Ogni giorno la chiesa cattolica attacca l’autodeterminazione di tutte e di tutti, mentre la politica istituzionale, culturalmente subalterna, traduce le pressioni vaticane in iniziativa politica. Mentre l’ingerenza della chiesa cattolica diviene sempre più aggressiva nel tentativo di limitare le iniziative legislative volte a riconoscere l’autodeterminazione dei corpi e degli stili di vita (aborto, diritti riproduttivi, unioni affettive e sessuali, testamento biologico …), la ministra Rosy Bindi organizza la prima Conferenza Nazionale sulla Famiglia (Firenze 24 – 26 maggio) che segnerà la linea delle politiche governative su famiglia e stato sociale.
Secondo le parole della Ministra Bindi, la Conferenza si occuperà esclusivamente “delle famiglie semplici, delle famiglie normali”, per renderle, secondo il diktat vaticano, l’unico soggetto di un nuovo modello di welfare che vuole riportare all’interno della famiglia tutto il lavoro di cura, quindi affidarlo alle donne. La famiglia diviene così l’unico soggetto delle politiche sociali, le donne perdono la propria autodeterminazione, chiunque scelga una vita altra dal modello dominante viene del tutto esclusa/o.
Individuiamo quindi in questo progetto la congiunzione tra l’ondata di politiche confessionali e fondamentaliste a cui assistiamo nel nostro paese e le politiche neoliberiste, a cui la chiesa cattolica fornisce l’apparato ideologico (con la retorica della famiglia “naturale”) per consentire l’abbattimento dello stato sociale.
Inoltre la Conferenza Nazionale sulla Famiglia non ha obiettivi limitati all’Italia, ma vuole condizionare le politiche europee dando vita ad un’Alleanza per la Famiglia, sulla scia dell’appello lanciato dalla attuale presidenza tedesca dell’Unione Europea, tanto che l’ospite d’onore a Firenze sarà la ministra tedesca per la Famiglia, Ursula von der Layen.
Gli obiettivi reali di questa iniziativa politica sono già chiari nella presentazione della Conferenza, che intende “indicare gli interventi relativi all’attuazione dei diritti della famiglia e concorrere alla costruzione di un modello di welfare più europeo e più moderno.”
Questa frase infatti già contiene i due elementi principali che l’iniziativa intende congiungere:
1. i “diritti della famiglia”: sulla base dell’articolo 29 della Costituzione Italiana, si rappresenta una famiglia titolare di diritti che troppo spesso si sovrappongono ai diritti individuali. La famiglia così diviene non più libera scelta ma modello dominante imposto, sulla cui ortodossia è rivendicato in Italia il controllo da parte della chiesa cattolica.
2. il “modello di welfare più europeo”: il progressivo abbattimento dello stato sociale (cioè dello stesso welfare) che dovrebbe essere sostituito dalla famiglia, con le proprie risorse interne (le donne…).
[…]Testo integrale dell’articolo pubblicato sul sito Facciamo Breccia