È stata la giornata «barese» dell’arcivescovo di Lecce, monsignor Cosmo Francesco Ruppi. L’alto prelato è arrivato in città alle otto del mattino ed è entrato con il suo legale, avvocato Pasquale Corleto, in una caserma della Guardia di Finanza. Lì lo attendevano i quattro magistrati titolari delle indagini, cioè il Procuratore della Repubblica aggiunto Marco Dinapoli e i sostituti Roberto Rossi, Lorenzo Nicastro e Renato Nitti, che coordinano gli accertamenti delle Fiamme Gialle sulle ipotesi di corruzione contestate all’ex presidente della Regione Puglia, Raffaele Fitto e su altre presunte irregolarità sul terreno dei rapporti imprese-istituzioni, sfociate nella iscrizione nel registro degli indagati di 23 persone. Uno dei presunti episodi di corruzione, secondo la Procura barese, riguarderebbe monsignor Ruppi, indagato per avere esercitato pressioni sull’ex governatore della Puglia allo scopo di finanziare la costruzione di impianti sportivi negli oratori della regione, e per contro per avere – secondo la tesi accusatoria – sostenuto la campagna elettorale di Fitto. Il Presule del capoluogo salentino ha respinto serenamente ogni accusa. Si è presentato ai magistrati indossando l’abito talare. E per 45 minuti ha risposto alle loro domande. A quanto si è appreso, monsignor Ruppi ha spiegato ai quattro pm che lo interrogavano che l’accusa di corruzione che gli viene contestata in concorso con Fitto non regge affatto: «Sono amico di tutti i politici – avrebbe detto Ruppi – ho ottimi rapporti con l’attuale presidente della Regione, Nichi Vendola, con Adriana Poli Bortone (sindaco di Lecce, ndr) e con Giovanni Pellegrino (presidente della Provincia di Lecce). Fitto lo conosco da 20 anni, da quand’era un ragazzino». Sulla vicenda degli oratori, l’alto prelato ha sottolineato di avere fatto pressioni su Fitto per ottenere l’erogazione dei contributi regionali per le strutture sportive degli oratori, «ma – ha aggiunto – non mi sono mai impegnato a fare campagna elettorale in suo favore». Insomma, non essendoci stata una controprestazione al favore chiesto – è stato il ragionamento dell’arcivescovo – l’ipotesi della corruzione è da escludere. […]
Il testo integrale dell’articolo di Carlo Stragapede è stato pubblicato sul sito della Gazzetta del Mezzogiorno