Non solo clericalate. Seppur spesso impercettibilmente, qualcosa si muove. Con cadenza mensile vogliamo darvi anche qualche notizia positiva: che mostri come, impegnandosi concretamente, sia possibile cambiare in meglio questo Paese.
La buona novella laica di novembre: il disegno di legge presentato dal deputato Alessandro Zan per il contrasto alla violenza e alla discriminazione per motivi legati a omotransfobia, misoginia e disabilità supera il vaglio della Camera, con 265 voti a favore e 193 contrari. A dare un forte sostegno la maggioranza composta da Pd, M5S, Iv e SI, nonostante l’ostruzionismo e le campagne di propaganda ostile delle destre.
Nicola Zingaretti, segretario del Partito Democratico, ha spronato ad approvare la norma anche in Senato, “per un’Italia più umana e civile”. Il capogruppo Pd alla Camera Graziano Delrio rivendica il voto a favore “contro l’odio, le ingiustizie, la violenza”. Il presidente della Camera Roberto Fico (Movimento 5 Stelle) parla di “passo importante. L’ex presidente di Montecitorio Laura Boldrini (Pd) ha ricordato che questa norma vuole “far respirare l’intera società, perché intende liberarla dall’odio e dalla paura”. Per Massimo Ungaro, deputato di Italia Viva, la “lotta alle discriminazioni è la precondizione per la promozione di una cultura dell’inclusione e della diversità”. Davide Crippa, capogruppo del Movimento 5 Stelle alla Camera, ricorda che è “una legge di civiltà attesa da anni”. Da segnalare che, in dissenso con il gruppo di Forza Italia, Giusi Bartolozzi, Renata Polverini, Stefania Prestigiacomo, Elio Vito e Matteo Perego hanno votato a favore.
Rispondendo per le rime a Matteo Salvini che esprime il trito argomento dei clericali di una presunta perdita di tempo rispetto ad argomenti più importanti, il relatore Zan ha ricordato che “una legge contro l’omotransfobia non c’è anche per colpa tua e che orgogliosamente noi stiamo approvando ora con decenni di ritardo, a causa di un benaltrismo che puzza di discriminazione odiosa e insopportabile”.
Il basso livello della polemica confessionalista contro il ddl Zan si è visto con l’uscita di un consigliere comunale leghista di Bagno a Ripoli (FI), Gregorio Martinelli Da Silva, il quale ha proposto l’istituzione di una giornata contro le presunte discriminazioni verso i “cattolici eterosessuali”. In questo caso persino l’esponente toscana della Lega Susanna Ceccardi ha sconfessato l’iniziativa con imbarazzo, chiarendo di aver diffidato il consigliere verso cui saranno presi provvedimenti dal partito. Il sindaco Francesco Casini ha duramente criticato l’assurda iniziativa dell’eletto. La senatrice Caterina Biti (Pd) ha detto, dal canto suo: “da cattolica eterosessuale non mi sono mai sentita minacciata, e da rappresentante delle istituzioni inorridisco di fronte a chi ritiene che una proposta di legge” come il ddl Zan “possa essere discriminatoria”.
Comunque diversi Comuni, sull’onda del passaggio parlamentare del ddl Zan, stanno approvando ordini del giorno a sostegno e contro le discriminazioni anti-lgbt. Come avvenuto a Bari: dove una mozione presentata dal presidente del Consiglio comunale Michelangelo Cavone e dalla presidente della Commissione Pari opportunità del Comune Silvia Russo Frattasi è passata all’unanimità. Il consigliere delegato del sindaco alle politiche lgbtqi Nicola Biancofiore ha espresso soddisfazione e ricordato la sinergia con la rete Re.a.Dy. per il risultato.
I diritti delle famiglie omogenitoriali non sono ancora pienamente riconosciuti in Italia, ma passo dopo passo la situazione sta evolvendo. L’Agenzia per la tutela della salute (Ats) della Città Metropolitana di Milano è stata condannata per discriminazione verso una dipendente, unita civilmente alla compagna, per non aver concesso il congedo parentale. Nel marzo del 2020 infatti la donna aveva richiesto il congedo per assistere anche lei la bambina, partorita dalla sua partner dopo il ricorso alla fecondazione assistita in Spagna. La dirigenza dell’Ats, che sconta come il sistema sanitario lombardo il peso di Comunione e Liberazione, aveva negato il congedo perché non era la madre biologica. Costringendola in tal modo a prendere un mese di aspettativa non retribuita. Sebbene il figlio fosse stato riconosciuto da entrambe le donne con regolare iscrizione al registro di stato civile. Il giudice ha stabilito che il vuoto normativo non giustifica una discriminazione, a fronte del riconoscimento civile. Il consigliere regionale del Movimento 5 Stelle Simone Verni ha criticato “il comportamento espressione di quella destra che governa anche la nostra Regione, quella del Family Day”.
Il confessionalismo si esprime anche con una ostilità nei confronti dell’autodeterminazione femminile, cui rispondono però componenti laiche. Una serie di associazioni e forze politiche di opposizione ha contestato l’imbarazzante partecipazione del sindaco di Forlì Gian Luca Zattini a una messa per i “bambini mai nati” organizzata dall’organizzazione cattolica integralista Comunità Papa Giovanni XXIII e officiata dal vescovo. Un atto che evidenzia il confessionalismo e lo scarso rispetto per la sensibilità laica da parte del primo cittadino. Potere al Popolo e Comitato Mille Papaveri Rossi hanno ricordato in un comunicato l’ingerenza della Chiesa cattolica nelle scelte di autodeterminazione femminile.
Le pesanti affermazioni di don Andrea Leonesi, vicario del vescovo locale, durante un’omelia, hanno suscitato una serie di reazioni indignate. Il presule, ricalcando la dottrina cattolica, ha persino definito l’aborto “il più grande degli scempi” e fatto un’allusione confrontando l’interruzione della gravidanza alla pedofilia. I coordinatori per Macerata di Sinistra Italiana Serena Cavalletti e Michele Verolo hanno contestato duramente l’intervento, perché rivela una cultura ostile all’autodeterminazione e ai diritti femminili. Centinaia di persone hanno protestato in piazza a Macerata. Persino l’ex assessore regionale Angelo Sciapichetti, “da cattolico impegnato in politica”, ha ricordato che la polemica è nata perché il parroco ha fatto un “accostamento alla pedofilia, la sua interpretazione delle letture sul ruolo delle donne” e per “l’elogio ad un governo populista e sovranista come quello polacco”.
Dopo la vergognosa storia delle sepolture dei feti abortiti con delle croci su cui era impresso il nome della donna interessata e senza il consenso della stessa, emersa a Roma, il Comune ha promesso una modifica dei regolamenti che lasciano troppi spazi all’intrusione delle organizzazioni integraliste “no choice”. Una delibera della Giunta per modificare il regolamento sulle sepolture renderà le tombe anonime, limitandosi a un codice numerico di registro al posto del nome, a meno che non ci sia l’esplicita richiesta della donna. Le Commissioni Pari opportunità e Ambiente di Roma Capitale hanno elaborato il provvedimento. La presidente della Commissione Pari opportunità Gemma Guerrini ha espresso soddisfazione e ammesso le criticità: “ci troviamo di fronte evidentemente a qualche slabbratura normativa o di interpretazione in evidente violazione della legge sulla privacy e con errori di prassi, non ultimo il fatto che i simboli funerari apposti siano croci”. Particolare quest’ultimo che “ci lascia molto titubanti perché si tratta di un chiaro riferimento al simbolo di una religione quando noi siamo uno stato laico, interculturale e interreligioso”.
Il portavoce nazionale di Sinistra Italiana Nicola Fratoianni, commentando la boutade del consigliere comunale di Cecina Lorenzo Gasperini sull’aborto quale “prima causa di femminicidio”, ha rintuzzato tali dichiarazioni come frutto di una “epidemia di corbelleria” che “insulta la memoria delle donne uccise”. Dal canto loro Sandra Giorgetti, Serena Ferraiuolo e Francesco Alemanni di Europa Verde hanno risposto che “è inaccettabile che dei rappresentanti della parte politica di riferimento dell’opposizione in questo Paese strumentalizzino un argomento così delicato”.
Nel corso di questa nuova ondata di coronavirus, sebbene le ricerche scientifiche evidenzino le criticità dei luoghi di culto, il governo non ha disposto la limitazione delle cerimonie religiose con i fedeli. A causa della diffusione del coronavirus il deputato M5S Giorgio Trizzino si è appellato all’arcivescovo di Palermo per sospendere le messe per alcune settimane. Trizzino ricorda che tante attività sono state limitate per evitare assembramenti e chiede di prendere “questa decisione e di rinunciare per alcune domeniche a questo diritto, per contribuire ad un bene comune che è il contenimento del contagio”.
Se la marcatura confessionalista delle istituzioni continua ad essere portata avanti anche da politici clericali, non mancano altri esponenti istituzionali che si oppongono. A Niscemi (CL) il segretario Francesco Di Dio e la capogruppo Rosa Cirrone Cipolla del Partito Democratico hanno contestato la “delibera inopportuna e fuori luogo” presa dal sindaco Massimiliano Conti volta a identificare la città con la denominazione “Città di Maria Santissima del Bosco”.
La redazione
Vorrei sottolineare come i presunti difensori della vita (embrionale o in stato vegetativo) molto spesso siano gli stessi che si oppongono alle misure volte a contenere l’attuale epidemia. Sempre coerenti!
E’ sempre interessante (per me sicuramente), leggere o ascoltare giudizi, opinioni di parte; “di parte” però, non faziosi, sennò, alla lunga soprattutto, diventa fastidiosa sta cosa.
Allora, a proposito della legge Zan (così come di altri argomenti), è disonesto intellettualmente ricondurre sempre un certo tipo di dissenso, legittimamente non gradito all’UAAR, soltanto a una precisa categoria di persone, i soliti noti.
Ricordo quindi, per quel che potrà valere, che una buona fetta del mondo cosiddetto progressista, le femministe di SNOQ e Arcilesbica ad esempio, critica fortemente questa legge in quanto l’espressione “identità di genere” si tradurrà, secondo chi critica, in un indebolimento della donna come identità biologica.
Gli esempi che le femministe portano dovrebbero far riflettere, anziché abbandonarsi come al solito a spot, frasi fatte e etichette varie: nel mondo anglosassone ad esempio si sono verificate situazioni in cui le quote rosa riservate alle donne sono state occupate da uomini che si identificano come donne, per non parlare poi degli atleti biologicamente maschi che, autodichiarandosi femmine, competono ovviamente stravincendo alla grande, in gare riservate alle donne….
Poi ognuno la pensi come vuole, ma basta etichette per favore, non servono a nessuno, sviliscono totalmente un’idea genuina di confronto e limitano la libertà di espressione perchè inducono quasi inevitabilmente autocensura.
Ohhhhhhhh carissima! Ma sai che proprio ieri mi chiedevo dove fossi finita? 😛
ehi carissimo Diocleziano, da un po’ latito in effetti e ogni volta non ricordo la password, povera me!
🙂
“per non parlare poi degli atleti biologicamente maschi che, autodichiarandosi femmine, competono ovviamente stravincendo alla grande, in gare riservate alle donne….”
Solo una persona “non faziosa e non di parte” può inventarsi per fare propaganda bufale del genere.
E’ stato agli albori dello sport moderno che si sono verificati casi di “finte donne” che hanno partecipato a competizioni femminili, proprio quando essere omofobi era un vanto. Oggi la cosa è molto più regolamentata e controllata, basta vedere il caso Caster Semenya, che, comunque, non era un uomo, ma una donna con livelli ormonali non in regola.
Certo che vedere gente completamente ignorante di sport che attinge al peggior maschilismo ….
Non ho messo sullo stesso piano la partigianeria con la faziosità intanto.
E non credo quindi di essere faziosa, ignorante si’ invece, come tutti del resto, chi più chi meno… Ma la questione delle trans nello sport e’ complessa e i casi sono davvero tanti, non certo solo quello di Caster Sementa, anzi, citare solo questo particolarissimo caso potrebbe essere segno di faziosità …
Ad ogni modo non mi risultano casi nello sport di transizione da femmina a maschio che pretendano di gareggiare contro altri maschi, giusto o sbaglio? Se si, come mai….?
Io comunque contestavo la ricostruzione parziale (e faziosa, dato che la redazione non può non essere informata compiutamente) del post riguardo le diverse posizioni sulla legge Zan; la discussione sulla mia ignoranza e faziosita’ e’ evidentemente non pertinente.
C’ e’ un articolo interessante di Aurelio Mancuso da leggere : Il machismo gay e trans contro le donne.
Aveva parlato di uomini che si fingono donne per gareggiare, adesso parla di trans, cioè di un numero molto limitato di persone. Non sono la stessa cosa.
Non basta autocertificarsi, bisogna anche essere certificati tali da poter gareggiare tra le donne. Ci sono le visite mediche agonistiche annuali da superare, ci sono i test di femminilità, i controlli e le cure sui livelli ormonali, i controlli antidoping per poter gareggiare e bisogna essere tesserati, quindi si deve essere autorizzati a poter gareggiare perchè i test hanno dato esito positivo: e lo devono aver dato per 4 anni di seguito dopo il “passaggio”. Con le altre atlete che possono richiedere ulteriori verifiche. Quindi è falso parlare in modo propagandistico e fazioso di autocertificazione.
Se sono così tanti come dice lei, li citi. Sono, curioso di vedere cosa si inventa.
Pensare che ci siano così tanti uomini, anzi trans, in grado di battere delle donne agoniste significa avere una scarsa opinione dello sport femminile, cioè il classico pregiudizio maschilista ed ignorante di sport. E’ molto più probabile che una donna prenda, cosa fatta in modo elevato in passato, ormoni maschili per migliorare le proprie prestazioni che trovare uomini che facciano cure per rientrare nei parametri femminili che inevitabilmente porterebbero ad uno scadimento delle loro prestazioni.
Una donna non può gareggiare tra gli uomini, ma se una donna diventa uomo lo può fare senza problemi e discussioni.
Disastro Zingaretti ne ha azzeccata una, come l’orologio fermo.
Domani ci farà ricredere, spalancando, ancora, le porte al disastro dei clandestini. Carpe diem.
“Gregorio Martinelli Da Silva ha proposto l’istituzione di una giornata contro le presunte discriminazioni verso i cattolici eterosessuali…”
Non ci avevo pensato: quindi anche la L.104 sui disabili discrimina chi non è disabile.
«… il fatto che i simboli funerari apposti siano croci ci lascia molto titubanti perché si tratta di un chiaro riferimento al simbolo di una religione…»
Questo in riferimento alla sepoltura dei feti, ma vale anche per i morti di covid che furono messi, tutti indistintamente, dentro a bare con sopra una croce. Le bare non sono come le carote, che nascono già con sopra il ciuffo di foglie. La croce si mette se si sa come la pensava il morto, altrimenti non si mette nulla!
Sottolineo la demenziali†à delle croci sui feti: esistono feti nati già cristiani?
Diceva qualcuno che non esistono bimbi cristiani, musulmani, ebrei o induisti. Esistono solo bimbi i cui genitori sono cristiani, musulmani etc.
Idem per i feti. D’altronde, non vorrai mica che vaghino nel limbo per l’eternità! Quale Dio sarebbe così perverso…