Prodi: sui Pacs non prendo lezioni

Romano Prodi ha preferito dirlo con una frase spezzata in due, una lunga e complessa perifrasi. Ma i professionisti della politica che lo ascoltavano hanno avuto un sussulto sulla sedia e hanno capito. Erano quasi le 8 di sera, il vertice per ritrovare la pace in politica estera era appena iniziato con la relazione del presidente del Consiglio. Che si è tenuto al tema, tranne che nel passaggio finale del suo intervento: «La nostra democrazia ha bisogno di stimoli, non di lezioni. Credo di essere stato chiaro: sulle scelte internazionali, sui valori, sulle decisioni che toccano gli italiani, ascoltiamo, ci confrontiamo, ma alla fine siamo determinati a stabilire noi cosa fare». E proprio in fondo, la frase chiave: «Vale per le missioni di pace, vale per le scelte istituzionali, vale per le scelte che toccano i diritti della persona». Certo, non è scritto chiaro e tondo, ma l’allusione di Prodi è anche ad uno Stato estero chiamato Vaticano. Questo, almeno, è lo spirito col quale il presidente del Consiglio ha scritto il testo che poi ha letto davanti ai segretari e ai capigruppo della maggioranza.
[…] Un discorso che volutamente è culminato in quella frase che indirettamente ma chiaramente richiama la vicenda delle unioni civili. E d’altra parte nella labirintica trattativa su questa vicenda, due erano i soggetti che da tempo non emettevano segnali: il presidente del Consiglio e il vicepresidente Francesco Rutelli. Pubblicamente silenziosi entrambi e da lungo tempo. Ma nel vertice dedicato alla politica estera, Prodi ha deciso che era venuta l’ora di scoprirsi e ha lanciato il segnale che mancava: si tira dritto. I ripetuti, espliciti inviti a fermarsi lanciati dalla Conferenza episcopale hanno infastidito il presidente del Consiglio, in particolare l’ultimo, quel «non possumus» scandito da “Avvenire”. Nelle ultime 48 ore, con l’approssimarsi del Consiglio dei ministri di venerdì che dovrebbe “licenziare” il ddl governativo, su Prodi si sono scaricate pressioni fortissime da Oltretevere.
Ma con due intensità diverse: la Cei, guidata dal Cardinale Camillo Ruini che oramai ha con Prodi una questione personale, ha detto chiaro e tondo che la legge non s’ha da fare; dal Vaticano si è lasciato intendere che invece si può e si deve discutere sul testo che il governo sta per battezzare. Quando lo farà? Questo è un piccolo mistero […]
Molto dipenderà da Francesco Rutelli. Sul leader della Margherita si sono scaricate tutte le aspettative della Cei e anche del Vaticano. Ma nelle ultime – incalzato dai Popolari della Margherita che lo accusano di sposare una linea “clericale” e consapevole che sposare la linea vaticana comprometterebbe quasi definitivamente il progetto del partito democratico – Rutelli ha trasmesso al ministro della Famiglia Rosy Bindi il suo appoggio alla “costruzione” di un testo coerente col programma dell’Unione e dunque privo di quelle “concessioni” in termini di diritti finanziariamente impegnativi assenti nel testo concordato prima delle elezioni.

Fonte: laStampa.it