Caro direttore, il Consiglio Europeo sulla “Competitività” cui ho partecipato a Bruxelles il 30 maggio scorso ha affrontato questioni cruciali per l’avvenire dell’Unione europea e del nostro stesso Paese. Ho trovato l’Italia in una imbarazzante situazione di isolamento. Ed ho provato, credo con qualche successo, a rimetterla sulle gambe d’Europa. Il Consiglio ha dato il via libera al Settimo Programma Quadro per la ricerca. Se ci saranno le dovute conferme della Commissione e del Parlamento, si partirà dall’inizio del 2007. […] Quando si parla d’Europa, è bene sapere di cosa si parla: non del gabinetto del dottor Frankenstein. Sono personalmente favorevole a tenere alte determinate barriere etiche, per esempio in tema di clonazione umana. Ma la ricerca controllata sulle staminali non ha niente a che fare con questo, e come si sa è molto promettente: tali cellule – come ha scritto su Repubblica il professor Veronesi – “potrebbero rappresentare la soluzione ideale per malattie degenerative come il morbo di Parkinson o l’Alzheimer, o per la sclerosi multipla e la distrofia muscolare”. Le legislazioni nazionali sono quasi tutte molto controllate e restrittive. Se si guardano i dati, si contano sulle dita di una mano le richieste di fondi per ricerche su staminali da embrioni extra numerari, destinati comunque alla distruzione (il cui uso è stato valutato “male minore” anche da autorevoli personalità della Chiesa Cattolica). Il grosso delle domande è stato fin qui relativo alla ricerca sulle staminali adulte, o a ricerche su linee cellulari già esistenti, cosa consentita anche dalla legge 40, come ha ricordato ripetutamente in questi giorni la professoressa Cattaneo, direttrice del laboratorio sulle cellule staminali e le malattie neurodegenerative dell’Università Statale di Milano. Se non c’è una posizione di blocco, l’Europa è libera collettivamente di decidere, di autorizzare, di frenare, di impedire, sulla base di considerazioni etiche e scientifiche. Rispetto le posizioni della Chiesa, ma lo spazio di laicità degli Stati deve tenere presente numerosi punti di vista, e scommettere al tempo stesso sul principio di libertà della ricerca e di responsabilità della scienza. Condivido i richiami alla collegialità del Governo, penso però di aver fatto l’interesse del Paese e onorato la responsabilità di Ministro dell’Università e della Ricerca scientifica. Teniamo aperto il dialogo etico, non chiudiamo la porta alle speranze umane.
Il testo integrale della lettera del ministro per l’Università e la Ricerca Fabio Mussi è stato pubblicato sul sito di Repubblica