Sull’importanza di un dialogo tra le religioni, che dia voce alle posizioni moderate per costruire una “pace globale” concordano Chiesa cattolica e illustri esponenti del mondo musulmano, a quanto emerge al termine della seconda Conferenza internazionale degli studiosi islamici (Icis), svoltasi dal 20 al 22 giugno a Jakarta. All’evento, organizzato dal Nadhlatul Ulama (Nu) – la più grande organizzazione musulmana in Indonesia – hanno partecipato più di 300 studiosi e politici da 53 Paesi. Presente anche l’inviato vaticano, mons. Khaled Akasheh, capo ufficio della sezione Islam del Pontificio consiglio per il dialogo interreligioso. […] Intervenendo alla Icis, anche i presidenti delle due organizzazioni musulmane più grandi in Indonesia – e con le quali lo stesso Vaticano intrattiene rapporti – hanno espresso la necessità del dialogo interreligioso e di quello interno all’Islam, per la promozione di posizioni moderate per arginare gli estremismi. Secondo Hasyim Muzadi, del Nu, al fine dell’armonia tra le fedi e della modernizzazione dell’Islam è essenziale potenziare le voci moderate in seno ad un mondo islamico “sempre più diviso”. “I moderati non sono quelli senza un’opinione – ha spiegato – ma coloro che hanno invece una salda visione su ciò che è giusto e sbagliato. I moderati determinano l’equilibrio tra fede e tolleranza per la pace, il benessere sociale e la solidarietà”. “La gente – continua Hasyim – ha bisogno di condividere idee comuni sulla pace e questa conferenza si propone, tra le altre cose, di promuovere una modernizzazione dell’Islam stesso”. Il Nu, assicura il suo presidente, continuerà a battersi per diffondere i veri valori dell’Islam tra i musulmani, affinché questi sappiano come difendere la loro religione in una società pluralistica”. Moderazione per combattere il terrorismo, che strumentalizza la religione è la proposta del presidente del Muhammadiyah, Din Syamsudin. “I terroristi – ha detto ieri nel suo intervento – fraintendono la religione e finché ingiustizia e illegalità sono presenti nelle società, radicalismo e terrorismo troveranno terreno fertile in Indonesia”. Din e Hasyim hanno poi entrambi definito “sbagliate” le campagne di alcuni gruppi islamici, che si battono per l’applicazione della legge islamica in Indonesia. […] il presidente indonesiano Susilo Bambang Yudhoyono, ha parlato di “crescente islamofobia” in Occidente, invitando la comunità musulmana a “dimostrare che l’Islam è pacifico”. Le dichiarazioni di mons. Akasheh al Jakarta Post di oggi sembrano una risposta: “Non solo i musulmani, anche i cristiani soffrono per una ‘cristianofobia’. Le istituzioni religiose e i loro leader devono prendere iniziative a favore di dialogo all’interno e tra le varie fedi per curare ‘fobie’ e conflitti settari”.
L’articolo completo è stato pubblicato da Asia News