Idee in movimento. Cambiare il mondo attraverso la traduzione

Le idee laico-razionaliste fanno ancora fatica a imporsi in paesi con forte integralismo religioso, in particolare in quelli a maggioranza islamica. Non solo per la forte censura ma anche per difficoltà di natura linguistica. Arianna Tersigni affronta il tema sul numero 5/22 di Nessun Dogma.

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Le rivoluzioni mediatiche hanno avuto (e continuano ad avere) un notevole impatto sulle dinamiche di ateizzazione e laicizzazione di fasce sociali sempre più ampie: l’avvento e la diffusione della stampa, della radiotelevisione e infine di internet hanno contribuito alla progressiva diffusione delle idee laico-razionaliste a partire dal mondo occidentale, spazio fisico e culturale in cui si sono originariamente imposti questi nuovi strumenti.

Negli ultimi anni si sta tuttavia assistendo a tentativi di divulgazione anticonfessionale e indipendente in stati e contesti socio-istituzionali nei quali la religione detiene ancora le redini del potere: sempre più intellettuali, a titolo spesso volontario, sono impegnati nella traduzione e circolazione di documenti scientifici e politici di matrice laica, nel tentativo di aprire le comunità allo spirito critico e a una maggiore responsabilizzazione.

La prima rivoluzione mediatica che ha portato alla diffusione del pensiero razionale e della conoscenza scientifica in Europa, alla fine di un periodo, il medioevo, durante il quale gli apparati ecclesiastici possedevano il potere quasi in tutto il continente, è stata l’invenzione della stampa nel quindicesimo secolo a opera di Gutenberg, in Germania. Martin Lutero, con le sue famose 95 tesi che denunciavano la pratica della vendita delle indulgenze di papa Leone X, fu tra i primi ad avvalersi del mezzo della stampa per mettere in evidenza gli aspetti fallimentari e di corruzione insiti nel potere detenuto dalla chiesa, facendo arrivare l’ondata degli scandali in tutta Europa.

In generale, la diffusione di libri e riviste rese maggiormente accessibili cultura e conoscenza a un pubblico di utenti sempre più vasto. Il giudizio critico verso i dogmi e le istituzioni religiose circolò in modo definitivamente ricorrente a partire dall’illuminismo e negli ambienti benestanti e culturalmente all’avanguardia, dando finalmente voce ed espressione allo scetticismo nei confronti della religione che per secoli era rimasto in sordina e relegato a uno status di clandestinità (soprattutto per paura delle sanzioni che ne conseguivano, che potevano arrivare fino alla pena di morte). La diffusione di scritti e documenti che propagavano idee atee e laiche permise a molte persone non credenti di sentirsi parte di un’ampia comunità e le rese consapevoli di non essere sole.

La seconda rivoluzione mediatica, che vide tra il diciannovesimo e il ventesimo secolo l’arrivo di apparecchi radio-televisivi sulla scena mondiale, permise in ancora maggior misura la proliferazione di idee atee e secolari, che arrivavano ora a un pubblico esponenzialmente più ampio e catturavano così anche quelle fette di audience meno istruite, non inclini a consultare libri e giornali. Interviste, programmi e film che trattavano l’ateismo e promulgavano visioni laiche della società entravano nelle case e includevano sempre più persone in un processo che ormai si prefigurava di crescente secolarizzazione.

La terza rivoluzione mediatica, coincidente con la comparsa di internet, ha fornito più che mai possibilità alle persone non religiose di trovare un comune spazio di discussione e confronto. Il finlandese Teemu Taira, esperto in scienza delle religioni, ha affermato che il ruolo di internet e dei social media è stato “rivoluzionario” in ragione della crescente visibilità che ha conferito all’ateismo e incrementando curiosità e interesse nei confronti di questo. Internet permette infatti anche a coloro che fanno parte di comunità chiuse e profondamente religiose di accedere facilmente a informazioni censurate dalle comunità stesse e di poter dare risposte scaturenti da un atteggiamento scettico nei confronti della religione.

Ci sono numerosi siti e blog di orientamento ateo che vale la pena citare per il contributo che hanno fornito in direzione di una società più secolarizzata. Talk.Origins confuta affermazioni creazioniste, spesso di matrice religiosa, e sostiene tesi scientifiche ed evoluzioniste sulle origini della Terra e delle forme di vita che la abitano. Skeptics’ Annotated Bible si occupa di elencare ed evidenziare assurdità e contraddizioni presenti nella Bibbia, nel Corano e nel Libro di Mormon.

La piattaforma The Clergy Project, nata negli Stati Uniti, offre sostegno e supporto ai membri del clero che non sono più credenti, i quali possono accedere alla rete anche anonimamente e ricevere assistenza. Il sito OnlySky (che ha incorporato il blog Friendly Atheist dello statunitense Hemant Mehta) analizza da una prospettiva laica fenomeni politici e sociali e rilancia notizie e fatti di cronaca riguardanti la religione.

Le idee laiche e atee fanno però ancora fatica a imporsi in paesi con un forte integralismo religioso, in particolare in quelli a maggioranza islamica, e da ciò derivano le complicazioni ad avviare veri e propri processi di secolarizzazione in tali regioni del mondo. La difficoltà di accedere a testi scientifici e portatori di istanze antireligiose non è dovuta soltanto alla forte censura imposta dai governi; un altro ostacolo da prendere in considerazione è infatti di natura linguistica, dal momento che non è comune trovare tali documenti tradotti nella lingua degli stati in questione.

Proprio per questo internet è stato di grande aiuto e ha avviato un, seppur tuttora limitato, processo di apertura, permettendo di promuovere l’ateismo e di criticare l’islam, anche ricorrendo alla forma anonima, evitando così il rischio di essere sottoposti a dure repressioni (in alcuni paesi, tra cui Sudan e Arabia Saudita, l’apostasia è un reato per il quale può essere prevista anche la pena capitale). Sono così nati dei progetti che si occupano di rendere accessibile il più possibile l’informazione indipendente e laica.

Ideas Beyond Borders è una piattaforma online non profit che si occupa di diffondere e incentivare il pensiero critico, la scienza e la promozione dei diritti civili nella regione del Medio oriente; il progetto, nato nel 2017 dal rifugiato iracheno Faisal Saeed Al Mutar che oggi abita negli Stati Uniti, provvede a distribuire libri, produrre video e tradurre testi, articoli e pagine di siti in arabo, curdo e farsi, grazie all’aiuto di centinaia di traduttori e attivisti, rendendo così accessibili contenuti spesso censurati.

Translations Project è invece una piattaforma online promossa da due organizzazioni non profit, il Center for Inquiry e la Richard Dawkins Foundation (entrambe impegnate a fornire conoscenze ed evidenze scientifiche per favorire lo sviluppo di una società sempre più secolarizzata); distribuisce gratuitamente, nei paesi a maggioranza islamica più repressivi, copie tradotte in lingue come l’arabo, l’urdu e il farsi, di opere che rappresentano dei punti di riferimento per la scienza.

Internet e i social network, soprattutto Facebook e Twitter, hanno inoltre assunto un ruolo fondamentale durante le primavere arabe come strumenti di aggregazione, seppur virtuale, dei rivoluzionari: queste piattaforme hanno contribuito a velocizzare l’organizzazione e l’attuazione delle rivolte, dal momento che la realtà digitale ha offerto a molti un primo luogo più o meno “sicuro” per contestare i governi senza incorrere in restrizioni e censure, alle quali invece erano sottoposti giornali e opere letterarie.

Attraverso la diffusione di video delle insurrezioni già in corso e di testimonianze dirette di migliaia di insorti che scendevano in piazza e documentavano in tempo reale gli eventi, molte persone si sono mobilitate e unite alle proteste; le piattaforme online hanno dato voce a richieste, che sono sempre esistite, di veder riconosciuti maggiori diritti e libertà. L’affermazione dei nuovi media nella regione araba ha creato un vero e proprio destabilizzatore politico-istituzionale e ha ampliato esponenzialmente la voce del dissenso nei confronti dei governi; i social network hanno dapprima reso consapevole la popolazione di essere numerosa nel voler ribaltare i regimi, dandole così il coraggio di mobilitarsi concretamente.

Passando al contesto italiano, anche l’Uaar e il progetto editoriale Nessun Dogma sono impegnate nella traduzione di articoli e libri che altrimenti non circolerebbero in Italia, rappresentando un valido strumento di aggiornamento e di divulgazione della laicità in una società che aspira a essere libera e promotrice dei diritti umani e civili; nel 2016 il ministero dei beni culturali ha conferito appunto a Nessun Dogma un premio per la traduzione in ragione «dell’alto livello qualitativo delle traduzioni, all’insegna della diffusione in Italia della cultura laica».

L’impegno dell’Uaar e di numerose altre realtà mira a implementare la divulgazione di idee e documenti imparziali e indipendenti e a incoraggiare il pensiero critico dei cittadini aprendoli al confronto, importante soprattutto in una realtà in continuo cambiamento come quella odierna. Porre interrogativi, ascoltare domande e accogliere le diversità ancora oggi rappresentano un metodo di indubbia validità per la costruzione della conoscenza e fondano, nel socratico “so di non sapere” l’autonomia di pensiero insita nella ragione umana.

Arianna Tersigni

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3 commenti

Mixtec

“nel 2016 il ministero dei beni culturali ha conferito appunto a Nessun Dogma un premio per la traduzione in ragione «dell’alto livello qualitativo delle traduzioni, all’insegna della diffusione in Italia della cultura laica»”
Forse entro una settimana conosceremo il nuovo Ministro dei Beni Culturali che darà nuovi premi a Nessun Dogma (ovviamente se pubblicherà altre ottime traduzioni: la traduzione dell’ultimo libro di Dunbar è già stata predisposta da qualche editore?)

Mixtec

L’ultimo libro di Dunbar si conclude con l’affermazione che, bene o male, o meglio o peggio,
la religione farà ancora compagnia all’umanità.
Ed allora, mi sembra migliore la proposta di tradurre “Alpha God. The Psychology of Religious Violence and Oppression” di Hector A. Garcia, pubblicato da Prometheus Books nel 2015.
(Avrà circa sette anni, ma il tema trattato mi sembra più che attuale).

RobertoV

L’invenzione della stampa e la riforma protestante, con anche le varie traduzioni in volgare, così come successivamente l’illuminismo, hanno si reso più facile la circolazione di idee critiche, ma questo è avvenuto con una forte opposizione, sia da parte cattolica che protestante. I libri hanno continuato ad essere proibiti e le persone perseguitate (l’inquisizione è arrivata fino all’ottocento), solo che tante informazioni ed idee sono più difficili da controllare e reprimere ed inoltre i maggiori interessi contrastanti e l’evoluzione economica ed industriale degli stati ha reso necessarie maggiori aperture e conoscenze, aprendo spazi nuovi e di libertà prima impensabili. Se le regole democratiche fossero uguali per tutti e non sopravvivessero privilegi ed ingiustizie del passato, la diffusione e accettazione di idee critiche sarebbe decisamente superiore.
Internet è indubbiamente uno strumento potente se usato adeguatamente, ma consente anche di diffondere visioni conservatrici e manipolatrici ed un’efficacie propaganda. Paradossalmente funziona bene per chi ha a disposizione le capacità critiche per usarlo, cioè una cultura adeguata, mentre può avere effetti negativi su chi non li ha.
E’ stato utile nelle primavere arabe, peccato che poi abbia vinto la restaurazione.
E’ sicuramente utile nelle proteste attuali in Iran, ma bisognerà vedere alla fine quanto efficace.

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