La verità, vi prego, sulle droghe

In Italia il dibattito sulle droghe è dominato da proibizionismo e pregiudizi che ostacolano una prospettiva laica, scientifica e razionalista. Affronta il tema Giovanni Gaetani sul numero 1/2025 di Nessun Dogma. Per leggere la rivista associati all’Uaar, abbonati oppure acquistala in formato digitale.


Parlare di droghe in Italia è come attraversare un campo minato. Non c’è spazio per argomenti razionali, fondati sui dati scientifici, men che mai per proposte pionieristiche, come quelle messe in atto da molti Stati in giro per il mondo.

Da noi, il discorso ricade sistematicamente nella fallacia logica di una falsa dicotomia: o sei del tutto contro le droghe, e quindi per te l’unica via è il proibizionismo – «per me ogni droga è merda e non ci sono droghe buone», come sostiene con grande eleganza il ministro Salvini; o sei invece a favore delle droghe, e quindi vieni immediatamente squalificato come “drogato” tu stesso.

Ora, l’obiettivo di questo articolo è cercare di superare questa dicotomia forzata, sostenendo la necessità di adottare un approccio scientifico e razionale anche e soprattutto sulla questione droghe. Perché l’ipocrisia proibizionista si è rivelata già da tempo fallimentare e mortifera – ma in pochi sono pronti ad ammetterlo, anche nel mondo laico-razionalista.

Glossario stupefacente

Partiamo dal vocabolario. Nella lingua di tutti i giorni, il termine “droga” ha un’accezione univoca e negativa. Se aprissimo invece un dizionario ci accorgeremmo di una cosa sorprendente: come in molte altre lingue, anche in italiano il termine “droga” rispecchia l’ambivalenza originale del termine greco phármakon, che significa sia “veleno” che “medicina”.

Non è un caso che alcune droghe, come morfina o ketamina, siano usate legalmente come medicine ma siano vietate per uso ricreativo. Questa ambivalenza è fondamentale, perché ci riporta alle vere origini del discorso, e cioè al fatto che una sostanza non è necessariamente utile o dannosa in se stessa, bensì a seconda di come viene usata – torneremo su questo punto più avanti.

In tal senso, il termine “droga” indica una qualsiasi sostanza naturale o sintetica che, una volta assunta, modifica la mente e il corpo di un individuo in un certo modo. In gergo tecnico, si parla di sostanze “psicoattive”. In questa categoria rientrano tantissime sostanze: dalle medicine che compriamo legalmente in farmacia alle sostanze stupefacenti che compriamo illegalmente in ogni piazza di spaccio, passando per le cosiddette “droghe legali” che compriamo senza problemi dal tabaccaio o al bar – nicotina, alcool e caffeina.

I confini paradossali della legalità

Chi e come stabilisce che una sostanza è legale e un’altra no? Il fulcro della questione sta tutto qui, nell’arbitrarietà con cui tracciamo una linea di demarcazione tra diverse sostanze. Ci si aspetterebbe coerenza e un approccio volto alla massimizzazione del bene comune, o almeno alla riduzione del danno.

E invece no. Perché, allo stato attuale, la discriminante tra legalità e illegalità delle droghe nel nostro mondo è purtroppo incoerente e irrazionale; non rispecchia cioè criteri scientifici oggettivi o politiche lungimiranti, ma soltanto pregiudizi culturali e interessi economici difficili da mettere in questione.

Come giustificare, ad esempio, il fatto che alcool e nicotina sono legali mentre Lsd e funghi allucinogeni no? Si tratta di una situazione davvero paradossale. Perché alcool e nicotina creano forte dipendenza, causano almeno 10 milioni di morti l’anno in tutto il mondo (fonte Oms) e non hanno alcun uso terapeutico – la letteratura scientifica a tal riguardo è univoca e cristallina; mentre Lsd e psilocibina (il principio attivo dei funghi allucinogeni) non causano dipendenza, hanno un bassissimo rischio di mortalità diretta e hanno un potentissimo uso terapeutico per trattare condizioni come depressione, ansia cronica, anoressia, disturbo ossessivo compulsivo (Ocd), disturbo da stress post-traumatico (Ptsd) e dipendenze varie.

Un esempio di approccio scientifico alle droghe

Esistono per fortuna degli scienziati che hanno investito la loro carriera (e messo a repentaglio la loro reputazione) per invertire questa tendenza. Uno su tutti, il professor David Nutt, neuropsicofarmacologo e psichiatra britannico – nome purtroppo sconosciuto da noi visto che nessun suo libro è stato tradotto in italiano.

Il più grande contributo di Nutt sull’argomento è stato un pionieristico studio del 2010 pubblicato sulla prestigiosa rivista Lancet, dal titolo: Drug harms in the UK: a multicriteria decision analysis. In questo lavoro, Nutt e colleghi hanno sviluppato un modello per valutare e confrontare i danni associati a diverse droghe nel Regno Unito, sia legali che illegali.

Lo studio utilizza un approccio di “analisi decisionale multicriterio” (Mcda), che considera 16 aspetti dei danni provocati dalle sostanze, suddivisi in due categorie principali: da una parte, i danni per l’individuo (ad esempio rischio di overdose, rischio di dipendenza, tossicità della sostanza, eccetera); dall’altra, i danni per la società (ad esempio, costi per il sistema sanitario, ricadute sulle famiglie e sulle relazioni, danni economici, danni ambientali, criminalità organizzata, eccetera)

Lo studio ha analizzato 20 sostanze, assegnando a ciascuna un punteggio complessivo basato sui 16 criteri di cui sopra. I risultati sono scioccanti. La droga più dannosa è infatti l’alcool con 72 punti su 80. Questo a causa del suo elevato impatto sociale, ma anche della sua facile reperibilità, essendo legale quasi ovunque nel mondo.

Al secondo e terzo posto si trovano eroina e crack, rispettivamente con 55 e 54 punti – un divario netto rispetto al primo posto. Gli altri risultati mettono in discussione molte percezioni comuni sulla pericolosità delle droghe: il tabacco ad esempio risulta più dannoso della cannabis, mentre sostanze considerate generalmente pericolosissime (Mdma, Lsd e funghi allucinogeni) si trovano ultime per dannosità complessiva.

Lo studio di Nutt e colleghi ha superato il vaglio della critica scientifica, ma non quello della politica. Nel 2009, infatti, poco prima della pubblicazione dello studio, il governo laburista ha licenziato Nutt dal suo incarico di presidente del consiglio consultivo sull’abuso di droghe. Il suo errore? Aver mostrato, in maniera provocatoria ma pur sempre dati alla mano, come l’equitazione fosse più pericolosa dell’ecstasy (sic!).

Per approfondire la questione nel dettaglio, rinvio caldamente al libro di David Nutt, Drugs Without the Hot Air. Minimising the Harms of Legal and Illegal Drugs, pubblicato da Uit Cambridge nel 2012.

L’uso terapeutico degli psichedelici

Altro contributo fondamentale del professor Nutt sono stati i suoi rivoluzionari studi su Lsd e psilocibina nel trattamento della depressione cronica resistente ai trattamenti tradizionali. Tali studi sono riusciti, da una parte, a capire meglio il funzionamento degli psichedelici sul cervello, mostrando la loro interazione con i recettori della serotonina (5-ht2a) e lo spegnimento del Default Mode Network (Dmn); dall’altra, a guarire depressione e altri disturbi di persone che hanno provato invano qualsiasi altra medicina o rimedio.

A questi studi si affiancano anche quelli con ketamina e Mdma, altrettanto rivoluzionari. L’Mdma in particolare si è rivelata potentissima nell’aiutare i pazienti a superare il disturbo da stress post-traumatico – stiamo parlando di veterani di guerra, vittime di stupro o di traumi infantili, e così via.

Questi studi sono stati così significativi che in Australia, ad esempio, nel 2023 l’Mdma è stata riclassificata da sostanza proibita a medicinale controllato, da usare in un setting professionale di terapia assistita. Negli Stati Uniti e in Canada si è vicini allo stesso traguardo – il che comporterebbe a cascata una svolta legislativa in tutto il mondo.

Per approfondire la questione nel dettaglio, rimando a un altro libro di David Nutt, Psychedelics: The Revolutionary Drugs That Could Change Your Life – A Guide from the Expert, pubblicato nel giugno 2023 da Hodder & Stoughton. Ma anche alla serie Netflix How to Change Your Mind, basata sull’omonimo libro di Michael Pollan, altrettanto consigliato.

E da noi?

La seconda rivoluzione psichedelica, così come viene chiamata, è in corso a macchia di leopardo in tutto il mondo. La ricerca sta facendo silenziosamente dei passi da gigante, mentre molti Paesi stanno adottando politiche liberali e antiproibizioniste, tentando esperimenti localizzati di decriminalizzazione, legalizzazione e regolamentazione di alcune droghe, con successi tangibili e sorprendenti. Giusto per fare qualche esempio:

  • il Portogallo ha decriminalizzato tutte le droghe sin dal 2001, con risultati estremamente positivi;
  • l’Uruguay è stato il primo Paese al mondo a legalizzare completamente la produzione e il consumo di cannabis nel 2013, con un sistema regolato dallo Stato;
  • negli Stati Uniti la cannabis rimane illegale a livello federale, ma è legale per uso medico in 39 su 50 Stati e per uso ricreativo in 24 Stati;
  • tanti altri Paesi hanno legalizzato l’uso della cannabis per uso medico e/o ricreativo, tra cui il Canada nel 2018, Malta nel 2021 e la Germania nel 2024;
  • i Paesi Bassi, oltre che la cannabis, hanno legalizzato anche i tartufi allucinogeni, attuando al tempo stesso esemplari politiche di riduzione del danno su altre droghe;
  • altri Paesi stanno sperimentando l’uso degli psichedelici a fini terapeutici, tra cui la nostra vicina Svizzera.

In Italia, invece, come spesso accade, nulla si muove. Anzi, il governo attualmente in carica è il più proibizionista e anti-scientifico di sempre: il ministro Lollobrigida afferma incredibilmente che «il vino non deve essere classificato come alcool», sostenendo invece che, se preso con moderazione, faccia addirittura bene – un mito, questo, sfatato dai dati scientifici; il ministro Salvini continua nella sua insensata crociata contro la cannabis light, mentre ha appena messo in piedi misure draconiane (e probabilmente incostituzionali) per i consumatori di cannabis che si mettano al volante, anche una settimana dopo aver fumato; il procuratore Gratteri continua nelle sue posizioni proibizioniste con appelli sensazionalistici – «lo chieda ai tossicodipendenti se è giusto legalizzare» – nonostante i suoi argomenti siano stati smontati uno per uno dagli esperti e dagli esperimenti di legalizzazione in giro per il mondo; gli spot anti-droga governativi si coprono di ridicolo per la loro narrativa in stile Boris – «butta via la droga, non la vita» – mentre il governo Meloni destina 63 milioni di euro dall’8×1000 statale inoptato a progetti per il “recupero delle tossicodipendenze”, sostenendo il modello clerical-moralista in stile San Patrignano.

Conclusione

Con questo breve articolo non abbiamo voluto fare l’elogio delle droghe, bensì semplicemente proporre una loro ricontestualizzazione in chiave razionalista. Il problema esiste, è complicato, ma è proprio per questo che va trattato come ogni altro problema di questa portata: attraverso il metodo scientifico, mettendo in atto esperimenti politici graduali con una buona dose di coraggio liberale e di buon senso.

Perché, nel bene come nel male, la storia dell’umanità e quella delle droghe costituiscono un tutt’uno inscindibile, anche da un punto di vista evolutivo. Pensare – come fanno ancora le Nazioni Unite – di poter ottenere un “drug-free world” attraverso politiche proibizioniste è non solo ingenuo, ma anche pericoloso e irresponsabile.

Da una parte, perché è proprio criminalizzando arbitrariamente certe droghe che si crea un mercato nero per la criminalità organizzata – un mercato senza regole né tassazione in cui i consumatori devono affidarsi a criminali il cui unico interesse è il profitto; dall’altra, perché alcune droghe possono effettivamente funzionare per il bene dell’umanità, come dimostrato dai rivoluzionari risultati degli studi di cui sopra.

Miliardi di persone al mondo fanno uso di droghe, ogni giorno. C’è chi lo fa per curarsi, come nel caso dei malati di sclerosi multipla che alleviano il proprio dolore con la cannabis o dei malati terminali che fanno terapie psichedeliche assistite per arrivare a patti con la propria morte; c’è chi lo fa per dipendenza, come nel caso dei miliardi di persone dipendenti da droghe legali come alcool e nicotina o da droghe illegali come eroina e cocaina; c’è chi lo fa a fini rituali, come nel caso dei gruppi religiosi che hanno ottenuto esenzioni statali in Brasile, Usa, Messico, Canada, Sud Africa, Giamaica e altrove, in barba a ogni principio di laicità; c’è infine chi lo fa per fini ricreativi, si tratti di consumatori di Mdma nei club, oppure artisti, imprenditori e ricercatori all’opera sotto Lsd – la storia è piena di tali esempi.

Una cultura del consumo responsabile delle droghe sarebbe per il bene di tutti. Inclusi coloro che non hanno mai preso né mai prenderanno droghe. Perseverare testardamente nel proibizionismo continuerà invece soltanto a fare più danni (e morti) del necessario. È ora di aprire gli occhi e invertire la rotta. Sono gli argomenti razionali e i dati scientifici a imporcelo.

Giovanni Gaetani

 


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20 commenti

laverdure

Mi si consenta una semplice constatazione : ogni anno le cronache riportano un’infinita di morti per overdose di eroina,e sempre individui giovani.
Avete mai sentito di qualcuno morto per overdose di tabacco ?
Ci sono si molte morti per cancro,ragionevolmente riconducibili all’uso del tabacco,ma si tratta di individui in eta sempre relativamente avanzata.
Quindi piantiamola di dire che il tabacco e’ piu’ pericoloso dell’eroina.
Se il numero dei fumatori fosse uguale a quello degli assuefatti all’eroina,credete
che nei due casi le morti sarebbero uguali di numero ?
Quanto alla cannabis,la nicotina e’ si un vasocostrittore dannoso,in soggetti con
problemi di circolazione puo’ addirittura provocare principi di cancrena agli arti.
Ma il thc e’ un agente psicotropo,agisce sul cervello,e per pensare che un uso prolungato non produca danni permanenti a tale organo,come dimostrato ormai da un’infinita di studi,bisogna che uno sia gia scemo di suo.
Senza contare ovviamente che catrame,benzopirene,ossidi di azoto e una lista di
sostenze dannose lunga un braccio sono presenti negli “spinelli” esattamente come nelle sigarette,dato che non sono peculiari del tabacco ma della combustione di qualunque sostanza organica.
In molti casi,la promozione di droghe piu’ o meno leggere e’ vista in realta come un pretesto di contestazione all’autorita,che le vieta.
Con questo principio,perche’ non arrivare a promuovere la pedofilia,visto che e’
proibita d'”autorita”?
Notare che e’ qualcosa di piu’ di una battuta,parecchia anni fa J.P.Sartre,la de Beauvoir,Michel Foucault e la “creme” dell’intelligentia ” francese sottoscrissero un a petizione ( respinta)per eliminare il limite legale ai rapporti sessuali,che in Francia e’ di 15 anni,cosa che a tutti gli effetti equivaleva alla legalizzazione della pedofilia.
Ognuno la pensi come vuole,ovviamente.

maxalber

Io direi che intanto bisogna cominciare a leggere gli interventi che si commentano.
Io infatti non ho scritto che “il tabacco è più pericoloso dell’eroina” bensì che il libro citato mostrava comportamenti da dipendenza dal tabacco inaspettatamente sovrapponibili se non peggiori di quella da eroina.

Paragonare poi il proibizionismo sulle droghe a quello per la pedofilia è quantomeno aberrante dato che il primo è un comportamento individuale che coinvolge solo il soggetto che lo attua, mentre il secondo è un crimine verso minori.

Anche solo il fatto di confrontare alla pari queste due situazioni svuota completamente di valore il tuo intervento.

laverdure

@Maxalber
Caro Maxalber,il fatto che legalizzare la pedofilia sarebbe una porcheria,non significa che non ci siano personalita anche illustri pronte a proporlo,come quelle che ho citato,cosa di cui puoi trovare la conferma sul web.
Puoi pensarla come vuoi,ma nessuno mi togliera dalla testa che le motivazioni REALI
di Sartre e soci non fossero altro che appunto il gusto della provocazione e dell’esibizionismo.
A questo punto,pensare che dietro le proposte di qualcuno di legalizzare le droghe ci siano le stesse motivazioni ( e lo stesso buon senso)non mi sembra un’idea cosi peregrina.
Ma ,ripeto,ognuno puo’ pensarla come vuole.

Gigi

@Laverdure
Tra gli iniziatori e i firmatari della petizione a cui fai riferimento c’erano anche dei veri e propri pedocriminali, oggi riconosciuti come tali.

Gigi

Maxalber
“il libro citato mostrava comportamenti da dipendenza dal tabacco inaspettatamente sovrapponibili se non peggiori di quella da eroina.”
No, non mostra un bel niente, è un racconto personale di un medico senza valore scientifico alcuno, vecchio di 40 anni inoltre, non esiste nessuna dimostrazione scientifica che la dipendenza al tabacco sarebbe “peggiore” (semmai più elevata) di quella dell’eroina. 40 anni c’è stata proprio la strage di eroina tra i giovani, morivano i compagni di classe i vicini altro che tabacco.

Gigi

Tra l’altro pure lo studio di Nutt dimostra che l’eroina è la droga più addittiva di tutte. Quindi il libro che proponi è scientificamente errato.

pendesini alessandro

I paesi occidentali speravano, attraverso il divieto, eliminare lo sviluppo del traffico di droga, un vasto commercio con sostanziali profitti sono stati in grado di ritornare ai paesi in via di sviluppo, dove gli effetti sulla salute e sociali rimarrebbero a carico dei paesi ricchi . Alla luce di questi obiettivi, il divieto non sembra essere stato un grande successo ! Non ha protetto ne i cittadini ne la droga, il cui consumo è stato esponenziale, ne la delinquenza.
Ma i soldi della droga, arrivati tra le mani della finanza della City e di Wall Street, ha salvato le banche dalla crisi, e gli Stati Uniti si sono serviti della proibizione per detenere posizioni strategiche in tutto il mondo.
Da un lato, la guerra alla droga gli ha servito d’alibi per la lotta contro coloro che minacciano i loro interessi, nonché una copertura per giustificare la loro presenza in alcuni paesi del Sud America.
D’altra parte, il proibizionismo ha permesso agli Stati Uniti di utilizzare i soldi della droga per finanziare le loro guerre, come in Laos e Afghanistan, dove la CIA ha incoraggiato la produzione di eroina durante il conflitto d’Indocina e sovietico-afgano !
Nessuna volonta di pretendere qui che è “vietato vietare”, ma quando il proibire filtra con il « pensiero magico » (il mondo sarà tale quale voglio, perché questo è il mio sacrosanto desiderio) dobbiamo aspettarci al peggio. Questo divieto, che pretende che l’uomo non consumerà droghe, è una negazione (come se l’uomo non avesse sempre consumato droghe!), un abbandono (come se bastasse proibire per combattere le droghe!) e una non assistenza a persone in pericolo e peggio per loro se consumano droghe !……

NB: Le conseguenze negative del consumo di tabacco e alcol sono ben note: per il tabacco, * cancro ai polmoni, insufficienza respiratoria, malattie cardiovascolari, ecc .; per l’alcol, cancro del tratto aerodigestivo, danni al fegato, lesioni neurologiche, ecc. Alcol e tabacco sono responsabili rispettivamente di 49.000 e 73.000 decessi all’anno in Francia. A livello globale, l’alcol ha ucciso 2,5 milioni di persone nel 2011, mentre le droghe illegali hanno provocato 211.000 morti (pari a circa l’1% della mortalità per qualsiasi causa tra le persone di età compresa tra i 15 ei 64 anni)…..

Gigi

2011 ??? Non hai dati più recenti? 2,5 milioni dove, nel mondo? Questa maniera di buttare giù dati senza fonte, vecchi di 14 anni non mi pare un metodo particolarmente scientifico.
PS il Portogallo non ha legalizzato le droghe le ha depenalizzate.

Gigi

Comunque scusa, e qui ammetto di essere nella provocazione, se l’alcol legalizzato farebbe più danni che le droghe illegali non legalizzate a questo punto la conclusione cos’è vietare l’alcol? Solo 221.000 morti per le sostanze vitetate dunque la proibizione funziona no? Io sono favorevole alla legalizzazione perché mi sembra, senza troppe illusioni, un terreno meno fertile per la criminalità organizzata, ma devo dire che spesso chi milita per la legalizzazione presenta le statistiche in modo parziale e ideologico.

laverdure

Una sola domanda :
se per caso qualche paese si accorgesse che,alla lunga,la liberalizzazione della droga
stia provocando problemi crescenti,quanto tempo pensi che occorrerebbe alle
autorita per ammetterlo pubblicamente ?
Vale a dire di ammettere una grossa cantonata ?
Temo che ci sarebbe da aspettare un bel po’,perlomeno fino a quando al cosa fosse cosi evidente che negarlo renderebbe solo ridicoli.

maxalber

La difficoltà a distinguere fra liberalizzazione (le droghe sono già libere di fatto) e legalizzazione già basterebbe a evidenziare la tua incompetenza sull’argomento.
Ma le pseudo argomentazioni proposte non fanno che confermare che sparli di argomenti che dimostri di non conoscere.

Gigi

Un altro problema è anche l’arroganza e la supponenza degli anti-proibizionisti. Altrettanto irritanti che i proibizionisti, l’atteggiamento di maxalber ne è un esempio. Come se ci fossero veramente degli argomenti scientificamente inconfutabili che la legalizzazione delle droghe è assolutamente benefica alla società. Non so forse cambiare atteggiamento? Evitare i sarcasmi, l’atteggiamento saccente, i paragoni con l’alcol o il tabacco (quest’ultimo assolutamente delirante) e concentrarsi sull’eliminazione della malavita organizzata.

@laverdure
La postura “ribelle” oggi in Francia è essere per la depenalizzazione ma contro la legalizzazione proprio perché le mafie devono prosperare visto che danno lavoro a tanti giovani esclusi dalla società “razzista sistemica”. Poi c’è chi, artisti, politici o altri pro legalizzazione sono dei consumatori, quindi un po’ colpevolizzeranno di alimentare un mercato che uccide giovani in regolamenti di conti. Per quanto mi riguarda varrebbe la pena di sperimentare la legalizzazione controllata almeno del cannabis

maxalber

Quando le “argomentazioni” come quelle di Gigi si limitano a offese personali espresse poi in un italiano maccheronico non c’è più possibilità di dialogo.

Gigi

Non c’è stata nessuna offesa personale da parte mie e non ho mai preteso argomentare ma consigliare una strategia. Il mio italiano è perfettamente comprensibile, definirlo maccheronico è un atteggiamente inutilmente cattivo e snob ma che al tempo stesso spiega che l’insuccesso degli anti-proibizionisti in Italia, che sono mediamente anticipatici come maxalber

pendesini alessandro

@Laverdure
Non dobbiamo credere che un mondo senza droghe sia possibile. Non dobbiamo credere che la situazione attuale possa durare molto a lungo. Non dobbiamo credere che una legge che è inapplicabile perché inapplicabile non ha effetti negativi. Non dobbiamo credere che il problema posto dalla droga si ferma alla loro sola produzione, traffico o consumo senza ripercussioni sulla politica, gli equilibri strategici e l’economia mondiale. Dobbiamo capire che è urgente reagire. Si deve comprendere che, per consentire un’evoluzione omogenea e pacifica delle società, le leggi devono evolvere al ritmo delle tendenze, modi di vita in continuo cambiamento. Bisogna capire che il parassitismo delle economie mondiali dei capitali mafiosi ci porterà probabilmente al punto di non ritorno. Bisogna capire che proporre la legalizzazione non è un atteggiamento lassista o irresponsabile. Bisogna capire che il vero lassismo sarebbe di non fare nulla di fronte all’osservazione che il sistema utilizzato da decenni NON funziona. Dobbiamo capire che proporre una legalizzazione SEVERAMENTE CONTROLLATA delle droghe significa ristabilire l’ordine dove c’è solo disordine, confusione, ipocrisia, settarismo e corruzione.

Gigi

Certo, ma il problema è che è proposta in linea di massima da gruppi politici che sono in peraltro lassisti e irreseponsabili. Cioè a parte una nicchia liberale il grosso delle truppe pro-legalizzazione viene dalla sinistra radicale che è lassista e irresponsabile. Forse nei paesi dove si è legalizzato c’è stato un consenso politico più ampio è si è puntato appunto dall’inizio sul carattere castratore nei confronti della criminalità organizzata.

RobertoV

Non mi pare che l’Olanda o il Canada siano governati o stati governati da estremisti di sinistra radicale, lassisti ed irresponsabili. Ed anche in altre nazioni più permissive ci sono partiti di centro. Magari sono semplicemente più pragmatici e si rendono conto che il proibizionismo funziona male. In Italia i radicali hanno governato con Berlusconi, altro che sinistra radicale. E’ in Italia che le destre ne hanno fatto una battaglia ideologica e di propaganda (poi magari di nascosto le consumano).
Maxalber e Pendesini sono due medici, tu che competenze hai a parte quelle di tuttologo come Laverdure? Adesso le proposte si valutano sulla base delle simpatie personali? Magari un esperto non gradisce essere contraddetto da un incompetente? Invece i proibizionisti sono tutti simpatici ed argomentano in modo “scientifico” e non fanno propaganda? Tabacco e alcol fanno grandi danni (non vanno misurati solo i morti), ma muovono grossi interessi economici, spesso gestiti dagli stessi stati. Paesi che pongono limitazioni all’uso dell’alcol non mi pare che abbiano ottenuto grandi risultati.

RobertoV

Per quale ragione il paragone col tabacco sarebbe delirante? Sei, quindi, un fumatore negazionista?
Una delle poche cose positive che riconosco al governo Berlusconi è la legge Sirchia che ha posto limitazioni al fumare. Perchè il tabacco ha diversamente dalle altre due “droghe” effetti collaterali sugli altri per il fumo passivo, mentre le altre due “droghe” hanno effetti solo sul consumatore, a meno che lo stato di alterazione non possa in alcuni casi avere effetto sugli altri, tipo alla guida o in comportamenti violenti.
Trovo, inoltre, molto scorretto contestare dei dati senza presentare i propri, ma solo opinioni.

pendesini alessandro

@Gigi :
Grazie alla legislazione, la vendita di droga porterebbe direttamente introiti allo stato. E questa non sarebbe una novità !… A Roma, nel 312 d.C., 793 negozi vendevano oppio e il loro fatturato generò il 15% delle entrate fiscali della città.
Si stima che se la cannabis fosse tassata in Francia come il tabacco, lo Stato guadagnerebbe più di un miliardo di euro/anno! Altri stimano che questa depenalizzazione creerebbe tra 20.000 e 40.000 posti di lavoro. In queste ricette vanno aggiunte quelle della vendita di cannabis, non solo, ma anche dei risparmi realizzati dallo stato francese che ha speso, secondo l’economista Pierre Kopp, quasi 300 milioni di euro/anno per sorvegliare anno fa circa 80.000 persone. Infine, a queste spese evitate si possono aggiungere quelle relative agli arresti domiciliari, il funzionamento dei tribunali, l’esecuzione di sentenze e il sovraffollamento carcerario ecc….
In un paese come gli Stati Uniti, l’economia sarebbe ancora più importante dato che spendono oltre 50 miliardi di dollari/anno tentando di eliminare i narcotici da circa un secolo senza nessun esito positivo !
Liberalizzare la droga tramite una chiara e ferrea legislazione ! sembra l’unico modo per porre fine a questa guerra dei narcotici, e che non potrà mai (salvo miracoli…) essere vinta… Inoltre attribuirebbe allo Stato due delle sue funzioni fondamentali principali : una informazione pertinente, quindi scientifica e prevenzione, che attualmente non esiste….Quando un tossico dipendente ingerisce o inietta la sua dose didroga NON sa assolutamente niente delle vere sostanze che contiene !!! Ed è appunto questa una delle cause, se non la causa che puo’ avverarsi LETALE ! OK ?
PS : Non dobbiamo inoltre dimenticare che la proibizione dell’alcol negi USA verso gli anni 30 fu un gigantesco strafalcione che costo’ la vita ad un elevato numero di persone !

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