Raffaele Carcano*
Nei giorni scorsi il quotidiano Libero ha pubblicato un articolo di Gennaro Malgieri, già direttore del Secolo d’Italia e già consigliere d’amministrazione della RAI, la cui tesi di fondo è esplicitata fin dal titolo: Perché Dio si scopre negli anni del tramonto. L’occhiello precisava: La conversione di Foa. E di altri. Altri nomi, in realtà, nell’articolo non ce n’erano: un box redazionale ricordava però i casi di Gramsci, Guttuso, Montanelli e Fallaci. Solenne topica: tre dei quattro non si convertirono mai, e anche l’attendibilità della conversione di Guttuso si basa, in pratica, soltanto sulle parole di Andreotti. Strano modo di fare giornalismo.
Le conversioni sono rare: le scelte fatte nell’adolescenza sono quasi sempre portate avanti per tutta la vita. Le inchieste longitudinali che mostrano l’evoluzione delle credenze di una certa generazione nel corso del tempo sono concordi nel mostrare che non c’è alcuna evoluzione: qualcuno si converte, qualcuno perde la fede, può forse variare l’intensità della credenza o dell’incredulità, ma la stragrande maggioranza delle persone continua a pensarla allo stesso modo fino al termine della propria vita.
Non c’è marketing delle conversioni, dunque, perché non c’è nemmeno mercato: se non fossero rare, non farebbero notizia. Ed è ovvio che quella di Renzo Foa, figlio di uno dei ‘padri nobili della sinistra italiana, già direttore de L’Unità, faccia notizia. Ma si accompagnò alla sua ‘conversione’ politica al centrodestra, che lo portò a diventare direttore di Liberal. Anzi, probabilmente la seguì. Non è un caso che la sua testimonianza sia stata estratta da un libro dal titolo Ho visto morire il comunismo: l’una discende dall’altra, tanto che anche Malgieri dedica poi più spazio alla svolta politica che a quella religiosa.
Se non c’è un autentico marketing delle conversioni, ce n’è però sicuramente uno sulle (poche) conversioni. Il convertito diventa, volente o nolente, testimonial della bontà del prodotto, ed è pertanto spinto, se non obbligato, a propagandarla. Gli ebrei più importanti che si convertirono al cattolicesimo nella Roma pontificia della Controriforma erano fatti sfilare nel ghetto in pompa magna. La stessa enfasi che due anni fa contraddistinse la conversione dall’islam al cristianesimo di Magdi Allam, poi lanciatosi in una fulminante carriera politica nell’UDC che l’ha portato a conquistare un seggio all’Europarlamento (che peraltro occupa fisicamente assai raramente).
Quanto poi siano reali e durature queste conversioni è tutto da discutere. Anne Rice, l’autrice di Intervista col vampiro e La regina dei dannati, una decina di anni fa abbandonò pubblicamente l’ateismo per tornare al cattolicesimo della sua infanzia. Si mise anche a scrivere libri a tematica religiosa: un evento molto amplificato. Pochi giorni fa, due giorni dopo l’articolo di Malgieri, nuova svolta: alla soglia dei settant’anni, Rice ha abbandonato nuovamente la cristianità, pur continuando a sentirsi seguace di Cristo (ma non dei «seguaci di Cristo»), lasciando su Facebook queste dichiarazioni: «Nel nome di Cristo, mi rifiuto di essere anti-gay. Mi rifiuto di essere anti-femminista. Mi rifiuto di essere contraria al controllo delle nascite. Mi rifiuto di essere anti-democratica. Mi rifiuto di essere contro l’umanesimo secolare. Mi rifiuto di essere contro la scienza. Mi rifiuto di essere contro la vita».
Quale fede, dunque, negli anni del tramonto? L’articolo di Malgieri riprende un vecchio, stantio luogo comune, quello che, giunti al dunque, gli atei ‘muoiono’ dalla paura di morire. Tanto è diffuso questo pregiudizio, che già nell’Ottocento l’agonico Victor Hugo si fece ‘vigilare’ contro eventuali intrusioni di sacerdoti: da parte sua Giuseppe Garibaldi redasse addirittura un testamento in cui metteva in guardia sulla veridicità di una eventuale conversione sul letto di morte. «Non ci sono atei in trincea», afferma una frase fatta americana: forse sono soltanto più pacifisti, o forse è meglio non dichiararsi atei. Perché la fede in un’esistenza ultraterrena, da che esiste la religione, ha sempre aiutato i generali a convincere i propri soldati ad andare a immolarsi in battaglia.
Gli atei ritengono che non vi sia nessuna forma di esistenza dopo la morte: e questa semplice considerazione dà luogo ad atteggiamenti diversi. Savater, nel Dizionario filosofico, scrisse che «l’uomo libero non perde il suo tempo a pensare alla morte (anche se forse pensa all’evento del morire, che però non è la stessa cosa), riservando tutta la sua saggezza alla vita che desidera». Qualcuno, come Woody Allen, ne ha una paura folle, ma ci scherza spesso sopra. Qualcun altro, negli ultimi giorni di vita, finisce per accogliere il conforto religioso, pensando che il gesto, ininfluente per lui, possa invece aiutare i parenti a sopportare meglio il distacco. La maggior parte se ne va come è sempre vissuta, con una compostezza che non ha nulla da invidiare, ed è spesso maggiore, di quella dei credenti. Come si può notare confrontando l’atteggiamento dei familiari durante un funerale laico e uno religioso. O come dimostrano le lettere dei condannati a morte della Resistenza.
I non credenti convivono con la convinzione della propria finitudine per tutta la vita, che nel frattempo si godono: sono probabilmente meglio attrezzati, di fronte alla morte, propria e altrui. Forse è per questo che, secondo una ricerca, nelle unità di terapia intensiva milanesi la percentuale di atei o agnostici dichiarati supera il 30 per cento. Una decina di anni fa un’altra ricerca, condotta dalla British Society of Gerontology, mostrò che gli anziani (che, essendo nati in anni meno secolarizzati, rappresentano comunque la fascia d’età più devota) si interrogano sempre più sulla morte, fino a disaffezionarsi dalla religione. Forse è proprio la fede in Dio a vacillare negli ultimi giorni. Ma nessun prete ateo raccoglierà mai confidenze di questo tipo.
* Studioso della religione e dell’incredulità, curatore di Le voci della laicità, coautore di Uscire dal gregge, segretario UAAR
Bell’articolo complimenti!
[Me questi sono ancora fissati con la “conversione” di Gramsci, ma non accennano mai alla conversione di Stalin.]
Bella riflessione, davvero (che coincidenza: anche io la penso così)!
Leggerla è stato un ottimo inizio di giornata!
Mi pare un po’ impreciso parlare di marketing delle conversioni, se ne fa un uso così naif e poco strutturato che non parlerei mai di marketing, forse forse di advertising (e non li accetto come sinonimi), mentre concordo in quello sulle conversioni…
Come già misi nel mio lavoro di laurea, la stessa idolatria verso i santi o comunque verso le centinaia di figuri più o meno noti del pantheon cristiano ricalca una pratica ritualizzata per cui si prendevano per lo più endorser (=”utenti” comuni) per farne divi e quindi testimonial (per capirci meglio: la casalinga che vi dice che il prodotto X tiene la lavatrice senza calcare è endorser, il calciatore famoso che ti caldeggia una bibita Y è testimonial, il campione di F1 che ti consiglia pneumatici Z è probabilmente entrambi).
Che poi di tutti quei funerali religiosi che vengono fatti fare dai parenti del caro estinto solo per salvare le apparenze o per rendere l’addio più pomposo.
Il vantaggio di essere sbattezzati e dunque scomunicati è che non si ha “diritto” al funerale religioso. Da quando sono sbattezzata continuo a diramare l’idea a parenti, amici e conoscenti che se per caso si azzardassero a richiedere o a permettere per me un funerale religioso potrebbero rischiare loro stessi una scomunica.
@Giovanna
…Se metti tutto nero su bianco, compilando un testamendo dove vengono espresse le tue intenzioni, vedrai che non ci saranno rischi.
Per approfondire vai qui: http://www.uaar.it/laicita/funerali_civili/#03
Basta anche sbattezzarsi e magari chiedere ufficialmente la scomunica al vescovo di competenza, come ho fatto io :boh:…
“La maggior parte se ne va come è sempre vissuta, con una compostezza che non ha nulla da invidiare, ed è spesso maggiore, di quella dei credenti. Come si può notare confrontando l’atteggiamento dei familiari durante un funerale laico e uno religioso. O come dimostrano le lettere dei condannati a morte della Resistenza”
Assolutamente vero.
In contrasto con le (incomprensibili) manifestazioni di molti credenti (ma ci credono o no che sono andati in un posto migliore?).
Vedi anche PZ Myers sulla falsa notizia che Chrostopher Hitchens si sarebbe convertito dopo aver saputo che è malato di tumore.
http://scienceblogs.com/pharyngula/2010/08/hitchens_on_anderson_cooper_at.php
Christopher Hitchens convertito, e gli asini volano! 😉
Una delle solite stupidaggini, vedi anche quanto linkato da poco su Friendly Atheist:
http://friendlyatheist.com/2010/08/06/tuesdays-with-hitchens/
Peraltro non capisco che vanto sarebbe, per la religione, quello di “far breccia” tra le persone più spaventate. “Gli piace vincere facile“?
Insomma, è come se uno psicoterapeuta si vantasse di aver sedotto un sacco di sue pazienti…
con la differenza che questo è un comportamento deprecabile e deontologicamente scorretto, mentre per le religioni è il normale modus operandi
beh, una volta chiamato vero amore quello di un essere superpotente che ricorre alla minaccia per averlo, arrivare a osannare lo stupro mentale come sublime seduzione è tappa obbligata se non ci si accorge dell’assurdità di certe credenze.
@ Kaworu:
hai ragione. D’altra parte cominciano già all’inizio a giocare sporco: a pochi giorni di età ci battezzano, in modo che non si scappi…..è questo un modo corretto di agire?
Bell’articolo, complimenti al sig. Carcano.
Sono credente. Apprezzo il suo richiamo in questo articolo al cattivo gusto dell’enfasi che si dà a certe conversioni, talora rivelatesi palesemente false e volte spesso tristemente ad un ritorno d’immagine. Si pensi al Blair di turno. Basti vedere inoltre i tanti “atei devoti” che riducono il cristianesimo ad una cultura, anzichè vederlo come testimonianza, mortificando così la sua dimensione verticale. Che tristezza.
Ma inviterei l’autore dell’articolo ad essere conseguente circa ciò che deriva dalla prospettiva di un paradiso in terra, nell’affermazione di una vita da “vivere” qui ed ora. Quindi nella negazione di una salvezza verso cui tendere con la Grazia e le opere.
Senza dubbio, nel primo caso un ritorno al nulla. Nel secondo caso un percorso verso la vita eterna. Saluti.
Essere credente non significa appartenere ad una religione, nè capire il pensiero dell’Entità Superiore, ammeso che esista, comunqe è evidente che le religioni sono una continuazione della politica e del potere con altri mezzi di cui beneficiano i gradi altri della Chiesa e dei suoi ordini laici affiliati, per i “credenti” di base, forse sinceri, ci sono solo parole e naturalmente la richiesta di offerte, dell’8×1000, 5×1000, il pagamento delle cerimonie religiose e l’indicazione di voto politico.
E pensare che la Chiesa dice a parole di liberarsi dei beni a favore dei poveri, ma poi accumula ricchezze e nasconde i libri contabili, non consultabili da parte dei fedeli !
Non c’è dubbio ai livelli più alti la Chiesa è un ordine paramassonico con copertura religiosa, che ha il problema della crescita culturale dei fedeli, i quali acquisiscono consapevolezza della realtà e non si fanno più condizionare e sfruttare.
Chi parla a favore della CCAR è un semplice oppure ha interessi economici e di potere in comune, anche di piccolo livello, c’è chi si accontenta.
Sig. Russo,
Blair non era certo ateo, prima della sua conversione tutta interessata. Era infatti anglicano. L’esempio che ha portato e’ utile, ma abbastanza fine a se stesso, in quanto nell’articolo di Raffaele, si snocciolano casi di conversione dalla non credenza (Ateismo), ad un’eventuale confessione religiosa.
Altro paio di maniche invece, sono i casi come quello di Magdi “Cristiano” Allam.
La prego eventualmente di andare a leggere la sua pagina in Wikipedia ( http://it.wikipedia.org/wiki/Magdi_Allam ).
E’ sbalorditivo vedere una persona, egiziana naturalizzata italiana, che abbandona l’islam in favore del cristianesimo, con tanto di battesimo durante veglia pasquale, trasmesso, pubblicizzato e propagandato dalla CCAR, in tutte le TV nazionali, che in pochi anni, passa dalle autorevoli poltrone dei principali quotidiani italiani, assegnategli per la conoscenza della religione di Maometto in un triste periodo di attentati all’occidente, alle poltrone dell’europarlamento, cambiando non 1, non 2, ma ben 3 partiti!
Peraltro il Magdi a un anno di distanza dalle elezioni europee del 2009, con solo il 52,17% di presenze in seduta plenaria, risulta essere il più assenteista tra gli europarlamentari Italiani e al 727° posto su 733, nella classifica complessiva delle presenze di tutti gli europarlamentari…In questo riconosco le “radici cristiane d’europa, che tanto pubblicizza andandosene a spasso per l’Italia!
Mario, non so’ bene cosa vuole che gli venga stigmatizzato o spiegato, in merito al “vivere una vita ora”. Probabilmente non si e’ reso conto che i non credenti, vivono in piena coscienza del fatto che la vita, sia l’unica di cui disponiamo, e che quindi questa vada vissuta senza sprechi, false illusioni di paradisi ultraterreni indimostrabili ed incerti, o votati a questa o quell’altra divinita’.
Dubito fortemente che le opere compiute in quest’unica vita, possano i qualche modo portare alla “grazia” (Chi perdona!?) o alla “salvezza” (Da cosa!?), dopo aver tirato le cuoia.
L’unica prospettiva di “vita eterna”, se così possiamo arrivare a chiamarla e che personalmente sarei disposto a riconoscere, e’ quella derivata da opere di grande incidenza storica. Insomma, Gesu’, come Napoleone, Giulio Cesare, Hitler, Lennon, Einstein e migliaia di altri personaggi, “vivono” in eterno, per il ricordo che hanno lasciato di loro al genere umano. Ripercorrendo, studiando, analizzando, dando peso ai loro gesti ,ai loro successi, alle loro genialita’, alle loro virtu’ e peculiarita’, e prendendo le dovute distanze dai loro errori umani, noi altri di fatto, li facciamo vivere in eterno..Mi sono spiegato? Cio’ non significa certo che le opere di uno Stalin o si un Hitler per esempio, siano state opere di “bene”, che anelano alla “grazia” o che siano esempi da seguire in qualche modo. Ecco, per me personalmente, la vita eterna e’ questa…Essere ricordato per millenni e oltre dagli uomini. Aver impresso l’orma di un mio passo umano, nella storia dell’umanita’. Tutti vorrebbero farlo, ma poi nella realta’, chi davvero ci riesce? 😉
E’ il concetto di vita eterna a cui tu fai riferimento che e’ decisamente diverso dal mio personale e da quello di molti altri non credenti…Tu, come credente pensi che dopo la morte, se “fai il bravo” e soprattutto ti comporti come dicono gli eventuali tuoi superiori in tunica o in turbante, finirai in un paradiso la cui esistenza e’ tutta da dimostrare. Sacrifichi la tua vita terrena, l’unica di cui si dispone fino a prova contraria, autonegandoti la liberta’ in favore di una ipotetica vita ultraterrena di cui godere dopo la morte..Insomma, come gia’ scriveva Onfray, il piu’ classico dei ricatti morali. Io, come non credente, ritengo che, non sapendo se di fatto esista una vita ultraterrena, preferisco godere liberamente (ora!) della vita che ho a disposizione, piuttosto che auspicare ad una vita eterna, che nella sostanza, non ritroviamo.
Se poi un giorno, morendo, dovessi finire al cospetto di una qualche divinita’ che mi chiede il conto del perche’ non gli ho creduto, sara’ sufficente rispondergli come voleva rispondergli Bertrand Russell. Quando gli chiesero, che cosa avrebbe detto se, dopo la morte, si fosse trovato di fronte a Dio
e Dio gli avesse domandato perchè non aveva creduto in lui, la risposta fu:
“Prove insufficienti, Dio, prove insufficienti”. 😉
Grazie, per la tua testimonianza Mario.
A presto.
Sono solo balle che raccontano a sé stessi per continuare a illudersi e a non demoralizzarsi troppo.
Condivido.
“da parte sua Giuseppe Garibaldi redasse addirittura un testamento in cui metteva in guardia sulla veridicità di una eventuale conversione sul letto di morte”:
TESTAMENTO POLITICO
DI GIUSEPPE GARIBALDI
Ai miei figli, ai miei amici, ed a quanti dividono le mie
opinioni, io lego:
l’amore mio per la libertà e per il vero; il mio odio per la
menzogna e la tirannide.
–> Siccome negli ultimi momenti della creatura umana, il
prete, profittando dello stato spossato in cui si trova il
moribondo e della confusione che sovente vi succede,
s’inoltra e mettendo in opera ogni turpe stratagemma,
propaga con l’impostura in cui è maestro, che il defunto
compi, pentendosi delle sue credenze passate, ai doveri di
cattolico.
In conseguenza io dichiaro, che trovandomi in piena
ragione oggi, non voglio accettare in nessun tempo il
ministero odioso, disprezzevole e scellerato d’un prete, che
considero atroce nemico del genere umano e dell’Italia in
particolare.
E che solo in istato di pazzia o di ben crassa ignoranza, io
credo possa un individuo raccomandarsi ad un discendente
di TORQUEMADA.
http://www.circolorussell.it/index.php?doc=230
@ Nicoletta
Grazie mille, cara Nicoletta, per aver qui riportato il Testamento Politico di Giuseppe Garibaldi: è uno dei testi che maggiormente apprezzo in assoluto, e lo leggo ogni volta con grande ammirazione (nei confronti di chi l’ha scritto) e soddisfazione (data dal sapere che sono esistite persone umanamente “complete” come Garibaldi).
Io credo che uno che per tutta la vita conservi le medesime idee che ha nell’adolescenza, viva una vita blanda e sciapa.
se uno si ostina a conservarli ad ogni costo piu che vita sciapa è vita da fanatico
@ Federico
Dipende dalle idee. Io, ad esempio, mi reputo animalista ed amante della Natura da quando avevo circa 9-10 anni, e sono praticamente sicuro che manterrò tali idee per tutta la vita (adesso, di anni, ne ho quasi 19); e qualora così fosse, non vedo perchè dovrei accettare che qualcuno si faccia l’idea che io abbia una vita “blanda e sciapa” solo perchè ho mantenuto le stesse idee di quando ero adolescente (o più precisamente, bambino).
Sì ma l’approccio all’animalismo e l’amore per la natura può essere caratterizzato da idee diametralmente opposte.
I cacciatori sono a loro modo amanti della natura, tolta ovviamente quella classe di cacciati un po’ truzzi che sparano anche ai passeri.
Quindi si può essere amante della natura indipendentemente dal fatto se si approva o si disapprova la caccia.
Questo era per fare l’esempio. Ora uno che conserva tutte le sue idee di fondo immutate per sempre, mi sembra una testa di legno. E cambiare una delle idee di fondo può portare a profondi cambiamenti nel modo di pensare e di affrontare le cose.
Mi sembra una grande sciocchezza vuoi dire che per non avere una vita banda e scialba tutti dovrebbero passare vorticosamente da credenti ad atei e poi da atei a credenti, da votante di destra a sinistra e poi da sinistra a destra, da pro-choise a pro-life, e poi di nuovo viceversa?
Bell’articolo, bravo Raffaele!
Vado un po’ OT
A proposito di marketing: http://www.papalvisitstore.com/
Forse è vero.Ma credo che l’affermazione di Carcano non si riferisca precisamente a dover mantenere testardamente la propia idea senza creare nessun confronto con l’altro. Quando piuttosto a sviluppare la propia visione del mondo, magari farla crescere e maturare.O anche correggendola in qualche particolare.Credo che sia una sfida davvero interessante da affrontare.
Diceva Martino di lasciar parlare i credenti della loro “visione” del mondo e noi parlare della nostra “concezione” del mondo; non siamo visionari.
Non sarò un esperto di filosofia,ma credo che alla fine una concezione di un oggetto o di una persona dipende da come la vediamo,la osserviamo.Ergo, il nostro pensiero è condizionato da una visione.Si può dire che ognuno di noi sia visionario a modo suo! Preferirei avere chiarimenti,qualora ce ne fossero..Thanks!
Beh, PacoVero, proprio visionario non mi definirei, di solito esamino le impressioni esteriori per quello che sono e non per come possono essere interpretate filosoficamente o religiosamente, non sono di certo un contemplativo proprio per questo mio attaggiamento freddo ed esamninatore nei confronti dell’esteriorità.
Tempo fa ho seguito un corso di “attenzione ai dettagli”, si insegnava a cogliere aspetti esteriori mediante dei test con figure e simboli che venivano fatti passare davanti ai nostri occhi per verificare se eravamo attenti ai dettagli, e quali sarebbero stati i nostri abbinamenti immagini-simboli. c’erano anche immagini religiose e simboli attinenti ad esse.
La nostra personale attenzione ai dettagli ci traduce quasi immediatamente impressioni visive e tattili esteriori, anche da soli ci si può allenare a riconoscere e interpretare immediatamente impressioni laterali o alle nostre spalle, i monaci sciaolin lo fanno quotidianamente, li conosco e conosco alcune loro tecniche per non incorrere in fuochi fatui o specchi per le allodole, cioè illusioni e visioni cosidette trascendentali ma ancora frutto della mente e per nulla reali intorno a noi.
Ho provato a casa mia a meditare le prime volte e in totale silenzio, un’area della mente era in silenzio, cioè, quella autocosciente, mentre un’area, quella più legata al sistema nervoso perifierico, era impegnata a svolgere le normali funzioni, ma di cui nel silenzio potevo sentire il rumore e la vibrazione, che nella distrazione mondana non è possibile accorgersene.
La scoperta, nella mia indagine, è che anche un non credente può convertirsi a dio se non consoce i fenomeni psico-somatici che generano vibrazioni ed efetti allucinogeni e illusori attraverso un meccanismo di elaborazione e riproduzione inconscia della memoria di immmagini, simboli, esperienze tattili e olfative, praticamente, quel che può essere il sogno per uno che dorme lo è come reale agli occhi di un veggente, o di un convertito a motivo di queste sue esperienze che afferma l’abbiano convinto dell’esistenza di dio.
Ho descritto uno dei possbili scenari anche se molto complessi, ma perchè un non credente si converta deve essere proprio un evento che lo ha sbalordito, sempre di natura neuro-chimica sicuramente, ma per lui, che probabilmente non conosce se stesso o ha poca volontà di conoscersi come mortale, è un evento che lo convince dell’immortalità dell’anima.
Pur essendo convinto che queste presunte conversioni, sono presunte da chi le cita, ma che non vi è quasi mai un riscontro; di cosa si tratterebbe? Di un gesto in punto di morte,quando si sa bene che le condizioni del cervello non sono certo quelle più adatte a fare ragionamenti? Che importanza può avere la ricerca di queste eventuali conversioni rispetto a quanto è stato il comportamento di queste persone durante tutta la vita. Non vedo come il sapere di un personaggio famoso e quindi ritenuto più “importante” che negli ultimi periodi della sua vita o addirittura in punto di morte si sia convertito ad una religione, possa cambiare il mio modo di pensare e di comportarmi. Cosa si farà al momento di morire… si vedrà o non al momento.
@PacoVero, attenzione, il tuo ragionamento ha al suo interno uno “slittamento semantico”, cioé passi dal termine “visione”, che ha due significati diversi (e tu passi dal primo significato, al secondo), a “visionario”.
E’ come se dicessi che ognuno interpreta in modo diverso la propria vita e perciò siamo tutti “interpreti”.
Nella filosofia alcuni credono di poter spiegare la realtà che ci circonda attraverso giochi linguistici e semantici, ma in realtà questi non dimostrano nulla, sono, appunto, solo dei giochi di parole.
Però, è vero che ognuno di noi si interfaccia alla realtà attraverso i suoi sensi (tatto, vista, etc,), che possono essere anche “corrotti” (l’esempio indolore è quello dei daltonici) e attraverso le proprie capacità di elaborazione (sto parlando del cervello) e che perciò ognuno conosce la realtà in maniera diversa dagli altri.
L’uomo nasce come una spugna vuota e tutto ciò che desidera è conoscere e imparare. La sua curiosità si accentua quando si trova di fronte a problemi e domande a cui non sa ancora dare risposta ed è giusto che si affatichi a trovarla e che lo soddisfi.
La più grande offesa che si possa fare all’uomo è “offendere il suo intelletto” cercando di spacciargli falsità e menzogne che lo ingannano e lo defreaudano perfino della dignità quando questi credulo si inchina di fronte a un pezzo di legno sperando che possa aiutarlo.
Poichè è più difficile inganare un uomo adulto maggiormente esperto e in grado di ragionare, alcuni si approfittano in modo indegno dell’ingenuità dei bambini, battezzandoli quando non sono ancora in grado neanche di parlare e violentandoli, a) nella mente man mano che crescono inculcando nelle loro giovani menti inesperte tutta una serie di fantastiche bugie che alimentano la paura della morte e b) nel fisico quando approfittando di queste paure li piegano utilizzandoli alla soddisfazione della loro perversione.
Costoro hanno un nome un cognome e un indirizzo, ma sembra che nessuno sia in grado di fare granchè contro tutto ciò che per loro è solo un “chiacchiericcio”
La più grande vergogna: “lasciare loro l’autorità di disporre ancora dei nostri figli, di ingannarli, di impaurirli, di violentarli.”
Quando si leggono queste notizie è sempre bene rileggersi al volo la novella di San Ciappelletto…
Io sono ateo però questo non mi impedisce di essere aperto al trascendente, il fatto di non credere nel dio dei monoteisti e nelle loro regole e leggende religiose, per me non esclude l’essere aperti all’esistenza di forme di vita immateriale o spirituale, mi rifiuto di credere che sia tutto materia bruta, senza nous.
Anche io sono ateo ma questa tua apertura al trascendente davvero non la capisco, o sei te stesso o sei dissociato in io e dio, alché attenzione, è molto pericoloso per la mente, che beninteso siamo ancora noi che pensiamo e agiamo.
Ma sai una cosa, la materia bruta non è così come la descrivi tu, nasconde un oceano di informazioni chimiche, fisiche biologiche, astrofisiche, astronomiche, geologiche, matematiche, mineralogiche, quantistiche, ecc…ecc.
Io consiglio di solito di non anteporre la nostra momentanea ignoranza come fondamentale per la ricerca della verità, semmai è la curiosità e la voglia di saperne un po’ di più sulla materia che è fondamentale, e non è certo il rimanere ad osservare superficialmente la materia che ne capiremo qualcosa di più, anche se esteticamente può apparire bruta o brutta o peggio orribile e ripugnante.
Non sei ateo. Sei semplicemente un teista non appartenente alle giudaico-cristiane.
Un ateo non crede in alun principio superiore.
La vita “immateriale” o “spirituale” è solo favola, eventuali esseri appartenenti ad altre dimensioni\continuum spazio temporali sarebbero comunque fatti di materia.
“eventuali esseri appartenenti ad altre dimensioni\continuum spazio temporali sarebbero comunque fatti di materia”
Ed anche se non fossero fatti di materia, ma di energia pura organizzata in strutture
incomprensibili alla scienza attuale,sarebbero pur sempre entita naturali.
A dirla in soldoni: qualunque cosa ,se esiste, e’ NATURALE,se non esiste non e’
SOVRANNATURALE,e’ solo una patacca inventata da menti contorte o in malafede.
SOVRANNATURALE e’ solo un termine privo di reale significato.
Laverdure,
“Sovrannaturale è solo un termine privo di significato” proprio come tutta la teologia.
Bisognerebbe diffondere la conoscenza della Patafisica: è più seria della teologia e della metafisica e non è ingannevole circa i suoi fini… 😉
Ottimo articolo, come sempre Carcano mette un punto fermo rispetto a questioni su cui spesso la malafede religiosa impera (vedi conversioni forzate, frutto di coercizioni e pubblicizzate come fossero un detersivo).
Bell’articolo. Sebbene la presunta conversione di FOA sia coincisa con un cambio delle sue idee politiche, non concordo con l’equazione ateo = tendente a sinistra. Vi sono molti nichilisti atei che non sono ne’ di destra ne’ di sinistra. Per il restro Raffaele, complimenti.
Ci si converte perchè non ci si conosce, quindi, si delega alla fede l’arduo compito di salvare l’anima, già essa campata per aria e grammaticalmente trattata come “complemento oggetto” (ho l’anima, si dice così di solito); ma la fede richiede che sia precluso all’uso della ragione il prudente scetticismo, alla fine, più fede in dio, meno fiducia in noi stessi, ma come si può chiedere a molti credenti e semi-increduli di avere fiducia in se stessi se nemmeno conoscono se stessi?
Uno si converte perchè aborrisce il vuoto della propria ignoranza su stesso e lo sostituisce con il dogma o la famosa “verità in tasca”, o tascabile, pronta per il covertito di turno al momento in cui predicherà a sua volta quello che gli hanno fatto credere le autorità relgiose; alla fine, ripeterà più o meno ortodossalmente tutto ciò che per lui è rivelato dal cielo, sempre secondo le fonti religiose a cui ha ceduto l’anima.
Questo sarebbe davvero un “patto di Faust”: mi converto e cedo l’anima a dio, in cambio ottengo al posto dell’uso della ragione, la verità rivelata.
Una delle cose che penso è la seguente:
“le religioni sono una favola inventata dall’uomo per esorcizzare la paura della morte.”
E il giorno che sarò per morire non è che diventerò religioso per paura della morte, poichè penserei di prendermi in giro raccontandomi una favola.
La cosa che credo fermamente è che dopo morto, renderò i miei atomi a Madre Natura, la quale li userà per creare nuove forme di vita.
questo è parlare da persone razionali, straquoto.
Piuttosto, coloro che diventano adepti delle religioni sono mossi dal desiderio di esorcizzare la paura della morte, mentre chi le inventa, dal desiderio di utilizzare a proprio beneficio la credulità dei primi.
Ciao POPPER.
Sicuramente un’arma vincente della religione è quella di essere consolatoria e rassicurante perchè ti dice che la morte non è la fine ma solo un passaggio verso un altro mondo. Per questo tanta gente diventa religiosa.
Viceversa l’ateismo porta alla consapevolezza che non c’è niente dopo la morte. E’ una cosa molto brutta. Pertanto l’ateismo non attrae perchè propone una cosa che fa paura.
Ma pensare che esista un’anima immateriale che va a vivere in dei mondi immateriali (paradiso ed inferno) è una cosa del tutto ridicola. E’ ovvio che se uno ci riflette capisce che possono essere solo delle favole.
Non credo sia così per tutti. Molti atei vivono meglio con meno paure (peccato\punizione assurdi), fobie e sensi di colpa dopo aver abbandonato il fideismo.
“Forse è proprio la fede in Dio a vacillare negli ultimi giorni. Ma nessun prete ateo raccoglierà mai confidenze di questo tipo.”
potrebbero pero’ emergere se ci fosse la possibilità di scegliere luoghi laici e civili per i funerali
invece i nostri comuni investono in edilizia di culto
addirittura regolamenti di polizia mortuaria prevedono che vi sia un solo luogo per in cui sostare per la salma: la parrocchia. Niente altro: non sia mai che il defunto sia ricordato in luoghi ad esso faliliari, o in luoghi istituzionali monumentali
Questa potrebbe essere una nuova battaglia da fare da parte dell’Uaar; ma ci vuole un caso concreto per poter intervenire con un ricorso in tribunale.
E analogamente per i funerali di stato che sono sempre religiosi.
Si, però penso che l’UAAR dovrebbe anche impegnarsi molto per Pacs, divorzio breve, libera vendita pillola del giorno dopo, sono argomenti che interessano tanti soprattutto giovani e poi avere dalla propria parte qualche industria farmaceutica non è da trascurare …
Condivido al 100% una concreta battaglia per:
-Funerali civili
-Rito laico
-Stanze o camere mortuarie non confessionali
In Francia, per esempio, mi e’ purtroppo (morte di un familiare) capitato di entrare in una camera mortuaria. Non saprei come descriverla, ma immaginate un giardino centrale molto grande e ben curato, rinchiuso da un edificio quadrato contenente svariate stanze private e non comunicanti tra loro. Ogni camera, oltre ad essere dotata di temperatura controllata (per ovvi motivi), e di eventuali impianti audio/video per “i saluti” o l’eventuale musica che il deceduto voleva fosse trasmessa, era abbastanza grande da ospitare la salma e gli eventuali visitatori.
Insomma, tipo una “domus romana”, con al centro un giardino anziche’ l’impluvium, e una sala per la celebrazione del funerale laico, anziche’ l’Hortus. All’interno di questa struttura anche il servizio di cremazione, ovviamente.
Se immagino un bel posto dove celebrare il mio funerale civile, la mente mi riporta direttamente lì. 😉
Fa più rumore un albero che cade di una foresta che cresce. Se poi a quell’albero che cade vengono dedicati dozzine di articoli e citazioni entusiastiche , mentre alla foresta che cresce si riserva il silenzio quando non una severa disapprovazione o riprovazione, gli effetti propagandistici risultano enormemente sbilanciati.
Uscendo dalla metafora e riprendendo il filo del discorso aperto da Raffaele Carcano nel suo pertinente e ben motivato articolo, io credo che il problema stia proprio nel fatto che anche sulle conversioni alla fede in Dio, da parte di un non credente in punto di morte o nel corso della vita, si giochi una interessata partita di marketing. Partita che si gioca in genere o sulla pelle di un defunto illustre o con la non sempre disinteressata complicità del convertito, specie se è personaggio dello spettacolo, della politica o della cultura.La stampa, che da sempre ha bisogno di scoop e di notizie che facciano un qualche scalpore ci si butta a capofitto, oltre naturalmente agli alti prelati che strumentalizzano il caso personale come fosse una prova o dimostrazione della bontà e della verità della sua fede.
Non si dà certo altrettanto spazio e importanza, e nessuna pubblicità, ai tanti casi di persone, note o sconosciute, che via via nel corso della vita si allontanano dalla religione, ne disertano le pratiche rituali, non credono più nei dogmi nè nell’esistenza di divinità.
Se questi conservano questo loro distacco dalla religione fino alla morte nessuno lo viene a sapere, perchè nessun famigliare o sacerdote convoca una conferenza stampa per comunicarlo ai quattro venti e farne un vanto o un esempio da imitare.
Quanto ai perchè un malato grave in fin di vita si aggrappi alla fede, per paura del dolore, della morte, del grande salto nel nulla o in un aldilà infernale che gli è stato inculcato fin da bambino, è già stato detto da altri e si può comunque umanamente comprendere, senza farne un eroe o un pusillanime. Ci dovrebbe essere una pietà atea come una pietà cristiana, di fronte alla debolezza estrema degli uomini.
Il fatto è che mentre il neo-convertito sente il bisogno di gridarlo al mondo, chi smette di credere non ha bisogno di autoconvincersi della bontà della propria decisione convincendo gli altri.
Credenti o non credenti la paura di morire è la stessa, solo i santi e i semplici sanno morire serenamente (dal film di Fred Zinnemann – Storia di una monaca con Audrey Heoburn).
Direi che oggi anche i santi e i semplici avrebbero difficoltà a morire serenamente.
Comunque scoprire Dio negli anni del tramonto non significa scoprire la CCAR, nè sottmettersi ad essa, ma è questo il punto da dibattere, Dio una copertura dela Chiesa per esercitare potere.
Più che ‘scoprire’ direi ‘ripiegare’.
Citazioni dall’articolo di Carcano:
“le scelte fatte nell’adolescenza sono quasi sempre portate avanti per tutta la vita.”…
“ma la stragrande maggioranza delle persone continua a pensarla allo stesso modo fino al termine della propria vita.”
“giunti al dunque, gli atei ‘muoiono’ dalla paura di morire.” (Raffaele Carcano)
Prima che il nostro eccellente stupendo Carcano scrivesse questo articolo, io avevo già fatto alcune considerazioni, che, mi pare, si innestino bene nelle sue lucide teorie. Niente di speciale, ma a questo punto credo di doverle divulgare. Ecco cosa avevo scritto (scritto solo per me, non essendo io nessuno).
La bolla, (che non è la bolla pontificia)
Religioni nel mondo: credenti e non credenti. Sono più intelligenti, colti, studiosi i primi o i secondi? Non c’è differenza. Soltanto che i primi vivono immersi nella bolla, i secondi ne sono fuori. I primi credono, i secondi pensano. A voler essere precisi, anche i credenti, almeno alcuni, pensano, quelli più aperti alla conoscenza, ma non si allontano dal loro schema fideistico, non infrangono la bolla, fuori della quale pensano di non poter vivere. E’ la loro forma mentis. La bolla spiega perché tante brave coltissime menti, credenti nella divinità, come teologi, politici, scienziati (assai pochi) non siano contagiati dalle tesi avverse. Il motivo è che non si azzardano a leggere qualche libro di tesi contraria. Forse hanno paura di essere contagiati. Temono di scoprire idee nuove, se leggono qualcosa sull’ateismo. Non si impegnano, non studiano queste cose perché non vogliono uscire dalla loro bolla. E anche se a qualcuno venisse in mano un testo rinnegato, diffidano, non danno importanza a certi pensatori senza dio. Per principio. Sorvolano, non leggono interamente un certo testo. Restano cauti, non si fanno coinvolgere. Insomma, non pungono la membrana che li tiene racchiusi nella loro rassicurante bolla. In essa c’è tutta la tradizione atavica della credenza religiosa. E’ stato sempre così. Da generazioni. Impensabile rivoltare la frittata. Chi avrebbe questo coraggio? Meglio non sapere quello che pensano altre menti, che potrebbero essere malvagie, interessate, disumane, oppure anche in buona fede, ma inconsistenti di fronte alle grandi verità di una sacra fede rivelata. Pur tuttavia qualcuno riesce a bucare la bolla e ad uscire allo scoperto. Libertà di pensiero a 360 gradi. Ci si guarda attorno, si rimescolano pensieri vari, si leggono attentamente i testi del libero pensiero. Uno di questi fuoriusciti dalla bolla sono io. Ho imparato dal cattolicesimo così tanto, ma così tanto, che mi è venuta la voglia di imparare anche qualcos’altro. Immaginate chi ha vinto delle due concezioni!
Ma tornando alle menti colte dei credenti, quanti ne abbiamo di politici, teodem, atei devoti, con tutte le possibili varianti che vivono ancora nella bolla? Ma certo questi non hanno tempo di leggere quei determinati esecrabili libri e quindi di approfondire certe tematiche. Hanno le tesi di un partito da seguire. Da lì non si scappa. E poi andiamo a guardare bene. Tra costoro, i politici, quanti sono veramente strenui cattolici convinti e praticanti e quanti invece sono dubbiosi, ma non ce lo vengono a dire. Qualcuno avrà riserve su certe tesi etiche (no ai preservativi, no alle staminali, ecc.), ma se ne sta zitto per convenienza, per lealtà al partito. Infatti quanti sono legati al loro bel partito, che si dichiara laico e democratico, come dovrebbero essere tutti, ma che ha le orecchie ben rivolte ad Oltretevere? Forse qualcuno, che sente la sua bolla intimamente già rotta, non sa come uscirne pubblicamente. E’ in difficoltà. Ma i princìpi sono princìpi. Le conversioni improvvise raramente si realizzano. Mettono paura. Una via di Damasco alla rovescia è quasi impensabile. Improvvisamente, mai. Il credente vecchio stampo, in generale istruito a modo suo, vive beatamente nella bolla e non pensa certo di uscirne. Sta bene come sta. Insomma, nella grande massa della popolazione mondiale, il credente in un dio, molto o poco convinto, vuole rimanere nella sua bolla protettrice. Non interessa l’indagine. Non sa, non si rende conto neppure di vivere nella bolla. Soltanto i soliti problemi materiali quotidiani lo interessano. Ma non tocchiamo le convinzioni di base.
Insomma, questa bolla alla fine si può sapere che cosa è?
La bolla è un involucro, come quello in cui sono costretti a vivere rarissimi infelici bambini, che non sopravviverebbero a contatto col mondo esterno, causa la mancanza di certi anticorpi. Una delle tante infelicità e disgrazie che attanagliano l’umanità. Vivono solo all’interno di essa. Una cosa spaventosa. E meno male che molti bambini sanno adattarsi. Ma fino a quando possono resistete?
Quindi la bolla, citata finora, fuori della similitudine, è l’humus educativo culturale che certi soggetti ricevono dalla famiglia, non necessariamente autoritaria, impositiva, direi perlopiù addirittura beatamente normale. Quello che ci hanno insegnato i genitori o i preti circa religione e i riti è inviolabile. Per quelli dentro la bolla, ad esempio, sui fedeli che inginocchiati in chiesa compiono l’ora di adorazione davanti al sacramento nulla da obbiettare. E’ per essi una cosa naturale, logica, di fede senza discussioni. Hanno il corpo di Cristo davanti. Ma se gli stessi vedono in una piazza o in un cortile individui musulmani accovacciati con sedere per aria, un sorrisetto di commiserazione non se lo fanno mancare. E così per altri riti strani, estranei alla nostra amata concezione cattolica. Buone le nostre usanza, si sa, sono naturali, ridicole e sciocche invece tutte le altre. Quindi la bolla è la convinzione che non esista altra verità che la loro. C’è la fede, ci sono i dogmi, i sacramenti. C’è la speranza nella vita eterna (veramente l’eterna illusione dico io). Che vuole di più un cattolico? Non esistono altre verità di fede, oltre il dio della chiesa cattolica. Figuriamoci poi a pensare che non esista addirittura un dio. Quei poveri atei! Fanno pena! La bolla difende la fede. La bolla protegge dalle insidie, come quei poveri bambini.
In quanto alla conversione di atei/agnostici in punto di morte è una follia. Una persona che arriva a tanto per la paura della morte, e del dopo-morte è fragilmente puerile, indegna del suo passato razionale. Diventa confusa in quel momento? Dimentica che la vita senza la morte non esiste? Che il non esistere può essere bello come l’esistere? Che la natura è quella e non può essere diversa. Proprio perché non l’ha creata nessun dio. Non un po’ di stoicismo?
Io, per esempio, con i miei 80 anni non faccio differenza tra l’esistere e il non esistere. Quando non esisterò più, neppure lo saprò. Si può dire chi se ne frega ?
Basta così. Salute a tutti, ma non sto per morire, non allarmatevi. Per ora sto bene.
Inutile dire che condivido pienamente ogni parola. Se anche fossero vere quelle conversioni (e bisogna ben capire quale tipo di “fede” può sviluppare una persona che si è sempre sentita atea o agnostica) alcuni pochi singoli casi, anche se strombazzati e amplificati, non fanno alcuna rilevanza.
Mi piace ricordare Primo Levi, che racconta (non ricordo più in quale dei suoi magnifici libri) ricorda l’episodio in cui era ad Auschwitz, davanti alla “commissione” che doveva decidere chi era ancora in grado di lavorare e chi, inutile, sarebbe stato mandato ai forni. Naturalmente all’approssimarsi del suo turno il terrore lo pervadeva sempre più, e racconta di aver avuto l’istinto di aggrapparsi a una estermporanea quanto opportuna scoperta di dio. Da la grande persona che era, fu cosciente che erano ben altre ragioni a spingerlo acercare quel conforto che non una vera fede, e si impose di essere la persona che era sempre stata. Come sappiamo, per sua e nostra fortuna, sopravvisse. E rimase ateo.
Sarebbe interessante poi comprendere i moventi psicologici profondi di queste conversioni. Io ci vedrei (senza voler generalizzare, che in psicologia è sempre un’operazione scorretta) una forma di idealizzazione di una figura paterna. Non per niente le conversioni avvengono molto più spesso tra religione e religione, o tra ideologia e religione o viceversa. Un’ideologia, come una religione, ha un atteggiamento paternalistico e rassicurante che molte persone cercano con profondo (e comprensibile) bisogno.
Parallelamente, bisogna dire con la corretezza del ricercatore, che può valere anche l’opposto: il rifiuto di una religione o di un’ideologia può spesso essere segno non di un’indipendenza, ma di un rifiuto di figure simbolizzabili paternamente.
Quanti discorsi per un atto di opportunismo che fa fare carriera, in passato nel mio ufficio c’era e c’è gente che ha cambiato partito e sindacato per avere una promozione, figuriamoci cosa non si fa per un posto al Parlamento Europeo ed altro del genere !
Occorre essere predisposti naturalmente.
@ Paul, Stefano, Robby, Nightshade90, Murdega, Sandra, Dalila, Barbara e altri:
Intanto, visto che l’altro topic è chiuso, vorrei per chiarire tanti malintesi e aiutarvi a capire in Chi io ho creduto, postarvi questa piccola riflessione:
Ci sono svariate religioni nel mondo, anche “cristiane”, ma c’è un solo Vangelo. Tra le religioni e la fede Cristiana c’è una differenza enorme.
Il Cristianesimo, quello insegnato dalla Bibbia, non è una religione, ma è conoscere personalmente il Signore.
La religione è opera dell’uomo.
Il Vangelo è dono di Dio.
La religione è ciò che l’uomo fa per Dio.
Il Vangelo è ciò che Dio ha fatto per l’uomo.
La religione è l’uomo in cerca di Dio.
Il Vangelo è Dio che si rivela all’uomo.
La religione consiste, per l’uomo, nell’arrampicarsi sulla scala della propria giustizia con la speranza di incontrare Dio sull’ultimo gradino.
Il Vangelo consiste, per Dio, nel discendere la scala, venendo a noi in Cristo, per incontrare noi, peccatori, sul gradino più basso.
La religione è “buona volontà” umana.
Il Vangelo è la “Buona Notizia” da parte di Dio.
La religione è “buoni consigli”.
Il Vangelo è “l’annuncio di una grande gioia”.
La religione prende l’uomo e lo lascia com’è.
Il Vangelo prende l’uomo com’è, ma ne fa ciò che deve essere.
La religione riforma l’esteriore.
Il Vangelo trasforma nel profondo.
La religione pulisce in superficie, è apparenza, ipocrisia.
Il Vangelo pulisce di dentro l’uomo che mette la sua vita nelle mani del Signore.
Talvolta la religione non è che una commedia.
Il Vangelo è vita.
Il Vangelo è la “potenza di Dio per la salvezza di chiunque crede”.
Ecco, so che per alcuni, queste parole non faranno un gran chè, forse alcuni continueranno a beffarsi, altri rimarranno indifferenti, ma io vi posso assicurare che Gesù è davvero vivente, altro che ricordo o “figura eterna”.
Buona notte.
Non credo che torneró spesso quà, non che io ce l’abbia con voi, anzi, alcuni confronti mi sono stati di aiuto, ma ho tanto da fare. E nella vita ci sono delle priorità alle quali non posso sottrarmi. Chi è interessato a volermi scrivere o fare un saluto, lo puó fare liberamente sul mio indirizzo e-mail “calangel@skynet.be”
Calogero <