Si è concluso il sondaggio “Un anno di clericalate: vota la peggiore“, che ha messo a confronto le 51 clericalate della settimana attribuite dall’Uaar nel corso del 2024.
Ad aggiudicarsi il discutibile riconoscimento è la presidenza del Consiglio che nomina il frate (e consigliere di papa Francesco) Paolo Benanti nuovo presidente della commissione sull’intelligenza artificiale. Al secondo posto il Senato, che approva con 84 voti a favore e 58 contrari la legge voluta dal governo Meloni per rendere «reato universale» la gestazione per altri. La terza posizione infine se la guadagnano le massime istituzioni che celebrano i Patti Lateranensi incontrando i rappresentanti vaticani a Villa Borromeo, ambasciata italiana presso la Santa Sede.
Salutiamo tutti i nostri sostenitori con l’augurio che il prossimo anno fornisca meno materiale per questo tragicomico elenco.
Bisogna anche capire l’utilitá e il fine di decine di convegni, iniziative e commissioni sualla IA.
C’e’ chi dice, sui social, che prima facevano lo stesso con il lavoro da casa o con la privacy. La privacy ormai e’ quasi ignorata e una pandemia ci ha costretto allo ‘smart working’, senza commissioni a pontificare. E adesso si torna indietro, perché i lavoratori, non si meritano di conciliare il tempo per gli affari loro, con quello lavorativo, non sia mai.
Avevo letto da qualche parte che l’AI, interrogata, aveva dato giudizi negativi su dio e la religione.
Quindi niente di più prevedibile che stiano mettendo le mani avanti. Ovviamente con il supporto del governo. Mi sembra che Mattarella sia molto avanti nell’AI: il messaggio alla nazione di ieri sera poteva essere lo stesso del 2015, basta cambiare un paio di riferimenti; praticamente quello che fa l’IA: ricicciare (scusate il latinismo) testi vecchi.
La veritá spesso e’ banale e per molti ovvia. Per i creduloni delle varie religioni, se un programma di elaborazione di dati di enomi dimensioni, dice che non esistono divinitá e realtá metafisiche, questo potrebbe essere l’elemento che scalfisce la creduloneria, per alcuni che giá ci stava meditando. Non credo la resistenza di clerici e clericali possa fare molto e per molto tempo.
Invece per gli irriducibili non cambierá molto.
Sarebbe più corretto dire che noi italiani abbiamo scoperto con la pandemia lo smart working e la digitalizzazione, perchè in tante parti del mondo era già realtà e noi come al solito latitiamo sull’innovazione, come sta succedendo anche sull’IA. Tanto parlarne, ma alla resa dei conti pochi fatti in Italia: per esempio amici dei mie figli laureati in facoltà attinenti all’IA che poi hanno trovato ben poco lavorativamente sull’IA in Italia. D’altronde è emblematico che ne abbiano affidato la direzione ad uno del Vaticano che non è neanche un tecnico, ma un pseudo-divulgatore, per di più neanche giovane (certo se si pensa che l’alternativa era Amato! un 90enne).
Sullo smart working, come sulla digitalizzazione, l’Italia era agli ultimi posti nella UE prima del Covid e ha solo guadagnato qualche posizione dopo: per esempio il nostro indice DESI che misura la digitalizzazione di una nazione ci ha portati dal 24° al 19° posto nella UE. Prima del Covid c’erano nazioni come la Svezia al 2° posto nella UE come digitalizzazione che avevano il 40 % dei lavoratori che utilizzava regolarmente lo smart working (o lavoro agile) in modo parziale e tanti altri paesi con percentuali del 20 % o superiori, ad indicare sia la differente e più evoluta organizzazione lavorativa che produttiva.
Purtroppo dopo il covid la nostra mentalità conservatrice ci ha portati a passi indietro nel settore: basti pensare a quello successo nel pubblico impiego. C’è una correlazione fra la digitalizzazione di un paese e la digitalizzazione del settore pubblico e noi abbiamo preferito tornare indietro e neanche coi soldi del PNRR riusciamo a fare grandi progressi, nonostante siamo in Europa quelli che ne ricevono di più.