Non solo clericalate. Seppur spesso impercettibilmente, qualcosa si muove. Con cadenza mensile vogliamo darvi anche qualche notizia positiva: che mostri come, impegnandosi concretamente, sia possibile cambiare in meglio questo Paese.
La buona novella laica del mese di gennaio è l’approvazione da parte della Giunta della Regione Puglia di una delibera per regolamentare il fine vita e consentire il suicidio assistito. In particolare, sarà il Comitato etico del Policlinico di Bari l’organo territorialmente competente per i pareri in caso di richieste di accesso al suicidio assistito. Inoltre viene stabilito che tutte le strutture sanitarie pugliesi dovranno dare attuazione alla sentenza della Corte costituzionale del 2019 che ha aperto all’autodeterminazione sul fine vita.
Nel quartiere di Redona a Bergamo una nuova area sarà intitolata all’astrofisica Margherita Hack, già tra i presidenti onorari dell’Uaar. La raccolta firme per l’intitolazione è partita da alcuni residenti e promossa dal circolo Uaar locale. Sentito il parere della Commissione toponomastica del Comune, la Giunta ha deliberato a favore. «Siamo molto contenti di poter rispondere positivamente alla richiesta», ha spiegato l’assessore alla Toponomastica Giacomo Angeloni: «continua quindi il nostro impegno nel tentativo di incrementare il numero di luoghi della città intitolati a donne, ma riconosciamo anche il grande contributo che Hack ha dato alla scienza».
Intanto anche a Cremona sono passate le proposte per intitolare a Margherita Hack e a Gino Strada alcune aree verdi, dopo il parere favorevole della Commissione toponomastica e l’approvazione della Giunta. La proposta di intitolazione in onore di Strada arriva dal gruppo consiliare Fare Nuova la Città – Cremona Attiva, con il sostegno della maggioranza, mentre quella in onore di Hack dal consigliere di Sinistra per Cremona – Energia Civile Lapo Pasquetti, con firma degli altri due capigruppo di maggioranza Roberto Poli ed Enrico Manfredini.
A Chivasso (TO) diversi esponenti politici si oppongono al voto della Giunta di centrosinistra per erogare contributi ad organizzazioni anti-aborto. In particolare l’assessora Chiara Casalino e le consigliere Cristina Peroglio (Pd) e Chiara Gasparri (Sinistra Ecologista). Oggetto del contendere 4.100 euro a favore del Centro Aiuto alla Vita, organizzazione no-choice integralista.
Critiche al tour clericale dell’icona della sacra famiglia nei reparti degli ospedali di Venezia sono arrivate da alcuni politici. Il gruppo Pd in Consiglio comunale ha chiesto in un comunicato «che si rimuovano immediatamente tutte le rappresentazioni religiose che vanno contro la sensibilità delle donne e il rispetto dei loro diritti». La famosa icona era stata posizionata persino all’ingresso del reparto di Ginecologia. La senatrice del Movimento 5 Stelle Elisa Pirro parla di «schiaffo alla laicità dello Stato» e protesta anche la deputata Pd Rachele Scarpa. Proprio Pirro, tra le rappresentanti attaccate dalla stampa cattolica, ci ha tenuto a spiegare il suo punto di vista in una lettera al quotidiano dei vescovi Avvenire. «Da cattolica», ha scritto, «spesso mi chiedo che cosa voglia dire esserlo in un Paese come l’Italia che non ha più una religione di Stato dal 1984. Essere cattolici vuol dire credere e sentirsi parte di una comunità, non certo imporre e strumentalizzare simboli religiosi per avallare il fanatismo religioso e prevaricare su chi la pensa diversamente: atei, agnostici, persone che professano altre religioni, oppure chi per scelte personali ha deciso di abortire». Ribadisce che è «del tutto fuori luogo la presenza di un simbolo così forte all’ingresso di una stanza di un edificio pubblico in cui si stanno compiendo scelte individuali» e che l’aborto «è un diritto» da esercitare senza ingerenze. «Un’Italia davvero laica è certamente un’Italia più aperta, in cui ci si possa sentire a proprio agio in un ospedale, in una scuola, in un tribunale, nei seggi elettorali. Concludo dicendo che ieri ho ricevuto la mail di un vostro lettore che mi augurava l’inferno per quello che ho detto. È diventato dunque questo il cattolicesimo nel 2023? Mandare all’inferno chi la pensa diversamente?», chiosa la senatrice.
La proposta di legge depositata dal senatore di Fratelli d’Italia Roberto Menia per riconoscere la «capacità giuridica» del “concepito” è stata accolta da diverse contestazioni in Parlamento. Dal Movimento 5 Stelle Alessandra Maiorino mette in guardia: «il partito di Meloni vuole derubare le donne della proprietà del proprio corpo». La capogruppo Pd al Senato Simona Malpezzi commenta: «riconoscere la capacità giuridica del concepito […] vuol dire solo una cosa: cancellare il diritto della donna di autodeterminarsi nella scelta di diventare madre o meno». Per Luana Zanella, capogruppo dell’Alleanza Verdi-Sinistra, si tratta di «una proposta buona per la propaganda della Destra ma assai pericolosa sul piano dei diritti».
La capogruppo M5S in Commissione Cultura alla Camera Anna Laura Orrico ha presentato un’interrogazione scritta al ministro della Salute Orazio Schillaci per porre l’attenzione sull’assenza di medici non obiettori all’ospedale di Cosenza. Attualmente tutti i 13 ginecologi assunti sono obiettori, come 24 su 26 ostetriche. «In ogni caso l’ospedale deve garantire, perché lo dice la legge, che il servizio venga espletato», ha chiarito, «ma è ovvio che così non viene garantito il diritto all’aborto, come si richiede in un Paese che si vuole definire civile e avanzato».
La Regione Lazio stanzia 10 milioni per la distribuzione gratuita della pillola anticoncezionale nei consultori, che partirà da febbraio. Lo annuncia la presidente della IX Commissione consiliare Pari opportunità della Regione Eleonora Mattia. L’iniziativa arriva a conclusione di un percorso avviato nel 2019, quando il Consiglio regionale ha approvato un ordine del giorno di cui Mattia era prima firmataria. Tra gli obiettivi dell’odg, ricorda la presidente, anche «la garanzia di disponibilità della contraccezione d’emergenza in tutti i pronto soccorso e consultori del Lazio, il potenziamento della rete e dei servizi consultoriali e il sostegno dei programmi di educazione sessuale».
La Camera ha approvato, quasi all’unanimità, un ordine del giorno presentato dal Movimento 5 Stelle per blindare la legge 194 sull’interruzione di gravidanza. La proposta impegna il governo «ad astenersi dall’intraprendere iniziative normative volte ad eliminare o limitare il sistema di tutele previste dalla legge 194». Il voto ha visto 257 favorevoli, 3 astenuti e nessuno contrario. Inizialmente la maggioranza si sarebbe orientata per la contrarietà, ma ha cambiato opinione sostenendo infine l’iniziativa dopo gli interventi di Nicola Fratoianni (Alleanza Verdi-Sinistra) e Roberto Giachetti (Azione-Italia Viva). Il capogruppo di Verdi-Sinistra Luana Zanella ritiene che la discussione abbia «costretto il governo a una marcia indietro» ma Chiara Colosimo di Fratelli d’Italia ha risposto che il partito «difende la legge 194 rimarcando che non va cambiata in nessun modo»: «nessuna donna dovrà abortire perché obbligata per questioni economiche, piena attuazione come ha ribadito più volte la nostra presidente Giorgia Meloni».
La redazione