Impugnando il vessillo della croce nella mano sinistra e nella destra una spada sguainata, un angelo biondo si libra con ali immense sopra i crociati sulla strada di Gerusalemme, simile all’uccellaccio che in un turbinio di vesti, ali e spade minaccia Roma dagli spalti di Castel Sant’Angelo. È Michele, l’arcangelo guerriero, simbolo di un dio vendicatore e sterminatore. Lo ha scelto Maria Teresa Fumagalli Beonio Brocchieri per la copertina del suo Cristiani in armi (Laterza, 226 pagine, euro 16), dedicato con speranza ai nipotini perché riflettano, suppongo, come cristianesimo e pace non siano sinonimi. […] Più che un paio di frustate Gesù non somministra ai mercanti nel tempio, invita l’offeso a porgere l’altra guancia e a guardarsi dal ferire di spada, conversa con gli infedeli come con chi ancora non sa, non invoca dal Padre suo alcuna vendetta – messaggio che in quei tempi calamitosi e nel ribollire della Palestina dovette suonare scandaloso, ma fu certo all’origine della sua straordinaria diffusione. Ma ecco che mille anni dopo il cristianissimo vescovo Guglielmo di Tiro descrive così le gesta dei crociati una volta presa Gerusalemme: «… Coperti di elmi e corazze percorsero strade e piazze della città uccidendo indistintamente tutti gli infedeli che capitavano, senza riguardo né all’età né al rango. Da ogni parte si vedevano nuove vittime, teste staccate dai corpi, non era possibile camminare senza traversare mucchi di cadaveri … Poi, avendo saputo che gran parte della popolazione s’era rifugiata al di là dei bastioni del Tempio corsero sul posto in grande moltitudine colpendo con le spade chiunque incontrassero e inondando di sangue le strade. Essi compivano così i giusti decreti del signore … poi si cambiarono le vesti, si lavarano le mani e camminando a piedi nudi con cuore umile gemevano e piangevano con devozione». […] Si interroga Ambrogio: perché, mio Signore, mi dici di vendere la tunica e comprare la spada, ma mi interdici di usarla? Sarà – prima scivolata – per legittima difesa? Agostino, suo discepolo e animo tragico, va molto oltre: se c’è il male nel mondo deve essere stato previsto dall’infinita sapienza di Dio, dunque è in qualche modo concesso – quasi obbligato. Il pessimismo di Agostino è radicale. Nella notte tenebrosa del creato dopo la Caduta c’è dunque anche la guerra, scriverà al dubbioso Fausto, essa è inevitabile come la tempesta, la sofferenza, la morte. Affermazione fatale, perché se connessa alla umana natura per volere di Dio, potrebbe anche, in certi casi, essere giusta. In quali casi, che non siano la difesa – anch’essa non contemplata dai primi cristiani? […]
Il testo integrale della recensione di Rossana Rossanda è stato pubblicato sul sito del Manifesto