«Siamo tutti matematici», è questo il messaggio di Michael F. Atiyah alle giovani generazioni ma anche il titolo di un suo agile e denso libricino affidato ai tipi della casa editrice Di Rienzo (pp. 80, euro 11). Una passione per la sintesi che emerge persino dalle grandi figure del passato da lui scelte a riferimento: Bernahrd Riemann, per esempio, «perché le sue opere complete occupano lo spazio di un volume, mentre quelle di Eulero ne contano oltre ottanta». Spunti autobiografici, acute osservazioni sulla natura della matematica, folgoranti incursioni sulle sue relazioni con la fisica, ma anche un capitolo dedicato al tema «Scienza e responsabilità», il tutto in uno stile semplice e lineare che talvolta sembra risolversi in una vera e propria collezione di bellissimi aforismi. La matematica, sostiene Atiyah, è «un linguaggio ancora in divenire, che non è stato scritto una volta per tutte», e proprio per questo indica nella libertà intellettuale dei ricercatori a venire il più prezioso dei patrimoni. Non a caso nel capitolo dedicato alla «Creatività nella ricerca scientifica» dedica grande attenzione allo stato dell’insegnamento della matematica in Gran Bretagna, lamentando i rischi connessi all’abbassamento della preparazione dei docenti. Per Atiyah la chiave del futuro è nella cultura, non certo nella «acquisizione di competenze».
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