione di alcuni principi tedeschi avrebbe fatto la fine di Jan Hus di 100 anni prima ed oggi lo ricorderemmo solo come uno dei tanti eretici eliminati dalla chiesa dominante.
Ed alla fine anche la chiesa luterana e le altre confessioni protestanti non hanno certo disdegnato soldi e potere ed il ruolo di religione di stato. Basta pensare ai vari principati vescovili dove anche i vescovi protestanti non si sono certo distinti per la loro povertà e semplicità e tolleranza. Però, almeno, hanno iniziato prima con la secolarizzazione di tali principati vescovili
Pur essendo più sobri della chiesa cattolica la chiesa luterana tedesca oggi ha un patrimonio immobiliare stimato attorno ai 250 miliardi di Euro, contro i 270 miliardi della chiesa cattolica tedesca, un po’ di meno, anche tenendo conto che sono stati per alcuni secoli religione di maggioranza, ma non certo così diversi. Ed anche il loro fatturato, pur inferiore a quello della chiesa cattolica, è da multinazionale e dell’ordine di diverse decine di miliardi di Euro.
Interessante è la questione del pagamento degli stipendi da parte dello stato secondo accordi datati all’epoca napoleonica, cioè al 1803 ! per le cosiddette espropriazioni e secolarizzazioni e che negli intenti dell’epoca dovevano durare solo per tutta la vita del clero in servizio all’epoca. Le ricchezze le hanno accumulate come i loro alleati aristocratici, ma nessuno si è sognato di indennizzare l’aristocrazia per la perdita delle proprie ricchezze accumulate non certo per vie molto etiche. Eppure le chiese invece sono state indennizzate, tra l’altro anche per beni di cui si erano appropriati tramite la concessione dell’uso da parte dei proprietari aristocratici o del re (quindi non ne erano i veri proprietari, un po’ come succede oggi dove formalmente certi beni non sono della chiesa, ma lei ne ha la piena disponibilità come se fossero propri). La Repubblica di Weimar ne aveva decretato la fine, senza indennizzo, ma tale legge non è entrata in vigore per l’arrivo della “dittatura” Hindemburg” e del nazismo che poi ha concesso favori alle chiese ed il concordato, cosa successa anche da noi col fascismo.
E’ stato calcolato che la quota pagata nei due secoli supera ormai abbondantemente il valore degli immobili espropriati, eppure quando ne è stata proposta l’abolizione è partita immediatamente la reazione che ha messo tutto a tacere con la richiesta di un’indennità di uscita pari ad almeno 20, se non 40 volte il valore annuale che per tutta la Germania è pari a mezzo miliardo di Euro.
Non oso immaginare quanto chiederebbero qui in Italia, dopo tutto anche noi stiamo pagando per eventi del 1870 rinforzati dal fascismo nel 1929 col concordato (e dal 1984 sono riusciti a peggiorare le cose per indennizzare la chiesa del non essere più ufficialmente religione di stato).
D’altronde se l’anno scorso il governatore del Veneto poteva dichiarare regalando 42 milioni alle scuole paritarie: «Il Governo ci vorrebbe più impegnati nella costruzione di asili pubblici. Noi diciamo che questa è la nostra storia e che non ci sono alternative alle comunità parrocchiali e congregazionali. In Veneto non cerchiamo e non vogliamo nessuna alternativa».
Lo stesso papa al di là di dichiarazioni populiste sulla ricchezza e sul capitalismo non ha fatto niente in tal senso ed è riuscito a difendere il tutto affermando che le ricchezze della chiesa servono per i poveri ….(e nelle attività della chiesa lo sfruttamento capitalistico è protetto come zona franca. Sono secoli che trovano persone che si bevono questa scusa per un po’ di elemosina e di attività umanitaria.
Il Resto del Carlino di oggi:
”I vescovi del terremoto: «La priorità è ricostruire le chiese»”.
I poveri sempre al centro della loro attenzione…
Pensa che in un paese c’erano 22 chiese per meno di 300 abitanti, 1 chiesa ogni 12 persone. Una follia che dovremmo perpetuare nel tempo, una dimostrazione di quanto abbiano pensato, e continuino a farlo, a glorificare se stessi ed il loro potere anzichè preoccuparsi del popolo.
Una legge economica dice che se di una cosa ne abbiamo tante allora il suo valore si deprezza. Anche l’aristocrazia ha fatto cose simili, ma nessuno si sogna di conservare tutto ciò che ha fatto: se c’è qualche privato che vuole farlo lo faccia di tasca propria. Ma sono soldi tolti ad attività più urgenti. E gli spazi per la propria fede non mancano. Per fortuna che poi mitizzano quelli che avrebbero venduto le loro ricchezze per aiutare i poveri …
RobertoV
proverei di girare la tua domanda; come fai a tenere il potere senza la religione e senza i soldi!?
la religione, il dogmatismo, l’irrazionalità, la fede è solo un mezzo per il poterei, un mezzo per controllare coloro che ci credono, per il resto sono i soldi. La stori ha dimostrato che il potere, che è una forma molto alta di intelligenza collettiva, non si è fatto problemi a cambiare la religione optando per quella piu adatta ai propri scopi.
La chiesa ortodossa fanariota, dopo aver fatto accordi con la sublime porta, durante i circa 400 anni sotto l’impero ottomano è riuscita a accumulare una ricchezza incalcolabile, spesso le famiglie cristiane per non pagare la giza o vedere confiscare i propri beni, cointestavano le proprietà e terreni alla chiesa, nella maggior parte dei casi dopo anni la chiesa diventava priprietaria unica dei terreni, nessun governo laico arrivato al potere in Grecia dal 1830 ad 2010 si era mai preso la briga di censire i terreni e le proprietà immobiliare della chiesa, immagini che evasione fiscale.
“Tuttavia la critica verso la vendita delle indulgenze, verso il tentativo dei papi di arricchirsi indebitamente alle spalle di chi, ingenuamente, cercava di guadagnarsi un posto in paradiso, rimane l’aspetto principale dell’intero processo di allontanamento. Simbolicamente, i luterani ne fecero una questione di vile pecunia.”
Se non sbaglio a monte c’è proprio il fatto che tra peccato/peccatore e Dio non c’è più un clero che fa da intermediario e ha il potere, e quindi la possibilità di abusarne, di concedere il perdono. Per cui abbiamo mentalità di responsabilità personale e di dover rendere conto delle proprie azioni che differenzia latini e nordici da secoli.
@ Roberto V
“Cosa sarebbe la religione senza soldi, potere e privilegi, senza l’appoggio e l’aiuto del potere, senza la mercificazione? Ben poca cosa?
A
@ Roberto V
(chiedo scusa, solito disguido. Il commento alla frase di RobertoV, che riscrivo, voleva essere questo) :
“Cosa sarebbe la religione senza soldi, potere e privilegi, senza l’appoggio e l’aiuto del potere, senza la mercificazione? Ben poca cosa.”
Credo che occorra distinguere tra ‘religione’ e ‘istituzione religiosa’ (o ‘chiesa’, che dir si voglia). L’una – a mio parere – costituisce un’esigenza reale propria della condizione umana (in estrema sintesi, espressa qui più volte: la consapevolezza della morte contrasta con l’esigenza fisiologica di continuare a vivere, da cui la ricerca di qualcosa o qualcuno in grado di garantire una qualche forma di vita, quale che sia, anche dopo la dissoluzione del corpo); l”istituzione religiosa’ invece è il formarsi storico di una istituzione, appunto, che – in buona o mala fede – ritiene di avere una risposta per questa esigenza, purché si seguano determinati comportamenti e rituali. Ora, è questa che detiene un potere, sia spirituale che temporale, che ne costituisce la vera forza… sia che diventi essa stessa, come istituzione, fonte unica di potere (gli stati teocratici), sia che si limiti – si fa per dire – a condizionare il potere politico… il quale a sua volta, avendo spesso proprio l’istituzione religiosa come modello, strumentalizza la religione. Ma perchè può farlo? Perchè può sfruttare un’esigenza reale, reale come esigenza!
Quindi – sempre a mio parere – il togliere ‘soldi potere e privilegi’ alla chiesa è veramente possibile… oltre che naturalmente contrastando il modo con cui esercita , per così dire, il potere temporale… combattendo anche ‘il potere spirituale’, che, con la religione come esigenza, non ha niente a che fare. Operazione, questa soprattutto culturale, che può condurre solo uno stato laico, purchè veramente laico.
Che, con l’aria che tira, sembra in fase di progressivo arretramento, altro che secolarizzazione! Non solo in Italia.