Ultrà islamici sgozzano tre cristiani

È stata un’esecuzione: gli aggressori sono entrati, hanno bendato gli occhi e legato mani e piedi a chi avevano davanti, li hanno fatti sedere a terra. E li hanno sgozzati tutti e tre, due turchi e un tedesco, mentre una quarta persona è in condizioni critiche dopo essersi gettata dalla finestra, per sfuggire alla mattanza. Scene da violenze settarie in Iraq, ma che ieri hanno avuto luogo a Malatya, nel sud-est della Turchia. Le vittime sono tre dipendenti della casa editrice cristiana Zirve, che pubblicava copie della Bibbia. La polizia ha arrestato sei persone senza rendere pubblici i dettagli. Anche in assenza di un mandante certo, la Turchia intanto riscopre la sua anima più cupa: antieuropea e contro le minoranze, religiose e etniche. Proprio mentre il Paese sembra spaccato tra due concezioni diverse di se stesso.

E ancora una volta, quando la Turchia mostra questo volto c’è di mezzo Malatya: la città natale di Ali Agca, l’attivista dei Lupi Grigi che nel 1981 sparò a papa Wojtyla, ma anche quella dove era nato Hrant Dink, lo scrittore e giornalista turco-armeno ucciso lo scorso gennaio a Istanbul da un giovane nazionalista. Una città di frontiera, alle porte della regione dove i curdi sono la maggioranza, e che ospita anche piccole minoranze greche e armene. Ma anche una roccaforte dei nazionalisti turchi e di sempre più diffusi gruppuscoli islamici. Per la strage di ieri molti analisti turchi puntano il dito – per la tecnica usata, già attribuita a loro – contro gli Hezbollah turchi, un movimento islamico curdo slegato formalmente dal suo omonimo libanese, che lotta per la creazione di uno stato islamico nel sud-est della Turchia. L’attività missionaria della Zirve era vista con crescente fastidio, recentemente il suo direttore aveva ricevuto minacce di morte. Ma anche i nazionalisti turchi non vedevano di buon occhio la casa editrice, e avevano organizzato diverse proteste davanti alla sua sede.

«In questo Paese c’è una tendenza crescente verso la xenofobia e il nazionalismo. Si sta facendo strada la percezione che la Turchia sia sotto minaccia, e che il governo stia svendendo il Paese agli stranieri», spiega Bulent Kenes, direttore del quotidiano in lingua inglese «Today’s Zaman», filo-europeista e vicino alle posizioni del premier Erdogan. Kenes è nato proprio a Malatya e ricorda un’infanzia «con vicini di casa armeni e curdi, cristiani e musulmani, senza divisioni tra di noi». Ma se il campanello d’allarme era giunto già con l’omicidio di don Andrea Santoro a Trabzon, nel febbraio 2006, l’assassinio di Dink e la triplice esecuzione di Malatya sono viste come la conferma dell’emergere di correnti interne al Paese, ognuna con la propria agenda politica. […]

Il testo integrale dell’articolo di Alessandro Ursic è stato pubblicato sul sito de La Stampa

4 commenti

Il Filosofo Bottiglione

auguriamoci che vinca l’anima laica della Turchia. in proposito è importante che l’Europa gli dia la mano giusta.
anche nel migliore dei casi, però, questi settarismi criminali ci metteranno molto tempo a sparire definitivamente.

tadeo

settarismi religiosi pericolosi mi sembrano sospeti i vescovi vaticani con la arcaica teologia romana di fronte alla modernita’sospetta, alla verita’storica dei racconti evangelici?…L’anima laica europea risuona anche in queste ore molto cupa.

Damiano

Che belle le religioni, tirano fuori sempre il meglio delle persone..

Markus

Purtroppo follia, violenza e credenze in cose ultraterrene vanno spesso d’accordo.

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