Non solo clericalate. Seppur spesso impercettibilmente, qualcosa si muove. Con cadenza mensile vogliamo darvi anche qualche notizia positiva: che mostri come, impegnandosi concretamente, sia possibile cambiare in meglio questo Paese.
Un importante appello per la valorizzazione della scienza è arrivato dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in occasione delle celebrazioni al Quirinale per la manifestazione “I giorni della ricerca” organizzata dall’Airc. Durante l’evento il presidente ha affrontato alcuni temi d’attualità, strategici per l’Italia. Su cure mediche e vaccini, ha ammonito: “Non possiamo accettare che nel XXI secolo acquistino credito credenze anti-scientifiche e che queste credenze ostacolino indispensabili azioni preventive (come le vaccinazioni) finalizzate a sradicare o a impedire il ritorno di malattie pericolose”. Mattarella ha ricordato l’oncologo laico Umberto Veronesi, scomparso l’anno scorso, per il contributo nella lotta contro il cancro in Italia. Il presidente ha inoltre invitato a proseguire nella strada dello sviluppo e dell’impiego delle cure palliative, per alleviare le sofferenze dei malati. Non è mancato l’invito ad arginare il fenomeno dei cervelli in fuga: “Dobbiamo compiere ogni sforzo affinché la circolazione del sapere e delle intelligenze non diventi, per i nostri giovani, una strada a senso unico, in uscita”.
Proprio lo stesso giorno è arrivato dalla Cassazione un decisivo pronunciamento sulle vaccinazioni, che sottolinea l’importanza del consenso scientifico in un periodo di accese polemiche e durante il quale dilaga l’informazione scorretta sul tema. L’ordinanza n. 24959 ha respinto il ricorso presentato dai genitori di un bambino contro il Ministero della Salute al fine di ottenere un indennizzo per presunti danni da vaccini. Il bambino è affetto da autismo e la famiglia sosteneva che fosse conseguenza delle vaccinazioni ricevute. Il tribunale di Ancona aveva prima dato ragione ai genitori, ma la Corte d’appello aveva smentito il nesso causale. La Cassazione ha confermato il verdetto, ricordando che occorre valutare secondo “un criterio di ragionevole probabilità scientifica”.
La senatrice Monica Cirinnà (Pd) nel suo libro L’Italia che non c’era si è presa la briga di ricostruire quella che ha definito una vera e propria “guerra del Vietnam” in Parlamento: quella per arrivare all’approvazione della legge sulle unioni civili. Dopo aver rievocato le forti resistenze tra Camera e Senato, durante un’intervista su Il Fatto Quotidiano ha promesso che con il nuovo Parlamento si impegnerà per l’approvazione della stepchild adoption per le coppie omosessuali (stralciata dal testo su pressione dei clericali) e per l’istituzione del matrimonio tra persone dello stesso sesso.
Ma la strada è ancora lunga per l’approvazione di altre leggi laiche. Emblematico è il caso della normativa sul biotestamento, approvata dalla Camera ma ferma di fatto in Senato a causa dell’influenza confessionale. Per cercare di sbloccare la situazione i senatori a vita Elena Cattaneo, Mario Monti, Renzo Piano e Carlo Rubbia hanno diffuso un appello sulla necessità di una legge dignitosa sul fine vita, ricordando che la bloccano “tremila emendamenti (in massima parte ostruzionistici) e discussioni infinite”. Dal canto suo anche la presidente della commissione del Senato, Emilia Grazia De Biasi (Pd), ha scritto al capo del Senato Pietro Grasso per valutare l’utilizzo del meccanismo del “canguro” al fine di bypassare i numerosissimi emendamenti e portare in tempi brevi il disegno di legge in aula per l’approvazione, come suggerito dal Movimento 5 Stelle. L’Associazione Luca Coscioni, da tempo impegnata sul tema anche con il sostegno dell’UAAR, ha diffuso un appello tra i sindaci. L’iniziativa ha raccolto anche il sostegno di Virginia Raggi (Roma), Giuseppe Sala (Milano), Luigi De Magistris (Napoli), Chiara Appendino (Torino), Leoluca Orlando (Palermo), Federico Pizzarotti (Parma), Filippo Nogarin (Livorno).
Le istituzioni sono più consapevoli delle problematiche riguardanti gli omosessuali. Un segnale di questo nuovo atteggiamento arriva dai vari patrocini (compreso quello della Presidenza del Consiglio dei ministri) concessi al seminario di formazione per le forze dell’ordine dedicato alla prevenzione e al contrasto di crimini d’odio e discriminazioni. Un evento organizzato da Polis Aperta, associazione che difende le istanze delle persone lgbt nelle forze dell’ordine, che si è svolto il 16 ottobre a La Spezia (anche con la collaborazione del circolo locale dell’UAAR). Il corso ha visto la presenza del ministro plenipotenziario Fabrizio Petri, presidente del Comitato interministeriale per i diritti umani. Il ministro della Giustizia Andrea Orlando ha inviato una nota in cui manifestava apprezzamento e rendeva conto delle iniziative intraprese nel dicastero per il contrasto all’omofobia.
Anche il mondo universitario italiano inizia ad affrontare in maniera sistematica un tema come l’omosessualità. L’università di Torino ha attivato un corso facoltativo dedicato alla Storia dell’omosessualità, offerto dal dipartimento di Studi umanistici attraverso il Dams: si tratta del primo ateneo in Italia.
D’altro canto, arriva qualche segnale accademico contro l’invadenza confessionale nelle scuole e nelle università. All’università di Macerata la professoressa Clara Ferranti, durante la lezione, si era messa a pregare, invitando gli studenti a farlo e suscitando quindi le proteste di quelli laici. L’occasione “speciale” era il centenario della presunta apparizione della Madonna a Fatima. La docente ha ammesso di aver chiesto anche ai non credenti di alzarsi “per rispetto di chi crede”. L’episodio ha suscitato imbarazzo nella Chiesa locale, che traspare dalle dichiarazioni del vescovo Nazzareno Marconi. Importante la presa di posizione del rettore dell’università, Francesco Adornato, che ha espresso le sue scuse per l’atteggiamento “assolutamente improprio e censurabile” della docente.
Anche sul fronte del diritto all’autodeterminazione delle donne alcune istituzioni iniziano ad esprimere perplessità per il dilagare dell’obiezione di coscienza. Il Garante per i diritti dell’infanzia e dell’adolescenza per la Puglia, Ludovico Abbaticchio, ha ricordato che “la funzione e la modernità” della legge 194 sull’aborto è “ben salda”, ma la sua applicazione è “deficitaria” per la “costante diminuzione del numero dei medici non obiettori” (ne rimangono solo 23 in tutta la regione). La presa d’atto della situazione ha destato le ire di esponenti clericali locali.
Oltre a denunciare la situazione, altre istituzioni puntano a provvedimenti per promuovere il family planning. L’assessore regionale alla Sanità dell’Emilia-Romagna, Sergio Venturi, ha presentato una proposta per distribuire gratuitamente contraccettivi ai giovani sotto i 26 anni e per aprire sportelli dedicati agli under 35, volti a fornire indicazioni su pianificazione familiare e salute riproduttiva.
Tra i mille rivoli dei costi della Chiesa a carico delle casse pubbliche, c’è anche la “tradizione” del Comune di Roma di raccogliere e devolvere le monetine lanciate dai turisti dentro Fontana di Trevi direttamente alla Caritas diocesana: la cifra raggranellata si aggira ogni anno intorno al milione di euro. Una memoria approvata dalla giunta di Roma il 30 ottobre rivede questo automatismo, che rappresenta di fatto un privilegio confessionale: la somma sarà stanziata, a partire dal prossimo aprile, a favore di progetti di solidarietà e assistenza sociale da presentare al Comune.
Non manca qualche critica in sede istituzionale alla prassi di finanziare con fondi pubblici i cappellani in corsia. La Ulss 3 Serenissima aveva infatti stipulato un accordo con il patriarcato di Venezia per stanziare 120 mila euro all’anno per l’assistenza spirituale (cattolica) negli ospedali della zona: la decisione ha destato le proteste del consigliere regionale Graziano Azzalin (Pd).
La redazione
Sulle monetine della fontana di Trevi, che non saranno più date alla caritas, ma:
”… la somma sarà stanziata, a partire dal prossimo aprile, a favore di progetti di solidarietà e assistenza sociale da presentare al Comune…”.
Spero che ci siano progetti di assistenza alternativi alla caritas, altrimenti quello che è uscito dalla porta… rientra dalla sacrestia.
Vedo che in molti comuni, le mense per i poveri vengono gestite da associazioni gestite dalla Chiesa cattolica . Altra impressione che da straniero ho avuto dopo una certa permanenza in Italia : lo Stato italiano in fatto di sociale aveva abbandonato tanto di quello che uno stato dovrebbe gestire alla Chiesa cattolica o le sue ramificazioni . Mi sbaglio ?
Lo stato italiano, assieme ai comuni spende circa 7-8 miliardi di Euro all’anno per l’assistenza e l’attività sociale, la chiesa cattolica solo sui 150 milioni di Euro.
Però stato e comuni, spesso si servono di strutture della chiesa per far gestire la loro attività sociale, cioè lo stato paga, ma a gestire i suoi soldi sono associazioni della chiesa tipo la caritas, spesso con scarsi controlli, senza gare d’appalto, ma per assegnazione diretta alla chiesa e con criteri magari stabiliti dalla chiesa stessa. Così nell’immaginario collettivo sembra che l’attività sociale sia della chiesa, ma in realtà sta solo offrendo un servizio a pagamento, servizio che cessa se lo stato non paga. Quanto guadagna su questo?
Basta vedere con gli immigrati. Lo stato rimborsa 35 Euro ad immigrato ad associazioni di volontariato tra cui la chiesa fa la parte principale, ma i costi per la chiesa cattolica grazie alle sue proprietà patrimoniali e privilegi sono decisamente inferiori, permettendo quindi guadagni sull’attività. Di fatto la chiesa cattolica offre un servizio di gestione a pagamento, pagato coi soldi di tutti. Una delle classiche giustificazioni è quella classica per il privato: sarebbero più efficienti dello stato. Sicuramente sono più efficienti nel guadagnare. Pensa solo al caso della FAO: dopo tanti bei discorsi sul fatto che bisogna donare soldi contro la povertà ha donato solo 25000 Euro alla FAO. Quanti ne gestiranno poi di soldi nel mondo donati dai vari stati le associazioni cattoliche?
Correggo:
…sue proprietà immobiliari…. non patrimoniali)
….con criteri e progetti magari stabiliti dalla chiesa stessa.
@ Gérard
Non solo non ti sbagli ma tocchi il punto sicuramente più critico del rapporto stato-chiesa in Italia. E’ il tema della supplenza, per cui molte delle prerogative e degli obblighi che uno stato laico dovrebbe avere in quanto tale sono, per così dire, ‘appaltati’ alla chiesa la cui presenza nelle istituzioni è – con la benedizione dello stato stesso – pervasiva al punto che ormai è accettata come la cosa più ‘normale’ che un cittadino possa aspettarsi. Cito solo due dei più sconcertanti aspetti di questa ingerenza della chiesa nelle attività che dovrebbero essere gestite dallo stato: oltre a quella qui richiamata delle ‘opere di carità’, quella di importanza fondamentale che ha come campo d’azione la scuola. Queste che dovrebbero essere in ogni caso iniziative ‘private’ (scuole, appunto, private, e associazioni caritative) di fatto ricoprono un ruolo integralmente pubblico.
Più in generale… e l’ossequio da parte di tutte indistintamente le forze politiche lo dimostra, per esempio con l’esaltazione di questo papa… si può dire che è la chiesa la vera struttura portante dello stato, per cui ogni proposta anche a livello legislativo ha successo se trova il consenso più o meno esplicito della chiesa.
Ecco allora perchè – per poter parlare di ‘buone novelle laiche’- occorre valutare quanto si è riusciti a strappare dalle grinfie cllericali.
Roberto V
E di fatto… sono andato di sorprese in sorprese : attivita della scuola dell’ infanzia in sale parocchiale, studio di medici dell’ asl presso Misericordia etc etc … Non ci capivo piu nulla …
Bisogna anche dire che ho veramente capito le virtù della laicita francese in Italia .
Gerard
Quello che evidenzi è legato anche ad un altro problema. Le grandi proprietà immobiliari della chiesa che di fatto possiede un pezzo dell’Italia. Così anche lo stato e gli stessi cittadini si trovano a dover utilizzare strutture della chiesa frutto della sua “eredità storica”: cinema, teatri, palazzi, appartamenti, ospedali, scuole. Spesso illusi dal costo più contenuto di tali strutture rispetto ad altre equiparabili, ma che in realtà sono state pagate e sono pagate coi soldi di tutti e coi privilegi di cui gode.
Per esempio io negli anni ’70 ho fatto il liceo scientifico statale a Milano nelle aule affittate ad una scuola privata cattolica, a cui lo stato pagava l’affitto. Hai mai visto la situazione opposta?
Gualerzi
Questa supplenza è legata anche alla forza della chiesa stessa che impedisce allo stato di fornire alternative ed al retaggio storico di essere stata religione di stato fino ad un passato recente con, quindi, confusione dei due ruoli: vedi quanto denunciato più volte per le scuole private, ma anche per gli oratori. E questo servizio non è vantaggioso perché le persone vedono solo una parte dei costi, facendo credere che la chiesa venga in aiuto allo stato, ma vi sono costi più o meno occulti pagati da tutti che rendono lucrativa l’attività per la chiesa che sa bene come fare i propri interessi.
Roberto V
Grande proprieta ne ha da secoli ma adesso costruisce nuovi edifici e quelli li affitta allo Stato . E quello che non capisco …Nel 1905 in Francia le congregazioni religiose furono espulse e i loro beni sono diventati proprieta dello stato . Molte sono diventate istituzioni statali e anche altro . Dopo il 1918 , all’ indomani della Grande guerra e nello spirito di riconciliazione nazionale, dette congregazioni furono autorizzate a tornare in patria, andando in nuovi edifici ( pagati da loro e proprieta loro ) oppure in quelli vecchi, questa volta come inquilini, gli edifici essendo diventati proprieta dello stato . Gli edifici nuovi, la Chiesa francese li costruisce per i suoi scoppi
“…approfondendo l’argomento, oggi mi sono dovuto convincere che la soluzione di tutti i problemi -anche di quelli che riteniamo più spiccatamente economici e tecnici- della convivenza civile, è funzione del modo in cui si riesce a risolvere il problema della libertà di coscienza, cioè del modo in cui vengono regolati i rapporti fra lo Stato e la Chiesa” (E. Rossi “Il manganello e l’aspersorio”).