La “Lettera su Dio” è stata venduta all’asta ancora una volta e a un prezzo record. Scritta il 3 gennaio 1954, poco più di un anno prima della sua morte, contiene le ultime dichiarazioni di Einstein su temi religiosi. Se di alcuni miscredenti si racconta che all’approssimarsi della fine avrebbero abbracciato la fede, di Einstein — qualunque cosa abbia dichiarato in precedenza — bisognerà affermare l’esatto contrario: “La parola Dio per me non è altro che l’espressione e il prodotto delle debolezze umane, la Bibbia una raccolta di leggende venerabili ma ancora puramente primitive e piuttosto infantili. Per me nessuna interpretazione, per quanto sottile, può cambiar nulla al proposito”. Questo il brano più diffuso della lettera, a partire dal 2008 quando fu resa pubblica per la prima volta.
La stampa nostrana ha fatto girare la notizia con articoli sbrigativi, identici fra loro, spesso non firmati e talvolta confinati all’edizione online. Le testate cattoliche hanno accuratamente evitato la scottante faccenda. Le immagini della busta e della lettera sono state ampiamente divulgate, mentre è quasi impossibile imbattersi in una traduzione italiana integrale del testo (in rete qualcosa si trova). Tuttavia qualcuno si è spinto a sostenere che si tratterebbe di “uno dei più importanti manoscritti del XX secolo”, senza però chiarirne il motivo. Viene allora da domandarsi perché mai questa lettera abbia suscitato tanto interesse, fino ad acquisire un prezzo così alto. In linea di massima non c’è alcun motivo per ritenere che gli scienziati (o gli artisti o i politici o altri personaggi noti per i più disparati motivi) abbiano ragioni originali per credere o per non credere, diverse da quelle dei loro simili, o che possano addirittura illuminarli in qualche modo.
In genere, chi crede lo fa perché è stato educato in tal senso da bambino e, pur cresciuto, non intende rinunciare ai rassicuranti vincoli emotivi della fede. Analogamente, chi non crede lo fa perché fin da bambino è vissuto in un contesto libero dal fideismo e di conseguenza non ne ha mai avvertito l’esigenza, oppure ha smesso di credere perché a un certo punto gli è sembrato un passo indispensabile per la propria crescita. Einstein non fece eccezione. Proveniva da una famiglia ebraica non particolarmente credente, ma ricevette elementi di educazione religiosa, sia di quella cattolica obbligatoria nelle scuole bavaresi, sia di quella ebraica impartitagli in casa da un parente. Attorno agli undici anni visse persino un periodo di fervore religioso, piuttosto breve invero: “Attraverso la lettura di libri di divulgazione scientifica — raccontò in tarda età — mi ero convinto ben presto che molte delle storie che raccontava la Bibbia non potevano essere vere. La conseguenza fu che divenni un accesissimo sostenitore del libero pensiero”. La considerò sempre un’esperienza determinante.
Eppure tutti abbiamo letto numerose affermazioni di Einstein che suonano tutt’altro che religiosamente scettiche. Si tratta in molti casi di risposte a specifiche richieste (è il caso anche della nostra lettera): Einstein nega che le sue scoperte abbiano alcunché a che fare con la religione, è sempre attento a non ferire le credenze altrui, riconosce che talvolta la fede ha ispirato buone opere e arriva persino a scorgervi dietro un’esigenza che a suo modo condivide. Va anche ricordato che mentre si affermava il nazismo si riavvicinò alla comunità ebraica, considerandola sempre il proprio popolo. Sul versante opposto se la prese contro quegli atei “fanatici” che riducevano la religione a “oppio del popolo” (ben nota espressione cara all’altro grande totalitarismo). In certi casi invece parla di Dio, fede e religione in senso scopertamente metaforico. La più nota citazione di questo tipo, presente in tutti i libri a lui dedicati, è “Dio non gioca a dadi”.
La frase è riportata persino nel recentissimo Cambridge Companion to Einstein, ma è davvero l’unica di questo genere: negli studi specialistici non c’è posto per simile aneddotica. Comunque è ben noto che si tratta soltanto di una battuta, per di più diretta contro la meccanica quantistica, ovvero funzionale a una battaglia di retroguardia cui Einstein testardamente non rinunciò mai del tutto. A voler essere ancora più precisi, a Born scrisse: “Le nostre aspettative scientifiche sono ormai agli antipodi. Tu credi in un Dio che gioca a dadi, e io in leggi perfette che regolano il mondo delle cose esistenti come oggetti reali, e che cerco affannosamente di afferrare con metodo speculativo”. La credenza in Dio è dunque attribuita al suo antagonista e non certo rivendicata per sé. Polemizzando invece con Bohr sulla stessa questione, una volta lo accusò di atteggiarsi a “profeta” e, in altra occasione, di essere un “mistico”.
Spesso Einstein sembra esprimersi per aforismi piuttosto ambigui su questioni non ben definite, forse volendo anche prendersi gioco degli interlocutori, specialmente di quelli che pretendevano di difendere tesi troppo apodittiche o speravano di riceverne da lui. Non di rado però, come abbiamo appena visto, reinserite nel contesto originario, quelle frasi acquistano un significato decisamente chiaro e terreno. Ad esempio, quando disse che “il Signore è sottile, ma non malizioso”, si riferiva alla controversia sull’esistenza dell’etere. Quando invece sentenziò che “la scienza senza la religione è zoppa, la religione senza la scienza è cieca”, con “religione” alludeva solo alla fiducia “circa il significato e la grandezza di quegli obiettivi e di quei fini che trascendono la singola persona”. Il suo Dio era lo stesso di Spinoza (“il meraviglioso Spinoza”, come ribadisce anche in questa lettera).
La “fede” nel quale, sia detto per inciso, stava anche alla base della sua polemica erronea contro la meccanica quantistica cui già si è fatto accenno. A scanso di equivoci, bisognerebbe anzitutto accordarsi sul significato delle parole: di certo non parlava di un Dio rivelato, personale, creatore, trascendente, provvidente, eccetera. Spinoza, suo malgrado, dai contemporanei era considerato un ateo. Einstein non amava essere incasellato né tra i credenti né tra gli atei né tra i panteisti, gli spiaceva meno l’etichetta di agnostico e fu membro di associazioni umaniste e razionaliste (come la First Humanist Society e la Union Rationaliste). Questione di gusti, ma anche questione piuttosto nominalistica.
I fideisti tuttavia non resistono alla tentazione di arruolare Einstein nelle proprie file, anche a prezzo delle mistificazioni più grossolane. A parte le bufale vere e proprie (la più diffusa vede un Einstein agostiniano umiliare un professore ateo), la via più battuta è quella di correggere Einstein usando Einstein oppure i suoi esegeti più improvvisati. Gennari arriva incredibilmente a negare le stesse parole testuali della lettera, dichiarando “Falso!” che “per Einstein tutte le religioni, a partire dalla ebraica” fossero “un insieme di leggende infantili”. Agnoli sostiene che Einstein neppure conosceva Spinoza e lo abbandonò del tutto nel 1933 quando si sarebbe avvicinato al cristianesimo.
Per Socci Einstein avrebbe addirittura formulato la prova razionale dell’esistenza di Dio. Come mai questa prova finora non abbia né trovato posto sui testi scientifici né persuaso gli stessi colleghi di Einstein, mentre appare perfettamente persuasiva solo a chi non è in grado di capirne i lavori più rilevanti, è davvero un grande mistero della fede. Si noti che la comunità scientifica è al tempo stesso quella della quale costoro accolgono fiduciosamente il giudizio a proposito della grandezza di Einstein ma della quale respingono con sufficienza il disinteresse per le proprie elucubrazioni.
Uno dei maggiori biografi di Einstein ha ironizzato sulla sua “beatificazione” scientifica, per aver compiuto “miracoli di prima grandezza”, e sulla successiva “canonizzazione” a mezzo stampa. Ha insistito sulla nascita del suo “mito” di dimensione planetaria, sull’emergere della sua “figura carismatica, oggetto privilegiato di timore reverenziale, di venerazione e di astio”. Il tutto alimentato dalla “distanza fra l’uomo comune e l’eroe”, dal “senso di mistero che si accompagna alla sostituzione delle vecchie certezze con un nuovo ordine”, dal “suo linguaggio matematico sacrale”, dalle “stelle che hanno sempre avuto un posto nei sogni e nei miti” (e che durante l’eclissi di Sole del 1919 decretarono il suo successo).
Ha pure descritto il “singolare stato di eccitazione nel quale non conta più quello che si capisce, ma solo il fatto che ci si trova nelle immediate vicinanze di un luogo dove si verificano dei miracoli”, che mi pare il modo migliore per capire anche l’interesse per la nostra lettera: una santa reliquia da venerare piuttosto che un testo da leggere e meditare. Ma infine Einstein “soddisfa due esigenze profonde dell’uomo, quella di sapere e quella di non sapere, ma di credere”, che è proprio l’esigenza dei fideisti: avvezzi all’interpretazione guidata dalla fede, la applicano spontaneamente anche agli oracoli più improbabili. A dispetto della drastica sentenza di questi che “nessuna interpretazione, per quanto sottile, può cambiar nulla al proposito”.
Andrea Atzeni
Premetto che non conosco nè l’una né l’altra, ma sarei curioso di sapere se la prova dell’esistenza di dio di Einstein è uguale, differente o intercambiabile con quella di Godel.
Diocleziano
Kurt Gödel, un eccellente matematico, NON ha dimostrato razionalmente l’esistenza di un dio qualsiasi ! Ha tramite la matematica elaborato un’ipotesi della sua esistenza come tesi, ed anche l’antitesi, sempre matematica, della sua inesistenza !
Non è da escudere che Einstein l’abbia, a sua volta occasionalmente utilizzata. Ma senzaltro non l’ha mai considerata una prova razionale di una qualsiasi esistenza divina. Sarebbe stato uno sbaglio madornale……A comunque commesso qualche errore : il negare la meccanica quantistica, anche che sul tardi, fini -sia pure timidamente- per accettarla. Ha inoltre stranamente affermato che l’universo è statico ! Quando le sue equazioni dimostravano esattamente il contrario!…Affermava inoltre che utilizziamo solamente il 10% del nostro cervello ! Einstein non era ovviamente neurologo; se questo fosse vero il 90% del nostro encefalo sarebbe allegramente atrofizzato……
Da notare che Einsteint aveva un debole (se non vado errato) per un “dio” tipo Panteista….
NB : -Se fosse vero che esiste una prova indiscutibile di una qualsiasi deità, il mondo intero lo saprebbe ; a questo punto cesserebbero tutte le polemiche nei suoi riguardi, dovrei quindi logicamente –non potendo negarla- essere –come qualsiasi ateo- credente !..
Purtroppo per credere in dio basta utilizzare il cervello limbico-mammaliano, epicentro delle emozioni, fede inclusa ; il neocortex, in questi casi, premesso sia ben utilizzato ed esente da qualsiasi patologia, non serve a niente……
Su Godel avevo seguito l’altra discussione, ma ero curioso di sapere se davvero Einstein aveva elaborato qualcosa di simile; sarebbe sorprendente se ci fossero due diverse dimostrazioni su dio.
Dio non gioca a dadi, gioca a mosca cieca.
Non solo, ma anche a guardie e ladri, a Risiko, a “diffondi l’epidemia”, e soprattutto il suo preferito, a nascondino.
E direi visto che ancora non l’ha trovato nessuno.
Infatti è bravissimo, si nasconde… da dio!
Credo che Albert Einstein sia stato un buon fisico. Utilizzarlo per altri scopi mi sembra fuori luogo.
Dio gioca a dadi…….
-A questa frase, molto discutibile, rispose S.Hawking dicendo che « non solo (dio) non gioca a dadi, ma li lancia la dove nessuno puo’ vederli »….
Non a torto poiché nel mondo delle particelle le equazioni della fisica quantistica sono deterministiche, e qui non sembra esserci dei dubbi : l’evoluzione temporale degli stati di un sistema è sempre governata da equazioni differenziali che, dato una condizione iniziale, determinano senza ambiguità lo stato finale . Ma, -ed è questo il punto critico-, un indeterminismo appare quando si tratta di effettuare una connessione tra queste equazioni e i fatti sperimentali ! Quindi, dio gioca a dadi, ma li getta là dove nessuno puo’ vederli…
NB: – Einstein riteneva che le costanti della fisica erano immutabili, quindi credeva in un sistema antropico Forte (che non è scientifico), anziché in un sistema antropico Debole (scientifico)
Nonostante qualche sbaglio, (errare umanum est!) ritengo che Einstein è stato indiscutibilmente il migliore “visionario” scienziato del XXmo secolo, e di certo non sono il solo a crederlo.
Una caratteristica fondamentale della scienza,che gran parte del pubblico ignora ,e ‘ che non esistono ne’ dogmi ne verita rivelate,per cui QUALUNQUE teoria rimane sempre aperta a possibili revisioni anche radicali,di fronte a nuovi dati.
Per cui le famose “variabili nascoste”, che secondo Einstein permetterebbero di superare l’indeterminazione quantistica,potrebbero esistere , e’ impossibile negarlo con sicurezza assoluta.
Potrebbe darsi che semplicemente i mezzi disponibili attualmente siano tanto inadeguati a trovarle quanto i mezzi a disposizione di Galileo erano inadeguati per studiare la fisica atomica.
Puo’ darsi che tra un secolo,due,tre secoli ,dopo scoperte attualmente al di la della nostra stessa immaginazione,diventera possibile superare l’indeterminazione,magari sara possibile usare l'”entanglement” per comunicazioni istantanee,rimettendo cosi in gioco anche la teoria della relativita.
Improbabile ma non impossibile.
La scienza mostra parecchi casi di scienziati di notevole valore che ,dopo aver ottenuto
risultati tali da garantirgli un posto nella storia,si sono rovinati la reputazione sostenendo
senza la minima prova valida teorie assurde,notare bene,nel loro campo specifico !
Basti pensare a Jacques Benveniste,Luc Montaigner e la loro “memoria dell’acqua”.
Il caso di Einstein e’ diverso perche riconosceva la validita dei lavori di Bohr,Heisemberg ecc,
riteneva semplicemente che fosse possibile andare oltre,e anziche accontentarsi di previsioni
statistiche,per quanto accuratissime,fosse possibile,con nuove scoperte,arrivare a previsioni
deterministiche dei fenomeni.
Ma non pretendeva assolutamene di essere in grado di dimostrarlo,anche se spese inutilmente
gli ultimi decennin della sua vita nel tentativo.
Uno scienziato può mantenere la riservatezza su ciò che pensa su dio, ma quando questo scienziato diventa molto popolare, credo sia corretto non continuare a scherzare o trattare l’argomento come se fosse di secondaria importanza. Speriamo non esca un’altra lettera che smentisce quella appena venduta.
Apprezzo sempre che si citi Douglas Adams, come nel titolo. Einstein avrebbe riso di ciò che ora si dice su di lui
La formula di Einstein di dio è: Dio=mc²
In questo caso per”mc” si intende megacazza… va beh, ci siamo capiti.
Interessante la precisazione, comunque sarebbe cambiato poco. Un’ opinione e sempre tale anche se la pronuncia Einstein.
Poi, per la cronaca, si diventa atei anche vivendo in famiglie e contesti religiosi. Ancora mi tocca tenere la palma dei neocatecumenali (non è la mia, ovviamente) fuori dalla porta di casa. l’importante è si rispettino le idee altrui.
E ovvio che si deve rispettare le idee altrui . L’ essere ateo non impedisce di essere amico di credenti a patto che loro rispettino le tue opinioni in merito dell’ esistenza di Dio . Il problema è che spesso sono i credenti a non rispettare le idee degli atei . E anche un peccato che gli atei , sopratutto in questo momento dove le religioni si sentono ( almeno lo pensano loro ) forti e cercano di riappropriarsi il terreno che avevano perduto nei decenni scorsi, non siano di più visibili .
Che poi non è che sia necessaria tutta questa grande formula, è sufficiente una semplice uguaglianza: Dio =Ignoranza. 🙂
Dio non è la spiegazione, semmai è la MANCANZA di spiegazioni… (semicit.)
Einstein è nell’immaginario popolare lo scienziato più noto ed amato.
Poiché si basano sul principio di autorità i religiosi hanno cercato di arruolarlo tra le file degli scienziati simpatizzanti per i credenti, in contrasto con l’interpretazione non credente della scienza e nel conflitto fede-scienza. Era un buon testimonial per la loro propaganda. D’altronde lo hanno sempre fatto di utilizzare dei testimonial per cercare di diffondere la fede, in modo particolare quando si parla di scienza, che in realtà con le sue scoperte li mette in difficoltà, La lettera rovina un po’ i loro piani, per questo meglio minimizzare.
La fede ha bisogno di testimonial, principio di autorità e di propaganda, la scienza e la non credenza solo di pensiero critico. Einstein è un personaggio di un’altra epoca, anche scientifica, quindi le sue idee scientifiche vanno contestualizzate: quando ero all’università negli anni ’80 l’universo stazionario non era ancora stato abbandonato (Hoyle ne era un acceso sostenitore).
Da adolescente, nel mio passaggio all’ateismo ho letto ed apprezzato il suo libro “Come io vedo il mondo”. Va distorto il suo pensiero per vederci un testo pro religione e pro credenza.
I Testimoni di Geova l’ hanno inserito già da un po come testimonial . Un anno fa, avevo la loro visita regolare, ogni settimana con almeno uno diverso ( i testimoni sono come i carabinieri : vengono sempre a due…) piu esperto nella tematica dell’ ateismo . Ebbene è venuto fuori ovviamente ” Einstein, il grande cervello, era credente ” . Ho replicato che non mi risultava che Einstein pregava e frequentava le sinagoghe, ma che ha scritto una volta che tutte le storie dell’ Antico Testamento erano fizioni inventate dagli uomini….
Hanno rimballato Einstein, rimesso nelle loro borse e sono andati a (ri)propinarlo a persone meno informate .
Il più grande scherzo della storia lo ha concepito dio:
ha creato l’universo;…. ma quando ha capito che aveva commesso qualche errori (a dio piace la grappa, pare!) ha lasciato l’uomo sbrigarsela da solo…..Inoltre, all’intelligenza ha posto seri limiti, alla stupidità nessuno !……