Valentina Nappi è una delle più note pornostar al mondo. Atea dichiarata e, precisa, «critica verso ogni forma di riconoscimento di un qualsivoglia valore positivo, nel mondo contemporaneo, alle religioni basate su verità rivelate», non manca di sostenere la «necessità di eliminare con ogni mezzo la cultura sessista e di contrastare le naturali tendenze umane al sessismo, alla xenofobia, all’identitarismo, al tradizionalismo, alla religiosità e in generale all’irrazionalità antimoderna». Sfidando a tutto campo le istanze retrograde, non solo quelle dei bigotti di matrice religiosa e tradizionalista ma anche di una fetta – a suo avviso maggioritaria – del movimento femminista. Non manca di partecipare al dibattito intellettuale: per qualche tempo ha animato un blog su Micromega.
In questi giorni ha lanciato un video appello, annunciando il suo possibile ritiro dal mondo dell’hard. Il motivo? La decisione di alcuni importanti gestori di pagamenti di bloccare le transazioni verso Pornhub, una delle più grandi piattaforme per adulti al mondo. Per questo tanti attori e attrici rischiano infatti di perdere una parte cospicua dei propri compensi, già minati dalla crisi causata dalla pandemia globale di coronavirus.
Se vi state chiedendo perché la intervistiamo sul nostro blog, per prima cosa le chiediamo: perché nei confronti di Pornhub è stata presa questa decisione e cosa c’entra con le questioni che ruotano intorno alla laicità e alla religione?
L’accusa nei confronti di PornHub è di ospitare video pedopornografici e di stupro, ma in realtà il numero è estremamente esiguo e inferiore di diversi ordini di grandezza al numero di video dello stesso tipo che circolano su altri social network. Negli ultimi tre anni, la Internet Watch Foundation ne ha rilevati 118 su PornHub, laddove ad esempio per Facebook si parla di numeri completamente diversi: addirittura 84 milioni. Nonostante ciò, al fine di ridurre ulteriormente il numero di video illegali e possibilmente azzerarlo, PornHub ha recentemente deciso di accettare esclusivamente materiale caricato da utenti verificati: nessun altro sito fa questo, si tratta di una scelta che pone PornHub all’avanguardia della prevenzione della diffusione di materiale illegale. Perché dunque si è puntato il dito contro PornHub e non contro Facebook? Evidentemente per un solo motivo: perché PornHub è una piattaforma che ospita contenuti per adulti (ed è anche un brand che stava diventando un fenomeno di costume col suo merchandising, l’apertura di un temporary store a Milano e altro). Contro PornHub si sono schierati gruppi come il National Center on Sexual Exploitation, che precedentemente si chiamava Morality in Media ed era parte della destra religiosa, ed Exodus Cry con la sua campagna Traffickinghub. Exodus Cry è un’organizzazione fondata nel 2007 come gruppo di preghiera da Benjamin Nolot, che è tuttora CEO dell’organizzazione ed è un membro della Charismatic Christian International House of Prayer (i “cristiani carismatici” ritengono che le manifestazioni dello spirito santo viste nei primi tempi della chiesa — parlare in altre lingue, guarigioni, miracoli — siano ancora possibili per i cristiani di oggi e andrebbero sperimentate come allora). Nonostante i tentativi da parte del National Center on Sexual Exploitation e di Exodus Cry di negare i loro legami con gruppi religiosi, questi sono assolutamente evidenti. Le campagne contro PornHub non hanno evidentemente (per le ragioni — innanzitutto numeriche, di ordine di grandezza — già dette) come vero bersaglio i contenuti illegali su internet, ma sono mere campagne “moralizzatrici” contro la pornografia condotte da gruppi che fanno molta fatica a camuffare la propria matrice religiosa.
Chiarito chi c’è dietro questa campagna, occorre rilevare le criticità che possono esistere soprattutto nell’esprimere il consenso per girare video dai contenuti espliciti. Come risponde a chi sostiene – comprese non poche femministe – che il porno è di per sé degradante per la donna e che veicola un’idea della sessualità consumistica e fallocentrica, tale da sdoganare una diffusa cultura dell’abuso e della mercificazione del corpo?
Il fatto che si ritenga che esistano criticità particolari nell’espressione del consenso quando si tratta di girare video per adulti è parte del problema. Girare video per adulti, così come girare per puro divertimento video con contenuti sessuali “fatti in casa” coi propri partner (e magari, perché no, dare il consenso alla loro diffusione), deve essere visto come qualcosa di assolutamente normale. È lo stigma nei confronti delle persone ritratte il problema, e questo vale anche nei casi di revenge porn. Nessuno dovrebbe subire conseguenze negative perché figura in un video con contenuti sessuali che circola su internet. È giusto che si possa negare il consenso alla diffusione di tale materiale se vi si figura; ma se il vero motivo per cui si nega il consenso è lo stigma che si subirebbe in caso di diffusione, allora esiste un problema. Il diritto a non subire porn revenge dovrebbe essere considerato come mero diritto alla privacy, ma il diritto alla privacy non deve essere usato per far passare in secondo piano il (ben più importante e significativo per il progresso sociale) diritto, di cui gode chi alla privacy volontariamente rinuncia, a non subire alcuno stigma.
Quanto alle femministe e agli anti-porno, il loro problema consiste appunto nel considerare una sessualità “spinta”, o la diffusione di materiale che rappresenta una sessualità spinta, degradante per la donna. Cadono così in una sorta di stilnovismo e in una visione della donna come creatura delicata e bisognosa di protezione. Cioè proprio in quel modello sessista che vorrebbero criticare.
La campagna Traffickinghub, fino a poco tempo fa di nicchia, ha avuto ampio risalto con un articolo sul New York Times di Nicholas Kristof, autorevole giornalista progressista vincitore del Premio Pulitzer, che ha denunciato alcuni casi di abusi su minori finiti su Pornhub. In Canada, dove ha base questa piattaforma per adulti, anche il premier liberale Justin Trudeau ha espresso sconcerto. Sembra formarsi una paradossale convergenza tra il moral panic integralista e l’estremo tatto progressista sulla questione del consenso riguardo la sessualità. Quali sono i rischi di questa “santa alleanza”?
Che i sedicenti progressisti convergano su posizioni conservatrici non è una novità. In Italia ad esempio il PCI, ma anche storiche leader femministe come Luisa Muraro o la parlamentare Lina Merlin, sono stati quasi sempre retroguardia nelle principali battaglie di progresso civile come quella per il divorzio e l’aborto. Il rischio vero — che è anche, paradossalmente, un’opportunità di riforma per il mondo progressista — è che la gente voti a destra perché stanca del “moralismo” di sinistra. Se il mondo liberal e di sinistra, ottenebrato dalla politically correctness, diventa sessuofobico, anti-porno e simili, alcuni preferiranno la destra.
Valentino Salvatore
Ha ragione, non condivido i motivi per cui lei e altre abbiano scelto (spero sia una scelta autonoma) questo mestiere, ma purtroppo sulla cosiddetta sinistra la sua analisi è corretta. Grazie a lei e alle tante coraggiose donne islamiche che dicono no alle religioni.
Che cosa ti fa dubitare dell’autonomia della scelta?
Non sono un’esperta di siti porno se devo dirti la verità, ma è un genere che non mi ispira il massimo della fiducia. Una mia amica ha salvato un cane usato per questo tipo di “spettacolo”, ma sicuramente Pornhub non fa queste cose, almeno spero.
Un cane!?! Ommammamia, da brividi.
Puoi spiegarmi l’ironia, caro Maiurana?
Non intendevo essere ironico, mi si drizzano realmente i peli a pensare a un cane porno attore. Sempre che abbia capito bene e che realmente il cane venisse impiegato in quel senso.
Beh, quelle sono le cosiddette “niche”. PornHub è un sito abbastanza serio, che è gestito da MindGeek e possiede anche Brazzers, Digital Playground et similia, e si basa su agenti e procuratori seri come il francese Pierre Woodman, infatti fa campagna contro la pornografia minorile. Quindi sì, la storia dei filmati è un pretesto perché sono in percentuale irrisoria, e immediatamente rimossi, dai suoi siti con contenuti generati da utenti.
Come mai l’UAAR intervista una persona che fa oggettificazione sessuale del corpo della donna il proprio “lavoro”? I valori cui l’UAAR si ispira, tra cui rispetto dei diritti umani, l’uguaglianza e la valorizzazione delle individualità, sono in contrasto con la mercificazione del corpo (femminile, ovviamente). Per quale ragione l’UAAR presta i suoi spazi a società criminali come PornHub? Da socia, mi sento spiazzata, offesa, tradita.
Forse perchè è una notizia che può interessare i lettori visto che parla di manovre del fondamentalismo cristiano? Il porno fa schifo ma non va regolamentato da fanatici religiosi che senz’altro ci guadagnano sopra.
Questo Traffickinghub non potrebbe interessarsi anche alla pedofilia dei preti? Ci sono alcuni casi anche lì.
Non ho mai detto che il porno vada regolamentato da fondamentalisti religiosi. Su queste piattaforme si diffondono contenuti con pedopornografia e stupro. In risposta a perché Traffikighub non si occupa di preti ti dico: e allora, le foibe?
Irene
le foibe non c’entrano con la pedofilia. Mi sembra che questo movimento si interessi allo sfruttamento sessuale minorile o sbaglio?
A me pare in linea invece coi valori dell’UAAR: la sig.ra Nappi fa liberamente il mestiere che le pare, legale, ben retribuito e non la costringe nessuno.
Esattamente. L’attività di Valentina Nappi rientra perfettamente nel quarto degli scopi sociali Uaar, il quale recita: “affermare, nel quadro di una concezione laica, razionale e areligiosa dell’esistenza, il diritto dei soggetti a compiere in autonomia le scelte relative alla sessualità”. È il principio di autodeterminazione. Sarebbe molto diverso se Nappi fosse costretta a fare quello che fa, così come c’è differenza tra scegliere liberamente di prestarsi per la Gpa (pratica sostenuta dall’Uaar) e l’essere costrette a farlo, o prostituirsi liberamente vs essere sfrutate/i.
Peraltro nel porno fanno sesso persone di tutti i generi e di tutti gli orientamenti e gusti sessuali, non mi pare proprio che si possa parlare di mercificazione o mortificazione del corpo della donna. Almeno non in generale, al limite si può farlo nello specifico di un dato film, ma questo accade anche nei film non porno. Il porno non fa schifo di per sé, il porno è schifoso quando è sfruttamento. E non è il caso del porno di Valentina Nappi o altre attrici/attori che hanno scelto di fare quel mestiere per vivere.
Perchè tradita? Come ha giustamente rilevato Maiurana siamo in linea con gli obiettivi associativi o più in generale con lo “spirito” dell’UAAR.
Inoltre, uaar ha concesso spazio a Nappi, non a pornhub…
Non c’è solo il fanatismo religioso dietro agli attacchi al sito di condivisione video, ma anche un altro tipo di fanatismo, quello del copywrong. Una carrierista serva obbediente delle lobby dell’audiovisivo che purtroppo toccherà sorbirsi per gli anni a venire come vicepresidentessa degli stati uniti, Kamala Harris, già da procuratrice generale appoggiò la legge
Stop Enabling Sex Traffickers Act (SESTA)
Che ha messo in pericolo i lavoratori in proprio, soprattutto donne, costrette a tornare a prostituirsi in strada, del settore del sesso , a causa delle limitazioni online imposte da SESTA
Considerate che Pornhub, con il suo volume di traffico non era certo visto di buon occhio dalle case di produzione per adulti, unite questo all’ossessione per il controllo e il monopolio del mercato e alla disponibilità dei politici ad accontentare i donatori e vedrete che avrete un quadro ben chiaro della questione
Non mi ritengo detrattore di film e/o riviste porno ; ma ritengo che a volte fanno letteralmente schifo ! Non traducono fedelmente (tranne casi patologici) quello che succede in realtà. Dal punto di vista educativo ritengo siano nientedimeno che acidamente volgari per non dire esecrabili ! Lasciano una visione completamente distorta della sessualità agli adolescenti ma anche ai bambini ! di cosa sia la sessualità !
In reazione al puritanesimo del XIX secolo, le nostre società occidentali hanno abolito quasi tutte le forme di censura. Principalmente attraverso la pornografia, disumanizzato o banalizzato la sessualità, e questo è ciò che trovo più deplorevole.
I programmi di educazione sessuale -QUANDO ESISTONO- dovrebbero umanizzare ulteriormente la sessualità integrandola nelle relazioni romantiche il più naturalmente possibile, aggiungendo anche tutte le possibili varianti sia patologiche che naturali…..E se è quello che fa Valentina Nappi (e similia) non posso fare altro che incoraggiarla, nel caso contrario semplicemente compatirla !
Il porno non è destinato ai minori, non ha scopo educativo. E’ semplice intrattenimento, esibizione di fantasie erotiche per adulti.
…..Il porno non è destinato ai minori….
@ Francesco S
Peccato pero’ che la maggioranza degli adolescenti e/o giovani –ma anche bambini ! prendano « lezioni di sessuologia » su svariati siti Internet, riviste ecc…. ! Questa è PURTROPPO la realtà….
Ma non è un problema della pornografia. Anche gli alcolici (entro certi limiti) sono vietati ai minori e le sigarette, ma qualche minore se ne procura. Sono i genitori che devono controllare.
Francesco S
Questa mi sa un po’ di “Non sono razzista, sono loro che sono negri!”.
In un mondo perfetto, dove tutto sarebbe sotto controllo non per proibire ma per garantire, non ci sarebbero problemi. Minorenni impreparati non dovrebbero accedere al porno come non dovrebbero essere accessibili all’indottrinamento religioso… tanto per fare un esempio.
Esistono i filtri parental control, in genere il materiale pornografico è preceduto da un disclaimer sui contenuti e la loro natura, neanche i film horror ce l’hanno. L’educazione sessuale la dovrebbero dare i genitori e la scuola, non certo i fornitori di materiale pornografico che fa intrattenimento per adulti non per minori.
Il problema infatti a mio avviso è proprio questo. Il porno diventa la fonte principale sulla sessualità e sulla pratica sessuale perché nella scuola e in famiglia c’è una voragine su questi argomenti, che non vengono affrontati perché tabù. Scontiamo gli effetti deleteri di una cultura sessuofobica che ci ha educati a vedere il sesso con mille sensi di colpa. Non fosse così i minori non sarebbero in pericolo, probabilmente nemmeno il porno sarebbe lo stesso.
Sono perfettamente d’accordo con Valentina Nappi. Il porno puo’ essere una libera scelta anche per una donna. Solo una societa’ sessuofobica pensa il contrario. E’ vero che ci sono ancora tanti pregiudizi, ma i pregiudizi vanno sfidati
Ci sono tanti modi per guadagnarsi da vivere e per esprimere la propria sessualità, ma comunque per me gli attori e attrici porno possono fare quello che vogliono, purchè non ci sia sfruttamento di persone e animali. Resta il fatto che se avessi un figlio e mi dicesse che vuole intraprendere la carriera di attore porno, gli suggerirei di valutare anche altre opzioni. Sempre meglio che fare il prete comunque.
Generalmente mi trovo in accordo con il punto di vista UAAR, al più ho qualche problema con alcuni suoi iscritti che sostengono posizioni omofobe e misogine e si trovano spiazzati di fronte alla difesa di alcuni diritti. Qui però entriamo in un territorio spinoso…l’attrice intervistata sicuramente sa il fatto suo ma ogni sua frase suona aggressiva e pretestuosa. Pretestuosa è anche l’associazione tra mondo cattolico e oltranzista e persone che, come me, non nutrono eccessiva fiducia nel mondo del porno on line. Come Nappi crede che la corrente femminista a lei invisa sia maggioritaria (da qui anche l’uso del termine femminista come una parolaccia, uso comune anche a molte persone di estrema destra e integralisti cristiani o religiosi in gente) anche io credo che nel mondo del porno, virtuale o meno, sia maggioritario un certo atteggiamento che se ne infischia dei diritti delle persone coinvolte, consenzienti o meno, sfruttate o meno, e che subordina i diritti umani al soddisfacimento del proprio piacere personale. Che no, non è un diritto. Si cita anche il caso della maestra di Torino e secondo me è del tutto fuorviante pensare che il cosiddetto stigma su chi condivide il proprio privato, a volte anche per un ritorno pecuniario, sia più grave della mancanza di rispetto per chi non vuole condividere, o vuole farlo solo con poche persone strettamente coinvolte. Voler condividere con il mondo la propria sessualità non rende necessariamente più liberi rispetto a chi non vuole farlo, rispetto a chi non vuole firmarsi; farsi pagare per fare sesso o scattare foto non è più emancipatorio rispetto all’intraprendere relazioni, anche molteplici e occasionali.
Non nascondiamoci, però, il fatto che in una società sessualmente liberata il porno avrebbe pochissima ragione di esistere e l’attività sessuale non avrebbe lo stigma che riceve ancora oggi. Purtroppo la mentalità indotta da millenni di stanzialità vuole che la prole sia identificabile, quindi di riflesso la promiscuità femminile è condannata perché non dà certezza della paternità e della trasmissione del patrimonio (non a caso di radice maschile, patris-). Mettiamoci anche che molte ragazze sono educate tuttora a monetizzare, se non materialmente, almeno sentimentalmente e socialmente la propria sessualità e a non vedere mai una relazione sessuale come uno scambio alla pari ma qualcosa nel quale sono sempre in credito, ecco che abbiamo le premesse per uno stigma anche in ambienti insospettabili per progressismo. Come corollario, un’indipendente vita sessuale femminile è malvista, coerentemente con la stantìa metafora che una chiave che apre molte porte serve sempre, ma una porta che si fa aprire da molte chiavi è inaffidabile.
Nei giovani del giorno d’oggi esiste una tendenza acquisita da cio’ che vedono, sentono, leggono su siti, Internet in primis ! Siti che ignorano totalmente, ma anche scandalosamente, il significato del termine Etica ! Quindi, mancando un insegnamento scolastico laico, che va oltre la sessualità puramente fisica, i rapporti sessuali vengono banalizzati, riducendo cosi drasticamente l’affettività o sentimenti che contribuiscono a l’armonia e durata –tuttaltro che facile- della coppia !
Un uomo puo’ pretendere dimostrare di essere un « maschio » tramite i suoi ipotetici successi fallici di ogni genere nella realtà, ma i suoi più grandi successi, li vive soprattutto nelle sue costruzioni fantasmatiche, (a volte con l’aiuto della pornografia) : l’immaginario è il regno dell’illusione. Nella sua immaginazione, egli abbozza scenari in cui afferma la sua pretesa, e più che dubbia, virilità. E questa regola è valida sia per atei devoti che cattolici particolarmente omofobi i più accaniti !
NB L’assenza di attività sessuale, sia « normale » che « provocata » è in tutti gli animali nociva, e quindi anche per la specie umana una grave fonte di disturbi emozionali che diminuiscono la capacità di comprendere gli altri nonché l’ambiente in cui si evolve.
Un Bun Anno da Bruxelles a tutti voi, donne e uomini di “buona volontà”…..
La sessualità, lungi dall’essere repressa, è permanentemente suscitata, poiché costituisce una superfice di leggibilità dell’individuo e un campo d’intervento su di esso…il sesso viene allora fatto passare per “il” segreto da confessare…ciò tende a rendere l’individuo docile, sottomesso e oggettivato in una soggettività normalizzata…In Occidente non abbiamo un’arte erotica. In altre parole, non impariamo a fare l’amore, non impariamo a darci il piacere, non impariamo a produrre il piacere negli altri, non impariamo a massimizzare, a intensificare il nostro piacere con il piacere degli altri. Non si impara nulla di tutto questo e non si trova nessun discorso e nessuna iniziazione all’arte erotica, che non sia clandestina e puramente interindividuale. (Michel Foucault ANTOLOGIA/ L’impazienza della libertà)
Se il rapporto erotico dev’essere all’insegna della libertà e della gioia, non vedo come possa diventare un lavoro. Mi pare che il problema sia proprio la mancanza di una seria educazione sessuale a scuola ed in famiglia; ma, soprattutto, a scuola. Educazione che in alcune scuole c’è, ma sono quelle per le classi dominati nipoti di alti prelati compresi: c’è un libro, che ora non riesco a trovare, che ne parla come di cosa in essere.
Caro Manlio, quello che può fare la scuola diventa quasi inutile visto che nel mondo esterno la regola è fare soldi, e non importa quale tipo di pornografia tu venda: possono essere i prodotti di pornhub, i programmi della De Filippi o della d’Urso, oppure personaggi volgari, a volte psicopatici ma astuti a cui viene data visibilità, certi influencer che manovrano il loro gregge meglio dei preti…
Pornhub difficilmente vende, è più un aggregatore come xHamster. Raccoglie molto materiale prodotto da utenti amatoriali e quindi è grosso il rischio che qualcuno pubblichi materiale illegale (revenge porn, sesso minorile). Bene hanno fatto a impedire caricamenti da utenti non verificati. Lo facesse Facebook rimarrebbero 20 milioni di utenti invece che il miliardo che millanta.
Mi allaccio alla posizione di Irene. Pornhub è stato citato in giudizio per 40 milioni di dollari dalle vittime del traffico sessuale noto come “Girls Do Porn”. Le denuncianti sono 40 donne che hanno intrapreso una causa contro Mindgeek, la società-madre di Pornhub. Il sito Girls Do Porn è stato chiuso dall’FBI nel 2019 dopo che un tribunale ha stabilito che i proprietari erano colpevoli di aver costretto le donne a fare sesso davanti alle telecamere e di aver diffuso posteriormente questo materiale senza il loro consenso.
MindGeek, mi reitero, società-madre di PornHub, ha consapevolmente lucrato su: coercizione, vessazioni, disagi emotivi, traumi significativi e tentato suicidio, riportati dalle vittime.
Il testo della denuncia consta di 43 pagine in cui è dettagliata la sofferenza subita. Pornhub ha continuato a ospitare video di Girls Do Porn anche dopo che le vittime, nel 2019, hanno iniziato a denunciare la coercizione e le intimidazioni che avevano subito da parte di questa rete.
Non è ancora dimostrato che PornHub abbia rimosso tutti i video dal servizio ed in ogni caso Girls Do Porn si mantiene come partner della piattaforma. Non è questione di sessuofobia.
Ho letto sul Fatto e vari quotidiani che l’account su pornhub è stato chiuso più o meno quando hanno chiuso anche il sito. La causa in corso riguarda alcuni ritardi nella chiusura dell account. Ma c’è un indagine in corso. Al momento è pretestuoso dire che abbia lucrato in quanto Girls do Porn è esterno a pornhub che potrebbe essere ritenuto non compevole in quanto ingannato dallo quell ocvont commerciale. Al momento la piattaforma ha bloccato i video di tutti gli utenti non verificati. E permette solo quelli verificati, uno dei pochi siti del genere che lo fa. Su altri siti gira purtroppo di peggio. La verità è che si tratta di un attacco moralista, la maggior parte dei video sono prodotti da coppie, esibizionista ed esibizionista, alcuni si fanno pagare contenuti extra, altri no. Poi ci sono le preview di alcune case di produzione. Che a qualcuno faccia schifo e non condivida ci può anche stare, ma la storia degli abusi mi pare un pretesto.
Wow! Mai visto tanti nomi nuovi commentare come in questo post, da non so quanto tempo a questa parte! Sull’operato della sig.na Nappi mi espressi già a suo tempo, ammirandone le doti comunicative e intellettuali oltre a quelle evidentissime, e felicitandomi di sapere della sua non credenza: una persona libera che fa liberamente ciò che le aggrada e contribuisce al suo mantenimento. Per quanto riguarda lo schifo inerente questa attività esternato da alcuni commentatori, ribadisco che primo, tutto è relativo, anche in questo caso; e poi, che a me personalmente fanno MOLTO PIÙ SCHIFO politici incompetenti, ignoranti & corrotti; mafiosi di ogni ordine e grado; pretaglia e bigottume vario; xenofobi omofobi razzisti e via degradando; intolleranti selettivi & illiberali in genere. Auguro a tutti buon anno nuovo e buona visione di Pornhub! (Tanto lo so che lo guardate tutti, maialini! 😜)
1. “Nomi nuovi”. Chi scrive farà 22 ininterrotti anni di UAAR a febbraio, a naso da solo ne faccio più io di tutti quelli in questo thread messi insieme 🙂
2. la sig.na Nappi è in realtà signora, è sposata dallo scorso settembre con Giovanni Lagnese, anche se la relazione continua a essere una coppia aperta;
3. sono d’accordo sulle perplessità circa la stigmatizzazione della pornografia tout-court. Più in generale, l’argomento non andrebbe lasciato in mano solo a certo (non tutto, solo certo) femminismo che ultimamente ha le stesse parole d’ordine della destra clericale su fecondazione assistita, gravidanza per procura e, appunto, sex work (prostituzione, pornografia, etc.).
4. Brazzers e PornHub are for boys, EvilAngel is for men 🙂
Mi sembra debole la difesa che altri siti fanno molto di peggio, anche se è un concetto ormai molto in voga come difesa. Comunque sono stati veicolo di 118 crimini con almeno 118 vittime accertate in tre anni, non mi sembra un dato trascurabile. Per non parlare delle situazioni borderline o non accertate in cui l’abuso è meno evidente o più sottile.
Faccio fatica a vedere il voyeurismo come valore o difesa della libertà sessuale o come strumento educativo.
Il problema è che non si stava discutendo della pedopornografia online, ma del moralismo che impone decisioni sulla vita professionale delle persone. PornHub non produce contenuti, i suoi utenti lo fanno. Quindi PornHub non è responsabile di quello che i suoi utenti caricano. Ciononostante ha rimosso tutto e di più, anche contenuti legittimi da gente non verificata. Quindi sì, è legittimo dire che altri fanno di peggio, perché le foto pedopornografiche vere non vengono pagate con il circuito delle carte di credito. Quindi quella manovra non ha scalfito di un millimetro il vero mercato della pedopornografia che, ovviamente, non utilizza mezzi legali di pagamento. Ha solo avuto lo scopo di rendere la vita difficile ai sex worker la cui attività, al di là del giudizio morale che vogliamo darne, è legittima e legale.
Il fatto che questa attività sia « legittima e legale » non vuol dire che sia una buona scuola di come praticare sesso ! Le persone, sovente adolescenti e/o giovani senza esperienza, possono identificarsi a questa gente e ritenere che questo sia il modo migliore di praticare rapporti sessuali ! E sono, paradossalmente, le donne che sovente ne fanno le spese ! Ed è proprio per questo che reazioni acide provvengono giustamente dal « sesso debole » come avviene su questo sito….
Sì, infatti « legittima e legale » non è sufficiente per accettare qualsiasi cosa; anche le sale bingo o le case da gioco sono autorizzate, ma non sono il massimo della realizzazione personale del cittadino.