Non solo clericalate. Seppur spesso impercettibilmente, qualcosa si muove. Con cadenza mensile vogliamo darvi anche qualche notizia positiva: che mostri come, impegnandosi concretamente, sia possibile cambiare in meglio questo Paese.
La recente decisione della giunta umbra di limitare l’accesso all’aborto farmacologico, con una regressione in termini di diritti riproduttivi, ha destato per fortuna diverse reazioni anche tra politici e istituzioni. Il ministro della Salute Roberto Speranza ha chiesto un parere al Consiglio superiore della sanità (Css) per valutare se sia legittimo obbligare le donne che usano la pillola abortiva a un ricovero di tre giorni, “alla luce delle più recenti evidenze scientifiche”. Una presa di posizione caldeggiata dalla rete di organizzazioni pro choice. È stata anche lanciata una petizione per contestare la presa di posizione della Regione Umbria guidata dalla leghista Donatella Tesei che ha raccolto decine di migliaia di adesioni, compresa quella della senatrice Alessandra Maiorino (M5S).
Mentre i clericali tra cui il senatore leghista Simone Pillon hanno esultato, in Umbria le opposizioni hanno contestato la controriforma. Una nota congiunta dei consiglieri comunali perugini di Pd, Idee Persone Perugia e Rete civica per Giubilei ha parlato di “azione grave, strumentale e colpevole che renderà ancor più difficile la vita delle donne, la loro libertà, la loro autodeterminazione” e ricordato che alcuni reparti della zona che consentono l’IVG farmacologica chiuderanno, “allungando ulteriormente i tempi”. Emma Pavanelli, senatrice umbra del Movimento 5 Stelle, ha contestato il “passo indietro della Regione”. La segretaria di Possibile Beatrice Brignone ha attaccato la “crociata contro i diritti delle donne” da parte della destra: “un’assurdità che crea un inutile ostacolo sia per le strutture sanitarie sia per le donne che decidono di abortire”. Anche l’ex governatrice dell’Umbria Catiuscia Marini è intervenuta: “Non si può imporre una prestazione sanitaria in forma vessatoria con obbligo di 3 giorni di ricovero ospedaliero quando la prestazione può avvenire di norma in regime di day hospital, per altro producendo un costo inappropriato al SSN”. Secondo il deputato e commissario del Pd umbro Walter Verini si è trattato di una “cambiale che la Presidente Tesei paga alle forze più oscurantiste che l’hanno sostenuta e la sostengono”. Nicola Fratoianni, portavoce nazionale di Sinistra Italiana, l’ha definita una scelta con “conseguenze folli, ideologiche e oscurantiste” che porta a “riduzione della libertà di scelta, un attacco violento alla privacy e in piena pandemia anche l’esposizione delle donne ad un rischio più alto di contagio”. Mentre Elena Grandi, Luana Zanella e Gianfranco Mascia, esponenti dei Verdi, hanno ribadito che “la destra mostra il suo volto retrogrado”, “inizia a cancellare i diritti partendo dall’interruzione volontaria di gravidanza e facendo, così, ripiombare la regione in un’epoca di oscurantismo nemico delle donne”.
Pareri negativi anche da parte delle consigliere di parità della Provincia di Terni Maria Teresa Di Lernia e Ivana Bouché e della Regione Monica Paparelli, con una nota congiunta che ha messo in evidenza come già la decisione della giunta precedente di consentire l’aborto farmacologico in regime di day hospital nel 2018 fosse arrivata “con qualche resistenza” e “con molti anni di ritardo rispetto alle evidenze scientifiche e a diversi Paesi europei”.
Mentre l’Umbria faceva un salto indietro, la Regione Toscana ha invece fatto un passo avanti consentendo la somministrazione della pillola abortiva anche in ambulatorio e anche senza day hospital, con una delibera approvata dalla Giunta. E nonostante gli attacchi di destra e Chiesa cattolica. Per Serena Spinelli, nella commissione Sanità e politiche sociali della Regione, la decisione “amplia la possibilità di utilizzo della pillola per l’interruzione di gravidanza”.
In queste settimane si è arrivati finalmente anche all’approdo in commissione Giustizia della Camera del testo unificato della proposta di legge contro l’omotransfobia di cui è relatore il deputato Alessandro Zan (Pd). Proprio Zan è stato intervistato per la nostra rivista Nessun dogma nelle scorse settimane sull’iter della legge. Recentemente, ringraziando i colleghi, ha invece ricordato come il testo sia “frutto di un lungo ed efficace lavoro di sintesi tra le forze di maggioranza”: “c’è una spirale di violenza da fermare, le persone non possono essere aggredite o discriminate per ciò che sono e per chi amano”. Nel testo finale sono infatti confluiti i ddl degli onorevoli Laura Boldrini, Ivan Scalfarotto, Mario Perantoni, Giusi Bartolozzi. La norma punta ad estendere la legge Mancino – che ad esempio già tutela le confessioni religiose – anche agli atti di discriminazione e violenza verso le persone lgbt, senza dimenticare il contrasto a sessismo e misoginia. Boldrini ha chiarito che la Cei “ha sbagliato ad esprimere le sue avversità al testo, in modo così netto, prima ancora di leggere il testo base” e che “la legge non colpisce chi diffonde idee”: “non c’entra nulla il bavaglio alla libertà di pensiero”. Un risultato importante sul fronte dei diritti e della laicità nonostante l’ostruzionismo della destra confessionalista e le ingerenze pesanti della conferenza episcopale, che paventavano una limitazione delle libertà o proclamavano inopinatamente l’inutilità della legge. Anche Possibile ha sostenuto la normativa, aggiungendo che “la Chiesa non deve entrare nelle dinamiche che portano all’approvazione delle leggi”.
Non mancano nel mese del Pride iniziative da parte di Comuni per valorizzare questo impegno a favore dei diritti, in un periodo in cui a causa del coronavirus è ridotta la possibilità di manifestare. A Padova l’amministrazione comunale ha fatto dipingere una parte del marciapiede di Ponte Garibaldi con i colori arcobaleno. Il sindaco Sergio Giordani ha ricordato che la città, “aperta e solidale, non dimentica” le discriminazioni verso le persone vittime di odio e discriminazione e “vuole testimoniarlo”. Prevedibili le proteste dei conservatori, come l’ex sindaco Massimo Bitonci e l’assessore regionale Elena Donazzan.
A Pescara il consigliere Giovanni Di Iacovo ha presentato un ordine del giorno contro l’omofobia, anche come gesto di solidarietà per un’aggressione subita di recente da un giovane gay. Nell’odg si propone di costituire il Comune parte civile nei casi di aggressioni a sfondo omofobico e di aderire alla rete contro la discriminazione Re.A.Dy. come da proposta già approvata nel 2016. Ma “nonostante il sindaco Carlo Masci (Forza Italia) abbia mostrato sensibilità e interesse”, ha riconosciuto Di Iacovo, la maggioranza di centrodestra ha bocciato la proposta.
Sul fronte dei finanziamenti alle scuole private – annosa questione relativa ai costi della Chiesa – Il Movimento 5 Stelle si è schierato contro, mentre Pd e Italia Viva hanno invece proposto con emendamenti al Decreto Rilancio. Il capogruppo pentastellato in commissione Cultura Gianluca Vacca, che già si era distinto per dichiarazioni nette, ha ricordato che “scegliere di finanziare con fondi aggiuntivi le scuole paritarie significa sottrarre soldi alla scuola pubblica”. Vacca e Laura Granato, capogruppo M5S in commissione Cultura del Senato, hanno lanciato un appello per dire “Basta con i fondi alle paritarie”, contestando anche la “norma discutibile” che ha aperto la strada allo snaturamento del sistema pubblico, ovvero la legge Berlinguer (62/2000). “La nostra priorità deve essere quella di puntare tutte le risorse disponibili sul sistema statale”, hanno scritto, dandosi come obiettivo di portare il fondo straordinario per la scuola statale da un miliardo a 1,2 miliardi di euro.
Il ripristino dell’educazione civica nelle scuole continua a fare passi avanti. Il Ministero dell’Istruzione ha varato le linee guida per l’insegnamento di questa materia, che a partire dall’anno scolastico 2020/2021 sarà obbligatoria fin dalle scuole dell’infanzia. Questa disciplina avrà un voto e si svolgerà per almeno 33 ore all’anno, concentrandosi su studio della Costituzione, sviluppo sostenibile e cittadinanza digitale.
Anche per il diritto all’autodeterminazione sul fine vita potrebbe aprirsi qualche nuovo spiraglio. Il ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme Federico D’Incà ha confermato il suo interesse alla questione di una normativa per l’eutanasia legale, ormai in sospeso da diversi anni. Nel 2013 proprio Uaar, Associazione Luca Coscioni, Radicali Italia, Amici di Eleonora Onlus, Exit Italia avevano depositato a Montecitorio le oltre 65mila firme raccolte per una proposta di legge di iniziativa popolare, rimasta però nel cassetto. D’Incà è stato recentemente sollecitato da una lettera inviata da Associazione Luca Coscioni, Radicali Italiani, Uaar e Certi Diritti indirizzata al presidente della Repubblica Sergio Mattarella.
Le amministrazioni sono sempre più sensibili a questioni di laicità e dignità come l’istituzione di sale del commiato non religiose. Il Comune di Merano (BZ) ha restaurato un locale attiguo al cimitero per adibirlo a sala del commiato, in modo che tutti i cittadini a prescindere dal credo possano utilizzare uno spazio adeguato per commemorare i defunti. Nel marzo del 2019 il consigliere comunale David Augscheller aveva presentato una mozione, approvata a larga maggioranza, per istituire una sala laica del commiato.
I privilegi alla Chiesa come gli oneri di urbanizzazione si rivelano sempre più impopolari, persino tra i politici. L’improvvida decisione del commissario straordinario di Imola (BO) Nicola Izzo di ripristinare al 7% la quota degli oneri di urbanizzazione per edifici di culto ha destato le perplessità tra gli esponenti partitici locali. L’ex vicesindaco Patrick Cavina (M5S), da “cattolico praticante”, ha criticato il colpo di mano da parte di Izzo che restaura “un’assurda tassa” che “grava sui bilanci dei Comuni sottraendo preziose risorse per gli edifici pubblici”. In più, Cavina contesta come “ancora più grave l’inopportunità dell’azione politica di Izzo”, poiché l’obolo era stato azzerato da una decisione della giunta precedente. Anche Marco Casalini, segretario imolese della Lega, ha espresso perplessità: “ritengo la scelta fatta l’ennesimo scivolone con una decisione politica assolutamente incomprensibile”, ha scritto su Facebook.
L’Europa si attiva per contrastare l’ondata di omofobia istituzionalizzata che soffia sul continente. La Commissione ha inviato una lettera a cinque governatori polacchi, che avevano proclamato le loro zone come “libere da lgbt”, facendo presente che i fondi europei non potranno essere assegnati ad attività che discriminano i gay e invitando a prendere misure per favorire l’uguaglianza. In pratica l’Ue potrebbe negare l’accesso alle risorse del Recovery Fund se continueranno politiche discriminatorie.
La redazione
“Sul fronte dei finanziamenti alle scuole private – annosa questione relativa ai costi della Chiesa – Il Movimento 5 Stelle si è schierato contro, mentre Pd e Italia Viva hanno invece proposto con emendamenti al Decreto Rilancio.”
Una parte del PD vorrebbe tanto far parte di IV, ma non vuole scomodarsi. Hanno posizioni clericali, teoricamente inspiegabili, che non hanno niente da invidiare ai fautori del ‘Sacro cuore di Maria’.
Il PD deriva dalla fusione con la Margherita, un partito cattolico e tra le sue fila per un po’ c’è stata la Binetti ed altri teodem. Probabilmente valutano che è meglio stare in un partito di peso (cercando di condizionarlo), come una volta era anche per FI, rispetto a mettersi in un piccolo partito, anche se in Italia storicamente i piccoli partiti hanno fatto spesso da ago della bilancia ottenendo poteri maggiori rispetto al loro reale bacino elettorale, cosa che mi sembra stia cercando di fare IV.
“…Sul fronte dei finanziamenti alle scuole private …”
Oggi, a una settimana dalla generosa disponibilità da parte delle paritarie a ospitare
gli alunni che non verrebbero assorbiti dal pubblico, si alza acuto il grido di dolore
delle paritarie “Senza altri soldi molte scuole non riapriranno!”
Ma come, si offrivano di ospitare e già ora sono loro a esser bisognosi?
Sarà mica che ci ho azzeccato con l’idea di ‘scuola paritaria-pubblica-privata-convenzionata’? 😈
Mi sembra che quello sia sempre stato il loro obiettivo apertamente dichiarato. Però la sanità privata convenzionata (di cui da milanese non posso parlare bene) ha sempre anche una parte significativa di privato totale, non è tutta in convenzione ed in teoria dovrebbe fornire lo stesso servizio controllato dallo stato, mentre le scuole paritarie vogliono mano libera, con entrate garantite completamente dallo stato.