Genova per noi laici

Ancora una volta, una calamità naturale si è abbattuta sul nostro già martoriato paese. Non c’è alcun dio a inviarla per punirci di chissà quali colpe. E verrebbe da dire: “peccato”. Perché di colpe ce ne sono veramente tante.

Si dice ora che si poteva evitare. Che i soldi ci sono, i progetti anche, ma che poi la burocrazia blocca tutto, che il Tar tarda a esprimersi sul contenzioso. Siamo purtroppo in una situazione in cui tutto il contenzioso che il cittadino ha con lo Stato deve passare attraverso la giustizia amministrativa, che si tratti di un’insignificante messa illegittima o di vite umane da proteggere ricostruendo velocemente gli argini. Un buon uso della ragione suggerirebbe di intervenire al più presto. Suggerirebbe anche di risolvere una volta per tutte un triste primato italiano: i lavori pubblici più inutili, lenti e costosi d’Europa.

Nel frattempo la popolazione se la prende con i politici, tutti. Ha molte ragioni per farlo. Se l’è presa anche con il cardinal Bagnasco, l’arcivescovo della città. E si può capirla. Il presidente della Cei ha stanziato un milione di euro per la sua città. Per farlo ha attinto ai fondi ricevuti con l’Otto per Mille: circa tre milioni di euro. Al giorno. La negoziante inviperita la sa forse più lunga di quei giornalisti che, acriticamente, hanno ripreso ed enfatizzato il comunicato stampa Cei.
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La clericalata della settimana, 40: Angelino Alfano

Ogni settimana pubblichiamo una cartolina dedicata all’affermazione o all’atto più clericale della settimana compiuto da rappresentanti di istituzioni o di funzioni pubbliche. La redazione è cosciente che il compito di trovare la clericalata che merita il riconoscimento sarà una impresa ardua, visto l’alto numero di candidati, ma si impegna a fornire anche in questo caso un servizio all’altezza delle aspettative dei suoi lettori. Ringraziamo in anticipo chi ci segnalerà eventuali “perle”.

La clericalata della settimana è del ministro degli interni Angelino Alfano (Ncd)

ha annunciato una circolare ai prefetti in cui ordina di cancellare le trascrizioni delle nozze celebrate all’estero tra persone dello stesso sesso

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Uno sbattezzo travagliato da Pistoia

Da anni l’Uaar promuove lo sbattezzo e fornisce quotidianamente assistenza a tante persone che chiedono informazioni e cercano sostegno per una scelta che, specie per i più giovani, può essere tanto liberatoria quanto difficile da affrontare. Soprattutto se la famiglia è bigotta e non vede di buon occhio certi gesti che denotano indipendenza e spirito critico e se il parroco è particolarmente riottoso. Il diritto all’apostasia, riconosciuto anche dalla Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, comprende la libertà di cambiare la religione in cui si è cresciuti per scegliere ateismo, agnosticismo o una fede: per quanto sancito anche da importanti trattati internazionali non è ancora del tutto accettato.

Nell’ottica di fornire un servizio aperto a tutti e per consentire la rivendicazione di un diritto, la nostra associazione ha anche attivato da qualche tempo uno “sportello sbattezzo”. È possibile recarsi presso la nostra sede di Roma e compilare la modulistica per lo sbattezzo, che viene spedita tramite raccomandata a/r alla parrocchia interessata a spese dell’associazione. Inoltre, l’Uaar ha approntato un modulo specifico che rende esplicita la domiciliazione della richiesta di sbattezzo presso i nostri uffici di Roma, di modo che il parroco sia tenuto a rispondere all’indirizzo dell’Uaar. Ciò può essere utile nel caso l’interessato avesse dei problemi nel ricevere corrispondenza nel proprio domicilio (si pensi al caso di genitori che non condividono questa scelta). Il modulo può essere richiesto a soslaicita@uaar.it o contattando la sede e va poi rispedito o consegnato in originale all’associazione, che provvederà all’invio della domanda alla parrocchia e, ottenuto riscontro positivo, girerà l’incartamento allo sbattezzato: il tutto sempre a nostre spese.
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La violenza negli occhi di chi guarda

Che nel nostro paese non vi sia alcuna forma (parlamentari esclusi) di riconoscimento delle coppie di fatto in generale e delle unioni omosessuali in particolare, è cosa nota. Che nell’Europa occidentale manchiamo solo noi, forse altrettanto. Naturale quindi che siano non pochi i cittadini italiani ad aver contratto matrimonio con un partner dello stesso sesso all’estero, non solo e non tanto per la nazionalità del coniuge quanto per un forzato “turismo affettivo”, turismo che non a caso è peculiarità tutta italiana quando si tratta di autodeterminazione e riconoscimento di diritti fondamentali (quello riproduttivo a causa della più volte riformata in tribunale legge 40, quello divorzista visti i casalinghi tempi biblici e via dicendo).

E poiché è spesso italico anche il detto che di necessità si fa virtù, alcuni sindaci (e/o consigli comunali) coraggiosi in assenza di leggi specifiche di riferimento hanno da un lato promesso l’istituzione celere di registri per le unioni civili, dall’altro adempiuto alla richiesta di trascrizione di matrimoni omosessuali contratti all’estero. Poi a ben guardare uno straccio di normativa ci sarebbe: l’art 16. del DPR 396/2000 prevede che i matrimoni riconoscibili o meglio trascrivibili in Italia “sono quelli celebrati tra cittadini italiani, ovvero tra un cittadino italiano ed uno straniero, innanzi all’autorità diplomatica o consolare competente, oppure dinnanzi all’autorità locale”. E, sempre a ben guardare, di sesso dei coniugi non parla (a meno che non si voglia interpretare alla lettera e supporre che il suddetto articolo valga solo per nozze omo fra maschi).
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Le sentinelle a guardia dell’intolleranza

Si sono svolte ieri in varie città italiane le manifestazioni delle “Sentinelle in piedi”, scese ancora una volta in piazza contro la legge che vuole combattere l’omofobia. Gruppi lgbtiq, movimenti, giovani ma anche semplici cittadini laici hanno a loro volta contestato le sentinelle. Vi sono stati momenti di tensione: urla e spinte da entrambe le parti, ma anche lanci di uova e bottiglie contro le sentinelle. Grazie anche all’intervento delle forze dell’ordine, la situazione non è tuttavia degenerata salvo che a Rovereto e a Bologna, dove la presenza a fianco degli omofobi del movimento neofascista di Forza Nuova ha provocato la reazione violenta degli antagonisti.

L’uso della forza, da qualunque parte provenga, è sempre da condannare. Le sentinelle hanno ovviamente e immediatamente approfittato del comportamento aggressivo di alcune frange di contestatori per passare da vittime e nascondere quindi l’oggettivo flop nella partecipazione, che sarebbe stato assai più evidente se, nelle piazze, si fossero palesati soltanto gli (sparuti) omofobi. Ora il mondo cattolico può invece strillare alla negazione della libertà di espressione e, puntualmente, l’iperclericale Eugenia Roccella (Ncd) ha già presentato un’interrogazione in parlamento.
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La clericalata della settimana, 39: il premier Matteo Renzi ad Assisi

Ogni settimana pubblichiamo una cartolina dedicata all’affermazione o all’atto più clericale della settimana compiuto da rappresentanti di istituzioni o di funzioni pubbliche. La redazione è cosciente che il compito di trovare la clericalata che merita il riconoscimento sarà una impresa ardua, visto l’alto numero di candidati, ma si impegna a fornire anche in questo caso un servizio all’altezza delle aspettative dei suoi lettori. Ringraziamo in anticipo chi ci segnalerà eventuali “perle”.

La clericalata della settimana è del premier Matteo Renzi, che

ha scelto Assisi e la commemorazione di San Francesco per inviare una sorta di messaggio alla nazione

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Quei poveri cappellani oberati di lavoro

La presenza di cappellanie cattoliche in quasi tutti gli ambienti obbliganti pubblici è emblematica della scarsa laicità dello Stato italiano. Dalle caserme di ogni tipo alle carceri, dagli ospedali ai cimiteri e alle università, gli assistenti spirituali cattolici sono presenti per legge praticamente ovunque, sempre rigorosamente a spese dello Stato. E se le confessioni che hanno un intesa con lo Stato possono chiedere di avere le loro cappellanie, senza tuttavia alcun diritto a un contributo e men che meno a… Leggi tutto »

Le religioni di pace, il web in guerra e i conti con la realtà

Ha (ri)cominciato il premier britannico David Cameron, il giorno dopo la barbara decapitazione del cooperante David Haines: “Quelli dell’Isis non sono musulmani sono mostri, l’islam è una religione di pace”. Ma ci si è messo anche Barack Obama, a stabilire chi è un bravo musulmano e chi no: “non siamo in guerra con l’islam, l’islam insegna la pace: questi terroristi hanno pervertito una delle più grandi religioni del mondo”. Un discorso già più articolato, il suo, perché ha ricordato le… Leggi tutto »