«Un bel senso di liberazione per me. Un gesto importante per far capire che non tutti coloro che hanno subito il battesimo sono ancora cattolici».
Sono le parole scelte da una delle decine di persone che in questi giorni hanno caricato la propria testimonianza e i documenti che attestano l’uscita formale dalla Chiesa cattolica sul sito sbattezzati.it, che ritorna e riparte da zero con un processo che permette di condividere in maniera anonima la propria storia di apostasia.
«Si tratta di uno strumento che a pieno regime sarà fondamentale per mappare il territorio e conoscere il reale grado di appartenenza alla Chiesa da parte dei cittadini italiani», spiega il segretario dell’Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti (Uaar), Roberto Grendene, annunciando il lancio, avvenuto in questi giorni, del nuovo sito.
«Nonostante il nome apparentemente goliardico, non a caso promosso dai vescovi per ridicolizzarlo, lo “sbattezzo” è uno strumento giuridico che si basa su un provvedimento del 1999 dell’allora Garante per la protezione dei dati personali, Stefano Rodotà, ottenuto grazie a un’iniziativa legale dell’Uaar», prosegue Grendene. «Negli anni passati, secondo le nostre stime, già 100 mila italiani hanno fatto richiesta di “sbattezzo”. Noi speriamo seguano il loro esempio tutti coloro che non vogliono più essere considerati “sudditi” delle gerarchie ecclesiastiche (e sappiamo che sono tanti) e che rendano pubblica questa scelta, per rompere un tabù e far sì che la Chiesa la smetta con la rivendicazione di rappresentare il 96% della popolazione italiana».
Il nuovo sito è una versione rinnovata del sito web www.sbattezzati.it, noto come “sbattezzo counter”, e presenta una mappa degli sbattezzi via via registrati e, non appena sufficientemente “popolato”, tabelle statistiche con dati suddivisi per aree di residenza degli sbattezzati.
«Noi speriamo si popoli velocemente con dati e storie di quanti hanno scelto di fare apostasia, perché pensiamo che sia un modo efficace per raccontare un’altra Italia. Quella che raramente arriva sui giornali, quella che non ha megafoni davanti alla propria bocca. Non essere costretto ad appartenere a un’organizzazione nella quale non ci si riconosce è un diritto umano fondamentale – conclude Grendene – e uno Stato laico e liberale come il nostro pretende di essere dovrebbe riconoscere l’appartenenza religiosa solo in base a scelte espresse in maniera consapevole. È quello che accade per l’appartenenza a forze politiche e sindacali: perché la questione dovrebbe essere diversa se c’è di mezzo la religione?».
Maggiori informazioni: www.sbattezzati.it
Mappa: www.sbattezzati.it/mappa
Testimonianze: www.sbattezzati.it/testimonianze
«…e uno Stato laico e liberale, come il nostro pretende di essere, dovrebbe riconoscere l’appartenenza religiosa solo in base a scelte espresse in maniera consapevole…»
Appunto! A suo tempo avrebbero dovuto chiedere che da adulto, chi accetta il battesimo, debba esprimerlo materialmente e chiaramente, escludendo anche la furbata del ‘silenzio-assenso’.
Figuriamoci se la Città del Male possa accettare una simile soluzione. I cattolici si ridurrebbero al livello di Italia Viva.
In passato si erano verificati casi di persone iscritte a loro insaputa a un qualche partito politico, alzando polemiche e accuse: perché invece questo deve essere concesso a una lobby, straniera per giunta?
Famosi i casi, Emperor, di attici e appartamenti “regalati” a “insaputa”dei destinatari…
E’ assurdo ed antidemocratico che una associazione non ne preveda l’uscita, per di più con iscrizione fatta per un minore da altri. Questo è il comportamento di una setta.
Lo sbattezzo è una forzatura non trasparente ottenuta per via giudiziaria che da un contentino a chi vuole uscirne, ma non da obblighi alla chiesa cattolica che continua ad usare senza controlli il numero dei battezzati come numero di aderenti, anzi millantando cifre senza fondamento come anche nell’ultimo annuario pontificio dove dichiara che gli italiani sono al 98 % cattolici.
E’ assurdo che non vi sia la necessità di rinnovare o confermare l’adesione, se non annualmente, almeno all’età del consenso che per molte nazioni è attorno ai 14 anni o al più tardi al compimento della maggiore età. Ed è assurdo che non vengano fatti censimenti per controllare quanto l’adesione alla setta sia condivisa con l’età e nel tempo. E, comunque, andrebbe sempre prevista la possibilità di uscirne in qualsiasi momento come da qualsiasi associazione democratica. Non vale la considerazione che oggi il disinteressarsi della religione cattolica è possibile senza conseguenze (almeno nelle città), perché in realtà la religione continua, e si sente legittimata a farlo, ad occuparsi di noi facendo pressioni o intrallazzando con lo stato stesso e ponendo una serie di vincoli e procurandosi o mantenendo dei privilegi.
Forse la soluzione potrebbe essere nel non rivolgere la richiesta di sbattezzo alla chiesa, ma rivolgendola al garante della privacy o altro organo di stato per obbligarli a una cancellazione netta e senza appigli alle solite str… dottrinali. Bisognerebbe sentire il parere di un esperto.