«Non ci sono più valori» è una frase che si sente ripetere in continuazione anche in tv. Non è vero. La nostra società ha un grande corpo centrale di valori condivisi da tutti, come l’amore, l’amicizia, la generosità, il coraggio, la solidarietà sociale, la giustizia, la pace, la libertà di parola, di stampa, di culto, il sapere scientifico, le libere elezioni, la cura dei vecchi, dei malati, dei bambini, l’uguaglianza di uomini e donne, il rispetto per gli animali e della natura. Inoltre è un valore che la gente non sia armata, non compia vendette sanguinose, non siano ammesse la pena di morte e la tortura. Tutti condannano l’assassinio, lo stupro, il furto, l’inganno, il plagio, il bullismo. Certo, vi è gente che questi valori non li rispetta; in tutte le società ci sono i delinquenti, i maleducati, i ribelli e chi li protegge. Però nel nostro Paese, accanto a questo corpo di valori condivisi, vi sono anche delle differenze e le principali fanno capo a due grandi tradizioni culturali. La prima è la tradizione cattolica. Coloro che vi appartengono ritengono un valore la castità prematrimoniale, l’amore e l’indissolubilità del matrimonio, la fedeltà coniugale, avere dei figli, la maternità e la paternità, mentre sono contrari all’aborto, alla prostituzione, all’eutanasia, alla manipolazione genetica non terapeutica. Condannano l’avidità di denaro, la libertà sessuale e le droghe. Rigorosi sui principi, lo sono meno nella pratica perché la morale cattolica non ha mai negato di essere difficilmente realizzabile nella sua interezza. All’opposto troviamo coloro che appartengono alla tradizione illuminista e scientista, per cui l’uomo è libero di fare di sé ciò che vuole. Essi sono favorevoli a qualsiasi espressione della propria sessualità, al divorzio, a tutte le forme di convivenza e di matrimonio, all’eliminazione della designazione di padre e madre, all’aborto, a molte droghe, all’eutanasia e alla sperimentazione genetica. Alcuni anche all’incesto e alla pedofilia. Ovviamente con tutte le sfumature intermedie. La corrente illuminista, antireligiosa e scientista è stata dominante nelle élite che hanno fatto il Risorgimento, ma poi ha perso vigore nel periodo fascista e in quello democristiano dove anche i comunisti erano prudenti. Ha ripreso forza negli ultimi tempi, e oggi assistiamo a un violento scontro fra credenti e non credenti, cattolici e anticattolici. E’ questo conflitto che dà l’impressione che «non ci siano più valori».
Francesco Alberoni
Articolo pubblicato sul Corriere della Sera
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