Nomina contra deum. Un docufilm sulla bestemmia.

La bestemmia è una peculiarità della lingua italiana e di poche altre, con radici antiche. Il docufilm Nomina Contra Deum ripercorre la storia di questo fenomeno linguistico e culturale tra censura, persecuzioni e creatività, come racconta il giornalista Federico Tulli sul numero 6/2024 di Nessun Dogma. Per leggere la rivista associati all’Uaar, abbonati oppure acquistala in formato digitale.


Quando si parla di blasfemia è impossibile non pensare al fatto che nel mondo esistono ancora decine di Paesi che la annoverano tra i reati da perseguire, in alcuni casi con pene molto severe. Come emerge dall’ultimo Rapporto sulla libertà di pensiero elaborato da Humanists international, sono ben 87 gli ordinamenti giuridici che vietano la critica alle religioni protette, alle credenze, alle figure o alle istituzioni religiose.

Nel computo sono compresi anche decine di Paesi in cui è punito chi ferisce verbalmente «i sentimenti religiosi». È questo il caso dell’Italia dove, ancora nel 2024, bestemmiare in pubblico «con invettive o parole oltraggiose, contro la divinità» è un illecito che prevede una sanzione pecuniaria da 51 a 309 euro (articolo 724 del codice penale).

Nel nostro Paese, dunque, la bestemmia quanto meno non è più un reato vero e proprio, essendo stata depenalizzata nel 1999, e siamo distanti da quello che accade in Pakistan dove per i bestemmiatori è prevista addirittura la pena di morte, ma poi forse nemmeno tanto se si pensa che c’è chi ha tentato di farsi giustizia (si fa per dire) da sé.

Ci riferiamo all’aggressione con tanto di coltello compiuta nel marzo scorso da un invasato ai danni dell’artista Andrea Saltini, “reo” di aver esposto nella chiesa del museo diocesano di Carpi delle opere giudicate blasfeme, nonostante l’esposizione fosse stata autorizzata dal vescovo locale. Colpito al collo, Saltini fortunatamente se l’è cavata con qualche punto di sutura, ma di certo non lo avevano messo al riparo da pericoli i politicanti locali e le testate giornalistiche di area oltranzista cattolica, che avevano soffiato sul fuoco mettendo ferocemente all’indice la sua performance.

Col senno di poi viene da dire che Saltini abbia avuto indubbiamente coraggio a non cedere ai tentativi di censura e a difendere le proprie opere. Questo ci porta a dire che in un contesto culturale come quello italiano, evidentemente segnato in profondità dalla tradizione cattolica, altrettanto coraggio, ma non solo, hanno avuto gli autori di un’opera al momento unica del suo genere.

Stiamo parlando del docufilm Nomina contra deum in cui il regista Luca De Gaspari ha ricostruito con rigore scientifico la storia del complesso fenomeno della bestemmia avvalendosi del contributo di esperti di varie discipline (storia, antropologia, filosofia, letteratura, filologia, sociologia, musica, eccetera) per esplorarne a fondo le radici storiche, le trasformazioni culturali e l’impatto nella società contemporanea. È così emerso che bestemmiare è una peculiarità della lingua italiana e di poche altre, e che ha radici antichissime.

Lo racconta nel suo intervento il blogger e appassionato di storia locale meridionale, Mario Mucedola: «Già dal terzo millennio a.e.v. alcuni studiosi hanno decifrato dei geroglifici egizi in cui la dea Nefti, la dea dell’oltretomba, viene definita come una femmina senza vulva, il dio Thoth come un essere senza madre…» Il culto della bestemmia attraversa secoli di storia con delle pause qua e là. Ad esempio, prosegue Mucedola, «i greci e i romani si lasciano andare spesso al turpiloquio ma non eccedono mai nella bestemmia per timore di reazione da parte degli dèi».

Per quanto riguarda il cristianesimo, identikit di bestemmiatori da mettere all’indice e da punire severamente si ravvisano già nella Bibbia. E anche la religione ebraica parte da lontano: «Le scritture ebraiche in lingua greca – spiega Andrea Nicolotti, professore associato di storia del cristianesimo e delle Chiese presso il Dipartimento di studi storici dell’Università di Torino – considera blasfemi tutti coloro che non hanno la fede nel vero dio di Israele». «Nell’islam – racconta Ashkan Rostami, vice-coordinatore Uaar e leader della comunità iraniana di Parma – il concetto di bestemmia a livello linguistico in pratica non esiste.

Esistono invece – prosegue Rostami – atti di anticlericalismo o anti religiosi da parte di artisti, autori ma anche di semplici cittadini. Bestemmiare contro il Profeta ha delle conseguenze così gravi a livello penale che quasi nessuno ha il coraggio di farlo». Per quanto riguarda il mondo cristiano di matrice protestante, il musicista Igor Vazzaz ricorda che «praticamente il fenomeno della bestemmia non è concepito né a livello linguistico né concettuale».

Le immagini scorrono e alla fine sono 25 gli esperti intervistati dagli autori del documentario. «Ma erano molti di più», ha sottolineato il regista De Gaspari il 28 settembre scorso durante la conferenza stampa di presentazione a Roma nella sede nazionale Uaar. «In pratica al momento di firmare la liberatoria alcuni, compreso un porporato, hanno preferito non comparire in un documentario del genere». La bestemmia non solo non si può pronunciare ma non se ne può nemmeno parlare.

Tra i coraggiosi che hanno osato sfidare l’inquisizione del terzo millennio citiamo a titolo di esempio il matematico Piergiorgio Odifreddi, l’avvocata Adele Orioli, la filosofa e antropologa dell’Università di Trieste Alessandra Cislaghi, e lo storico della Normale di Pisa e saggista Adriano Prosperi, il quale ha proposto una suggestiva distinzione tra «le bestemmie ereticali, quelle che mettono in discussione la dottrina e quelle semplici, non ereticali».

Qui ovviamente il pensiero corre subito alle colorite espressioni che a tutti sarà capitato di sentire passando per la Toscana o il Veneto. Ma più che colorite, sono “musicali” osservano i fumettisti Emiliano Pagani e Daniele Caluri, storici autori del Vernacoliere. «Spesso la bestemmia gioca non soltanto sul significato delle parole ma sul suono – dicono i creatori di Don Zauker. «Le ‘r’, le ‘t’, sono consonanti che rafforzano la bestemmia. L’allitterazione è ritmo, è musica, è poesia, è jazz».

Mentre il linguista forense, filologo e docente presso l’Università di Bari Antonello Fabio Caterino sottolinea pragmaticamente che «con la bestemmia non andiamo più ad alludere a una divinità, noi usiamo quelle parole per usi grammaticali specifici». Per esempio «per rafforzare, per rispondere affermativamente o negativamente… a seconda del tono della locuzione di natura blasfema». Molto spesso, prosegue Caterino, «chi bestemmia è anche credente».

Mentre il documentario va sempre più a fondo nella ricerca, a chi scrive viene in mente la bagarre mediatica tutta italiana, a dire il vero imbarazzante, che è scoppiata la scorsa estate in occasione della cerimonia d’inaugurazione delle Olimpiadi di Parigi, giudicata blasfema da una sfilza di bacchettoni nostrani.

Molti giornali della destra più conservatrice hanno preso alla lettera quanto pubblicato in un comunicato dall’Associazione internazionale esorcisti che ha parlato senza mezzi termini di «presenza del diavolo» accusando il «fondamentalismo laicista» di approfittare «dei Giochi olimpici», mettendo in scena quella che per costoro sarebbe stata «una parodia dell’Ultima Cena di Leonardo da Vinci dove Gesù è sostituito da una figura femminile e gli apostoli da diversi personaggi drag queen».

In questo contesto risulta ancora più dirompente la decisione di realizzare un docufilm come Nomina contra deum. «Quella di analizzare approfonditamente il tema della bestemmia e di voler addirittura ricostruirne la storia – hanno rimarcato gli autori nel presentare a Roma il progetto – è stata una necessità nata dalla consapevolezza che solo andando a toccare determinati argomenti, per così dire, “scottanti” e per certi versi pericolosi, si può arrivare, se non alla verità delle cose, almeno a comprendere un’ispirazione globale, un’ispirazione che ha mosso uomini e donne di tutti i tempi».

Prodotto da Kawabanga in collaborazione con la casa editrice Aristodemica, con il sostegno della Uaar e grazie al crowdfunding lanciato sulla piattaforma Produzioni dal basso, Nomina contra deum è stato proiettato in anteprima nella sede nazionale Uaar a Roma e sono possibili ulteriori proiezioni nei vari circoli Uaar in giro per l’Italia. Basta chiedere. Chi può non se lo perda.

Federico Tulli

 


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4 commenti

Diocleziano

“…avvalendosi del contributo di esperti di varie discipline (storia, antropologia, filosofia, letteratura, filologia, sociologia, musica, eccetera) …”

Meriterebbero una citazione anche i ‘luoghi di lavoro’: ambienti d’elezione per la bestemmia, liberatoria e consolatoria. 😛

Gigi

“Tra i coraggiosi che hanno osato sfidare l’inquisizione del terzo millennio citiamo a titolo di esempio il matematico Piergiorgio Odifreddi”

Assolutamente no. Il coraggio lo ha chi critica radicalmente l’islam e osa veramente sfidare l’inquisizione del terzo millenio, quella vera, che decapita anche in Europa. Lui da conferenze all’università con un musulmano untraconservatore di PSM. Qui la conosciamo bene PSM: associazione integralista musulmana chee ha partecipato alla manif pour tous contro il matrimonio gay e a manifestazioni anti-aborto. Non mi sorprende per nulla che, dato il suo odio per l’occidente, si trovi più a suo agio con musulmani ultraconservatori che attaccano l’occidente piuttosto che con apostati dell’islam che lo difendono. Un gran classico. Ma di laico e coraggioso in questo personaggio non c’è proprio nulla. Che vada a bestemmiare in Pakistan, vediamo se ce l’ha il coraggio.

RobertoV

La bagarre sull’inaugurazione delle olimpiadi di Parigi testimonia che l’interpretazione della blasfemia da parte dei fanatici religiosi è molto più allargata anche ai nostri giorni, anche in campo occidentale, rispetto alla sola parola come prevederebbe la legge. Se dovessimo far riferimento alle nostre presunte radici giudaico-cristiane già il solo non credere è blasfemo (come d’altronde in tutte le religioni abramitiche con la grossa differenza almeno da noi che c’è stata una certa evoluzione e lo stato democratico da delle tutele e limitazioni, anche se molti nostri clericali sono nostalgici dei tempi passati e invidiano l’islam).
La legge nella versione aggiornata dalle ultime sentenze è che la blasfemia sarebbe riferibile solo alla divinità (certificata ?) e non alla madonna ed ai santi. Però io non ho mai visto punire persone che “bestemmiassero” contro le divinità greco-pagane o nordiche a dimostrazione che l’offesa non è alla divinità, ma alle persone che credono alla divinità e si sentono offese. Ed i fanatici religiosi hanno dimostrato di essere molto suscettibili e riescono pure ad inventarsi le cose o a distorcene i significati come nel caso delle olimpiadi e non brillano certo per capacità di comprensione e tolleranza.
Ho trovato articoli che parlano della blasfemia, come turpiloquio, nel medio evo: curioso che in un’epoca in cui tutti erano o dovevano essere cristiani e si rischiava la vita la gente vi ricorresse. Era un modo per contestare la dittatura religiosa?

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