Miracoli, teiere e fallacie logiche

La via della santità nella Chiesa cattolica si fregia di una procedura all’apparenza formale e rigorosa. Ma le regole autoreferenziali sui miracoli si rivelano flessibili, piene di eccezioni e tutt’altro che scientifiche, fa notare Ciro D’Ardia sul numero 2/2024 di Nessun Dogma. Per leggere la rivista associati all’Uaar, abbonati oppure acquistala in formato digitale.


La chiesa cattolica romana attribuisce grande importanza ai miracoli e alla proclamazione di santi e beati. Il “cammino verso la santità”, peraltro, non è semplice e deve rispettare una serie di procedure stabilite dalla stessa Chiesa.

I passi verso la santità

Le procedure stabilite per la proclamazione di santi e beati prevedono delle “progressioni di carriera” specificamente codificate. Affinché un fedele cattolico possa essere canonizzato deve essere dichiarato «prima Servo di Dio, poi Venerabile, poi Beato».

Il motore della procedura è il postulatore, che deve trovare prove – documentali e testimoniali – che possano aiutare nella causa di canonizzazione. La nomina a “servo di Dio” avviene nel momento in cui inizia la causa di beatificazione e canonizzazione, per l’inizio della quale è necessaria la “fama di santità” del fedele, «ovvero l’opinione comune della gente secondo cui la sua vita è stata integra, ricca di virtù cristiane».

Successivamente, se le testimonianze e la documentazione risultano favorevoli, il vescovo può introdurre la causa di beatificazione, che di regola, non può iniziare prima di cinque anni dalla morte del candidato.

Il vescovo nomina poi un tribunale formato da vari componenti. Tutta la documentazione riguardante il servo di Dio viene successivamente raccolta da una commissione storica. Si chiude quindi la cosiddetta “fase diocesana” e la documentazione viene consegnata al Dicastero delle cause dei santi: inizia la cosiddetta “fase romana”.

Un relatore guida il postulatore nella preparazione del volume che raccoglie le prove acquisite nella fase diocesana. Vi è poi un ulteriore giudizio sulla documentazione raccolta in tale fase. In caso favorevole il servo di Dio viene dichiarato “Venerabile”, gli «viene riconosciuto cioè di aver esercitato in grado ‘eroico’ le virtù cristiane teologali […] e cardinali».

La beatificazione è la tappa intermedia verso la canonizzazione. Se il candidato viene dichiarato martire, diventa anche beato. Nel caso in cui ciò non avvenga, «è necessario che venga riconosciuto un miracolo, dovuto alla sua intercessione».

La proclamazione a santo è poi possibile nel caso in cui ci sia un secondo miracolo, «avvenuto successivamente alla beatificazione».

L’allegra violazione delle regole

La chiesa cattolica romana si fa vanto di queste procedure, ritenendo di aver sempre agito nella massima trasparenza, a tutela dei fedeli. Essa afferma infatti che «ormai da vari secoli la Chiesa ha cominciato a dotarsi di norme specifiche, per evitare confusioni e abusi».

In relazione all’appuramento dei miracoli, giunge a dichiarare che «il miracolo, richiesto per la Beatificazione dei Venerabili Servi di Dio e per la Canonizzazione dei Beati, fu sempre esaminato con il massimo rigore». Ma è davvero così? Cosa succede nel momento in cui il giocatore fissa anche le regole del gioco? Cosa succederebbe se in una partita di calcio a una delle due squadre venisse data la possibilità di prendere il pallone con le mani?

La chiesa cattolica romana da una parte fissa le regole, dall’altra prevede ampie eccezioni da usare per propria comodità. È infatti previsto che il papa possa adottare una procedura per equipollenza, approvando – ad esempio – un «culto esistente da tempo», senza la procedura collegata al riconoscimento di un miracolo.

È inoltre stabilito che «il Papa può sempre prendere decisioni particolari». Tale possibilità è stata utilizzata da papa Francesco per la canonizzazione di Giovanni XXIII, per il quale non è stato necessario un secondo miracolo. Ciò a causa della «sua fama di santità, diffusa da decenni in tutto il mondo». Analoga eccezione fu fatta da Benedetto XVI per la procedura di canonizzazione di Giovanni Paolo II, che fu iniziata alcune settimane dopo la morte, quindi prima dei cinque anni normalmente previsti (il famoso “santo subito”).

I miracoli

Secondo l’enciclopedia Treccani on line, si può definire miracolo: «In genere, qualsiasi fatto che susciti meraviglia, sorpresa, stupore, in quanto superi i limiti delle normali prevedibilità dell’accadere o vada oltre le possibilità dell’azione umana».

Per la chiesa cattolica romana il compimento (e il riconoscimento) dei miracoli è fondamentale. Viene ad esempio evidenziato che «Gesù compie molti miracoli per manifestare l’avvento del Regno di Dio e per richiamare alla fede in Lui».

Per quanto riguarda le cause di beatificazione e canonizzazione «l’autorità ecclesiastica da sempre ha considerato il miracolo come divina conferma, cioè come prova della santità […] cioè dell’autenticità del martirio o dell’esercizio eroico delle virtù cristiane». Uno dei fini secondari del miracolo è infatti quello di «offrire alla Chiesa la conferma divina per il riconoscimento della santità di un cristiano».

Il miracolo, peraltro, non deve necessariamente consistere in una guarigione. Esso, infatti, può anche essere un evento di altro genere, come uno «scampato pericolo» o una «moltiplicazione». In ogni caso, la maggior parte dei miracoli considerati per le cause di beatificazione e canonizzazione consiste in guarigioni.

Le procedure della chiesa cattolica romana richiedono che la guarigione sia «scientificamente inspiegabile, istantanea, perfetta e duratura». Viene poi previsto che vi debba essere un «nesso di causa ed effetto tra il fatto scientificamente inspiegabile e la richiesta dell’intercessione e la sua concessione».

L’onere della prova

Nel momento in cui viene affermato che una guarigione dipenda dall’intervento della divinità (per il tramite del beato), chi deve provare tale circostanza? Su chi ricade l’onere della prova in eventi così particolari?

Bertrand Russell utilizzava la metafora della “teiera celeste”. Nell’articolo Esiste un dio? commissionato nel 1952 ma mai pubblicato, egli fece – tra le varie – le seguenti considerazioni:

«Molti benpensanti si esprimono come se fosse compito dello scettico smentire i dogmi e non del credente dimostrarli. Se io sostenessi che tra la Terra e Marte vi fosse una teiera di porcellana in rivoluzione attorno al Sole su un’orbita ellittica, nessuno potrebbe contraddire la mia ipotesi purché io avessi la cura di aggiungere che la teiera è troppo piccola per essere rivelata persino dal più potente dei nostri telescopi.

Ma se, visto che la mia asserzione non può essere smentita, io sostenessi che dubitarne sia un’intollerabile presunzione da parte della ragione umana, si penserebbe giustamente che stia dicendo fesserie. Se però l’esistenza di una tale teiera venisse affermata in libri antichi, insegnata ogni domenica come la sacra verità e instillata nelle menti dei bambini a scuola, l’esitazione nel credere alla sua esistenza diverrebbe un segno di eccentricità e porterebbe il dubbioso all’attenzione dello psichiatra in un’età illuminata o dell’Inquisitore in un’era antecedente».

Anche Carl Sagan utilizzava una specifica immagine, quella del drago. Sagan sosteneva che se qualcuno asserisce che nel suo garage c’è un «drago volante invisibile, incorporeo, che sputa un fuoco privo di calore», è la persona stessa che è tenuta a dimostrare la circostanza. Particolarmente efficace era anche una frase dello stesso scienziato, secondo cui «affermazioni straordinarie richiedono prove straordinarie».

È evidente, quindi, che per sostenere che una guarigione sia stata influenzata dalla divinità tramite l’intercessione di un candidato alla canonizzazione, devono essere fornite prove veramente eccezionali.

Sulla carta, sembra che la chiesa cattolica si sia data ambiti di manovra veramente rigidi, rigorosi e ristretti. Particolarmente rilevante sembrerebbe la richiesta del nesso di causa ed effetto tra la guarigione e la richiesta dell’intercessione.

Ma nella realtà quanto è effettiva questa rigidità delle procedure? Quanto viene veramente soddisfatto l’onere della prova? Nella pratica si assiste in realtà a un approccio molto “da ufologi”. In che senso?

Da moltissimi anni vi sono persone appassionate di ufologia che stanno con il naso su per aria a cercare segnali di navicelle spaziali. Peraltro, accanto a studiosi seri, vi sono anche persone che vedono in qualunque oggetto volante non identificato un disco volante con degli omini verdi a bordo.

Con gli anni l’acronimo Ufo (che sta semplicemente per Unidentified Flying Objects – Oggetti volanti non identificati) è diventato sinonimo di dischi volanti alieni. L’acronimo Ufo è stato quindi sostituito dalla sigla Uap, che sta per “Unidentified Aerial Phenomena – Fenomeno aereo non identificato”. Il problema è che gli ufologi “accaniti” vedono in qualunque “fenomeno aereo non identificato” una navicella extraterrestre. E lo fanno mediante dei salti logici impressionanti: «non sappiamo cos’è quella luce e quindi è un’astronave aliena».

Nell’ambito delle procedure di beatificazione e canonizzazione si assiste allo stesso fenomeno: «la guarigione è scientificamente inspiegabile e quindi è un intervento divino». Balza subito all’occhio che, in realtà, non è stato dimostrato assolutamente nulla. Sono state ricavate argomentazioni dalla semplice ignoranza del perché una certa cosa è accaduta. È evidente che è stata solo effettuata una grossa opera di contorsionismo logico. Questo (non) ragionamento può essere inquadrato come falsa dicotomia o come argumentum ad ignorantiam.

Si ha falsa dicotomia quando per un dato evento si danno come possibili solo due spiegazioni. Nel caso degli ufologi accaniti, se non si sa cosa è l’evento aereo non identificato, è sicuramente un disco volante alieno. Quando invece si parla di procedure di canonizzazione, la falsa dicotomia si ha nella seguente maniera: la guarigione è scientificamente inspiegabile, quindi c’è l’intervento della divinità per il tramite del candidato alla santità.

Si parla invece di argumentum ad ignorantiam quando ricaviamo che una proposizione è vera perché non è stata dimostrata come falsa, ovvero che una proposizione è falsa poiché non è stata dimostrata come vera. Nel caso della guarigione viene affermato che vi è l’intervento della divinità in quanto non è stato dimostrato come vero il contrario.

In pratica, a causa dell’ignoranza del perché della guarigione, la chiesa cattolica ne ricava un elemento a proprio favore, “appropriandosi” di un evento di cui in realtà non si sa nulla. (S)ragionando in questo modo, può anche essere affermato che la guarigione è dovuta a un raggio cosmico proveniente da Marte. Chi potrebbe mai dimostrare il contrario?

Post hoc, ergo propter hoc

Altra fallacia logica è quella di assumere come causa di un evento un altro evento accaduto in un periodo antecedente. Questo ragionamento può andare bene nel caso di fatti e accadimenti che possono comunque avere un nesso di causalità, ma può anche portare fuori strada. Se bevo troppo alcool e poi mi sento male è ovvio che la correlazione può tranquillamente essere giusta. Se invece un gatto nero mi attraversa la strada e poi ho un incidente, non vi può essere alcun rapporto tra le due vicende, in quanto è solo una questione di superstizione.

Nello stesso senso anche per le guarigioni inspiegabili: se qualcuno chiede la grazia a un beato e poi guarisce, si ritiene che sia stata l’intercessione del beato a determinare la guarigione inspiegabile. È evidente anche in questo caso che non viene dimostrata alcuna correlazione tra i due eventi: il “nesso di causa ed effetto” richiamato dalla stessa chiesa cattolica, rimane pacificamente non dimostrato.

Conclusioni

A cosa ci porta quello che abbiamo detto? Le procedure di canonizzazione sono conosciute e pubbliche. È però evidente che non sono così rigorose come molti credono. È inoltre chiaro che le eccezioni previste sono estremamente ampie e permettono di fare un “po’ di tutto”. Giovanni XXIII è stato dichiarato santo senza l’appuramento del secondo miracolo.

Ma non è la stessa Chiesa ad aver dichiarato che uno dei fini secondari del miracolo è quello di «offrire alla Chiesa la conferma divina per il riconoscimento della santità di un cristiano»? Potremmo quindi affermare – provocatoriamente – che la mancanza del secondo miracolo per Giovanni XXIII denotasse in realtà la (non) volontà della divinità per la canonizzazione di papa Roncalli…

Ciro D’Ardia

 

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13 commenti

laverdure

Concordo col contenuto dell’articolo.
Purtroppo e’ solo parte della verita,il resto e’ che anche le istituzioni “laiche” di ogni livello, rivaleggiano con la Curia quanto a “fantasia creativa nell’interpretazione della verita e nella sua esternazione .
Un esempio ?
Sulla tragedia del Dc9 di Ustica sono stati concepiti decine di “libri verita”,documentari televisivi,opere teatrali ecc,ciascuno beninteso araldo di una verita differente.
Un giornalista ne conto 32,ma di sicuro gliene sono sfuggite parecchie.
Le corti civili e penali ,pur disponendo delle stesse identiche prove,sono arrivate a conclusioni diametralmente opposte.
Un altro esempio ?
Dopo anni di clamore sui presunti “proiettili di uranio” responsabili di decine di casi di linfomi i nostri media hanno ripetutmente rivelato,sempre “a mezza bocca” e senza commenti particolari ,che le vittime erano state vaccinate con un vaccino ritenuto pericoloso per effetti collaterali sulle ghiandole linfatiche,sostituito il quale l'”epidemia” e’ cessata per sempre.
Perfino gli antivaccinisti hanno ignorato la cosa.
Ora,in molti paesi esteri,ad es anglosassoni,casi analoghi sono stai trattati in maniera molto differente sia dalle autorita che dai media e persino dall’opinone pubblica.
Vi sfiora mai il dubbio che in questa innegabile differenza di mentalta abbia giocato un ruolo non indifferente,in questo paese, la secolare influenza della Chiesa ?

Diocleziano

Leggendo riflettevo su un tipo particolare di miracolo, molto comune e perdurante ma trascurato dalle autorità, questo tipo di miracolo lo definirei “miracolo diffuso” perché è molto vasto e sotto gli occhi di tutti, peraltro è difficile attribuirlo a qualcuno in particolare anche se segretamente molti possano attribuirsene il merito: la Santa Evasione dell’IMU… le Bollette dell’Acqua Assunta in Cielo… 😛

laverdure

“…..se qualcuno chiede la grazia a un beato e poi guarisce, si ritiene che sia stata l’intercessione del beato a determinare la guarigione inspiegabile.”
E se invece NON guarisce affatto,e peggiora in modo totalmente spiegabile,cosa che avviene statisticamente nella maggioranza schiacciante dei casi,come lo si spiega ?
Ma e’ lapalissiano,evidentemente il malato non era meritevole della pieta divina,anche se si trattava di un bambino in tenera eta (su di lui forse ricadevano le colpe dei suoi genitori,non mancano spiegazioni “teologiche” di questo tipo).
Rimane poi il gia citato particolare di un Dio Onnipotente,Infinitamente pietoso,che per elargire la sua pieta si fa letteralmente “pregare”,magari tramite l’intercessione di un “beato”.
Un meccanismo che ritroviamo ,guarda caso,nella societa laica,e che pur non essendo certo nostro monopolio forse e’ un tantino piu’ diffuso qui che altrove.
Chissa poi perche.

laverdure

Altra piccola osservazione :
avete notato come le autorita ecclesiastiche,che spesso insistono nel sottolineare i limiti ( reali o presunti) della ricerca scientifica,mostrano invece una fiducia totale in essa in determinate occasioni ?
Infatti attribuendo ad un miracolo una guarigione “inspiegabile” dal punti di vista scientifico implicitamente attribuiscono alla medicina “laica” una padronanza totale dell’argomento,cosa che nessun appartenente alla comunita scientifica si sognerebbe mai di affermare .
Non prendono nemmeno in considerazione l’idea che la diagnosi “infausta” fosse semplicemente errata,spesso non per negligenza ma semplicemente perche’molti fenomeni sono ancora insufficentemente conosciuti.

pendesini alessandro

Ottima analisi di Ciro D’Ardia ! Grazie…
Ma chi ha potuto dimostrare che tutte queste devote o « sante » persone, indicate nei « libri sacri » fossero sane di mente ? Anche perché se lo fossero state è scontato che NON avrebbero potuto avere visioni prettamente illusorie di una certa entità. Teresa d’Avila produceva le sue endorfine. Il suo cervello produceva da sé certe sostanze, che oggi conosciamo, cosi potenti come certe sostanze chimiche, quindi degli eccitanti che la mettevano in estasi, che la “trascendevano”.
Il filosofo David Hume è uno dei primi a mettere in dubbio le testimonianze sui miracoli, contrariamente a tutte le esperienze, a causa della loro improbabilità. Il sociologo Gérald Bronner, specialista in scienze statistiche, che analizza i lavori di Brendan O’Regan e Caryle Hirshberg, non ottiene significative differenze statistiche tra i (pretesi) miracoli di Lourdes e le remissioni spontanee in ospedale (1 caso per 350.000 !) Va inoltre aggiunto che dei « miracoli » succedono nel mondo intero sia a credenti che atei o agnostici.
Da studi effettuati da Waksman et Geshwind nel 1974 risulta che le epilessie del lobo temporale conducono, entro le crisi, cambiamenti cronici di personalità che si manifestano con aggressività, disturbi del comportamento sessuale (travestitismo, ipo- o ipersessualità), una certa religiosità (visione del cielo, angeli, voci, estasi religiose, conversioni improvvise – come, ad esempio, Joseph Smith), ipergrafia (una tendenza a scrivere molte ore al giorno, meticolosamente, con ripetizioni (litanie) e un tocco morale e religioso), o una pedante espressione orale di carattere “cremoso, viscoso o addirittura appiccicoso”…..
Va notato inoltre che a una certa età, la perdita dell’udito o della vista è spesso accompagnata da allucinazioni.

laverdure

@Pendesini
“Teresa d’Avila produceva le sue endorfine. Il suo cervello produceva da sé certe sostanze, che oggi conosciamo, cosi potenti come certe sostanze chimiche, quindi degli eccitanti che la mettevano in estasi, che la “trascendevano”.”

Un materialista potrebbe considerarla una forma di autoerotismo.

Diocleziano

“…Nel caso della guarigione viene affermato che vi è l’intervento della divinità in quanto non è stato dimostrato come vero il contrario…”

Innanzitutto sarebbe il caso di dimostrare l’esistenza della divinità…

Diocleziano

“… La nomina a “servo di Dio” avviene nel momento in cui inizia la causa di beatificazione e canonizzazione, per l’inizio della quale è necessaria la “fama di santità” del fedele, «ovvero l’opinione comune della gente secondo cui la sua vita è stata integra, ricca di virtù cristiane…»

E questa assomiglia molto alla fallacia della profezia che si auto-avvera.

laverdure

“Servo di Dio”,(che e’ poi la qualifica che gli ecclesiastici di ogni livello si compiacciono di attribuirsi),cioe : servire un Onnipotente,creatore nientemeno che dell’Universo,suona molto come pretendere di fare l’elemosina a Bill Gates e suoi pari.
Non siete d’accordo ?

RobertoV

Tralasciando i santi più recenti quale è l’attendibilità delle ricostruzioni storiche e delle diagnosi mediche o valutazioni scientifiche di decenni o secoli fa? Veramente una malattia giudicata incurabile nell’ottocento o prima è una diagnosi attendibile, come della sua presunta guarigione? Se ancora oggi succedono diagnosi errate di morte o di malattie, quale era l’attendibilità in passato? Per non parlare delle malattie mentali o psicologiche. Se si tiene conto che diverse malattie possono avere sintomi simili, tali da confonderle, ma esiti completamente differenti. Così come dell’inspiegabilità di certi fenomeni fisici in un’epoca in cui era normale che scienziati famosi come Galileo o Newton credessero all’alchimia o all’astrologia e che le cause di molti fenomeni erano sconosciute o interpretate erroneamente. Per non parlare delle classiche ricostruzioni storiche agiografiche o mistificatorie della chiesa cattolica per quanto riguarda i propri santi e personaggi storici o l’abitudine a millantare e vivere di propaganda. Oltre all’attendibilità di testimoni fortemente religiosi.
E, non per ultimo, l’interesse economico dietro miracoli e santi in una chiesa che ha esaltato le indulgenze e che continua a praticarle in una forma meno dichiarata. Basterebbe constatare a quanto ammonta il tesoro di San Gennaro o Padre Pio.
Ancora oggi c’è gente che ha il vizio di crearsi le proprie leggi di causa effetto, di inventarsi correlazioni, senza alcuna capacità di analisi razionale dei dati e delle informazioni.
Se dovessimo credere alle narrazioni di tanti secoli fa dovremmo concludere che durante l’epoca greco-romana la presenza divina nelle attività umane era nettamente superiore e che questa sia calata con l’avvicinarsi ai giorni nostri.

laverdure

Per completezza,un altra osservazione sul lato “laico” della ricerca della verita.
Avete notato come quando un attentato fallisce,anche “per un pelo”,come nel caso di Ronald Regan ( colpito ad un cm dal cuore)o di Trump (un paio di cm dal cranio)la gente non ha difficolta ad accettare le tesi dello “squilibrato di turno” ( che e’ poi la verita),ed anche i complottisti di professione rinunciano a ricamarci sopra.
Come se un complotto effettivamente di alto livello dovesse necessariamente essere sempre un successone ?(vedi la Baia dei porci,o anche l’invasione dell’Ucraina)
In entrambi i casi,se gli illustri personaggi in questione avessero fatto la fine di J.F.Kennedy,credete che le conseguenze “mediatiche” sarebbero state diverse da allora ?

pendesini alessandro

Non mi risulta aver letto in serie riviste scientiche, tipo Science e Nature, casi razionalmente accertati di « miracoli » come eventi soprannaturali causa di guarigione di una qualsiasi patologia !…..
Va inoltre notato che secondo le circostanze – stato psicologico, comportamento e/o convinzione del medico, relazione terapeutica, suggestionabilità, attesa più o meno ansiosa di guarigione – …il nostro sistema immunitario produce antibiotici, antipiretici, antinfiammatori, antidolorifici (endorfine), antistaminici, antimitotici, ecc .., che, in moltissimi casi, può essere sufficiente per favorire la guarigione (ed è il caso più frequente), e che, inoltre, aumentano gli effetti dei medicinali di sintesi. Senza, inoltre, dimenticare l’effetto aggiuntivo del placebo….

Diocleziano

“…Non mi risulta aver letto in serie riviste scientiche, tipo Science e Nature, casi razionalmente accertati di « miracoli » come eventi soprannaturali causa di guarigione di una qualsiasi patologia!…”

L’attribuzione a cause soprannaturali implicherebbe che vi sia stata la constatazione certa di una qualsiasi seppur minima entità soprannaturale. Tranne che nella bibbia o nelle ‘Mille e una notte’ nulla di simile si è mai verificato. 😛

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