Con sentenza pubblicata oggi, 4 marzo, il Tar della Liguria ha accolto il ricorso presentato dall’Uaar contro la delibera del Comune di Genova che ha impedito le affissioni della campagna “Testa o croce? Non affidarti al caso” mirante a sensibilizzare l’opinione pubblica circa la scelta dei propri medici.
«Accogliamo questa notizia con grande soddisfazione», ha commentato Adele Orioli, segretaria dell’Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti, «e sin da subito ci metteremo al lavoro per tappezzare Genova di manifesti. Sarà un’occasione che certo non ci faremo sfuggire per continuare a difendere i diritti di tutte e tutti»: «La questione dell’obiezione di coscienza del personale medico — al centro della nostra campagna — è infatti di grande importanza e attualità: basti pensare ai numeri relativi all’obiezione di coscienza all’interruzione volontaria di gravidanza che si confermano anche per l’ultima annata disponibile (il 2017) alti a livello nazionale — 68,4% dei ginecologi e 45,6% degli anestesisti — e altissimi in alcune regioni: come in Molise dove i ginecologi obiettori sono il 96.4% o in Basilicata dove sono l’88%; ma anche a Bolzano dove è obiettore l’85% dei ginecologi e il 63.3% degli anestesisti».
La campagna “Testa o croce? Non affidarti al caso” ha campeggiato negli ultimi mesi su manifesti sparsi su tutto il territorio nazionale (da Bologna a Ragusa, da Ravenna a Savona, da Palermo a Biella, da Cagliari ad Ancona). Tutto o quasi. Il Comune di Genova ha infatti rifiutato le affissioni adducendo come motivazione «una possibile violazione di norme vigenti in riferimento alla protezione della coscienza individuale» e «al rispetto e tutela dovuti a ogni confessione religiosa». Delibera contro la quale l’Uaar il 28 gennaio scorso ha presentato il ricorso in questione.
«Le motivazioni addotte dal Comune per rifiutare la nostra campagna erano a nostro giudizio completamente infondate — prosegue Orioli — tanto più se pensiamo che solo pochi mesi fa, di fronte alle proteste per un maxi-poster antiabortista, il sindaco ha invocato il principio di libertà di pensiero ed espressione. Non possiamo che gioire del fatto che il Tar abbia riconosciuto la fondatezza delle nostre posizioni».
Comunicato stampa
Le motivazioni addotte dal Comune di Genova per respingere la richiesata di affissione non erano”infondate”, ma platealmente ipocriti.
Non capisco perchè spesso la giurisprudenza non ami la luce del sole.
Mi sembra una sempliciotto ciò che scrivi, non ti offendere ma è ciò che penso. Una sentenza non può dare un giudizio morale (essere ipocrita) ma un giudizio oggettivo (infondatezza delle motivazioni). Proprio per amor di verità una sentenza deve essere il più oggettiva possibile piuttosto che basata su criteri morali.
Quella del comune di Genova non era una ‘sentenza’ ma una opinione, come ha detto Padovan, ipocrita, in quanto soggettiva e senza fondamento: ‘possibile violazione’. La violazione c’è o non c’è, non ci sono vie di mezzo.
Per colpa di qualcuno, intanto, si è perso tempo e denaro pubblico per ricorrere al Tar. Se ci sono gli estremi, dovrebbero sanzionare l’incompetente che si è intromesso indebitamente.
Forse ho letto male il commento di Padovan ma sembra che stesse parlando della sentenza del Tar che rigetta il ricorso del Comune come infondato. E dice che le motivazioni del comune andrebbero rigettate perché ipocrite, sostenendo che i giudici non vogliano essere chiari. Almeno questo mi pareva il significato del suo commento.
Insomma una sentenza del Tar per essere chiara non può emettere un giudizio morale (dichiarare ipocrite le motivazioni del comune di Genova) ma deve giustamente usare il metro oggettivo (l’infondatezza delle motivazioni).
«…una possibile violazione di norme vigenti in riferimento
alla protezione della coscienza individuale…»
Sì infatti, solo che erano loro a violare i diritti altrui.
Complimenti! Da un punto di vista esclusivamente formale non avevo capito la “possibile” violazione. Un’istituzione pubblica dovrebbe avere degli esperti che dicono: la violazione c’è, e si vieta, oppure non c’è e liberi tutti.
Molto bene, temevo che la mafia clericale colpisse anche il Tar, invece qualche sprazzo di ragione ogni tanto si manifesta.