Il no all’eutanasia pronunciato lunedì da Camillo Ruini nella prolusione al Consiglio permanente della Cei continua ad animare il dibattito politico. Il giorno dopo l’intervento del prelato, alla Commissione sanità del Senato si è parlato proprio di testamento biologico e della necessità di una legge. «La popolazione se lo aspetta», ha incalzato l’oncologo Umberto Veronesi (nella foto), «ed è opportuno che tutti i diritti siano tutelati da una legge; anche quello di avere un testamento biologico». E se la legge non arriva, ha rimarcato l’ex ministro della Sanità, «la gente farà per conto suo. Basta vedere il caso della Germania dove, oltre 7 milioni di persone hanno il testamento biologico pur non avendo una legge». Veronesi però ha avvertito che «il lasciar morire, o l’eutanasia indiretta, così come quella attiva, non hanno niente a che vedere col testamento biologico», che «ha un ambito più ristretto, limitato al consenso informato». Veronesi, alla commissione, ha anche parlato del caso Welby: «Eticamente è stato un suicidio, ma la popolazione, come referendum e sondaggi confermano, è a favore della possibilità che ognuno scelga come affrontare il termine della vita». […]
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