Bruno Gualerzi*
Ho cercato di interessarmi ai Vangeli, non tanto come testo storico di cui si sono studiate le probabili fonti, l’attendibilità delle vicende narrate, le varie interpretazioni, quanto per cercare di individuare le ragioni di fondo per le quali ha avuto l’impatto che ha avuto da un certo momento in poi nella storia della civiltà occidentale. Le ragioni della sua diffusione e della sua ‘fortuna’. E per vedere come ’utilizzarlo’ tutto ciò in prospettiva atea.
Si può iniziare con la considerazione che, da un certo momento in poi, a fare proprio il contenuto del testo e a condizionarne le possibili interpretazioni, è intervenuto, direttamente o indirettamente, il potere, senza distinzione, perché in totale identificazione, tra potere religioso e potere politico. Lo scopo era non lasciare a se stesso un eventuale lettore che, senza guida, avrebbe potuto farsi influenzare da altro che non fosse il potere stesso, con la conseguenza che si sono imposte le scelte più radicali, più ‘forti’, per non lasciare troppo spazio al proliferare delle opinioni, per ingabbiare tutto nel dogma. E con l’ulteriore conseguenza che nessuno, in area cristiana, si è potuto ‘permettere il lusso’ di non prendere sul serio questa narrazione, se non altro perché, essendosene impadronito il potere, con esso si dovevano fare i conti prima ancora che con la narrazione stessa.
Ma di che narrazione si tratta? Si potrebbe non prenderla sul serio, o quanto meno non più sul serio di tante altre, visto che pur sempre di un documento storico si tratta, e che parla di eventi accaduti nel tempo? E la necessità di prenderla sul serio è dovuta soltanto all’incidenza dell’intrusione così massiccia e dispiegata del potere? Anche, sicuramente, ma il potere ha avuto buon gioco in questa sua intromissione in quanto ha potuto sfruttare le vera peculiarità, che è poi l’ambiguità, di questo testo: la commistione di mito e di storia che lo impronta senza che si possa drasticamente optare per l’uno o per l’altra. Che non si tratti di puro mito è comprovabile dalla convergenza – sia pur con mille lacune e contraddizioni – di storici-cronisti contemporanei o poco successivi ai fatti narrati… ma proprio questa storicità, discutibile e controversa, è comunque sempre ‘inquinata’ da una dimensione a-storica, o meta-storica, che spiazza in partenza ogni pretesa di correttezza filologica; c’è una sorta di sapientissima ingenuità che legittima la sostanziale inutilità di questa correttezza. E così l’intreccio, la sovrapposizione, di due costruzioni nello stesso tempo necessarie e arbitrarie (il mito e la storiografia), invece di incrementare la dovuta circospezione circa l’attendibilità della narrazione, ne ha moltiplicato la capacità di presa, la grande suggestione. Dando vita ad un circolo tanto più virtuoso quanto più vizioso, in grado in ogni caso di reggere a qualsiasi attacco ‘scientifico’, perché in grado di sfuggire a qualsiasi tentativo di formalizzazione in questo senso. Insomma, la ‘lettera’ e lo ‘spirito’ nei Vangeli si rincorrono, e si vengono in aiuto, offrendosi al lettore con tutta la disponibilità possibile, mentre l’istituzionalizzazione (la codificazione) sempre perseguita e, da un certo momento in poi continuamente realizzata, della interpretazione e del giudizio (cioè l’intervento del potere) ha fatto il resto. In che senso?
Nel senso che questa istituzionalizzazione ha posto in grado di trarne conseguenze pratiche (sociali, politiche, economiche, culturali) per la società a tal punto che queste conseguenze hanno finito a loro volta per costruire come una sorta di cappa protettiva inscalfibile del testo. E nemmeno la perdita progressiva di influenza diretta sulle coscienze del dio di cui nei Vangeli si narra la manifestazione nella storia, ha tolto vitalità a un testo che ha continuato e continua a coinvolgere credenti e non credenti incurante, questa vitalità, di tutti gli abusi perpetrati in suo nome contro quegli stessi uomini che il dio aveva dato incarico al figlio di redimere e salvare.
Incurante anche dell’attacco più insidioso portato alla sua capacità di presa: quello costituito dal cosiddetto libero esame. Inutilmente ci si è illusi di poter conquistare un’autonomia di giudizio ormai compromessa da un lato dalla monopolizzazione operata dall’istituzione religiosa, dall’altro da una così imponente mole di opere materiali e ‘spirituali’ a quel testo riconducibili, da ergersi come ostacoli insormontabili di fronte ad ogni pretesa di non farsene condizionare. E il “non possiamo non considerarci tutti cristiani”, affermato autorevolmente da qualcuno ascrivibile, per tanti aspetti del suo pensiero, all’universo ateo, può essere considerato il suggello definitivo di questa resa incondizionata.
E così il racconto evangelico è ancora lì, tirato da tutte le parti come la classica coperta troppo corta, a simboleggiare un circolo vizioso a suo modo classico per ogni opera che ha resistito, diventando appunto ‘classica’, più di altre nel tempo: superata una certa durata – per ragioni raccomandabili o meno – non ha più avuto bisogno di legittimarsi per il suo contenuto in quanto a sostenerne la capacità di presa sui lettori basta il tempo. Tempo storico, naturalmente, che prima o poi sancirà anche la sua scomparsa, ma fino a che quel testo sarà in grado di travestirsi da eternità in modo considerato comprensibile perché comunque gratificante, di circolare cioè nell’opera come trascendenza-immanenza (un piede in cielo e uno in terra) rimarrà a galla.
A questo punto allora si tratta di vedere perché anche un ateo convinto possa affermare “di non potersi non dire cristiano”… ma non per contestare questa affermazione in sé, quanto piuttosto per sottolineare come tale affermazione trova la sua piena validità proprio solo perché a farla è un ateo. Lo sforzo vero che occorre fare è quello di recuperare dei Vangeli tutto quanto è possibile recuperare in termini di umanità, di tentativo inconscio di rivendicare, paradossalmente ma non tanto, proprio tutta l’autonomia dell’umano rispetto al divino, il desiderio nascosto di liberarsi del, e dal, divino. Di superare le disumane vicende del vecchio Testamento. Che c‘è, e che solo un ateo può cogliere perché il credente, anche il più in buona fede, ascriverà pur sempre questa ‘umanità’ e la sua valorizzazione a un intervento divino, mancando il quale l’umano non si sarebbe alzato più di tanto dalla sua ferinità, cioè dalla sua ‘colpa’. Con qualche ragione se si guarda ai benefici, e non solo ai danni, che dai Vangeli l’umanità ha comunque potuto trarre… ma con un pregiudizio di fondo che ha sempre finito per vanificare questi eventuali benefici. Un laico, un non credente – ma anche un credente – potrebbe ritenere che all’atto pratico questa differenza è poco più che formale per quella categoria di ‘uomini di buona volontà’ che si è convenuto accomuni, possa accomunare, appunto, credenti e non credenti… e certamente di fronte a scadenze cruciali (catastrofi naturali, ma soprattutto guerre, sfruttamenti, violenze di qualsiasi tipo perpetrate dall’uomo verso i propri simili, cioè verso se stesso) questo considerarsi, credenti e non credenti, prima di tutto ‘uomini di buona volontà’ ha in varie circostanze dato buoni frutti… ma questa molla umanitaria è scattata, quando è scattata, sempre, appunto, solo in situazioni contingenti, di fronte all’emergenza. Finita la quale – ecco il punto – le condizioni ‘strutturali’ perché tali emergenze si riproducessero più o meno sempre le stesse, non erano mai veramente affrontate, e proprio perché si riteneva di dovere prima di tutto rispettare la natura divina del messaggio evangelico, non pretendere cioè di strumentalizzarlo per finalità ‘troppo umane’. In altre parole, il messaggio, che potrebbe essere un messaggio di amore e fratellanza, dei Vangeli, deve mantenere, per l’ortodossia religiosa, tutta la sua derivazione trascendente, pena il perdere il suo benefico influsso: lo si può sempre (e qui di nuovo un ruolo decisivo lo gioca l’istituzione religiosa che non vuole perdere la sua capacità di presa su chiunque) ‘prestare’ anche ai non credenti, ma sappiano questi che di un messaggio divino si tratta, e per l’umanità l’unica forma di riscatto resta pur sempre legata ad una colpa dalla quale l’uomo da solo, senza la fede in dio, mai potrà mondarsi. Tanto è vero che – eccolo il micidiale circolo vizioso, l’effetto che diventa la causa e viceversa! – ricade sempre nelle stesse colpe.
E così, il testo sacro per alcuni aspetti forse il meno sacro di tutti in quanto contempla il sacri-ficio della divinità stessa, resta alla fine, nonostante tutto, un testo fondamentalmente inerte… e lo resterà fino a quando – sfruttando e forzando, da laici, ma soprattutto da atei, proprio quei momenti presenti nella storia delle sue interpretazioni che rivendicano una qualche forma di autonomia di giudizio – non si libererà l’umano dal divino.
* Già insegnante di storia e filosofia nei licei, è ora in pensione. E’ fresco di stampa il suo libro Ateismo o barbarie? (autoanalisi di un’ossessione)
Interessante articolo se… non fosse sbagliata la premessa. Il potere si è impadronito dei vangeli, si dice e con questo si è dovuto fare i conti prima amcora che con la nazzazione dei vangeli. Così premette l’articolista. Dimenticando che nei primi tre secoli abbondanti di cristianesimo i cristiani sono stati terribilmente perseguitati. E’ assurdo dire che il vangelo si è affermato perchè se ne è impadronito il potere. Bisogna dire che il vangelo si è affermato non ostante il potere. Verso il 30o, nella prsecuzione di Diocleziano che ha ammazzato un numero rilevante di cristiani, ormai il vangelo era accolto da un quinto della popolazione. E se Diocleziano non perseguitava il pensiero (cioè non era proibito essere cristiani) quanto le manifestazioni cristiane o le pratiche cristiane, questo sta ad indicare come l’accoglienza del vangelo andava velocemente. Non ostante il potere.
Articolo da rifare
La gente, !!!dopo che il potere si è impadronito dei vangeli!!!!, ha dovuto fare i conti con le istituzioni prima ancora che con il testo sacro vero e proprio.
Era questo il senso della frase….
Infatti la dogmatizzazione vera e propria, fatta a colpi di concili, è avvenuta solo dopo la realizzazione del connubio perfetto religione-potere.
Che i primi cristiani avessero abbracciato il cristianesimo senza dover incontrare prima il potere è abbastanza evidente….
come è evidente che tra i primi cristiani c’erano innumerevoli sette ed interpretazioni diverse e anche fortemente discordanti, che difatti furono per lo più messe al bando quando il cristianesimo salì al potere e decise i dogmi, favorendo guardacaso le interpretazioni e i vangeli che presentavano maggiormente gesù come dio (cosa utile quando, una volta diventati religione di stato, si deve convincere improvvisamente il maggior numero possibile di pagani/mitriani a convertirsi al cristianesimo) e bollando gli altri vangeli/testimonienze/interpretrazioni come false.
Infatti, allora si poteva avere ancora dei dubbi da parte dei primi cristiani, con il dogma sono stati costretti a credere ad unica versione dei vangeli, ma anche questa unica versione è fallita, infatti oggi come allora tali intrepretazioni e discordanze esistono ancora e come ateo non posso dar credito alla pretesa storicità di cristo.
Tutti i tentativi di avere un unica versione per tutti è miseramente fallita e oggi possiamo avere molti strumenti di verifica che tali vabgeli sono stati scritti non dagli apostoli ma per sincretismo neo-pagano come lo è anche il Corano, è un sincretismo mistico-filosofico, vedi le innumerevoli esperienze mistiche che davano per certo la straoordinaria pietra islamica o nel caso dei cattolici alcune reliquie, che poi si sono dimostrate dei falsi ben costruiti.
Nei vangeli non si parla di reliquie né di pietre da venerare, questo è certo, ma di una sorta di impersonalismo immanentistico (io e il padre siamo una cosa sola) in cui si crede che cristo sia in ogni cosa, pure nell’ostia e nel vino magicamente consacrati, non vedoalcuna differenza con le pratiche divinatorie del paganesimo anche il più moderno, ma che sapete benissimo che affondano le loro radici nell’ancora più antica religione animistica degli sciamani, infatti lo scamano stesso crede di essere il primo sacerdote della dea madre.
I Vangeli contengono la frase che per andare il paradiso occorre dare tutto ai poveri, mentre non parla mai dei preservativi.
Ora la Chiesa parla tanto contro i preservativi, ma si guarda bene dal dare le sue immense ricchezze ai poveri, più distorto di così !
La chiesa cattolica ti dice: per andare in paradiso dai tutto a tutto Cristo
ora la sua equazione è
Cristo sta alla CCAR come la donazione dei fedeli sta alla CCAR=DIOR
Complimenti Bruno, un bellissimo articolo, sei molto vicino alle analisi di Odifreddi, ho i suoi due libri che ne parlano molto approfonditamente: Il vangelo secondo la scienza e Perchè non possiamo essere cristiani e meno che mai cattolici. Ho letto ultimamente anche l’ultimo di Odifreddi, l’ho appena terminato Perchè dio non esiste.
I testi sacri sono sempre stati interpretati da studi diversi, addirittura nella stessa religione, figuriamoci da parte delle sette nate della stessa religione, oggi stesse queste sette divenute confessioni relgiose di tutto rispetto. Quindi, i vangeli non sono direttamente legati ai supposti apostoli, sono di molto posteriori alla loro vita e morte, di certo molto posteriori alla stessa morte di cristo.
Non possiamo basarci sui vangeli molto probabilmente manipolati nella storia, e ve ne sono di prove di questa manipolazione, altroché che ve ne sono, ogni religione cristiana ne ha, non solo manipolato il testo, ma anche interpretato arbitrariamente e dogmaticamente alcuni dei versi contenuti, per esempio, il cristo che si lascia adorare dalla maddalena mentre questa gli profuma i piedi e il rimprovero a Giuda perchè diceva che il profumo poteva essere venduto e i soldi dati ai poveri. Questo verso, caro Bruno, la chiesa lo ha interpretato contro il pauperismo di Francesco d’Assisi, affermando che i poveri li avremmo avuti sempre con noi ma cristo era degmno di tutta la gloria e lo sfarzo della Santa Sede. Comoda l’interpretazione non credi?
E così anche per altri versetti del vangelo, quindi hai voglia di rimpreverare la ccar di non essere povera cone consigliava cristo, perchè il papa o chi per lui dirà che una chiesa forte e ricca difende la fede in cristo nel mondo.
“Quindi, i vangeli non sono direttamente legati ai supposti apostoli, sono di molto posteriori alla loro vita e morte, di certo molto posteriori alla stessa morte di cristo.”
L’hai detto: per il Vangelo di Marco hanno dovuto far passare 100 anni (la data ufficiale è 70 d.c., peccato però che Gesù fosse vissuto, se è vissuto, nel 30 a.c.)…
RAmen
AL SIG: POPPER. Si fa presto a dire che la negazione della povertà di Gesù come “povero in canna” da parte della gerarchia ( se non sbaglio ufficializzata in una bolla di Giovanni XXII dell’inizio del ‘300 ) è da ascrivere all’esigenza di stroncare i francescani spirituali e difendere il fasto ecclesiastico. Secondo il grande, grandissimo Max Weber ( “il Marx della borghesia” ) il Cristianesimo primitivo va considerato sociologicamente come una espressione della piccola borghesia; si potrebbe esemplificare dicendo che Gesù apparteneva a una famiglia di piccoli mobilieri brianzoli, sul genere Renzo Tramaglino o Roberto Formigoni o don Giussani ( figlio di falegname ). Vari indicatri reperibuili nel testo evangelico vanno in questa direzione: 1) Gesù era imparentato con una famiglia sacerdotale ( Zaccaria ed Elisabetta, genitori di Giovanni il Battista ); 2) Era amico di Lazzaro, che molto probabilmente era un grosso proprietario terriero, tanto da possedere una tomba di famiglia scavata nella roccia, esattamente come il ricco sinedrista Giuseppe d’Arimatea; 3) La veste di Gesù al momento dell’arresto era una “tunica inconsutile” di notevole valore, tant’è vero che i soldati al Calvario non la divisero, ma tirarono a sorte;4) Gli apostoli non erano dei “poveretti”, ma piccoli imprenditori della pesca; 5) L’apostolo prediletto, Giovanni Evangelista, aveva conoscenze importanti nell’ambiente del sinedrio;6) Matteo-Levi, uno degli apostoli, era un esattore di tasse ( e, si sa, chi va al mulino s’infarina ); 7) L’apostolo Giuda era l’amministratore della “conventicola” di Gesù ed era molto attento al denaro 8) Secondo le visioni della mistica maria Valtorta ( a cui, ovviamente, si può rifiutare di credere ) la Maddalena era una prostituta nel senso che era una dama altolocata di facili costumi. 10) Nell’entourage di Gesù c’erano dame importanti, come del resto in quello di san Francesco ( la nobildonna romana Jacopa de’ Settesoli ).11) Gesù appare come un uomo colto e “di mondo”, capace di allacciare e gestire rapporti sociali ad alto livello.
A F.S. MOSCONI. Sta scherzando? Gesù visssuto nel 30 a.C? Il monaco Dionigi il Piccolo, che stabilì la nuova scansione temporale cristiana, sbagliò di circa sei anni, per cui Gesù sarebbe nato nel 6 a. C, non nel 30 a. C! Lei accetta una simile bufala pur di far quadrare i conti della sua polemica?
La presunta morte di cristo, presunto pure lui. Prego.
a me questa del “potere” sembra un’ossessione.
Il ’68 va anche un po’ metabolizzato!
Saluti dalle rive del Panaro.
Se ti riferisci all’articolo, guarda che non si parla solo di ‘potere’. Anzi.
@ Lorenzo
Precisamente, cosa intendi per “metabolizzazione del ’68”?
se i vangeli li spogliamo di tutto il corollario mistico che li ammanta, possono anche essere presi in considerazione come riferimento per la conduzione una vita retta e altruista.
io però preferisco il manifesto del partito comunista.
Giusto! Non sono comunista ma sono d’accordo con te, personalmente preferisco il messaggio di John Lennon “Imagine”.
Altro che favole e leggende di 2000 anni fa!
I focolarini di Chiara Lubich si riuniscono ogni mese prendendo una frase del vangelo al fine di concretizzarlo nella vita, e scambiandosi esperienze; non solo i soli, vi sono esperienze più o meno simili anche nelle altre religioni, in alcune addirittura in modo fanatico e radicale
Personalmente lo vedo un’abitudine da manuale delle giovani marmotte, con ancora altre e più personalizzate interpretazioni arbitrarie del vangelo, ancora più asservite alla propria soggettività misticistiche, quindi, non dei dogma di fede ma adattativi ai contesti più disparati.
Il vangelo diventa personalizzato, per fedeli a cui la teologia non cambia la vita di tutti i giorni, al contrario la conplicherebbe, quindi, l’interpretazione libera e soggettiva del vangelo prende il posto delle catechesi per gli adulti.
Ma non applicano mai la distribuzione di tutti gli averi ai poveri ?
Ho molte domande da fare ai vangeli, ma ve n’è una che faccio alla Bibbia in genere:
Cosa volevi insegnare con la fede che l’uomo non ci potesse arrivare con l’uso della ragione?
Confucio a differenza della Bibbia insegnava all’uomo a procurarsi da solo il pesce perchè non fosse schiavo di nessun maestro e di nessun insegnamento religioso.
Socrate accompagnava con ragionamenti logici i suoi allievi perchè conoscessero se stessi più che subire gli insegnamenti di coloro che lui chiamava asini in cattedra.
Buddha insegnava la via di mezzo tra tutti gli opposti estremi, come stare in equilibrio tra sentimenti opposti ed emozioni opposte, tra desderi, rabbia, passioni e paure.
Ma quel che manca all’educazione religiosa è l’aiutare i figli a vivere e maturare l’autodeterminazione e l’autorealizzazione, il conoscere se stessi e decidere senza condizionamenti da parte di appartenenze della famiglia alla religione stessa; spesso i genitori religiosi non lasciano andare i propri figli in nome delle tradizioni, li tengono legati al calendario liturgico e in ciò credono di rendere culto a dio.
La bibbia nei fatti e nella storia non ha mai aiutato nessuno a conoscere se stessi approfonditamente (anche con l’ausilio della scienza), al contrario ha impedito e ha sanzionato atteggiamenti di libera e consapevole autodeterminazione, oltretutto ha favorito invece il razzismo sottoforma di puritanesimo giudaico-cristiano. Comunque la si interpreti la Bibbia è il contrario della conosocenza di se stessi, è il rimanere ignoranti su noi stessi, in nome dlela prevaricazione della fede sull’uso della ragione.
seeee
Dato che qualcuno, nei commenti di questo articolo, ha fatto dei riferimenti alla (presunta) storicità di Gesù, mi sarebbe interessato sapere cosa ne pensate voi degli studi in merito a tale argomento fatti da Luigi Cascioli, morto di recente, autore di “La favola di Cristo”.
p.s.= per completezza, riporto l’indirizzo web del sito personale di Cascioli: http://www.luigicascioli.eu/index.php
spassosi
@ Lorenzo
Veramente, non mi interessa tanto il giudizio finale, quanto piuttosto il ragionamento logico che sta dietro tale giudizio. Potresti quindi esaudire questa mia richiesta e dirmi per quale motivo sei giunto alle tue conclusioni attuali?
Gaulerzi ha scritto:
“”e per l’umanità l’unica forma di riscatto resta pur sempre legata ad una colpa dalla quale l’uomo da solo, senza la fede in dio, mai potrà mondarsi.””
Mi pare che su questo aspetto della questione, si sorvoli con troppa faciloneria.
Sarebbe opportuno che da parte non credente, si pretendesse una buona volta
un chiarimento definitivo sulla “colpa” (chi è stato e cosa ha fatto) a meno che non si sia disposti a prendere ALLA LETTERA, la storiella di Adamo ed Eva !!
Penso sia chiaro a tutti, che sul concetto di “colpa” (Peccato Originale) si regge tutto il castello
religioso, se non ci fosse la colpa, la redenzione non avrebbe senso.
Consci di questo, i fedeli sono impegnati, a cercare in utti i modi di dare alla faccenda:
DIMENSIONE STORICA E REALE !!
Ma poi alla fine non riescono a discostarsi dal racconto mitologico della Genesi.
A mio avviso con troppo indifferenza da parte atea !!
Gaulerzi ha scritto:
“”e per l’umanità l’unica forma di riscatto resta pur sempre legata ad una colpa dalla quale l’uomo da solo, senza la fede in dio, mai potrà mondarsi.””
Mi pare che su questo aspetto della questione, si sorvoli con troppa faciloneria.
Sarebbe opportuno che da parte non credente, si pretendesse una buona volta
un chiarimento definitivo sulla “colpa” (chi è stato e cosa ha fatto) a meno che non si sia disposti a prendere ALLA LETTERA, la storiella di Adamo ed Eva !!
Penso sia chiaro a tutti, che sul concetto di “colpa” (Peccato Originale) si regge tutto il castello
religioso, se non ci fosse la colpa, la redenzione non avrebbe senso.
Consci di questo, i fedeli sono impegnati, a cercare in utti i modi di dare alla faccenda:
DIMENSIONE STORICA E REALE !!
Ma poi alla fine non riescono a discostarsi dal racconto mitologico della Genesi.
A mio avviso con troppo indifferenza da parte atea !!
Gaulerzi ha scritto:
“”e per l’umanità l’unica forma di riscatto resta pur sempre legata ad una colpa dalla quale l’uomo da solo, senza la fede in dio, mai potrà mondarsi.””
Mi pare che su questo aspetto della questione, si sorvoli con troppa faciloneria.
Sarebbe opportuno che da parte non credente, si pretendesse una buona volta
un chiarimento definitivo sulla “colpa” (chi è stato e cosa ha fatto) a meno che non si sia disposti a prendere ALLA LETTERA, la storiella di Adamo ed Eva !!
Penso sia chiaro a tutti, che sul concetto di “colpa” (Peccato Originale) si regge tutto il castello
religioso, se non ci fosse la colpa, la redenzione non avrebbe senso.
Consci di questo, i fedeli sono impegnati, a cercare in utti i modi di dare alla faccenda:
DIMENSIONE STORICA E REALE !!
Ma poi alla fine non riescono a discostarsi dal racconto mitologico della Genesi.
A mio avviso con troppo indifferenza da parte atea !!
tommaso, hai inquadrato alla perfezione il punto debole della religione: ogni volta ke discuto
con un credente gli pongo come domanda il tuo “chi è stato e cosa ha fatto” e nessuno riesce a darmi precisi riscontri se non ritornando alla favoletta dell’eden o giù di lì.
è vera pure la tua constatazione sul poco “sfruttamento” di questa faccenda da parte dei
non credenti.
veramente, in questo caso i credenti sono veramente in difficoltà e ripiegano subito sul nuovo testamento.
@ darik e Tommaso
Esiste tutta una serie di dogmi nella religiomne cristiana (e non solo) che non reggono in alcun modo, sia ad una analisi razionale che al semplice buon senso. Si debbono accettare per fede… anche se i teologi, come questo papa teologo’, si arrampicano sugli specchi per cercare di dimostrare che in realtà questi dogmi soddisfano anche la ragione.
Tra questi, centrale, il concetto di ‘colpa’, certamente una delle chiavi di volta di tutta la dottrina cristiana (e non solo) proprio perchè tocca una corda estremamente sensibile in quanto si basa su un aspetto della condizione umana che, in un modo o nell’altro, tutti hanno modo di sperimentare: la precarietà della vita e i suoi innumerevoli aspetti dolorosi. E’ qui che diventa automatico chiedersi: “ma di chi è la colpa di tutto ciò’?” O anche semplicemente: “perchè?”. Chi non sa accettare la condizione umana per quello che è e affrontarla con i propri mezzi, cerca allora di trovare una spiegazione che nello stesso tempo risponda alla sua domanda esistenziale e che, soprattutto, lo conforti. Ecco lì allora il racconto biblico, ovviamente da non prendere alla lettera (per quanto…), ma in grado comunque di trasferire la risposta in una dimensione che non può essere quella ‘mondana’… perchè qui risposte non ci sono… e nello stesso tempo far intravedere la possibilità di uscirne. Che a sua volta non può che situarsi in un’altra dimensione, essere opera di un essere trascendente. Di cui si farà esperienza solo ‘altrove’, nell’aldilà
Come si può vedere la risposta della ‘colpa’ si basa su una questione vitale che riguarda l’esistenza di ognuno… e trovare nello stesso tempo il ‘perchè’ e il ‘come uscirne’, anche se razionalmente non sta in piedi niente, anche se, sempre razionalmente, ‘si vede’ che è una favola che ci si racconta per consolarsi… proprio per non dare ascolto a tutto ciò, si accetta l’irrazionale. Cui si dà il nome di fede.
Per cui a un credente puoi ribattere fin che vuoi che si tratta solo, appunto, di una fuga dalla realtà, ma è troppo importante, vitale, soprattuto consolatorio, credere nel racconto biblico.
Quoto Bruno, sia nell’articolo che in questo intervento.
è proprio così, più il papa e i teologi si arrampicano sui vetri, più è evidente a tutti che il dogma è costruito a tavolino e anche molto male.
La fede nel dogma non prevede che lo si spieghi razionalmente, meno che mai lo si rielabori teologicamente per adattarlo alla moderna comprensione, quindi, quel darsi tanta pena perchè lo si creda ancora senza discuterlo produce il dubbio indubitabile anche nei fedeli, cioè, non vi è alcun dubbio che vi siano dubbi ragionevoli su qualsiasi dogma cattolico (il dubbio indubitabile è un paradosso ovviamente).
Vorrei evidenziare anche un’ altro aspetto della questione.
Risalendo alle origini, l’uomo ha cominciato a chiedersi cosa fosse tutto quello
che si vedeva intorno, denso di fenomeni per lui privi di spiegazione.
Il passo di immaginare che il tutto fosse opera di “qualcuno” ovviamente
invisibile e ovviamente potentissimo, non fu che la naturale conseguenza
della mancanza dii spiegazioni alternative.
Poi si prese in esame il carico di sofferenze (fame, fatica, malattie, fenomeni naturali)
di cui la vita risultava piena,e anche qui il passo fu breve: tutto questo non poteva che
derivare dal risentimento, dell’ essere che tutto governava, verso gli uomini.
Risentimento dovuto a che ? Indubbiamente dovuto a qualche “sgarro” commesso dagli
uomini nei suoi confronti non si sa come, non si sa quando, ma anche qui, non ci poteva
essere altra spiegazione.
Quindi nascita del concetto di creatore in risposta a tutto quello che non si sapeva.
E nascita del concetto di colpa come spiegazione di tutto ciò che affliggeva!
Quale terreno più fertile per chi si propose come mediatore e portavoce nei rapporti
col creatore, il quale, per poter essere amato doveva essere per forza buono, e pertanto
l’ ancestrale concetto di colpa di presentò su un cuscino di velluto per
poter affermare che tutto il bene veniva dal creatore e tutto il male solo dagli uomini.
Nel portare avanti queste conclamate “verità” la casta degli autodefinitisi mediatori
fino a poco tempo fa, ha avuto mano libera.
La speranza è che i tempi stiano cambiando! E che il giochetto venga smascherato!
Chiedo scusa per la involontaria ripetizione
Freud ( rigorosamente ateo ) quando volle risalire alle origini del senso di colpa per l’intera u8manuità si sentì obbligato a usare il liguaggio del mito ( Totem e tabu” con la narrazione del parricidio primordiale ).
parlando di vangeli andrebbero esaminati sia il problema della composizione di essi e le diverse matrici che li informano, sia le modifiche, gli adattamenti e gli stravolgimenti operati posteriormente, a partire da Paolo. Il discorso è ampio, complesso, dibattuto e studiato da tempo (utile, in tal senso, una rilettura di Carcano-Orioli, Uscire dal gregge). Quanto alla presunta o meno figura storica di Gesù (o quanto a chi poteva essere realmente), a parte Cascioli, interessante ma spesso apodittico nelle sue negazioni talvolta non sufficientemente supportate, c’è tutta una congerie, anche recente, di ipotesi e di studi, più o meno attendibili. Certo è che che il quid che ancora colpisce (libertà, universalità, tolleranza, perdono, vita ultraterrena di compensazione ai patimenti, paradoxa, ecc.) è esso stesso di matrice più antica del periodo apostolico. Potremmo concludere che i testi evangelici canonici (peraltro diversi -gnostici a parte- quando non in contraddizione, per non parlare poi di Giovanni), indipendentemente dalla loro origine potrebbero essere, per chi ne senta il bisogno, e dopo averli sfrondati dalla cappa iperreligiosa di giudaismo messianico e d’integralismo esseno, uno tra i vari vademecum esistenziali; ma che nulla hanno a che fare (se non per le modifiche e alterazioni volutamente e scientemente apportatevi) con l’attuale apparato ecclesiastico.
Resta da spiegare per quale motivo uno avrebbe bisogno di un vademecum esistenziale scritto quasi duemila anni fa, per capire cose che potrebbe tranquillamente capire usando la propria testa.
Non dimenticando che Saulo di Tarso nemmeno lo ha conosciuto Cristo e nemmeno è stato investito della misisone salvifica, anzi, stando agli Atti degli apostoli, Saulo si scontra con gli apostoli e la tendenza giudaico cristiana di discriminare i neofiti provenienti dai gentiles (vedi il litigio molto grave tra Saulo e Pietro in Galati).
Basarsi su Saulo di Tarso per rivedere e aggiustare la teologia dei 4 evangeli, già di per se stessi non concordi su molti fatti della vita di cristo, è come basarsi su di me per sapere qualcosa sul mio trisavolo, senza contare che nemmeno conosco la vita dei miei nonni.
Gesù Cristo apparve a Saulo di Tarso che ricevette direttamente da Lui la Rivelazione… stranamente da feroce persecutore e assassino di cristiani Saulo divenne apostolo instancabile e fino a farsi ammazzare per Cristo (fu decapitato a Roma).
Ma fregarsene dei vaneggiamenti di pastori ignoranti o sagaci arruffa-popoli presenti in tutta la bibbia, se non per marginali studi storici, antropologici, etc? No, eh?
AI SIGG. TOMMASO E HEXENGUT.
1) Effettivamente all’importanza cruciale del Peccato Originale nel sistema soteriologico cristiano ( una “quaestio stantis aut cadentis” ) non corrisponde o non è diffusa negli ambienti teologici una elaborazione abbastanza valida, tale da poter essere accettata dai laici, atei o agnostici, che irridono alla storiella di Adamo ed Eva nell’Eden. Si può abbozzare una risposta dicendo anzitutto che nell’episodio è usato il linguaggio del mito; in secondo luogo che esiste, in una tradizione che rasenta lo gnosticismo, una elaborazione concettuale secondo cui Adamo ( definito in greco”Megantropo”, in tedesco “Urmensch” ) non sarebbe stato un fragile esserino del tipo “bipede implume”, ma una potenza cosmica, collegata a tutto l’universo, per cui la sua caduta Avrebbe danneggiato l’intero cosmo, che per questo presenta, in modo ambivalente, aspetti di bellezza e di orrore. In poche parole, il Peccato Originale andrebbe collocato prima del Big Bang. L’espressione più netta di questa concezione si trova nella “Filosofia della Rivelazione” di Schelling; ce ne sono tracce anche in romantici tedeschi come Franz von Baader e nei pensatori religiosi russi, influenzati da Schelling, oltre che dalla patristica greca, come Serghej Bulgakov (“La sposa dell’Agnell0” ). Verso questa soluzione sembra essersi orientato Hans Urs von Balthasar, che io personalmente considero il più grande teologo del ‘900.
2) La proposta avanzata dal prof. Gualerzi di “depurare” i Vangeli dall’elemento religioso mi sembra, con tutto il rispetto, una completa assurdità: come pretendere di far accendere il combustibile eliminando il comburante, vale a dire l'”atmosfera” nella quale può svilupparsi la fiamma.
Anni fa ho sentito in TV, oppure letto, una trestimonianza significativa.Uno dei massimi esponenti del gruppo del “Manifesto” a chi gli chiedeva quale fosse il massimo esempio di efficacia comunicativa da lui conosciuto rispose: i Vangeli. Io avrei una spiegazione del fascino della comunicazione evangelica, messa a punto credo leggendo “Mimesis” di Erich Auerbach. Nel Vangelo si uniscono l’elemento estetico dell’UMILE e quello del SUBLIME. Per esemplificare: la tonacaccia di san Francesco e la luce solare, espressione del Divino; gli aspetti “trucidi” e la sventagliata di luce in Caravaggio. Le religioni orientali puntano al sublime lasciandosi alle spalle l’umile ( vedasi il “buddismo” dell’Infinito leopardiano ); la cosiddetta arte contemporanea ha l’umile senza il sublime.
Il Crsitianesimo presenta un “ossimoro estetico” assolutamente unico; per questo è unico anche il vangelo. Per caso il prof. Gualerzi pretende di far divampare l’umile buttando fuori il sublime? PS Per lo stessa combinazione di UMILE – SUBLIME il branno più toccante della storia della musica è la Corale del Vangelo secondo san Matteo di Bach, ampiamente utilizzata dal “trucido” Pasolini. Vedasi il librio di Blumenberg.
personalmente ritengo sbagliata la premessa che i vangeli sono testi storici, direi che sono fantasie elaborate almeno 150 anni dopo i fatti narrati quindi testi totalmente inattendibili ed estranei alla storia.
@ stefano f.
Sono testi storici nel senso che fanno riferimento a qualcosa che è accaduto, anche se fosse ‘accaduto’ solo come invenzione di qualcuno. Sarebbe comunque, questa invenzione, un ‘dato’. Confutabile per il contenuto, ma non come dato.
O dimostri in assoluto che è tutto inventato in modo tale da non avere proprio nessun aggancio con la realtà (cosa che non credo si possa dire nemmeno delle più inverosimili fantasticherie), oppure devi confrontarti con le conseguenze. Che non sono, purtroppo, state inventate.
E la ‘storicità’ dei vangeli consiste nel fatto che – inevntati o meno – toccano comunque temi esistenziali reali.
Comunque, caro Bruno, sarai d’acccordo con me che non esistano prove alcune dell’esistenza di gesù né che egli abbia istituito la CCAR.
Per quanto mi riguarda, la Bibbia è sullo stesso piano della Bagavad Ghita, entrambi parlano di volontà divina in nome della quale si son fatte guerre e distrutto popoli.
Pensavo fosse implicito in quanto ho premesso nel mio pezzo, ma forse dovrò chiarire meglio. Sempre che ci riesca.
NON MI INTERESSA OIU’ DI TANTO sapere se Gesù sia esistito o meno… ciò che so di sicuro è che quanto gli viene attribuito ha avuto le conseguenze che – quale che ne sia il giudizio (per me ovviamente negativo) – tutti abbiamo dovuto registrare.
Questo non significa che non si debbano fare ricerche storiche in merito, ma, dimostrare senza ombra di dubbio che Gesù non è esistito mi sembra francamente impossibile perchè, data la distanza nel tempo dei fatti narrati e la contraddittorietà di tanti documenti, diventa impossibile eliminare tutto quanto può essere preso a pretesto per sostenerne il contrario. Per cui questa questione – legittima non c’è dubbio, quanto meno per mentire tante certezze – non mi appassiona.
Preferisco, ripeto, confrontarmi con le conseguenze.
Comunque mettimiamoci il cuore in pace, fosse anche esistito, è comunque morto e le sue parole sono morte con lui, quelle che abbiamo oggi sui testi sono parole d’altri e non sue, del resto sappiamo dell’abitudine storicamente accertata di questi teologi e mistici di mettere in bocca a dio e a gesù cose che non solo non si possono credere ma neppure ipotizzare che le abbiano dette dio e cristo, e in ciò non mi si costringa a fare l’ateo dichiarato, perchè posso e devo dire onestamente che la verità storica è che dio e cristo sono stati costruiti a tavolino come un plastico del de civitate dei, la gerusalemme terrena, la pretesa infallibilità del papa e chi per lui fino ad oggi.
Non solo Gesù Cristo è esistito caro Popper, ma esiste tutt’ora, esiste da sempre e per sempre, e per rimanere al tema dell’articolo, I Vangeli, proprio lì sta scritto che Gesù disse “I cieli e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno mai”.
Ora tu stesso che ti dici ateo, dopo 2000 anni puoi constatare che le sue parole non sono passate e ti danno seri problemi visto che ne parlate spesso e volentieri…, e aggiungo che la sua “presunta” fondazione è più viva che mai..
Per informazione il “potere” (la Chiesa) non si è impossessato dei Vangeli, perchè essi sono stati scritti (su ispirazione divina) proprio dalla Chiesa che esista da prima dei Vangeli stessi.
Dei quattro evangelisti due (San Giovanni e San Matteo) erano apostoli, erano cioè due dei 12 sui quali Gesù Cristo si è circondato e ha poi fondato la Chiesa, gli altri due evangelisti San Luca e San Marco erano discepoli diretti degli apostoli.
I Vangeli hanno poco a che fare con la Chiesa, che li cita ma non li mette in pratica.
provo ribrezzo quando qualcuno prova a dirmi “che non possiamo non dirci cristiani” ed orrore quando qualcuno cerca di farmi credere che un libro contenga da solo la formula magica/etica dell’esistenza umana.
nell’analisi dei vangeli da parte di un ateo vale la formula dell’arresto in america: qualunque cosa dirai potrà essere usata contro di te. e in questo caso contro tutti gli altri atei
secondo me il vangelo deve essere respinto al mittente così come i testi di ron hubbard e maometto
“provo ribrezzo quando qualcuno prova a dirmi “che non possiamo non dirci cristiani” ed orrore quando qualcuno cerca di farmi credere che un libro contenga da solo la formula magica/etica dell’esistenza umana.”
Sperando di non farti troppo ribrezzo, cercherò di chiarire meglio ciò che ho inteso riferendomi a questa affermazione, il cui significato comunque – nel mio pezzo – ho provato a rovesciare rispetto al modo con cui viene comunemente inteso.
I vangeli, come qualsiasi altro testo elaborato dall’uomo risponde ad un’esigenza che ha a che fare con la condizione umana. Anche nel più aberrante dei testi cosiddetti ‘sacri’, pretesi ispirati, o addirittura dettati, da un dio… proprio perchè il dio non è altro che la proiezione di ciò che l’uomo vorrebbe essere… viene sempre espresso qualcosa che ha che fare con la condizione umana.
Un filosofo integralmente ateo come Ludwig Feuerbach affermava (se non proprio in questi termini, nella sostanza): “Dimmi che dio hai e ti dirò chi sei”, nel senso, appunto, che dio non è altro che la proiezione dell’uomo. Dei suoi desideri più nascosti.
Tutto sta a rendersene conto e capire che nessun essere, tranne noi stessi, è la fonte di tali desideri e che con essi solo noi possiamo confrontarci.
per un lungo tempo le religioni sono state il contenitore che sintetizzava le conoscenze e il precipitato culturale ed antropologico di una determinata formazione storica, in esse si potevano ritrovare filosofia, letteratura, norme morali, e “scienza” del cosmo, persino consigli pratici per la vita quotidiana.Credo che nelle religioni incluse quelle abramitiche, si possa trovare tutto saggezza dei popoli, ossequi al potere, incredibili miti, autentiche barbarie. Sono in effetti l’espressione sintetica (ma anche alienata)di undeterminato popolo in una determinata epoca
Penso che con lo sviluppo della specializzazione dei linguaggi e dei saperi, la religione entra in crisi ed il carattere di alienazione cominci a venir fuori man mano che le cose utili trovano il loro lòro linguaggio ed il loro spazio autonomo di espresssione e di sviluppo in quel momento il carattere di alienazione repressiva e di legame privilegiato con il potere prevale e diventa visibile.
La Bibbia l’abbiamo letta in molti qui da noi, ma da qui a credere ragionevole che si possa trasformarla in programma di vita nella nostra era moderna è un altro paio di maniche.
La Bibbia è il libro più letto del pianeta, alcuni l’hanno presa come programma di vita e oggi minacciano di voler tornare alle origini perchè accusano il cristianesimo moderno di essersi lasciato alle spalle valori e dogmi importanti, ma che nei tempi antichi avrebbero distrutto popoli e persone impure in nome di dio, non dubito che lo farebbero ancora se fosse loro dato il potere.
Quale è oggi la minaccia per la fede nei vangeli?
– l’uso critico e disincantato della ragione
– il ragionare in modo approfondito e scientifico
– conoscere meglio se stessi non accettando più a priori giudizi morali e creazionistici
– uscire dal gregge e aiutare altri a farlo se impediti da illegali condizionamenti
– mettere in dubbio ciò che è teologia avendo in se stessi un contraddittorio razionale
– non appoggiare iniziative statali confessionaliste, anzi contestarle e denunciarle
– privare la fede istituzionalizzata di ogni pteresa sulle istituzioni e di ogni potere politico
io popper se volessi definire il cristiano vero,lo descriverei come un gesuita,il crisianesimo e un plastificio filosofico,immettere nel cuore la sostanza del gesu,è capire la biografia gesu.da qui il cristianesimo è solo un dogma storico anzi letterario,forse se fosse possibile definire cose?una religione,da una superstizione è qui che sarebbe arduo,anche confrontando i singoli fautori.poi popper mi viene voglia di ridere quando trovo gente che pensa che la sua vita e simile al galileo,il concetto di vita cristiana o gesuita puo essere applicata solo a gesu,lui e stato poi definito il cristo e da cio,il cristiano doveva emulare lui,ma solo cristo a vissuto da gesu.è non il contrario..come sei io popper vivessi un giorno nel tuo corpo,da qui io rimprovero ai teologi,scrittori,pro o amici caar che l eccesso del phathos del cristianesimo è un fraintendimento tra realta storica(vita esclusiva di chi?o fu gesu)e realta giornalistica,che crea miti e non vuole metodi per metterli in riga.
Si Roby, la tua riflessione è interessante, il phathos del cristianesimo è una specie di empatia misticistica, cioè, si basa sulla parola evangelica: quel che avrai fatto ad uno di questi piccoli lo avrai fatto a me……ecc…ecc… quindi, il concetto di altruismo che se ne ricava, idealmente parlando, è una sorta di “mettersi nei panni di Gesù” come dici tu, ma ciò sappiamo che è un atteggiamento che in altri termini potremmo coniare con “non fare ad altri ciò che non vorresti fosse fatto a te”.
Ammesso e non concesso che sia esistito un certo gesù, nessuno può immedesimarsi in lui senza correre il rischio di fargli dire cose che sono solo frutto della propria soggettiva interpretazione dei vangeli, quindi, le testimonianze di fede non sono probatorie di alcunché di presenze nell’ostia, nel vino o in reliquie, anzi, guardiamoci bene dal certificare esperienze mistiche come presenza di cristo o di dio, al contrario sono solo elaborazioni soggettive teologico-misticistiche dei vangeli, al fine di rendere la propria testimoninza come parola di vita, così la chiamano i focolarini di Chiara Lubich,.
Tuttavia sappiamo che tali esperienze mistiche non amano molto la teologia come dogmatica, anzi sostituiscono il dogma con l’esperienza del pathos cristiano, meno elucubroso ma più a contatto con emozioni e sentimenti sdolcinati verso il sacro cuore di gesù e il cuore immacolato di maria e da qui a credere alle apparizioni non è più un problema, tanto la teologia stessa non sa discernere tra apparizioni vere e quelle false, figuriamoci la sete di emozioni sopranaturali che ha la fede nel rapporto mnistico con il cristo!
Brava Roby.
Che il pensiero ateo si riversi con appetito sulla questione dei Vangeli è cosa altamente preziosa per la Chiesa: il vaglio della ragione non fa che recuperare la base terrena e quindi inalienabile della questione etica, che, al di là di un dio, ci pone tutti quanti nella stessa domanda dei “perchè” quotidiani, affrontati con più oggettività. Forse a nessuno verrà concesso, credente o ateo che sia, di risolverci il problema; ma il mettere sul tavolo questi “perchè” del cammino della vita ci fa essere nel profondo tutti compagni nel procedere, conoscendo meglio il nostro limite e la nostra possibilità…”grazie a dio”, e a chi non ci crede.
E ringraziando per l’ospitalità.
Gualerzi, per la risposta a tutte le tue domande, mi permetto di suggerirti la lettura del libro di Lev Tolstoi “Il regno di Dio è in voi”, per il quale fu scomunicato dalla chiesa ortodossa russa. Un testo laico e illuminante che al suo tempo circolava clandestinamente in Europa. A mio parere, dovrebbe comparire a pieno titolo nelle recensioni di questo sito. Naturalmente in Italia è pressocchè sconosciuto, edito da una piccolissima casa editrice genovese, oggi per fortuna ha una qualche visibilità grazie alla distribuzione online. Cito solo un paragrafo “Per quanto possa parere strano, ogni chiesa, come chiesa, è sempre stata e non può non essere un’istituzione, non solo estranea, ma anzi direttamente opposta alla dottrina del Cristo. Non è senza motivo che tutte, o quasi tutte le pretese sette cristiane hanno riconosciuto la chiesa nella grande peccatrice predetta nell’Apocalisse.
Non è senza motivo che la storia della chiesa è la storia delle più grandi crudeltà e dei peggiori orrori.”
“Basterebbe all’uomo del tempo nostro di comprare per tre soldi un Vangelo e leggervi le parole così chiare del Cristo,parole che non richiedono alcun commento, come quelle dette alla Samaritana, cioè che il Padre ha bisogno di fedeli, non a Gerusalemme, né su questo monte, né su quell’altro, ma di fedeli nello Spirito e nella Verità, come quelle che affermano che il cristiano deve pregare, non come un pagano in un tempio, ma in segreto nel suo ritiro e che il discepolo del Cristo non deve chiamare nessuno padre o maestro; basterebbe leggere queste parole per convincersi indiscutibilmente che i pastori delle chiese che si chiamano da loro medesimi maestri, non hanno alcuna autorità, e ciò che essi insegnano non è il cristianesimo”.
Notare che TUTTI i mass media, quelle rarissime volte che trattano Tolstoi, citano solo e soltanto le sue opere “Guerra e pace” e “Anna Karenina” che lui, badate bene, definì “stupidaggini”. Naturalmente si guardano bene dal citare “Il regno di dio è in voi”, oppure
“La vera vita (Dottrina Cristiana) – Il Denaro – Come leggere il Vangelo” ed ancora “Tolstoi Verde. Il Primo Gradino ed altri scritti”. Tutti testi MERAVIGLIOSI, consigliatissimi
La supposta “bontà intrinseca” delle religioni abramitiche in generale e del cristianesimo in particolare – con l’ulteriore corollario del “primato umanitario” cattolico, con indulgenze, perdonanze, assoluzioni, carità/Caritas e “state buoni, se potete” – sta molto nella lingua. Quella lingua che è il miglior mezzo di diffusione dei cortocircuiti semantici – e, quindi, ideologici – che crea e propaga. Non c’è bisogno di addentrarsi nell’esegesi di “paroloni fondanti” come il famigerato “Logos” – di recente riportato in auge da Ratzinger – per capirlo. Basta – e avanza – pensare alle consonanze ideali che sono state ravvisate fra l’ellenismo delle così dette “filosofie della libertà interiore” – soprattutto scetticismo da un lato, stoicismo dall’altro – e l’avvio di un pensiero monoteista in cui l’individuo stabilisce un rapporto diretto con la trascendenza e con la propria interiorità. L’uomo “non si accontenterebbe più” di divinità parziali, irascibili e capricciose, limitate e vendicative, ma punterebbe più in alto, mirando all’empireo e all’assoluto – dentro e fuori di sé. (Non mi soffermo sull’improbabile non-capricciosità/non-vendicatività del Dio di Abramo: è un’altra storia). In questo senso, Ratzinger ha perfino scomodato l’ascendenza cristiana del concetto di scienza (sic!), per non parlare dei “fondamenti dell’illuminismo”– che impudenza! Fin qui, le parole/concetto – i motti, gli “slogan”. Ebbene, che ne è stato di quella libertà?… Poi ci sono le “parole in quanto tali”: il “prossimo tuo” da amare come se stessi – mi sa che sia di là da venire come il messia per gli ebrei o la “parousìa” per i cristiani: “Avanti il prossimo!”, ché, per ora, quello da trattar bene non è passato; “l’altra guancia da porgere” – tra una colonna vertebrale spezzata e… l’altra; l’”ekklesìa” che è “Chiesa” in quanto “assemblea” – condominiale? Imperiale? Episcopale? Dei fedeli? – e, dulcis in fundo, il celeberrimo “DOGMA”. Questo sostantivo – neutro non solo per genere grammaticale ma, in origine, perfino per il senso – è diventato un sibilo freddo di morte: il solo pronunciarlo fa rabbrividire all’idea di Sante Inquisizioni – tutte rigorosamente maiuscole –, pogrom, auto da fé, scomuniche e tutto quello che arcisappiamo. In greco, non vuol dire altro che “opinione” – e la derivazione dal sobrio verbo “dokéo” (“moi dokétai” = “mi SEMBRA”) è lì a dimostrarlo, con tutte le sinistre implicazioni di forzatura prospettica che ciò comporta. “Mi sembra… forse, chissà = è così e, se a te non sembra, ti brucio vivo”. Il massimo del relativismo come base e antidoto invincibile alla pluralità di pensiero: l’”omeopatia” filosofica per raggiungere le vette dell’assolutismo sovrano su basi teocratiche. Be’… queste idee “proto-democratiche”, mutuate in buona parte dalla cultura greca, erano ancora abbastanza giovani – in senso lato – agli albori del cristianesimo. Altrimenti, a pensar male, verrebbe quasi fatto di ritenere che, dietro a tanta sbandierata “autonomia di giudizio” del singolo e “compassione” per l’altro da sé (sic! sic! sic!), si celasse già in origine il significato attualmente mediato da termini come “missione di pace”/”peace keeping”, “libertà”, “democrazia” (nella cospicua variante “esportazione della,”), “sana laicità”. Se così fosse, quello sarebbe il vero… peccato originale prima di Babele. E il cristianesimo “reale” sarebbe davvero il nostro più prossimo antenato.
Ottimo articolo Massimo, nemmeno io davo per scontato la bontà intrinseca delle religioni abramitiche, anzi, oggi poi è più che evidente la cattiveria intrinseca delle stesse religioni.
Spero che il ‘dare per scontato la bontà intrinseca delle religioni abramitiche’ non lo si ricavi dal mio articolo. Di ‘intrinsecamente buono’ nelle religioni, in tutte le religioni, non c’è mai niente perchè, anche qualora ci fosse, verrebbe annientato dall’assunto di fondo di ogni religione: la presunzione di verità assoluta.
In ogni caso, se c’è qualcosa di buono (e qualcosa c’è sempre come ho provato a spiegare nell’intervento delle 12.20), non verrà certo colto da chi professa tali religioni.
Per trovarlo – questo è il mio parare espresso nell’articolo – occorre un altro sguardo. Quello dell’ateo. Che poi – ma qui il discorso sarebbe tutto da sviluppare – coincide con lo sguardo, per quanto possibile, meno condizionato, più oggettivo.
Ti chiedo scusa, ma non al mio intervento delle 12.20 mi riferivo. Anche a questo, ma per la discussione intrapresa intendevoo riferirmi a quello delle 14,36 in risposta a daigoro.
Caro Bruno, sai una cosa, una volta leggendo la Bibbia mi sono sempre sentito addosso quel che diceva come se stesse interpellando la mia coscienza, ovviamente non ho ceduto alla provocazione moralistica del testo sacro per eccellenza proprio perchè conosco me stesso molto bene e la mia conscienza non dipende dalla morale né da parole cosidette illuminate insite nei vangeli, tuttavia ho accusato il colpo psicologicamente e da allora mi son sentito a disagio a leggere la bibbia.
Mi viene una battuta, provocata da certi aspetti di questa discussione: “demonizzare – fosse pure il demonio – non è che l’altra faccia del sacralizzare”. Ciò che alcuni interventi mi sembra stiano facendo a proposito del vangeli.
Sono un prodotto umano che, per quanto artefatto, anzi, a maggior ragione anche per questo, non è certo divino, e come tale va trattato. Formulandone un giudizio, che può essere il più negativo possibile (per me lo è), ma senza farsene coinvolgere troppo negativamente perchè così si finisce per mettersi sullo stesso piano di chi se ne fa coinvolgere del tutto positivamente. Bisogna liberarsi del tabù del sacro, che si manifesta anche, appunto, nel demonizzarlo.
E pensare che tantissimi cattolici praticanti non hanno mai letto i Vangeli, hanno solo imparato quello che veniva detto durante le letture in chiesa, senza mai averle messe in pratica.
io non sono credente.
tempo fa (tanto tempo fa) ho letto i vangeli che periodicamente venivano pubblicati con l’Unità.
erano vangeli adattati al “pubblico” a cui erano destinati dall’allora (mi pare) vescovo di milano (e non mi ricordo il nome ma potrei ritrovarli).
indagando nel corso del tempo sulla storicità della figura di cristo e dei rancconti evangelici, mi resi conto che quei vangeli non corrispondevano ai vangeli ritenuti canonici.
ci assomigliavano ma non corrispondevano.
considerando che anche i vangeli “canonici” sono dei rimaneggiamenti di copisti su presunte storie di 2/3/4cento anni prima, considerando che della storicità di cristo ci si avvale soprattutto su ciò che è citato sui vangeli, credo che se anche i cattolici dovessero leggere una qualsiasi edizione dei vangeli oggigiorno sul mercato, non avrebbero tra le mani la “verità” tanto agognata.
pertanto professano una fede che è, ogni volta, un surrogato di una presunta “verità”.
i vangeli canonici esistono dai tempi apostolici
A un’attenta statistica – eventualmente da condurre sulla base di “interviste sul sagrato, all’uscita”, come suggerisce Maurizio Ferraris in “Babbo natale, Gesù adulto” – sembra emergere tuttavia che, al massimo, quello che veniva letto in chiesa, l’abbiano subìto passivamente – o, forse, addirittura “ascoltato con le orecchie”… ma penso di esagerare. C’erano… e gli altri li vedevano lì. Perché fare di più, se basta questo?
è difficile pensare, in riferimento alla risposta di Gualerzi al mio post di poche ore fa, che negando l’esistenza di gesù i vangeli rimangano agganciati alla realtà anche solo di una virgola, senza la storia del semidio e dei suoi discepoli, senza la sua condanna a morte, cosa rimarrebbe di reale nei vangeli? quasi nulla per non dire proprio nulla.
L’aggancio alla realtà, quella della condizione umana, c’è (per esempio il tema della ‘colpa’ nel senso in cui ne ho scritto nel’intervento delle 12.20, ma anche per tanti altri temi) e il fatto che tutto stia in piedi – nei vangeli – sulla divinizzazione di Gesù, cioè su un presupposto del tutto inaccettabile, non cancella tanti altri aspetti. Che sono certamente stravolti o annullati dal significato che viene loro dato… ma che possono essere recuperati – come provavo ad argomentare – da uno sguardo ateo.
Comunque, la ragione di fondo per cui non ci intendiamo credo sia il fatto che, per me, l’angolo visuale da cui considerare tutte queste questioni è la condizione umana…. condizione umana alla quale erano soggetti anche gli evangelisti o chi per loro (come del resto, in precedenza, anche gli autori del vecchio testamento), affrontandone però i problemi in modo – su questo siamo tutti d’accordo – assurdo.
Tutto ciò, tu dirai, non serve a niente, lascia il tempo che trova: posizione ovviamente più che legittima, come però credo sia legittima anche la mia. L’importante è spiegarsi.
Toc toc c’è nessuno?
Qualcuno potrebbe sbloccare i miei commenti fermi dal primo pomeriggio?
grrrrrazie
Prima che tramonti il sole, potrò vedere pubblicati i miei commenti invati nel primo pomeriggio di IERI? O dovrò rivolgermi alla Madonna del Web per ricevere la grazia? 😈
Dopo 2000 e passa anni i vangeli e la Chiesa sono vivi più che mai nonostante tutti i tentativi (respinti con perdite) di dimostrarli infondati-non storici-mitici-riscritti-copiati-etcetcetc e nonostante le persecuzioni subite da milioni di cristiani.
“I cieli e la terra passeranno, le mie parole non passeranno mai”.
A me fa sempre piacere imbattermi in qualcuno che ricerca, qualunque siano le conclusioni cui perviene, anche se diverse dalle mie.
Immagino che alla base ci sia una certa presunzione, ma sono convinto di saper riconoscere l’onestà intellettuale di chi incrocio: la tua in questo caso.
Questa premessa per manifestarti il mio apprezzamento sul tuo articolo, che trae conclusioni lontanissime dalle mie, ma nel quale non posso non riconoscere un desiderio sincero di ricerca.
Gli angusti spazi di un blog non possono contenere una discussione del genere, quindi mi limito a darti 2 spunti; non per razionalizzare o spiegare la scelta di credere, ma per aprirti ulteriori spunti di indagine oltre a quelli da te esplorati.
1) Come è noto il racconto dell’ascensione di Gesù è situato temporalmente dai Vangeli in modo contraddittorio.
In particolare l’evangelista Luca narra tale episodio alla fine del Vangelo (Lc 24,51) e all’inizio degli Atti (At 1,3) . La prima delle due narrazioni è posta lo stesso giorno della resurrezione, la seconda 40 giorni dopo. Ora una delle due: o Luca aveva fumato qualcosa di locale, o ha voluto esprimere due diverse realtà mediante artifici letterari. Luca scriveva quando ancora erano vivi i testimoni oculari. Parrebbe una testimonianza poco inquinata da autorità ecclesiastiche non ancora formate, e sulla genesi delle quali è proprio il libro degli Atti a fornirci le maggiori informazioni.
2) Un pellegrino medioevale in Palestina, sulla strada fra Gerusalemme e Gerico, nell XI secolo ha lasciato la seguente scritta:
«Se persino sacerdoti o leviti passano oltre la tua angoscia, sappi che Cristo è il buon Samaritano che avrà sempre compassione di te e nell’ora della tua morte ti porterà alla locanda eterna».
Come vedi, anche i pellegrini del medioevo non sempre avevano una grande stima dei preti e dei vescovi, e l’esegesi del Vangelo non sempre è passata attraverso il magistero della Chiesa di Roma.
Sperando di averti fornito qualche spunto di riflessione ti saluto,
Andrea.