Domande che interpellano la ragione prima ancora della coscienza

I Dico, di per sé, non vogliono arrecare danno alla famiglia. Perché allora sono una minaccia?
Così le nozze. I discriminati
Quale che sia l’intenzione» di chi propone i Dico, «l’effetto sarebbe inevitabilmente deleterio per la famiglia». Questo sostengono i vescovi nella Nota ed è chiaro il perché. Se infatti una norma riconosce un valore sociale a coppie di fatto fondate sull’affetto ma non su un patto di impegno stabile (il matrimonio) e attribuisce a tali unioni le prerogative riservate ai coniugi, quella norma reca un danno oggettivo alle famiglie e avvilisce il matrimonio. Discriminati dai Dico sono proprio i coniugi, legati tra loro “a causa” di un vero matrimonio. Costoro hanno ottenuto alcuni diritti per il fatto che hanno assunto alcuni impegni nel matrimonio stesso. Se altre persone ottengono i medesimi diritti senza assumersi i medesimi doveri, allora si sta stabilendo che anche i coniugi, d’ora in avanti, ottengono quei diritti per il solo fatto che coabitano con affetto, e non più perché si sposano. Dunque, il matrimonio in quanto tale viene configurato, dalla nuova situazione giuridica, come un atto inutile, di puro carattere rituale. Conferendo diritti e privilegi ai conviventi non si tolgono diritti e privilegi ai coniugi, ma si toglie di fatto ai diritti e ai privilegi dei coniugi il motivo per cui esistevano, cioè l’istituto del patto matrimoniale. […]

Il diritto regolamenta le diverse situazioni umane. Perché nel caso delle coppie di fatto è meglio andare cauti?
Lo Stato non ha interesse a tutelare chi non si assume responsabilità.
Quando si progetta una nuova legge occorre identificare innanzitutto qual è l’esigenza sociale che la rende necessaria. Nel caso delle convivenze, da più parti si invoca da un lato un presunto «vuoto legislativo» e dall’altro la «realtà di fatto» nella quale si troverebbero alcune centinaia di migliaia di coppie. In entrambi i casi, però, le argomentazioni non appaiono fondate. Il diritto, infatti, non esiste per «riempire vuoti» né soprattutto per dare veste giuridica a tutto ciò che esiste. Deve invece trovare la sua intrinseca ragione d’essere nella ricerca della giustizia. Al tempo stesso, prima di approvare una nuova legge, in particolare su temi così sensibili, occorre verificare se non sia possibile raggiungere gli stessi risultati auspicati – la garanzia di diritti individuali – per altra via attraverso regolamenti amministrativi, strumenti del diritto privato, iniziative autonome delle parti. […]
Vi è infine il caso specifico delle relazioni omosessuali. Queste non possono, nemmeno analogicamente, svolgere quelle funzioni sociali per cui nasce la famiglia ed esiste il matrimonio – garantire cioé l’ordine delle generazioni – e che impegnano lo Stato alla tutela giuridica di quel vincolo e dei suoi contraenti. Occorre infatti sottolineare come il primo e reale interesse dello Stato attiene alla tutela del bene della procreazione nella famiglia.

Il testo integrale dell’articolo di Francesco Riccardi è stato pubblicato sul sito di Avvenire

9 commenti

Nikky

Oh certo, il primo compito della famiglia è quello di generare e solo chi genera è una famiglia, mentre le famiglie omosessuali che non generano (su questo ci sarebbe molto da discutere) non formano una famiglia. E perché a due anziani non viene negato il matrimonio religioso allora? Incoerenti dall’inizio alla fine.
Loro risolvono il problema alla radice, negano i diritti a tutti!

Franco Siccardi

La parola “diritto” non compare nei loro libri della Smorfia.

Pacs

Balle.
Se Prodi e Napolitano non si fossero incontrati con i vertici della chiesa, non sarebbe caduto il governo su affari esteri e a quest’ora quell’aborto di legge sui parenti poveri dei Pacs sarebbe già in vigore.

Soqquadro

Se gli (e soprattutto le) omosessuali sono così anti-procreativi com’è che in Italia s’è scritta una legge ad hoc proprio per impedirgli di procreare?
Cmq se i porporati sono così ossessionati dal calo democrafico cosa aspettano a fare bambini? Così magari capiscono che non nascono dalle carte bollate di un matrimonio…

ALESSIO DI MICHELE

@ soqquadro:
Dovrebbero capire che per diventare genitori occorre avere piu’ di 11 anni, e, con le donne “puntare al centro” (una volta tanto sarei d’ accordo anche io).

Claudio De Luca

Ogni elemento che tende a far esondare la sessualità dai rigidi binari del pensiero conformista é inevitabilmente destinato a trovare nella cosiddetta società civile una caparbia opposizione.
Del resto, una società disciplinata, ordinata, gerarchizzata presuppone – per stabilizzarsi – una chiara rinuzia pulsionale da parte dell’individuo.

oz

Due domande.

Qualcuno ha capito quali doveri impone il matrimonio in più rispetto ai dico? È una domanda seria, io non ho mai letto nessuno che esemplificasse.

E dall’altra parte, sinceramente non ho neanche capito perché una coppia eterosessuale dovrebbe scegliere i dico anziché il matrimonio… Se il problema sono i tempi di un eventuale divorzio, non sarebbe più sensato snellire la procedura? Ovvio che la Chiesa tuonerebbe anche su questo, ma in linea di principio mi sembra più razionale. E, sempre per proseguire logicamente, il matrimonio omosessuale sarebbe una possibilità molto più equa di dico, pacs o altri… ehm… “matrimoni di serie B” 😉

oz

Ah, ecco qualcosa dal post precedente “Una conferma di chiusure e ingerenze intollerabili”…
“[blabla la famiglia blabla] proprio per l’impegno che essa porta con sé: impegno di fedeltà stabile tra i coniugi e impegno di amore ed educazione dei figli”

Beh l’impegno di fedeltà insito nel matrimonio alla prova dei fatti fa un po’ ridere. Se una coppia sceglie di vivere un regime di “coppia aperta” sono fatti suoi, mentre se uno dei due componenti non accetta il tradimento dell’altro la coppia – sposata o meno – va in crisi in ogni caso. O possono esserci iniziative legali che partano dall’esterno della coppia, in caso di infedeltà nel matrimonio?

Quanto ai figli se bastasse essere sposati per amarli ed educarli vivremmo in un mondo molto migliore (e non credo che le leggi che regolano il matrimonio impongano di provare amore per la prole).

Mi sfugge qualcosa? (La mia seconda domanda rimane sempre valida, se qualcuno vuole cimentarsi 🙂 )

Johnny Golgotha

La chiesa difende il matrimonio non solo religioso, ma anche quello civile che si celebra in comune, perchè desidera che nella coscienza delle persone, anche quelle non credenti, rimanga comunque il concetto di matrimonio come rituale, che in questo paese cattolico, più che altro sulla carta, le è proprio

Personalmente, considero finita l’era del matrimonio; era un’usanza antichissima, che sanciva l’unione fra due famiglie, le quali si impegnavano nel mutuo soccorso reciproco in virtù del fatto che i loro due rispettivi eredi scopavano. Oramai, da moltissimo tempo tutto è cambiato, ed ognuno viene educato come individuo, senza che debba rappresentare tutte le generazioni dalle quali discende, pertanto, se ama un’altra persona, non c’è bisogno che si “allei” con essa, basta solo che ci scopi

A cosa serve quindi oggi l’istituzione civile del matrimonio? A nulla

Commenti chiusi.