E’ ormai chiaro ed evidente che il problema dei rapporti chiesa-stato esiste e non è affatto superato, così come qualche politico ogni tanto vorrebbe far credere. In questo ambito sono nati molti nuovi slogan, alcuni dei quali sembrano dettati dalla superficialità italiota, altri però sembrano opportunamente pilotati. Non è nuova, ad esempio, la contrapposizione tra “laici e cattolici” che spesso e volentieri molti giornalisti di varie testate sembrano voler tirare fuori ad ogni occasione. Questa contrapposizione in realtà non esiste ed il fatto di volerla riproporre descrive spesso e volentieri una volontà di voler creare una cortina di ferro dove non c’è ed ignorarne un’altra di cui invece tutti hanno paura di parlare. Essere cattolici infatti significa avere una propria visione del mondo esattamente come essere musulmani, buddisti o anche atei o agnostici.
Essere laici non significa non avere una religione, ma significa avere un codice comportamentale oggettivo e non interpretabile con cui ogni cittadino (ma anche lo stato con le sue istituzioni) si rapporta con tutti gli esseri umani indipendentemente dalla visone del mondo o dalla fede che ciascuno ha: significa avere rispetto (che non può esser confuso con la tolleranza); non poteva certo definirsi laico un paese come la ex Unione Sovietica che imponeva a tutti l’ateismo di stato. Il nemico della laicità non è quindi la religione, ma il è confessionalismo da qualsiasi visione del mondo esso provenga : ossia l’abitudine di voler imporre agli altri (attraverso leggi, usi e costumi) la propria religione e by-passando, sempre in nome della propria religione e del diritto a manifestarla pubblicamente, il rispetto di Diritti Fondamentali verso chi quella religione non la condivide. Forse i cattolici dovrebbero fare un esame di coscienza e decidere se appartenere ai laici o ai confessionalisti, però per essere confessionalisti non è neanche necessario essere credenti, così come Marcello Pera, Oriana Fallaci e Giuliano Ferrara hanno dimostrato. La stampa dovrebbe quindi imparare a parlare di scontro tra “laici e confessionalisti”, ma chissà perché nessuno ha il coraggio di farlo. Ed è proprio dal fronte confessionalista che sono arrivati i nuovi slogan che vorrebbero creare una distinzione tutta artificiosa tra laici e laicisti. Secondo i confessionalisti infatti chi richiede l’abolizione del concordato nonché dei privilegi e dell’immunità baronale di cui gode la chiesa cattolica sarebbe un laicista (perché da troppo fastidio all’apparato confessionale), mentre chi è sempre d’accordo con il Vaticano o si limita a non esternare il proprio dissenso verso uno stato confessionalista come quello italiano, viene definito “laico” se veste in giacca e cravatta (come se bastasse l’abito per definirsi tale), perché non va a dare fastidio agli “interessi d’oltre-tevere”. Ma ora che la tensione politica su determinati temi sta salendo, generando manifestazioni da strada sempre più ridicole (dalle scritte sui muri a pallottole spedite via posta), ecco che viene riportato alla luce un altro slogan di cui si era già fatto uso nei mesi passati : l’estremismo laicista ! Cosa dovrebbe essere questa strana entità proprio non si sa, anche perché qualcuno la associa al comunismo (che tutto può definirsi tranne che laico). Spesso viene definito tale un atteggiamento che prevede il rispetto di alcune convenzioni, senza le quali però si imporrebbe invece l’estremismo confessionale (ci vuole un bel coraggio per accusare di estremismo chi non desidera subire l’estremismo degli altri). Ma la laicità prevede il confronto perché (al contrario del confessionalismo) fa gli interessi di tutti e cerca di individuare una convenzione in cui si possano riconoscere credenti di varie confessioni e non credenti : estremismo e intolleranza quindi non fanno proprio parte del suo DNA per il semplice fatto che non ha bisogno né dell’uno né dell’altro per proporre le proprie soluzioni. Parlare di estremismo laicista quindi è come parlare dell’apertura alare del rinoceronte o della lunghezza dei tentacoli dello struzzo, ma si sa che con la moderna manipolazione genetica si possono ottenere alterazioni spaventose e altrettanto possono fare “la manipolazione delle parole” e la macchina della propaganda, soprattutto se confessionalizzate ed asservite ad un potere dogmatico e dottrinale (guarda caso Joseph Goebbels veniva proprio da quella scuola).Francesco Saverio Paoletti
Circolo UAAR di Roma
Lettera pervenuta a ultimissime
non sono d’accordo con un concetto che a mio parere potrebbe essere molto deleterio se creasse un clima culturale, cioè che il laico è colui che interpreta in modo oggettivo senza tenere conto della visione del mondo, sia essa religiosa atea o altro.
Penso che sia impossibile, nel momento in cui parlo, non tener conto della mia visione del mondo (valori, punti di riferimento, ideali, antropologia ecc.), pena, estremizzando, arrivare al tutti contro tutti, oppure c’è ‘qualcosa’ che tutti dovrebbero riconoscere come valido per tutti? e se c’è, cos’è? ripensando a Dostojevski direi ‘tolto dio tutto è possibile’