Onu, l’Italia sottoposta a revisione sui diritti
L’Uaar ha presentato il proprio rapporto alle Nazioni Unite su uguaglianza e non discriminazione, diritti Lgbtqia+ e credo religiosi, diritto alla salute, accesso alla salute sessuale, riproduttiva e ai servizi correlati, diritto all’educazione, protezione dei minori e infine diritti legati a matrimonio e famiglia
Il 16 luglio scorso per la prima volta l’Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti (Uaar) ha inviato all’Onu il proprio rapporto, che sarà parte integrante della Revisione periodica 2024 sul rispetto e la promozione dei diritti umani in Italia. L’Uaar ne ha sottolineato il mancato rispetto in diversi ambiti. Le problematiche in Italia secondo l’Uaar riguardano l’uguaglianza e la non discriminazione in relazione ai diritti Lgbtqia+ e alle credenze religiose, il diritto alla salute, l’accesso ai servizi e alla salute sessuale e riproduttiva, il diritto allo studio, la protezione dei bambini, i diritti legati al matrimonio e alla famiglia.
L’Italia è oggetto quest’anno della Revisione periodica universale, meccanismo di verifica tra gli Stati membri delle Nazioni Unite sullo stato di tutela dei diritti e delle libertà fondamentali emerso dal processo di riforma Onu del 2006. Si tratta del quarto ciclo dell’Human Rights Council Universal Periodic Review che sottopone l’Italia a esame insieme a El Salvador, Gambia, Bolivia, Fiji, San Marino, Kazakistan, Angola, Iran Madagascar, Iran, Slovenia, Egitto, Bosnia ed Erzegovina, nella 48esima sessione prevista tra gennaio e febbraio 2025. Ogni 4 anni e mezzo infatti l’Onu sottopone diversi Stati a un esame sulle azioni che ciascuno Stato mette in campo per il rispetto dei diritti umani e invita gli altri Stati e le associazioni che si occupano di diritti umani a presentare le proprie osservazioni.
Su uguaglianza e non discriminazione, l’Italia ha ricevuto in precedenza numerose raccomandazioni, in particolare dalla Norvegia e dalla Spagna. L’Italia ha infatti alzato un muro contro qualsiasi legislazione (per esempio la legge Zan) per prevenire e sanzionare l’incitamento all’odio e la discriminazione basata sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere. L’Uaar chiede pertanto che le istituzioni italiane approvino una legislazione antidiscriminazione per proteggere le persone Lgbtqia+ e le persone disabili dai crimini e dai discorsi d’odio.
Sulla disciplina del fine vita il Parlamento italiano latita da anni, non avendo ancora approvato una legge, nonostante il 25 settembre 2019 la Corte costituzionale italiana abbia depenalizzato il suicidio assistito nel caso di chi aiuta a morire persone affette da una patologia irreversibile. L’Uaar chiede quindi che l’Italia si doti di una legislazione sul fine vita per affermare l’autodeterminazione, l’autonomia corporea e il diritto a morire senza sofferenza.
L’Uaar denuncia inoltre la presenza nel nostro Paese di molteplici ostacoli ai diritti riproduttivi delle donne, minacciati da partiti politici e lobby di ispirazione cattolica: i medici che abusano dell’obiezione di coscienza per paralizzare i servizi abortivi negli ospedali pubblici sono ancora la stragrande maggioranza (in alcune regioni fino al 90%). Nell’aprile 2024 la maggioranza parlamentare di destra ha addirittura votato per finanziare gli attivisti anti-scelta (cosiddetti pro-vita) che molestano le donne nei centri di consulenza sull’aborto, sfruttando i sussidi Recovery and Resilience Facility dell’Unione europea. L’Uaar chiede che siano rimossi gli ostacoli ai diritti riproduttivi come l’abuso dell’obiezione di coscienza e la presenza di attivisti no-choice negli ospedali, che si introducano e finanzino programmi di educazione sessuale/affettiva/etica laici e inclusivi nelle scuole statali, che si riconoscano pari diritti genitoriali alle coppie dello stesso sesso e diritti civili e umani ai loro figli. Il governo italiano di destra e i politici di ispirazione cattolica continuano a lottare contro la parità dei diritti genitoriali per i genitori dello stesso sesso e i diritti civili fondamentali per i loro figli, per esempio rifiutando di elencare il genitore non biologico nei certificati di nascita o addirittura cercando di etichettare la maternità surrogata come un crimine universale. L’Uaar chiede di riconoscere pari diritti genitoriali alle coppie dello stesso sesso e diritti civili e umani ai loro figli.
A proposito di diritti dei bambini, la legislazione italiana prevede ancora un trattamento giudiziario privilegiato per la Chiesa cattolica, motivo per cui i membri di questa specifica organizzazione sono arrestati come autori di reati di pedofilia molto più frequentemente all’estero che in Italia. Prima di intercettare qualsiasi membro del clero infatti la polizia italiana deve informare preventivamente il vescovo, rendendo quindi molto più semplice un’eventuale operazione di insabbiamento. La richiesta dell’Uaar è che siano rimossi i privilegi attivi per il clero cattolico, in particolare per coloro che favoriscono l’insabbiamento degli abusi sui minori e di altri crimini.
Nell’ultima Revisione periodica universale (Upr, 3° ciclo) l’Italia ha ricevuto un gran numero di raccomandazioni su questi temi: sebbene la posizione espressa dall’Italia sia stata “sostenuta” per la stragrande maggioranza di esse, tranne un paio di “notate”, l’Italia non è riuscita ad agire concretamente in base alle raccomandazioni e ha addirittura adottato politiche che vanno nella direzione opposta. In Italia non esiste un organismo ufficiale per il rispetto dei diritti umani, ma soltanto un comitato del Ministero degli Esteri, il Cidu, che a fine revisione produce il rapporto finale sullo stato dei diritti nel nostro Paese, tenendo conto anche delle organizzazioni della società civile, molte delle quali confessionali.
«Riteniamo indispensabile – dichiara Giorgio Maone, responsabile Relazioni internazionali dell’Uaar – che un’associazione come la nostra partecipi attivamente al processo di monitoraggio dei diritti umani da parte dell’Onu, specie in una delicata fase storica in cui rigurgiti reazionari, confessionalisti, autoritari e persino apertamente fascisti appestano lo scenario politico internazionale. Quella dell’Uaar è infatti l’unica voce dall’Italia a rappresentare il punto di vista della non credenza e il valore della laicità quale baluardo a difesa degli altri diritti, in primis l’autodeterminazione individuale e la libertà di pensiero, di espressione, di religione e dalla religione. E, come si evince dal nostro rapporto, qui c’è molto da lavorare, anche per colpa del Concordato e di una classe politica più leale al monarca vaticano che al popolo italiano».
Che cos’è l’Uaar
L’Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti (Uaar) è l’associazione di promozione sociale italiana che rappresenta le ragioni dei cittadini atei e agnostici a livello nazionale e, in qualità di membro associato di Humanists international, a livello internazionale. L’Uaar è indipendente da partiti politici o lobby, conta circa 3.000 membri a pieno titolo e rappresentanze in ogni regione d’Italia. Fondata nel 1986, promuove la diffusione delle idee atee e agnostiche, lotta per uno Stato pienamente laico, difende i diritti umani, soprattutto quelli minacciati in nome dei principi religiosi, e combatte contro ogni privilegio concesso a qualsiasi religione e contro ogni discriminazione nei confronti dei non credenti.
Comunicato stampa
A integrazione segnalo che annualmente anche Amnesty fa un rapporto sullo stato dei diritti nel mondo ed esamina anche la situazione italiana:
https://www.amnesty.it/rapporti-annuali/rapporto-2023-2024/europa-e-asia-centrale/italia/