Un giudice saudita ha disposto che venga applicata la legge del taglione su un uomo della zona di Tabuk che ne ha reso disabile un altro aggredendolo a colpi di mannaia. Secondo quanto riporta il Daily Mail, il giudice si è rivolto ad alcuni medici per sapere se si può danneggiare in maniera chirurgica la spina dorsale del colpevole, in modo da renderlo in condizioni simili a quelle della vittima. I dottori contattati hanno reso noto che per questioni etiche non possono applicare la legge del taglione. La vittima non ha voluto il cosiddetto “prezzo del sangue”, ovvero il risarcimento economico che spetta in casi simili se l’interessato o la sua famiglia sono d’accordo, ma anzi pretende che l’altro subisca la sua stessa menomazione.
Arabia, giudice sentenzia: “rese disabile vittima, gli va rotta la schiena”
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Viva il Corano! Viva la Bibbia! Meno male che in Occidente abbimoa fatto qualche passo avanti in materia di diritto penale!
Certamente!
Qui se qualcuno si diverte a sparare alla gente dalla finestra,uccidendo una ragazza che nemmeno conosceva,dopo avere annunciato il
suo proposito per settimane ai colleghi,e al processo non fa altro che sghignazzare ,cosa
fanno i nostri illustri magistrati ?
Ordinano alla facolta universitaria(dove era solo assistente)di assumerlo in ruolo come professore!(Mi piacerebbe tanto sapere con quale autorita!)
No cari amici,io non mi vanterei tanto della nostra superiorita,almeno per quanto riguarda la “giustizia” italiana.
Tra una giustizia spietata ma decisamente coerente come quella dell’esempio citato
all’inizio,e una “giustizia”corrotta e sguaiata come quella del mio esempio,io non
saprei proprio scegliere la peggiore.
Voi scegliereste davvero senza esitazioni ?
Dimenticavo un dettaglio importante:tanto i responsabili della facolta inquestione
(facolta di legge della Sapienza)tanto i mass media hanno,a quanto mi risulta,
trovato tale decisione dell magistratura nostrana pienamente legittima,dato che non ci sono state le polemiche che spesso si associano a fatti del tutto banali a paragone.
Anche questo e’ un indice del NOSTRO senso di giustizia ,tanto evoluto ed esaltato!
Si.
Sceglierei senza alcuna esitazione.
Tre ergastoli e lavori forzati, che purtroppo qui in Italia non sono ammessi, più 99 anni di carcere.
Purtroppo l’italiano, vuoi per il condizionamento mediatico che ha subito per anni, vuoi perchè è campione di menefreghismo, è sempre pronto a scusare personaggi del genere… fino a quando non succede a lui.
Laverdure: hai dimenticato di aggiungere che probabilmente questo simpatico personaggio scriverà un libro di memorie e, perchè no, forse farà anche un film.
@Eleuterio
Forse non mi hai capito bene:non ti avevo chiesto di scegliere la pena da infliggere,
nel qual caso concorderei con te,ti ho chiesto di decidere ,viste le pene scelte nei
due casi in questione dalla giustizia islamica e dalla nostra,quale delle due
cosiddette “giustizie” abbia fatto la figura piu’ schifosa.
Davvero non avresti nessuna esitazione nella scelta ?
Fortuna che le religioni uniscono, portano la pace e il rispetto… secondo alcuni.
laverdure risponde:
domenica 22 agosto 2010 alle 15:07
@Eleuterio
“…ti ho chiesto di decidere ,viste le pene scelte nei
due casi in questione dalla giustizia islamica e dalla nostra,quale delle due
cosiddette “giustizie” abbia fatto la figura piu’ schifosa.
Davvero non avresti nessuna esitazione nella scelta?”
Se dovessi decidere tra le due, entrambe oscene, avrei molte esitazioni.
@Eleuterio
E’ proprio cio’ che intendevo.
Veramente, la legge del taglione è già codificata in Hammurabi, il che significa che risale a tempi immemorabili.
Anche l’idea, tuttora fin troppo diffusa e quasi senza oppositori, che la pena debba aumentare con la gravità del reato è altrettanto barbarica: la pena deve aumentare con la vantaggiosità del reato, non con la sua gravità.
Il Codice di Hammurabi e la religione dei popoli della Mesopotamia, grandi ispiratori della Bibbia….
Be’, a dire il vero, caro Fab, esistono varie scuole di pensiero in materia… Non sono tra chi crede che il nostro sia il migliore dei sistemi possibili – il fatto che fino ad alcuni decenni fa tutto l’Occidente o quasi praticasse bellamente la pena di morte ci fa intuire quanta strada sia ancora possibile fare – ma definire “altrettanto barbarica” la nostra penologia rispetto alla legge del taglione, è un po’ esagerato!
Cerco di chiarire: per quale motivo a un reato grave viene fatta corrispondere una pena grave? Francamente, non conosco altri motivi se non quello del taglione e una idea, che ha molto di magico, secondo cui una pena grave “risarcirebbe” un reato grave. Che c’è di civile in ciò?
Se invece una pena è tanto più grave (e tanto più certa, naturalmente!) quanto più conviene commettere un reato, allora svolge la sua vera funzione, che è quella di disincentivo.
Sono parzialmente d’accordo.
A scopo di deterrenza dovrebbero valere le seguenti regole:
– alta probabilità della pena (lasciamo stare le certezze, sopratutto con il numero di avvocati – disonesti – che prosperano in Italia)
– tempi ristretti fra reato e sentenza definitiva
– la pena deve eliminare per il condannato tutti i benefici che possa avere accumulato con il reato, anche dopo l’espiazione della condanna. A questo riguardo i condoni, patteggiamenti fiscali etc. sono una presa in giro.
– un reato che – causando danni a terzi o alla comunità – non rechi vantaggi oggettivi al criminale (esempio: vandalismo, stalking, sassi dal cavalcavia come antidoto alla noia) dovrebbe essere punito con severità esemplare: di stupidi – nella nostra comunità – non abbiamo bisogno (vedi al riguardo il saggio sulla stupidità di Carlo Cipolla).
mario
@Fab
Lasciamo perdere per una volta le cosiddette “considerazioni di principio”(qualunque cosa possano significare)e parliamoci chiaro:
lo scopo della pena e’ di dissuadere il colpevole dal ripetere il suo reato,e ,se
necessario,impedirglielo materialmente:di qui l’ergastolo e la pena di morte.
L’altro scopo della pena stessa,altrettanto importante, e’ dissuadere altri dal ripetere il suo esempio.
Tutto qui,pretendere altrimenti e’ solo un futile giochetto di ipocrisia,un voler
distorcere completamente il significato della parola “pena”.
E in che cosa non siamo d’accordo, qui?
@Fab
“la pena deve aumentare con la vantaggiosità del reato, non con la sua gravità.”
Insomma ,mi stai dicendo che la pena per una rapina,ad esempio,deve essere
decisa in base alla somma rapinata e non tenendo conto di eventuali violenze,o
additittura omicidi,commessi durante la rapina stessa?
Forse hai scritto troppo frettolosamente,perche la tua frase proprio non ha senso .
Non ti seguo: se i reati sono tanti (rapina, violenza, omicidi), ci saranno anche tante pene, ciascuna appropriata. Il punto è che la pena, proprio come scrivi tu, dev’essere dissuasiva, non impossibilmente “risarcitoria”.
Dov’è il problema?
@Fab
Il “problema” e’ semplicemente il significato del termine “vantaggiosita” che tu usi,
e che io proprio non ho capito.
Se per essa intendi vantaggi economici o simili,io trovo comunque meno grave
una evasione fiscale miliardaria di uno stupro,magari pedofilo,completamente
“senza fini di lucro”.
Ma ormai per la nostra prode magistratura sono trascurabili entrambi.
Intendo vantaggi in generale: guadagni, soddisfazioni, vendette e simili.
In ogni caso, facciamo un esempio: Helmut ruba un quadro da un miliardo di euro, ma il committente gli dà soltanto 100.000 euro; Helga si fa corrompere per un milione di euro e se li tiene tutti. Secondo me, il reato di Helga va punito più pesantemente. La regola potrebbe essere ad esempio una sanzione pari a 3 volte il guadagno illecito.
Sia chiaro che tutto questo ragionamento è una prima approssimazione, giusto per stabilire i punti essenziali.
Il fatto che un sequestro sia più grave di un furto non deve implicare che la pena per un sequestro (violenza, minacce e simili sono reati a parte) sia per forza maggiore: qual è il guadagno del sequestro?
Se un sequestro che frutta 1.000.000 euro è da punire più di un furto da 5.000.000, piaccia o no, siamo ancora in una versione sfumata della legge del taglione. In entrambi i casi, si ricorre al pensiero magico del “risarcimento”, del “ristabilimento dell’equilibrio morale” o altre sensazioni del genere. Non c’è differenza qualitativa con la decisione del giudice arabo.
Io continuo a non capire. Qual e’ per esempio il vantaggio di uno stupro? Come fai a quantificare se e’ piu vantaggioso lo stupro di una donna o quello di un bambino? o, che so, un ubriaco che guida la macchina e investe un pedone. Dov’e’ il vantaggio qui? Ancora, un barbone fa una rapina in un negozio e ottiene 100 euro con cui ci mangia un mese. Un direttore di banca ruba 100 mila euro con cui ci compra uno yatch. In proporzione il furto e’ stato piu’ vantaggioso per il barbone, visto che con quei soldi si e’ salvato la vita dalla morte per fame.
io non capisco, in particolare la vantaggiosita’ a chi si riferisce? come la misuri? puoi fare un esempio fab?
Occhio per occhio e il mondo diventa cieco
come disse Gandhi
@Gabrasca
Quello stesso Gandhi che negli anni trenta manifesto la sua ammirazione per Hitler ?
(Al pari di altri personaggi illustri,a onor del vero).
Ancora più della barbarie plurimillenaria del taglione, mi raggela qui l’uso “a freddo” che ne voleva fare il giudice: l’operazione chirurgica per il danneggiamento della spina dorsale. Insomma, vogliamo la vendetta ma, siccome siamo ipocriti, la vogliamo eseguita in maniera “umana” e asettica. Dobbiamo prevenire la possibilità che il condannato muoia, ricevendo una pena eccessiva: mica siamo dei barbari, che diamine!
Agghiacciante.
@Magar
Caro Magar,una frase ormai divenuta classica in occasione di gravi reati,in bocca
ai parenti delle vittime ,e’
“Vogliamo giustizia,non vendetta !”
Il fratello della suora uccisa per divertimento da due ragazzine a Chiavenna,anni fa,
fu anche piu’ esplicito:
“Sono pronto a perdonarle,quando avranno scontato la pena !”
A me sembra semplicemente l’ennesima applicazione del principio della “botte piena e della moglie ubriaca”,vale a dire darsi della arie di generosita e contemporaneamente
pretendere di avere ugualmente la propria vendetta,eseguita da altri e senza nessun
rischio da parte propria,sotto forma di “giustizia”.
Ti diro di piu’:anche il perdono “incondizionato” manifestato pubblicamente dai
parenti di alcune vittime mi lascia alquanto perplesso,specie quando l’identita dei colpevoli e’ rimasta sconosciuta.
Perdonare qualcuno a cui non potresti fare niente in ogni caso mi sembra anch’esso
una ostentazione di generosita a buon mercato,magari senza che lo stesso interessato
se ne renda conto.(cosa tipica specialmente delle persone “pie”).
Forse qualcuno ricorda un vecchio film,”Il tocco della medusa”,dove uno scrittore
(Richard Burton)era oppresso dalla consapevolezza di possedere il dono paranormale
di poter scatenare,con la sola forza della mente,disgrazie letali contro chiunque si
fosse attirato la sua rabbia.
Pur avendo una coscienza non era riuuscito a trattenersi dall’usarlo piu’ volte nel corso della sua vita contro chi aveva commesso gravi torti contro di lui.
Ora,chi,possedendo un simile potere di vendetta,del tutto anonimo e privo di rischi,si
astenesse dall’usarlo e perdonasse i sui nemici sarebbe davvero degno del massimo rispetto.
Ma siate sinceri con voi stessi:sarebbe il vostro caso?
bellissimo intervento, laverdure.
penso proprio che non sarebbe il mio caso, che vuoi, in fondo siamo animali …….
Oggi viviamo in una società abbastanza ordinata, qualcosa da mettere sotto i denti non ci manca, tutto è abbastanza tranquillo (almeno all’apparenza). Supponiamo di essere i “meno peggio”, ma basta una inezia per farci regredire di decenni, ma che dico, di millenni….
Io sono un animale pigro, penso che vendicarmi sarebbe uno sforzo eccessivo. Al massimo mi sforzerei di sfogarmi verbalmente, a suon di urla… 😀
Parlando seriamente, il problema qui non è se a volere vendetta sono i parenti delle vittime (è umanamente più che comprensibile), bensì se ad accettare ed incoraggiare il compimento della vendetta sono lo stato e il resto della comunità. Le leggi devono prevenire i comportamenti irrazionali, non dare loro una cornice istituzionale per realizzarsi.
Io credo che lo adopererei a piene mani, magari anche in forma “preventiva”.
Ma esistono chirurgi in Arabia Saudita pronti a tale delitto ? E quale giuramento e quale etica seguono ? La stessa degli altri paesi del mondo oppure è diverso anche quà ???
@Gerard
Forse la loro etica non e’ molto diversa dai pii medici nostrani che si rifiutano di eseguire aborti anche quando e’ evidente che la gravidanza mette in grave pericolo la vita della donna,ammesso che non si tratti addirittura,come e’ successo,di una bambina vittima di uno stupro.
Per non parlare ovviamente della sfilza di casi di cosiddetta “malasanita” di cui
abbondano le nostre cronache.
Beh, ma il condannato mica può venir ucciso, qui: mica ha ammazzato a sua volta o è omosessuale. Eh.
(Non avevano inventato l’ergastolo?)
Cmq, la questione della gravità della pena commisurata alla gravità del delitto ha anche una rilevante funzione sociale. Guardando solo la “convenienza” diventerebbe più grave rubare una maglietta dallo sgozzare un bambino.
Dipende molto dai motivi per cui si commettono orrendi delitti di quel tipo. Non si parla solo di convenienza economica, mi pare. Ovviamente uccidere un rivale in amore è “vantaggioso”, sotto alcuni profili, ad esempio.
E probabilmente anche i “futili motivi” potrebbero venir compresi, in qualche modo, sotto la categoria della convenienza.
Soprattutto, l’islam insegna ad amarsi.
@Paolo
Niente di paragonabile al Cristianesimo:chi oserebbe anche solo insinuare che
Santa madre Chiesa ,nei suoi due millenni di vita,abbia mai potuto prendere in considerazione l’uso della pena di morte o della torura?
la notizia che stiamo commentando accade oggi
vivendo ora, mi preoccupa di piu’
Quel giudice saudita deve aver capito male la legge … delle pari opportunità.
Noi non siamo migliori degli altri, e se lo siamo non ne abbiamo alcun merito: abbiamo la fortuna di vivere in occidente.
Credo che tutti provino orrore per la pena che si vuole infliggere a quel delinquente: non è un caso che un ospedale saudita si sia rifiutato di storpiarlo (dunque anche là c’è gente sensibile come noi oggi). Però di nuovo: pensiamo a quello che è successo qui da noi mezzo secolo fa. Pensiamo a quello che hanno fatto i cristiani agli apostati o eretici non molto tempo fa.
La nostra specie è la sola che si accanisce in modo spietato sui nemici o ritenuti tali. Si vedano le torture che la mente umana si è immaginata: da non credere (un giretto in Wikipedia è istruttivo, sconsigliato alle persone sensibili e impressionabili).
Chissà perché il sapiens sapiens è così mostruoso! Cosa ne pensano gli etologi? Mi raccomando, nessuno tiri fuori adesso la balla del peccato originale.
@Sergio
Senza scomodare gli etologi, mi sembra evidente che la vendetta e’ ,fra tutte le razze
animali,monopolio dell’uomo,perche solo l’uomo dispone di un livello di intelligenza
tale da rendersi conto che colpire duramente,o eliminare del tutto,un nemico anche
diverso tempo DOPO che lo ha attaccato e’ utile alla sopravvivenza,in quanto servira a
evitare ulteriori attacchi,non solo da lui ma anche da altri.
E come tutti i fattori favorevoli alla sopravvivenza si e’ “rinforzato” per selezione
darwiniana col succedersi delle generazioni,mentre la tendenza al perdono subiva
l’effetto opposto.
Non dimentichiamo che la razza umana,anche se “giovane”, data circa un milione di anni,
mentre la cosiddetta “civilta”evoluta,con le sue leggi e le sue morali,data poche decine di millenni al massimo,ed e’ quindi solo una sottile “vernice”su un substrato di istinti
primordiali molto piu’ solidi.
Ma non si spiega la spietatezza, la crudeltà di cui è capace il sapiens sapiens con il bisogno di eliminare l’avversario. Questo accanirsi per procurargli le più orribili sofferenze, non solo per eliminarlo, è davvero singolare e rivoltante. Intendiamoci, anche noi sentiamo a volte il bisogno di vendicarci per qualche offesa, e più forte è l’offesa più forte è la risposta. Il crescendo di crudeltà è favorito probabilmente anche dalla nostra immaginazione e dall’abilità tecnica di cui gli altri animali difettano (pensa al toro di metallo in cui si rinchiudeva il condannato e che veniva poi riscaldato, o alla vergine di Norimberga che sembra però un’invenzione).
Una spiegazione in parte soddisfacente della crudeltà umana sembra risiedere nella demonizzazione dell’avversario sul quale poi si può infierire a piacimento. E sono proprio le religioni, soprattutto le fottute monoteiste, maestre nel demonizzare il diverso, il non credente, l’apostata. Se non demonizzassimo l’eretico vedremmo che è semplicemente una persona che non solo pensa diversamente, ma non può pensare che come pensa, visto che il libero arbitrio è una chimera ovvero un non senso.
Un bel libro che mi ha chiarito meglio questo aspetto è quello di Michael Schmidt-Salomon, presidente della fondazione tedesca Giordano Bruno (“Al di là del bene e del male”). Non so se è già stato tradotto in italiano. Schmidt-Salomon, che è un ebreo, arriva persino a “capire” Eichmann. Ovviamente abbiamo il diritto di difenderci da simili personaggi e di renderli innocui, ma trovo che è già un bel passo avanti capire che anche Eichmann non poteva che agire così (perché siamo sempre, in qualsiasi momento, una sintesi di certi presupposti (ereditarietà, ambiente sociale, cultura ecc.) che interagiscono con i vari fattori esterni.
Se non demonizziamo gli altri possiamo forse fare in modo che cambino i loro comportamenti. Il cristianesimo a chiacchiere ha propagato l’amore del prossimo e persino dei nemici (occasionalmente avrà anche funzionato), in realtà poi torturava e uccideva come ogni potere.
@Sergio
“Ma non si spiega la spietatezza, la crudeltà di cui è capace il sapiens sapiens con il bisogno di eliminare l’avversario.”
Eppure mi sembra che la spiegazione sia ovvia:
il terrore e’ un’arma estremamente efficace,e la spietatezza e’ ovviamente indispensabile per utilizzare tale arma.
“Colpiscine uno per educarne cento” e’ un principio in realta vecchio quanto l’uomo.
Basta pensare all’uso della tortura da parte di tante dittature di ogni colore,in epoche
recenti:solo in pochissime occasioni lo scopo era di estorcere informazioni,il vero
scopo era appunto,lasciandone trapelare l’esistenza,intimorire le masse.
Del resto il sadismo fa parte degli istinti fondamentali di qualunque individuo,come
il masochismo,l’omosessualita,la pedofilia e un’infinita di altre tendenze per la
maggior parte considerate perversioni dai piu’.
Varia solo il livello da individuo a individuo,ma nessuno ne e’ immune,a volte,
sotto stress, molti individui restano sconcertati loro stessi,all’inizio,dalla vena
crudelta che scoprono di possedere.
Quanto ad Eichmann io concordo con Hanna Arendt e col suo concetto di
“banalita del male”:lui e tanti come lui hanno gestito orrori indicibili senza
nemmeno manifestare sadismo o perversioni qualunque,erano dei semplici
arrampicatori sociali che per interesse erano pronti a obbedire ciecamente agli ordini dei detentori del potere,non diversamente da tanti personaggi che
riempiono le cronache attuali.
“Noi non siamo migliori degli altri, e se lo siamo non ne abbiamo alcun merito”
relativamente a “noi” che viviamo oggi:
sui meriti posso essere anche d’accordo
sull’essere migliori riguardo al caso specifico, per me non ci piove
@Roberto
Il tuo discorso,Roberto,ha una grave lacuna:
che cosa significa essere “migliori” di altri?
In natura senza dubbio la sopravvivenza e’ l’obbiettivo piu’ importante,per cui il
fatto che la selezione darwiniana favorisca i piu’ adatti alla sopravvivenza stessa e’ lapalissiano,come e’ ovvio che i migliori siano proprio questi.
A quanto si legge gli scarafaggi sono tra i migliori in questo grande gioco:
pare che la loro resistenza agli sbalzi di temperatura,ai veleni chimici e biologici,
alle radiazioni e alle percosse sia straordinaria,al punto che potrebbero essere tra
i pochissimi superstiti di cataclismi di portata cosmica tanto di moda oggi.
Ma per gli esseri umani cosa significa essere migliori?
Generosita,altruismo et similia sono generalmente considerate,almeno in occidente,
qualita fondamentali per meritarsi questa qualifica,ma questo non toglie che spesso,
in situazioni critiche,non siano state certo la soluzione del problema.
Basti pensare ai mezzi che furono impiegati per abbattere il nazismo e il fascismo,
e per contenere lo stalinismo.
Ora che il principale pericolo per l’occidente sembra venire dall’islamismo,
quali sarebbero le qualita necessarie per la NOSTRA sopravvivenza?
Il fatto che una fazione ne esca vincitrice la qualifichera automaticamente
come la migliore?
Questo e’ il grande quesito.
Uno stato ti garantisce la libertà (o almeno dovrebbe) e quindi la può requisire e togliere se te lo meriti.
Ma lo stato non ti dà la vita nè la salute, ergo non ha il diritto di togliertele.
Etica e morale a parte, la logica e la ragione non consentono l’ uso della legge del taglione.
A parte il fatto che la punizione dovrebbe avere come fine il pentimento, e non il dolore altrui.
A chi pensa di paragonare il ns. ordinamento giuridico alla barbarie medievale di paesi come l’Arabia, dico che insultano secoli di progresso civile della ns. società. Certo, il ns. sistema non è perfetto e si può migliorare ma lo Stato non uccide nessuno, non tortura (e chi lo fa viene punito penalmente) e rispetta i fondamentali diritti umani. Dall’illuminismo in poi ritengo che molta strada sia stata fatta in Europa in direzione del rispetto degli individui, concetto che in regimi totalitari non è nemmeno concepito (vedi donne, omosessuali e non credenti)
Sì, ma si tratta semplicemente di diversi stati evolutivi in cui il merito non c’entra. Noi siamo i figli dell’illuminismo, ma questo non è affatto meritorio. Il mondo islamico è o sembra fermo al vecchio testamento (legge del taglione), ma non è colpa loro se sono ancora “indietro”.
Poi noi inorridiamo per certe pene inflitte oggi nel mondo islamico (lapidazione, taglio della mano o del piede, condanna a morte per apostasia, la condanna che è qui oggetto di commento, ecc.), ma ripeto: cosa abbiamo fatto noi in un passato nemmeno troppo remoto e nel recente passato? Due guerre mondiali con decine di milioni di morti, le atomiche sul Giappone, il Vietnam. Insomma, anche noi abbiamo qualcosa di cui vergognarci.
L’uso dell’uranio impoverito in tempi recentissimi…
@aldo
“L’uso dell’uranio impoverito in tempi recentissimi…”
Si,nel senso di servirsene come un comodissimo specchio per allodole per
attribuire ad latri le NOSTRE responsabilita !
Davvero non hai notato come i nostri prodi mass media hanno ammesso che tutti
i colpiti dal “contagio” erano stati vaccinati con unn vaccino ritenuto pericoloso,
guarda caso,proprio per i suoi effetti sul sistema linfatico ?
E che una volta sostituito,con molta discrezione il vaccino,l'”epidemia”e’ cessata ?
Tutte notizie date a mezza bocca,naturalmente,perche se nessuno ha
interesse a batterci sopra la grancassa,chi ci fa caso ?
Non e’ nemmeno necessario nasconderle!
@ Ivano
“Certo, il ns. sistema non è perfetto e si può migliorare ma lo Stato non uccide nessuno.”
Posso risponderti con uno slogan, riguardante l’episodio di Piazza Fontana, usato dalla sinistra antagonista negli anni d’oro della contestazione studentesca?
Eccolo: “12 Dicembre 1969, sappiamo chi è Stato!”.
Scusa, ma mi è uscito spontaneo…
@mario
E notare la discrezione manifestata dalla sinistra,che ha evidentemente applicato il
saggio principio:”Si dice il peccato ma non il peccatore”.
Come lo stanno applicando certi magistrati per casi analoghi adesso.
@ Laverdure
Mi traduci la tua frase in un linguaggio comprensibile? Non ho capito cosa tu intendessi dire.
@Mario
Ti riporto un articolo recente di Giorgio Mule’ su Panorama,
che sviscera il pproblema molto meglio di come potrei fare io:
Quest’ultimo anniversario della strage di via D’Amelio, con l’eccidio di
*Paolo Borsellino* e di cinque agenti di scorta, ha rappresentato uno
dei punti più bassi mai toccati nella storia della lotta alla mafia.
Prima e dopo il 19 luglio abbiamo letto e assistito ad affermazioni a
dir poco strampalate e a congetture, sulle indagini, a dir poco tracotanti.
Con l’aggravante che i protagonisti sono stati soprattutto i magistrati,
cioè quegli inquirenti che dovrebbero seguire, con scrupolo e senza
alcun preconcetto, gli sviluppi dell’inchiesta.
Fosse stato un Leoluca Orlando qualsiasi (quello che prima schiumava
rabbia e odio contro Falcone e poi, dopo la morte, piagnucolava)
chissenefrega.
Il problema, ripeto, è che siamo ormai stufi di sentir parlare di
«stragi di Stato», perché la dietrologia rappresenta sempre la
scappatoia più vile per chi non è riuscito a trovare il bandolo della
verità. Può un alto magistrato come *Roberto Scarpinato* in servizio
come procuratore generale a Caltanissetta, dove si coordinano le
indagini, dichiarare: «Sono tantissimi quelli che sanno, in tutto o in
parte, cosa si celi dietro le stragi. Un esercito di persone che non
parlano»? Può impunemente aggiungere: «C’è un sigillo che cuce le bocche
di tutti, perché la lezione della storia dimostra che non c’è salvezza
fisica fino a quando il potere che ha ordinato e coperto le stragi resta
in sella»?
Che cosa aspetta Scarpinato a interrogare queste persone e a
incriminarle per favoreggiamento di Cosa nostra se ha gli elementi
granitici di cui vaneggia? Non basta. Il procuratore aggiunto di
Caltanissetta Nico Gozzo è andato oltre (leggete a questo proposito il
commento di *Vittorio Feltri* a pagina 75). Prima ha dichiarato che ci
sono «molte persone», tra le quali alcuni «amici» di Borsellino, che
potrebbero raccontare retroscena sulla strage; poi ha gettato un’ombra
pesante e velenosa sulla politica che non sarebbe in grado di accettare
la «verità» sull’eccidio. Per Gozzo vale lo stesso discorso di
Scarpinato: chiami gli «amici» di Borsellino, convochi in procura quelli
che bolla come «traditori» del giudice e li metta subito di fronte alle
loro responsabilità, visto che sembra avere già gli elementi per
lanciare accuse così terribili. Viceversa taccia e tenti soprattutto di
lavorare con quel sacrale rispetto per la verità che era proprio di
Falcone e
Borsellino. Prenda lezione da loro: impari l’arte del silenzio sulle
indagini in corso e applichi lo stesso puntiglio e la stessa caparbietà
che avevano i due giudici assassinati
nella ricerca delle prove e dei riscontri.
A scanso di equivoci, io sto con il colonnello Sergio Di Caprio,
«Ultimo» per le cronache e cioè l’ufficiale dei carabinieri che arrestò
Totò Riina. A lui quest’orgia di retorica e di demenzialità non va
proprio giù. Ed è per questo che, riferendosi al vasto campionario di
umanità che, dal pentito Spatuzza al giovane Ciancimino, sta alla base
di questa nuova vampata di complottismo, non ha esitato a denunciare una
grande manovra di depistaggio: «Sento strani personaggi» ha detto «che
riferendosi alle stragi di via D’Amelio e di Capaci parlano di stragi di
Stato. Evidentemente, queste persone vogliono delegittimare lo Stato e
legittimare Cosa nostra e dunque sono dei vili criminali. Mi sembra che
il patto tra mafia e pezzi dello Stato sia quello che stanno facendo
adesso questi signori, portando avanti le tesi di Riina. I ragazzi
devono invece sapere che lo Stato ha combattuto la mafia e ha vinto. E i
servitori dello Stato pagano prezzi altissimi e meritano rispetto».
La “legge del taglione” viene fatta risalire al codice di Hammurabi (1792 al 1750 a.C.) e venne applicata anche nelle storie raccontate dall’Antico Testamento; peraltro, poi sarebbe stata abolita nel vangelo: « Avete inteso che fu detto: Occhio per occhio e dente per dente; ma io vi dico di non opporvi al malvagio; anzi se uno ti percuote la guancia destra, tu porgigli anche l’altra (…) ».
Ora, non mi quadra questo: se una società non crede in un aldilà e quindi non crede nelle punizioni o premi dopo la morte, può essere capace di darsi delle leggi così crudeli (lasciamone da parte la criticabilità) a scopo punitivo o dissuasivo; ma se al contrario una società crede in un aldilà e crede anche nelle punizioni o premi dopo la morte (come è il caso dell’Islamismo, per esempio) non è uno strano “doppione” la duplice punizione, quella “terrena” più quella “ultraterrena”? Io suppongo che nelle storie dell’Antico Testamento e nell’Islamismo ci sia (contraddittoriamente rispetto al fatto che parlano di punizioni o premi dopo la morte) molta difficoltà a disgiungere, nella logica dei testi, il “prima della morte” e il “dopo la morte”, mi pare ci sia uno strano pantano di inestricabilità, di confusione.
A meno che le due punizioni non siano semplicemente un sommare una “giustizia umana” decisa da un “tribunale civile” e una supposta “giustizia divina” promessa dai sacerdoti… Ma non riesco a convincermene, piuttosto penso che le religioni siano molto confusionarie, forse anche a causa delle molteplicità di mani che ne hanno scritto i libri…
Fra l’altro, se la “legge del taglione” è stata applicata nelle storie dell’Antico Testamento, ma poi si trova abolita nei vangeli, che non sono libri sacri per l’Ebraismo, perchè (almeno per quanto ne so) non viene attualmente applicata in Israele, ma in vari paesi Mussulmani sì nonostante l’Islamismo accetti (sia pure solo come profeta) la figura di Gesù che avrebbe abolito la “legge del taglione”???
Voi che ne pensate di tutto questo??? Grazie in anticipo per le vostre opinioni.
Modestamente credo che l’Islam non sappia nulla di Gesu . Non c’e nessun acceno vero e proprio a quello che disse e fecesse . Leggiamo nel Corano estratti dei vangeli cosidetti apocrifi se non cose che confermano l’arrivo di Maometo come più grande profeta . E siccome il Corano è il Libbro insuperato e insuperabile che correge quello “manipolato” prima ( Bibbia, Torah, Vangelo ) non è mai stato esistito un interesse per andare a leggere altri testi
premesso (mai dare nulla per scontato) che “taglione” non deriva da “tagliare”, ma da “talis”, tale,
la “legge tel taglione” è un bel progresso rispetto alla vendetta più o meno selvaggia:
la pena deve essere TALE=proporzionata alla colpa.
Il principio in sè mi pare molto “costituzionale”.
Nell’at, appena stabilito il principio, c’è poi subito un caso di come va attuata la compensazione in denaro.
Forse “la compensazione in natura” (presentata a mio parere però più come un esempio più che come un dovere) è più dissuasiva che una multa!
Maometto scopiazzando (?) dall’at, o applicando un principio generale, forse ha preso per normativo ciò che era solo esemplifiçativo.
Giuste le osservazioni nella fede nella vita eterna, che cmq non risale poi a tantissimo tempo prima di Gesù.
Lo scopo primario della pena deve essere quello di impedire al criminale di reiterare il reato, quindi la sicurezza. Sulla “dissuasione”, parliamoci chiaro, non c’é molto da crederci. Ma é un discorso lungo che investe il problema della rieducazione e del reinserimento.
Sull’entità della pena commisurata alla gravità del reato che sarebbe “vendetta”, “legge del taglione”, qualcosa di “magico” e “risarcitorio” come diceva fab…beh, lasciamo stare, che é meglio.
Dico solo che così allora si potrebbe anche dare qualche mesetto di galera per delitti orrendi, come possono essere quelli di pedofilia, tanto per fare un esempio.