La chiesa è naturalmente di destra

Da una parte la popolarità del papa, dall’altra l’avanzata elettorale dei populisti. Due fenomeni che hanno caratterizzato gli ultimi anni, due fenomeni che possono sembrare in contraddizione. I più accesi sostenitori di Bergoglio sembrano però aver già trasformato l’apparente contraddizione in una contrapposizione frontale, una polarizzazione nettissima.

Lo si nota molto bene in due libri recentemente pubblicati, scritti da giornalisti. Quello di Iacopo Scaramuzzi ha individuato nel papa “l’antidoto” al virus dei populisti di destra: rapidissimi, a suo dire, a sbandierare la loro appartenenza religiosa, ma con modi che finiscono per abusare della fede autentica. Riccardo Cristiano, già coordinatore dell’informazione religiosa di Radio Rai (e pertanto corresponsabile della sua totalitaria occupazione cattolica), è andato persino oltre. Il suo è un aut-aut dal sapore rivoluzionario: Bergoglio o barbarie.

Ma un papa non può certo abbassarsi a presentarsi alle elezioni. Di candidati che rivendicano la bontà delle sue indicazioni politiche ce ne sono già stati parecchi, ma i consensi raccolti sono stati  molti meno. È una constatazione che possiamo cogliere nella presentazione di un terzo libro (ancora in via di pubblicazione) scritto da un esponente del Pd lombardo, Fabio Pizzul: Perché la politica non ha più bisogno dei cattolici. Caspita: quale sarà mai, allora, la fede di Salvini, Meloni, Berlusconi, Renzi, Mattarella e Di Maio?

Pizzul lamenta che «oggi neppure Aldo Moro batterebbe Salvini». E qui si capisce che in realtà non considera Salvini un ‘vero’ politico cattolico quanto lo si ritiene lui. Che poi, a ben vedere, a Palazzo Chigi c’è un uomo che somiglia non poco allo statista Dc: Giuseppe Conte è infatti un giurista pugliese e un devoto cattolico. E se Moro è passato alla storia (anche) per le convergenze parallele e il compromesso storico, Conte può vantarsi di essere l’unico premier confermato nell’incarico dopo un ribaltone. Tra l’altro, secondo i sondaggi piace molto più di Salvini. Non sempre però i sondaggi sul gradimento dei politici (e dei papi) sono significativi, perché i voti raccolti nelle urne sono spesso assai inferiori. La realtà con cui dobbiamo fare i conti è che la destra cristianista governa già tante nazioni: Trump, Putin, Bolsonaro e Orban sono lì a ricordarcelo. E a ricordarci che l’alleanza tra la destra e il cristianesimo non è un’eccezione: è la regola.

Il Gesù “socialista” era infatti soltanto un mito propagandistico di fine ottocento. Due millenni di storia cristiana ci mostrano invece che le chiese sono quasi sempre state al fianco del potere, spontaneamente, perché proprio al potere dovevano e devono il loro ruolo predominante. Non a caso si sono opposte al potere soltanto quando il potere ha cercato di limitare la loro influenza. Non certo quando il potere era colonialista, schiavista, liberticida.

Destra e sinistra sono schieramenti nati con la rivoluzione francese, che aveva esautorato il ruolo politico del clero e dell’aristocrazia. All’assemblea nazionale i conservatori si collocarono a destra, i radicali dalla parte opposta: e così si usa fare ancora oggi. A destra si è più sensibili ai poteri economici, all’ordine pubblico, alla nazione, alla tradizione, alle differenze sociali, al privato. A sinistra si è più sensibili ai diritti dei lavoratori, all’uguaglianza, alla redistribuzione dei redditi, al pubblico. Negli ultimi due secoli, ogni paese e ogni epoca hanno rimodulato questi concetti, ma il nucleo centrale è rimasto ed è comprensibile pressoché da chiunque, pressoché ovunque.

Come si schierò la chiesa cattolica, una volta che era nata questa (reale) contrapposizione? Le fu subito naturale schierarsi con gli esponenti più a destra della destra. Per rendersene conto basta rileggersi il Sillabo del beato Pio IX: è un autentico manifesto politico di estrema destra – estrema anche per quei tempi.

Il risultato fu che persino le élite borghesi divennero largamente anticlericali. La crescita dei movimenti socialisti, comunisti e anarchici spinse a un’alleanza tattica i cattolici e i liberali, ma durò però poco. I partiti cristiani votarono la nascita dei governi guidati da Mussolini e Hitler, e la chiesa non trovò nulla da ridire nemmeno quando, molto presto, si trasformarono in autentiche dittature – con cui stipulò concordati molto vantaggiosi. Ancora peggio, sostenne con malcelato entusiasmo la nascita di altre dittature programmaticamente clerico-fasciste: il salazarismo portoghese, il franchismo spagnolo, il regime ustascia nella Croazia del beato Stepinac, la Francia di Vichy, la Slovacchia guidata da monsignor Tiso. Fin quasi alla fine della seconda guerra mondiale, l’opzione preferenziale del venerabile Pio XII fu a ricerca di un accordo tra gli alleati occidentali e la Germania nazista. Non scomunicò mai Hitler: finito il conflitto, scomunicò invece i comunisti. Tutti.

Il dopoguerra italiano fu lungamente dominato dalla Democrazia Cristiana, un partito apertamente sostenuto dal Vaticano che amava presentarsi come una forza di centro. A un certo punto fu costretta ad accettare un’alleanza col partito socialista: ma accadde soltanto dopo il fallimento del governo Tambroni, un monocolore Dc che godeva dell’appoggio esterno dell’Msi di Michelini e Almirante. Anche il lungo pontificato di san Paolo VI, da un punto di vista politico, ben difficilmente può essere considerato progressista: non possiamo facilmente dimenticare le durissime condanne, tuttora vigenti, contro la contraccezione e l’aborto, e la battaglia referendaria combattuta per abrogare la legge sul divorzio. Un grande impegno, il suo, che stride con l’assordante silenzio nei confronti delle dittature clerico-fasciste, vecchie e nuove che fossero. Nei decenni successivi, caratterizzati dalla lunga stagione di Wojtyla e Ruini prima, da quella di Ratzinger e Bagnasco poi, lo sbilanciamento a destra è stato indiscutibile.

Se oggi qualcosa sembra cambiato è soltanto perché la destra si rifà all’identità cattolica molto più esplicitamente di quanto facesse l’Msi. In particolare, richiama in continuazione il cattolicesimo più popolare, quello fatto quasi esclusivamente di riti, precetti, simboli, tradizioni e devozioni, che è sempre stato più sentito dai fedeli e che continua a esserlo tra le fasce più anziane, meno colte e meno moderne della popolazione. Vi sono dunque cattolici anti laici e identitaristi che si riconoscono in politici anti laici e identitaristi, e li votano: dove sarebbero la novità e la sorpresa? Nel fatto che i politici non sono così fedeli come si dipingono? Ma a questi elettori non importa proprio nulla! A riprova, un recente sondaggio Usa ha confermato che gli evangelicals e i cattolici bianchi continuano a voler votare Trump pur consapevoli che non è esattamente un modello di buon cristiano. Ma agisce come piace loro, e tanto basta. Perché mai dovrebbero votare chi non lo fa?

Non dimentichiamo che il massiccio uso politico delle madonne pellegrine fu determinante nella vittoria elettorale democristiana del 1948, e che il primo a ricorrere a piene mani alla retorica delle radici cristiane è stato proprio san Giovanni Paolo II. Vogliamo poi andare a fare pelo e contropelo su quanto sinceri siano stati Costantino, Clodoveo e tutti gli altri grandi regnanti convertiti? Se i populisti attuali devono essere considerati ipocriti, allora va considerata ipocrita l’intera storia politico-religiosa del cristianesimo.

Se sembra sussistere una contrapposizione con la narrativa bergogliana, dunque, non è perché il papa (che in gioventù fu peronista) ritiene che i populisti vendano merce diversa, o avariata. Il papa si arrabbia perché i populisti di destra vendono la sua merce senza riconoscergli il copyright, usando per di più aggressive strategie commerciali che funzionano efficacemente su buona parte del suo mercato. Se i populisti sono liberi di dichiarare esplicitamente la loro appartenenza politica, Bergoglio è invece costretto a tenere in considerazione che una parte della sua chiesa (minoritaria, ma più attiva, soprattutto nel mondo del volontariato) la pensa in modo politicamente differente, e deve quindi trasmettere un messaggio più sfumato. Inoltre, poiché si rivolge al mondo intero, deve anche cercare di accreditarsi come un leader morale (e a questo fine sono molto funzionali le campagne pauperiste). È una preoccupazione che non sfiora minimamente i populisti, perché è loro sufficiente evocare vagamente qualunque comportamento sia ritenuto tradizionale – e quindi eterno e immutabile. Tra l’altro, è un’impostazione che piace anche a molti “cattolici non praticanti”: che rappresentano un terzo della popolazione italiana, oggi.

Può dunque essere comprensibile che, per reazione, lo storytelling bergogliano abbia attecchito su parte della sinistra e della galassia liberale. Non era però immaginabile che si arrivasse a sorvolare con non chalance sulla beatificazione di oltre 500 “martiri” franchisti o sull’accordo Caritas-Porsche. O su quanto accade in un paese simile al nostro, in cui vescovi e autorità sovraniste hanno proclamato insieme Cristo “re della Polonia”, mentre istituiscono intere zone lgbt-free e tentano a ripetizione di negare il diritto all’aborto. Nell’inerzia complice della Santa sede.

In fondo, per capire come stanno le cose dovrebbe essere sufficiente osservare con onestà la realtà che si presenta sotto i nostri occhi, nel nostro stesso paese. Dove, come negli anni sessanta, una chiesa che vuole darsi un’immagine di centrosinistra avvia iniziative che vanno nella direzione opposta. C’è solo l’imbarazzo della scelta: dai Family Day organizzati contro una moderatissima legge per il riconoscimento delle unioni civili alla guerra indetta contro una proposta di legge anti-omofobia; dalla battaglia per la riapertura delle chiese (prima di qualunque altra riapertura) alle continue ed esose richieste economiche per le scuole del più grande proprietario immobiliare mondiale. A proposito: un’ulteriore stanziamento di 150 milioni è stato appena approvato grazie a un emendamento presentato dalla Lega. Criticarla è come minimo da ingrati.

Ma se vogliamo la prova del nove delle tendenze politiche del cattolicesimo reale, basta studiare come è governato lo stato della Città del Vaticano, il cui sovrano assoluto (e assolutista) è lo stesso papa Francesco. Scopriremo che vige una legge sulla cittadinanza tra le più restrittive al mondo, e che i diritti dei lavoratori lasciano il tempo che trovano. La sinistra è pronta a riproporre, tali e quali,questi provvedimenti in Italia? Non credo.E la destra? Le possibilità sono molto maggiori.

Per fortuna c’è un terzo fenomeno, che desta decisamente meno attenzione mediatica ma che è molto meglio attestato: la continua avanzata della secolarizzazione. Bergoglio piace (per quanto un po’ meno che all’inizio) ma non converte, anzi. Meloni e Salvini godono di ampi consensi elettorali, ma non arrivano ancora al 50% dei votanti (e men che meno degli elettori). In compenso, la pratica religiosa declina e un italiano su due, per restare all’inchiesta più recente, non ha pregato nemmeno una volta durante la pandemia: ce lo fa sapere, autorevolmente, il rapporto annuale dell’Istat. Come questo si possa tradurre in una leadership politica laica è tema su cui dovremmo seriamente riflettere, ma è una premessa importante per costruire un paese migliore.

La fede non si basa sulle prove. I suoi esponenti progressisti, a quanto sembra, nemmeno. Liberi tutti di credere ciò che si vuole, filosoficamente e politicamente. Liberi anche di lavorare per una politica sempre più clericale anziché per forze politiche laiche, a destra,al centro e a sinistra. Libera pure la chiesa di cambiare rotta nella sua storia bimillenaria – purché il cambiamento sia reale, e non una contingente necessità di marketing. Il cattolicesimo è indubbiamente un fenomeno plurale, e sono esistiti movimenti notevoli come i “Cristiani per il socialismo” e la teologia della liberazione. I vertici ecclesiastici non li hanno però mai degnati della minima considerazione, e talvolta hanno pure messo loro la mordacchia.

Evidenze alla mano, la chiesa è naturalmente, storicamente, strutturalmente di destra.

Raffaele Carcano

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10 commenti

GigiMarbas

Questo lugubre stregone, che molti si ostinano a chiamare “santo”, siede sul trono dorato dell’unica teocrazia totalitaria dell’Occidente, da cui impartisce lezioni di democrazia e diritti umani agli altri, pur negando nel suo diritti fondamentali come parità di genere/orientamento sessuale nonché pluralismo politico e religioso. È immensamente ricco e potente soprattutto per merito dei costosissimi privilegi di cui gode nello stato “laico” concessigli dal fascismo con i Patti Lateranensi. Ciò nonostante è il nuovo idolo della sinistra laica e degli atei devoti grazie ai suoi reality show a base di peloso buonismo e finto pauperismo, trasmessi a reti unificate ogni domenica. Vere e proprie polpette avvelenate a costo zero, confezionate dicendo semplicemente ciò che vogliono sentire, con cui conquistarsi spazi in quel mondo che fino al suo arrivo era forse l’ultimo rifugio per anticlericali ad atei militanti. Un mondo che ipnotizzato da quel subdolo pifferaio magico dimentica facilmente 2000 anni di storia in cui la sua chiesa ha prodotto più orrori, ingiustizie, oscurantismo e morti innocenti di fascismo, nazismo e comunismo messi assieme.
Per chi ha conservato un po’ di razionalità ed onestà intellettuale è facile vedere come sotto la nuova pelle la chiesa sia rimasta profondamente reazionaria, omofoba e misogina. Numerose sono le dichiarazioni di Papa Imbroglio che sono vagamente progressiste solo nel linguaggio, ma che nella sostanza confermano come le sue posizioni in tema di famiglia, omosessualità, ruolo e libertà della donna, fine vita, libertà civili, ecc siano in linea con quelle dei suoi predecessori. Pensiamo solo al recente libro intervista in cui fomenta il complottismo e le discriminazioni nei confronti delle persone LGBT ree ai suoi occhi di “minare alle basi l’umanità” attraverso la propaganda e la diffusione nella società dell’inesistente “ideologia gender”. Un falso elaborato nel 1997 dall’opusdeiana Dale O’Leary che fornisce le basi ideologiche per l’omofobia e le discriminazioni e persecuzioni delle persone non eterosessuali in modo analogo a quanto compiuto nel 1903 nei confronti degli ebrei con la pubblicazione dei famosi, quanto falsi, “Protocolli dei Savi di Sion” ad opera della Russia imperiale.
E non si contano le sue numerose dichiarazioni in cui si scaglia contro il diritto all’autodeterminazione delle donne equiparando l’aborto all’omicidio e paragonandole a dei nazisti che praticano l’eugenetica.
Pensiamo solo a quello che potrebbero fare le sue missioni sparse nel terzo mondo per promuovere, con costi minimi, l’uso del preservativo ed il controllo delle nascite, che invece è un tabù. Quanti malati di aids e bambini destinati ad una vita di stenti, fra guerre, fame e viaggi della speranza, ha sulla coscienza? Mentre invece continua a difendere ferocemente la presunta “famiglia naturale” che si arroga di conoscere per volontà di un’improbabile entità invisibile: ma la natura ha previsto l’amore di ogni tipo, di certo non individui vestiti come il mago Otelma che decidono di non mettere su famiglia, non procreare ed insegnare agli altri come farlo.

Diocleziano

Sua Banalità sarà anche di destra ma riesce a fare affari pure con il regime di Pechino sulla pelle degli abitanti di Hong Kong: ignorandoli bellamente proprio nei giorni più difficili. Eppure non ha mai negato le sue risolutive preghiere ai terremotati, ai clandestini, agli appestati del covid…

giancarlo bonini

Le preghiere, si sa, non costano nulla e riscuotono sempre i favori dei media proni e sbavanti.

Manlio Padovan

“La critica della religione è il fondamento di ogni critica” ha detto il grande barbone e, naturalmente, di ogni atteggiamento che la riguardi.
In questi giorni sto pensando, con molta fatica perché il campo della filosofia è per me del tutto straniero ma ci provo, se non sia il caso di sottolineare come, così a me pare, il mondo occidentale sia in modo specifico e concettualmente prigioniero dell’idealismo. Dato anche che è all’idealismo che veniamo educati fin dalla più tenera età. Ecco annulla lo spirito critico.
L’idealismo, riducendo totalmente l’essere al pensiero, alle idee, e negando valore alla realtà come oggettiva manifestazione e realizzazione dell’uomo, chiede all’uomo una forte concezione etica che dovrebbe influenzare la coscienza…ma “la coscienza ognuno di noi se l’aggiunta a proprio grado potendo parere di sorbire un uovo ciò che ad altri pare un gravissimo malefizio! (Ippolito Nievo che la Storia conferma). L’idealismo è la negazione del realismo, ma la realtà è l’unica dimensione che ci compete. Da esso nascono i cavilli intellettualistici della nostra cultura, così come l’abitudine a giustificare con “lo spirito dei tempi” ma , dice Faust di Goethe, “lo spirito dei tempi è lo spirito dei potenti”.
Insomma non dovremmo cercare di smentire pesantemente ed ogni volta che possiamo l’idealismo, per assumere come filosofia il realismo?
Mi sbaglio?

mafalda

Possiamo accusare, e a ragione, il papa e i suoi preti delle nefandezze e delle ipocrisie passate e presenti, ma resta il fatto che se queste cariatidi ci sono ancora è perché qualcuno le vuole. Lasci la porta di casa aperta e poi ti lamenti di essere stato derubato? È assurdo. Pretendere che un delinquente non delinqua o che il papa cambi il vaticano in uno stato moderno che non interferisce con gli affari italiani, non ha nessun senso logico. Allora facciamo un po’ di autocritica: il clero è sempre stato di destra (io direi estrema destra per non dire peggio)ma gli italiani danno grande fiducia al clero, quindi? Siamo sicuri che senza i gonnelloni l’Italia diventerebbe più democratica e civile? Un tempo lo pensavo, ora ho dei dubbi nell’umanità in genere e ancor di più nella maggioranza dei miei connazionali.

Diocleziano

Condivido i tuoi dubbi – che ormai sono certezze – sulle qualità del popolo.
Ma cosa possiamo aspettarci da individui che sistematicamente vengono condizionati secondo un diabolico piano di rincoglionimen†o pianificato lungo tutta la vita? Non si può salvare la barca cercando di svuotarla con un secchio sfondato: la prima cosa essenziale è tappare la falla, cioè buttare a mare quello che apre le falle: il prete. Il cattolico non sarà mai un buon cittadino, è diseducato alla razionalità. Non va assecondato: va curato.

Moderazione

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Pasquale

Grazie mille, tengo presente anche per il futuro. Gli articoli spesso sono molto belli.

RobertoV

“la chiesa è naturalmente, storicamente, strutturalmente di destra”
Una religione, una chiesa nata 2000 anni fa e che si richiama a libri di 2 mila anni fa e tradizioni secolari non può che essere fortemente conservatrice. Una chiesa che ha strutturato il suo potere politico in modo monarchico e aristocratico non può che essere fortemente conservatrice.
Non a caso lo stesso B XVI rimpiangeva una civiltà contadina preindustriale e pre illuministica.
Una chiesa che impiega 400 anni per riabilitare Galileo e che si è opposta all’istruzione del popolo finchè ha potuto e dopo l’ha accettata solo per controllarne l’indottrinamento è sicuramente una istituzione conservatrice e la sua storia lo dimostra in pieno.
Però è anche una chiesa camaleontica e capace di adattarsi ad ogni potere e tenere i piedi in due scarpe per perseguire i propri fini e capace di presentare apparentemente diverse facce come si è visto storicamente, quando mentre il clero era in prevalenza aristocratico e intrallazzava col potere aristocratico riusciva a far credere al popolo di essere dalla sua parte e di difenderlo dai soprusi del potere di cui era invece alleata, di cui era “instrumentum regni”.
Riguardo all’atteggiamento dei media e dei politici nei confronti del papa mi sembra che sia la classica devozione da cortigiani, per i quali il papa in carica non può che essere elogiato, ciò che fa l’imperatore è sempre eccezionale anche se dice cose banali, ipocrite o false ed ha aggiornato di un epsilon il suo modo di pensare. Mi sembra che anche nei confronti dei precedenti non si siano risparmiati. Penso a GP II e anche a BXVI: per quest’ultimo non dimentico la protezione e benevolenza concessagli per la pedofilia che avrebbe sconfitto già nel 2010 o la reazione quando la Merkel osò criticarlo e i giudizi entusiastici sulle sue falsificazioni ed analisi storiche.
Quest’ultimo papa è forse più abile come politico populista nel dire da politico cose banali e semplici che piacciono, poi farle e applicarle è un’altra cosa. Ma questo, purtroppo, non gli viene richiesto.
Resta il problema del fatto di un papa ed una chiesa che continuano o addirittura incrementano la loro visibilità mediatica e politica, con uno stuolo di politici clericali, mentre la gente si interessa sempre meno alla religione e la pratica sempre meno (in questi giorni discutono del calo record in Germania nel 2019 di 540 mila persone che hanno abbandonato complessivamente le chiese tedesche, in modo equamente suddiviso). Sarà interessante vedere dopo il covid-19 quale sarà la risposta delle persone.

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