Sbattezzati: più che atei sembrano brigatisti

La lettera “Perchè mi sono sbattezzato” (“Il Tirreno” di ieri) descrive la Chiesa cattolica come una piovra che controlla la vita di ciascuno e si alimenta di sangue e denaro. Il linguaggio é quello dei guerriglieri che si battono contro l’impero mostruoso della fede. Fino a questo punto, neppure Lenin si era spinto nelle teorie sul nemico di classe. E’ l’ossessione dell’Unione atei agnostici razionalisti, quello di Margherita Hack. Lo sbattezzo. Il sito, Uaar.it, ha registrato almeno 300mila contatti nell’ultimo anno, con una crescita di iscritti e simpatizzanti dopo l’elezione di papa Ratzinger. Una delle campagne lanciate dagli Atei razionalisti é proprio quella dello sbattezzo, che viene definito “il più importante riconoscimento giuridico ottenuto dall’Uaar”.
La guerra, iniziata nel 1999, si é di nuovo accesa dopo che il Vaticano ha inviato ai parroci una lettera dove si avverte che “l’atto di separazione deve essere manifestato dall’interessato in forma scritta davanti alla competente autorità: ordinario o parroco”. E questo perchè, lo sbattezzo “costituisce un delitto nell’ordinamento ecclesiastico, per il quale viene comminata la scomunica”.
A costoro non basta starsene liberamente fuori dalla Chiesa, avvertono il sadico bisogno di infierire contro di essa e contro tutto ciò che costituisce il cuore della fede. Per la Chiesa il battesimo é un sacramento e come tale non può essere annullato per volontà dell’interessato. E anche chi non crede, non dovrebbe neppure sentire il bisogno di cancellare il fatto avvenuto.
Lucio Colletti, un laico d’oro, mica un baciapile, aveva visto giusto: l’ateo che vuole farsi sbattezare “é uno sciocco, anzi un fanatico. Il battesimo é un atto compiuto in nome del neonato dai suoi genitori. Non si può pretendere di estendere il proprio imperio su atti compiuti da altri, anche se si tratta dei genitori”.
Sciocchi e fanatici, una miscela delle più esplosive e pericolose. Il loro linguaggio, infatti, non ricorda affatto Voltaire; semmai assomiglia ai proclami deliranti delle cellule armate rivoluzionarie (rosse o nere). Chi la pensa in altro modo diventa il nemico, il mostro oppressore, il tiranno sanguinario da abbattere. Con buona pace della tolleranza…

Don Antonio Marini
Lettera pubblicata su Il Tirreno di mercoledi 28 novembre

Giusto per conoscenza, il prete in questione da anni ormai scrive al giornale almeno una volta a settimana con indubbio spirito polemico e, come si può ben vedere, con toni e accenti da cattotalebano integralista che lo hanno reso (tristemente) noto a più di un lettore nella rubrica delle lettere, con cui ingaggia spesso serrati duelli (come in questo caso, in cui risponde a una predente lettera del giorno prima). Soprattutto, come credo avrete intuito, é uno dei migliori (?) specialisti del famigerato e a noi ben noto vittimismo cattolico e dell’esecrabile e disgustosa arte (?) di capovolgere completamente la realtà, del tipo “i laicisti e i gay vogliono impedire alla chiesa di esprimere liberamente il suo punto di visto e vogliono imporre la loro dittatura del pensiero unico”, come avviene anche in questa lettera. Spero in una replica di Rolando Leoneschi dell’Uaar di Cecina che, saltuariamente, forse quando ritiene sia il caso, risponde pacatamente ai deliri del tipo e di qualche altro integralista che infesta spesso la rubrica della posta.
Grazie per l’attenzione.

Lorenzo Galoppini
Livorno

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