Magdi Allam: La corsa alle moschee

Che strano Paese è l’Italia dove nasce una moschea ogni quattro giorni e le istituzioni si affannano a permetterne la continua crescita; dove si ha la certezza dell’attività terroristica nelle moschee e i terroristi vengono regolarmente assolti; dove si è consapevoli che l’attività dell’intelligence è fondamentale per prevenire gli attentati terroristici e si indebolisce e disincentiva l’operato dei servizi segreti. Ecco i fatti. Nella relazione del 1˚agosto del Cesis, ribattezzato Dis (Dipartimento per le informazioni per la sicurezza), si chiarisce che le moschee in Italia sono più che raddoppiate in meno di 7 anni.
Sono passate da 351 nel 2000 a 735 nel primosemestre di quest’anno. Con un’impressionante accelerazione del tasso di diffusione che registra la nascita di 39 nuove moschee negli ultimi cinque mesi. Se si considera che la percentuale dei fedeli che frequentano abitualmente le moschee potrebbe oscillare tra il 5 e l’8 per cento del circa un milione di musulmani in Italia, se ne deduce che al massimoogni 100 fedeli dispongono di una moschea. Eppure sembra che le moschee non bastino mai. È in atto una vera e propria offensiva per l’accaparramento di nuove moschee, sempre più grandi, a Genova, Firenze, Bologna, Torino, Roma, Napoli, Colle Val d’Elsa (in Toscana).
E molte di queste moschee sorgono grazie alla disponibilità delle amministrazioni locali di sinistra, pronte a concedere il terreno, lo stabile e anche i finanziamenti per la costruzione. Il caso più recente è stato documentato da Alessandra Erriquez sul Corriere del Trentino di ieri, che cita la dichiarazione del sindaco diessino Alberto Pacher: «Garantire a una comunità che opera correttamente il diritto di professare la propria religione è un segno di civiltà. Tanto più che non chiedono finanziamenti ma solo uno spazio urbanistico compatibile». Dal canto suo il sedicente imam di Trento, il vicepresidente dell’Ucoii (Unione delle comunità e delle organizzazioni islamiche in Italia) Abulkheir Breigheche, ha spiegato che dal momento che la raccolta di fondi in seno alla moschea non è in grado di soddisfare la richiesta di acquisto di una nuova moschea che sia di almeno 500 metri quadri, «a questo punto il Comune dovrebbe venirci incontro e indicarci uno stabile, anche già esistente, che sia consono all’attività che svolgiamo». […]

L’articolo completo di Magdi Allam è raggiungibile sul sito del Corriere 

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