“Mai confesserò chi vive nel peccato”

L’aveva invitata a uscire dal confessionale perché colpevole di un peccato per cui non c’è assoluzione, né tantomeno confessione: la convivenza con un uomo fuori dal matrimonio.
È successo alla Chiesa di Santa Rita qualche giorno fa. Chiara Sereno, panettiera neanche trentenne, aveva ammesso di vivere con il fidanzato da un anno. È bastato questo per non aver diritto alla confessione. Senza nessun’altra domanda o parola di conforto era stata allontanata dalla Chiesa. Ora il parroco, don Leonardo, è tornato dal ritiro spirituale.
Don Leonardo, può spiegarci quello che è successo?
«Faccio il confessore da oltre quarant’anni. Chi si rivolge a me viene con la piena fiducia che quello che dice non uscirà mai dal confessionale. Non posso parlare dell’episodio singolo».
Parliamo, allora, di convivenza. È giusto rifiutare la confessione a chi vive con il proprio compagno al di fuori del matrimonio?
«Sono d’accordo con l’insegnamento della Chiesa, rispetto la dottrina. E la dottrina è chiara: i conviventi non possono ricevere i sacramenti, la confessione è un sacramento, quindi i conviventi non si possono confessare. Non c’è remissione dei peccati, non c’è assoluzione».
Quindi li si manda via senza neanche ascoltare?
«Non possiamo assolvere altri peccati sapendo che una persona convive: è l’individuo nella sua totalità che si riconcilia con Dio non solo una o più parti».
E la funzione pastorale, quella che, tra le altre cose, dovrebbe aiutare il cattolico a capire i propri peccati e a superarli?
«Si può anche parlare, ma la dottrina prescrive altro. Il parroco può invitare la coppia a pregare, a partecipare alla vita della Chiesa, anche senza ricevere sacramenti, alla meditazione della Bibbia, all’ascolto della messa. Ma nel caso della convivenza c’è la verità del gesto a parlare. È come dire: non si possono evadere le tasse, confessarsi, poi andarsene via e continuare a non pagare le tasse. Non posso vivere nel peccato come scelta e pretendere di essere assolto, sapendo che una volta uscito dal confessionale continuerò a vivere come prima. Non c’è pentimento per una scelta che si reitera quotidianamente».
Dottrina a parte, cos’ha lei contro la convivenza?
«La convivenza significa che nella coppia non c’è amore vero».
Quindi, se arrivasse un’altra donna, o un uomo, che ammette di convivere, per lei non ci sarebbe possibilità di confessione?
«No, non essendoci possibilità di assoluzione».
Molte giovani coppie, per motivi diversi, scelgono questa strada, però.
«Infatti sono preoccupato per il futuro, anche se resto fiducioso nella conduzione della storia da parte di Dio. Ci sono dei cicli, si arriverà a una sintesi».
Cosa la preoccupa?
«Oggi si vive nell’incapacità di progettazione, nella debolezza tipica dei giovani – non tutti – che non hanno il coraggio di affrontare la responsabilità e si nascondono dietro ostacoli fittizi. La mancanza di coraggio determina l’incapacità di gettare la vita nelle cose con passione, credendoci fino in fondo. È questa la causa della debolezza di due vocazioni simili quella religiosa e quella coniugale: ci sono sempre meno preti e meno matrimoni».

Articolo di Monica Perosino pubblicato su La Stampa

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