È notorio che, negli States, uno dei gruppi più denigrati è quello degli atei. La spiegazione a cui si ricorre più frequentemente, soprattutto negli ambienti legati alla fede, è che gli atei «sono ostili alla religione»: il disprezzo nei loro confronti sarebbe quindi soltanto una reazione (in qualche modo giustificata) a un analogo e “originario” disprezzo. Uno studio recentemente pubblicato sulla rivista online Secularism & Nonreligion ha approfondito la questione. I ricercatori hanno esaminato i dati dell’American General Social Survey del 2018 per capire le attitudini reciproche di atei, cristiani, buddhisti, induisti, ebrei e musulmani. E i risultati sono senz’altro degni del nostro interesse.
La prima evidenza rappresenta soltanto l’ennesima conferma: gli atei sono molto più disprezzati di qualunque altro gruppo religioso. La seconda è invece molto più sorprendente – ma non per noi: gli atei giudicano gli “altri” altrettanto favorevolmente di quanto giudicano gli atei stessi, con la sola (e comunque limitata) eccezione dei musulmani. Sono invece i fedeli a uscirne male, soprattutto quelli cristiani: hanno una spiccata propensione a privilegiare i propri correligionari e a disprezzare fortemente gli atei. Al punto che l’articolo si conclude con una gustosa considerazione: «In Matteo 22:36-40 Gesù comanda ai suoi seguaci di amare il Signore e di amare il loro prossimo: a quanto pare sia gli atei, sia i teisti hanno interpretato questa esortazione come un oppure».
Trattandosi di dati estrapolati da una ricerca molto più ampia, lo studio ha qualche inevitabile limite, dovuto anche alla limitata popolazione delle fedi non cristiane. Si ferma inoltre alle affermazioni, non alla traduzione pratica delle discriminazioni. Che, peraltro, nella nation under God colpiscono, a livello legislativo, proprio i non credenti: vista la spiccata “ateofobia” dei cristiani, quale emerge dall’inchiesta, non sembra dunque rappresentare una coincidenza.
Sempre nei giorni scorsi, peraltro, una ricerca del Pew Research Center ha mostrato come atei e agnostici siano gli unici gruppi “religiosi” in cui la maggioranza dei propri membri si oppone, rispettivamente nella misura del 65% e del 57%, alla pena di morte. Risultanze confermate nelle analisi mondiali condotte dal World Value Survey, che potrete approfondire a piacimento sul loro sito: maggiore la distanza dalla religione, e maggiore il grado di civiltà (comunemente intesa). Senza dimenticare che i paesi in cima alla classifica Onu dell’Indice di sviluppo umano hanno quasi tutti alte percentuali di non credenti, in assoluto contrasto con le bassissime percentuali nei paesi in coda, caratterizzati invece da un’eccezionale adesione religiosa.
Dobbiamo ovviamente ricordarci sempre che si parla soltanto di medie: esistono atei che ucciderebbero a morsi il loro vicino gay, e credenti sinceramente bendisposti verso qualunque essere umano, qualunque convinzione egli abbia. Ma resta pur sempre una media che dovrebbe suggerire ai leader religiosi (e ai tanti mass media che ne enfatizzano acriticamente i meriti) di abbassare immediatamente la cresta.
Raffaele Carcano
I “credenti” disprezzano gli atei per paura: cercare di capire un ateo significa mettere in discussione una marea di convinzioni religiose che rischiano di crollare perché stanno in piedi come un castello di carte.
È talmente vero che non lo ammetterebbero nemmeno sotto tortura. La loro frase più ricorrente, quasi un ritornello: “la colpa è della gente, non della religione”. Con immancabile e susseguente grassa risata del sottoscritto.
E i ritornelli di certi atei?
“Io non ho il dono della fede ma…”
“Io ho il massimo rispetto per i credenti ma…”
“Gesù è stato il primo socialista…”
Queste scemenze fanno più ridere di quelle che sparano i “credenti”.
LOL. Ma non sono atei, imo. Sono solo eterni indecisi, credenti sotto mentite spoglie o quelli che “tendenzialmente non credo, ma vai mai a sapere…”
In ogni caso, quando capito in mezzo a questi discorsi, specifico sempre che io non mi dichiaro ateo, ma piuttosto mi definisco non credente, in quanto ateo è in realtà termine spregiativo eccetera eccetera.
Comunque quella di J-soo socialista non l’ho mai capita, e del resto, anche se fosse? Ma poi, è esistito sto cavolo di J-soo?
Gli americani (yankee) in particolare dovrebbero tacere sugli atei: considerando la quantità di film
che producono incentrati su temi pseudo religiosi, gente morta che ottiene la possibilità di una seconda chance, premonizioni, maledizioni e tutto il ciarpame accumulato in duemila anni di cattolicismo e cinquecento di protestantismo, farebbero una più bella figura se tacessero.
Avendo frequentato il sito dei cuginetti più sfortunati posso affermare che quello che gli rode
è la nostra libertà di pensiero, libertà da tutte le paure che li legano nel loro bozzolo immaginario.
Altra cosa evidentissima è che i credenti non hanno la minima conoscenza del pensiero ateo:
una delle loro affermazioni più ricorrenti è che gli atei sono convinti che l’universo si sia formato
dal nulla, loro che credono in un dio, lui sì vagante nel nulla, che crea l’universo!
Quindi un sondaggio sulle opinioni dei credenti non può prescindere dallo stabilire quale è
la ‘piattaforma’ culturale e mentale di cui dispongono. Lavoro inutile, sapendo che abbiamo
a che fare con individui condizionati e con una visione deformata della realtà.
“Quello che gli rode è la nostra libertà di pensiero, libertà da tutte le paure ecc.”
THIS.
“..gli atei «sono ostili alla religione»: il disprezzo nei loro confronti sarebbe quindi soltanto una reazione (in qualche modo giustificata) a un analogo e “originario” disprezzo.”
Ci vuole una bella faccia tosta a ribaltare la situazione di causa-effetto. Sarebbe come dire che le democrazie sono ostili alle dittature ed alle monarchie.
Quali possibilità in passato ci sono state di professarsi atei durante il medio evo o l’inquisizione, con le religioni che non tolleravano neanche differenze nella religione dominante? La possibilità di dichiararsi atei deriva da un aumento delle libertà e dei diritti civili, cioè dalla possibilità di decidere e pensare liberamente, cosa a cui le principali religioni si sono opposte per secoli ed anche oggi cercano di limitare nonostante certe ipocrite affermazioni di principio.
Le religioni disprezzavano l’ateismo perchè le metteva in discussione e le criticava, cosa inaccettabile per loro, anche oggi, esattamente come il dittatore non tollera e disprezza i dissidenti. Quindi se gli atei disprezzano le religioni lo fanno perchè disprezzano la storia oppressiva ed intollerante delle religioni dominanti e la loro storia di potere.
Ma essendo l’ateismo figlio della libertà di pensiero e non inquadrato ed organizzato è più disposto ad accettare che questa libertà possa anche portare a scelte religiose del singolo, ma ovviamente in una competizione libera, democratica e regolare, non truccata e condizionata, come vorrebbero le religioni dominanti.
Quoto in blocco e sottoscrivo.